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La vocazione sacerdotale




Carissimi amici e lettori,

«Una vocazione non è il risultato di una chiamata miracolosa o straordinaria, ma la fioritura di un’anima cristiana, che si stringe al suo Creatore e Salvatore Gesù Cristo con un amore esclusivo e condivide la Sua sete di salvare anime».

Nell!ottobre 1983 mons. Lefebvre, in una Lettera, scrive queste parole, mettendo in evidenza la finalità di una vocazione sacerdotale ovvero l’intima unione a Dio per la Sua gloria e per la salvezza delle anime a lui affidate. Il sacerdote è un dono straordinario che Nostro Signore ha fatto all’umanità. Se non avessimo sacerdoti, non avremmo la santa comunione, non potremmo comunicarci con Nostro Signore Gesù Cristo, non potremmo ricevere la grazia dello Spirito Santo tramite i sacramenti. Così, il sacerdote è il canale attraverso il quale dal Cielo scendono le grazie di Nostro Signore Gesù Cristo per santificarci. Non c’è sacerdote che non abbia ricevuto direttamente da Dio il seme della vocazione; quel seme prezioso e sublime che però va custodito, protetto, curato con tutte le proprie forze e con il soccorso della Sua grazia. «Questa scelta del tutto particolare di Nostro Signore è un grande mistero. Nelle pagine del Vangelo che riguardano la vocazione degli apostoli è detto chiaramente: Nostro Signore “chiamò quelli che volle” (Mc 3,13) e scelse i dodici. Allo stesso modo, Nostro Signore oggi chiama i futuri sacerdoti. San Paolo afferma che quelli che sono chiamati non si scelgono da se stessi. “Nessuno riceve questo onore da se stesso, ma vi ci è chiamato” (Eb 5,4). I seminaristi sono chiamati ed è questa chiamata che fa la loro vocazione. Non è tanto un loro desiderio personale. Il loro desiderio personale è come una conseguenza della chiamata di Dio. Possono ripercorrere nella memoria la storia della loro vocazione per rendersi conto che è Dio che li ha chiamati segretamente.“Non siete voi ad avermi scelto, dice Nostro Signore, ma sono Io che ho scelto voi” (Gv 15,16). Egli ci ha scelti e tuttavia, miei carissimi amici, qualche volta non abbiamo forse l’impressione di esserci scelti da noi? Di aver deciso noi stessi della nostra propria vocazione ed aver detto: Io voglio essere sacerdote ed io scelgo il sacerdozio? Che illusione! Sarebbe come disconoscere l’onnipotenza di Dio, che ci guida molto più di quanto noi guidiamo noi stessi. Nostro Signore ci ha portati fino al seminario e ci ha scelti per questa vocazione sacerdotale. Così, noi siamo proprio scelti e mandati nel mondo da Lui. Questa per noi è una consolazione. In effetti, di fronte a questa vocazione che supera tutto ciò che può immaginare una creatura umana, noi, essendo stati scelti da Dio, siamo sicuri di essere sostenuti dalla sua mano nella nostra attività e nella nostra santificazione sacerdotale. Questo è un grande sostegno per il sacerdote. Il giorno della tonsura, i seminaristi ufficializzano la chiamata di Dio con quella della Chiesa. Perciò quel giorno sono chiamati dal vescovo e rispondono: “Sono presente”. Sì, voglio darmi a Dio, voglio legarmi a Nostro Signore Gesù Cristo, voglio servirLo. Queste parole assomigliano un po’ a quelle dette dalla santissima Vergine stessa quando l’angelo le ha proposto di diventare la Madre di Dio. Lei ha pronunciato il suo Fiat. Il giorno della tonsura, i seminaristi pronunciano anche loro il proprio Fiat. La Chiesa allora li nomina e li consacra come membri della gerarchia. Ormai non sono più laici, ma chierici, “ministri di Nostro Signore Gesù Cristo, dispensatori dei misteri di Dio” (1 Cor 4,1). Che vocazione meravigliosa! Che vocazione sublime! La vocazione consiste essenzialmente nella chiamata della Chiesa che conferma il desiderio e le disposizioni necessari per collaborare all’opera della Redenzione voluta e compiuta da Nostro Signore per rendere gloria a Dio e salvare le anime. Il primo segno della chiamata di Dio è questo desiderio di offrire la propria vita, di metterla a disposizione di Nostro Signore per aiutarLo, in qualsiasi modo, a completare l’opera della Redenzione, se esistano per altro le disposizioni dello spirito, del cuore e del corpo. Ma è la Chiesa, mediante i vescovi ed i superiori, che giudicherà l’autenticità di questa chiamata, che da interiore deve diventare effettiva e pubblica. Il futuro sacerdote si dice: un giorno, sarò inviato alle anime per convertirle, per dare loro quella luce di cui hanno bisogno, per condurle alla vita eterna. Che gioia partecipare alla missione di Nostro Signore Gesù Cristo, alla missione sacerdotale! C’è qualcosa di più bello quaggiù? Non c’è nulla di simile alla missione sacerdotale. Rallegratevene, ringraziate Dio. La vostra vocazione è bella, miei cari amici, siatele attaccati, approfonditela, che per voi sia una vita e non solo una semplice adesione intellettuale, non solo una ricerca di conoscenze, ma una trasformazione delle vostre anime nella persona di Nostro Signore Gesù Cristo, nella Santissima Trinità.» (Mgr. Lefebvre, Santità e Sacerdozio, Edizioni Piane). È con questa profonda consapevolezza che Monsignor Lefebvre ebbe quel santo desiderio di vegliare alla buona formazione dei sacerdoti in un periodo particolare, quello postconciliare, in cui si trova la Chiesa fondando la Fraternità Sacerdotale San Pio X con i suoi buoni seminari ovvero quei “giardini” dove gli aspiranti al sacerdozio possano coltivare e far germogliare il seme della propria vocazione, diventando dei santi sacerdoti ben coscienti della propria identità e missione nella Chiesa che Nostro Signore Gesù Cristo a loro affidato per il bene delle anime.

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