Nel variegato panorama religioso del Canavese, spunta con discrezione – ma nemmeno troppo – la presenza di un gruppo di fedeli legati alla messa in latino: i fedeli del rito tridentino sono molto attivi a Rivarolo Canavese e dintorni, con una certa capacità di adattamento agli spazi sacri locali.
Tutto inizia nella chiesa di San Rocco, terzo patrono di Rivarolo Canavese (dopotutto, i primi due avevano già il loro daffare). Qui, con il placet dell’ancora per pochi giorni Vescovo di Ivrea, Monsignor Edoardo Cerrato, era stata autorizzata una messa in latino una volta al mese, permettendo così ai fedeli affezionati alla liturgia preconciliare di trovare un punto di riferimento.
Ma il tempo passa, e anche i tradizionalisti devono aggiornarsi. O meglio, cambiare sede. Ed ecco che la comunità ha trovato rifugio nella cripta di San Michele, restaurata alcuni anni fa dal chivassese Don Lorenzo Santa, un prete che, ironia della sorte, alla sola idea di un messale in latino avrebbe fatto gli scongiuri.
Tant'è! Nuova sede, nuove abitudini. Perché a Rivarolo, da qualche tempo a questa parte, la messa in latino c'è tutti i santi giorni. Tutte le mattine. Quatti quatti… Mogi mogi... Arrivano pregano e vanno via...
Nel novero dei religiosi che orbitano attorno a questo gruppo collegato a Don Raffaele Roffino, parroco di Rivarolo, si dice ci siano anche altri pezzi grossi della Diocesi di Ivrea. Insomma, non proprio una banda di outsider, ma figure ecclesiastiche di peso che guardano con interesse – o perlomeno con curiosità – a questa enclave tradizionalista.
Fin qui tutto chiaro, ma c’è un piccolo dettaglio che potrebbe cambiare le carte in tavola: l'arrivo del nuovo Vescovo di Ivrea, Monsignor Daniele Salera. L’aria sta per cambiare. Con Monsignor Salera, la pacifica convivenza potrebbe trasformarsi in un terreno di scontro. Lui, a differenza del predecessore, ha già dimostrato di non avere grande simpatia per certe nostalgie. Sarà guerra liturgica? Continuerà a tollerare i latinorum, magari limitandosi a un atteggiamento da spettatore neutrale come il suo predecessore, oppure Salera deciderà di imprimere una svolta più rigorosa?
L'amore di Don Roffino con la liturgia antica sarebbe "scoccato" qualche anno fa dopo un incontro don Nicola Bux a cui si erano rivolti alcuni parrocchiani. E lui cominciò dapprima a dire Messa letta cum canticis: ogni primo venerdì del mese con un gruppo stabile di una ventina di persone, a cui se ne aggiunsero con il tempo un'altra trentina.
Fine della storia, ma nel frattempo, chi avesse bisogno di un’immersione nella liturgia latina sa dove trovarla. Perché, in fondo, la tradizione non muore mai... almeno finché trova un altare su cui poggiarsi.
Per la cronaca, in Canavese da tempo "agisce" la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) una presenza radicata con il Priorato San Carlo Borromeo situato a Montalenghe. Qui non si limitano a celebrare messe in latino: organizzano regolarmente ritiri spirituali, conferenze e incontri di formazione. La loro è una vera e propria battaglia di Fede. Contestano apertamente il Concilio Vaticano II (1962-1965), soprattutto in tema di ecumenismo, libertà religiosa e collegialità episcopale, ritenendo che queste innovazioni abbiano rappresentato una rottura con la tradizione. Mantengono l’uso esclusivo del Messale di San Pio V, celebrano la Messa in latino e, pur riconoscendo il Papa come successore di Pietro, non esitano a criticare alcune decisioni papali post-conciliari, specialmente quelle relative alle riforme liturgiche e dottrinali.
Nonostante vari tentativi di riconciliazione, le distanze tra loro e la Chiesa di Roma restano significative. E con un nuovo vescovo meno incline alle aperture, il braccio di ferro potrebbe farsi più interessante.
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