Una volta, prima cioè dell’era digitale,
prima di internet e delle infinite possibilità che ci sono al giorno d’oggi di
far arrivare in capo al mondo, in tempo reale, un messaggio vocale o scritto,
beh…..un po’ di tempo ci voleva prima che certe notizie fossero condivise da
tutto il mondo, per lo meno dal mondo conosciuto.
Tutto sommato, non era poi così male,
perché ieri come oggi, certe notizie, anzi la maggior parte di esse, sono
notizie negative, cariche di tensione e apportatrici di tristezza.
Ci siamo convinti che fanno più scoop
queste notizie, rispetto a quelle buone, positive, e quasi mai queste ultime,
rientrano nella scelta della divulgazione.
Sembra che anche la Chiesa si sia
allineata con questo stile, anche se sono fermamente convinto che la Chiesa non
dovrebbe assumere affatto il modello della divulgazione delle sue cose a tutti
i costi.
Dove sta scritto che per fare verità nei
confronti dell’operato di persone di chiesa o di realtà in essa operanti o che
comunque fanno riferimento al vissuto delle opere spirituali e materiali della
Chiesa, bisogna a tutti i costi mettere tutto sui giornali, in rete e buttare
in pasto ai leoni la povera carne martoriata di tanta gente che magari poi
risulta estranea ai fatti contestati?
E se anche fossero colpevoli, perché
fare come fanno i tribunali degli uomini?
Si ha il dovere di chiarire, indagare e
anche condannare, ma la Chiesa può fare anche in modo diverso, anzi sarebbe
auspicabile che facesse proprio così, proprio per non continuare ad alimentare
scandali con la conseguente confusione generale nel popolo di Dio.
Questo vale anche per la pubblicazione
dell’ultimo Motu Proprio di Papa Francesco.
Dico ultimo, perché ne ha pubblicati
così tanti per imporre la sua volontà, che quasi non li contiamo più.
Ci si lamenta del modo di fare di certi
governi che usano in modo inappropriato la possibilità del decreto legge,
lamentandosi che così bloccano il dibattito parlamentare, ma nella Chiesa sta
succedendo lo stesso.
Quando la cosa non interessa, allora
bisogna “decentrare” da Roma, come il fatto di non imporre più sulle spalle dei
nuovi metropoliti il pallio, ma facendoli comunque venire a Roma per
consegnarlo in una scatoletta dell’Ikea e poi farglielo imporre quando saranno a
casa.
Passaggi carichi di frivolezza che
sviliscono il vero significato di quel segno, che manifesta il profondo e
inscindibile rapporto tra il Papa e i Metropoliti.
In questi anni ne abbiamo viste di tutti
i colori!
Roma, la Sede di Pietro con la sua simbologia,
impoveriti all’inverosimile!
Quanto credete che possa ancora
sussistere una realtà di istituzione divina, ma incarnata nell’umanità delle
persone, se continuerà ad essere spogliata della sua simbologia che non è stata
pensata per mettere paura alla gente o per mania di grandezza, ma per aiutare a
capire che pur parlando il linguaggio degli uomini è comunque un linguaggio
soprannaturale e pur essendo guidata da uomini, questi uomini sono comunque
consacrati, cioè riservati a Dio, per le cose di Dio, per la gloria di Dio e la
salvezza delle anime?
Tutte parole che ormai fanno ribrezzo ai
più, ma che sono essenziali nell’economia della salvezza.
E il Motu Proprio è sicuramente su
questa linea; con ferocia si è voluto infierire sulle cose consacrate da Dio,
senza portare motivazioni valide, ma solo pretesti assurdi ai quali non ci
crede nessuno o per lo meno non ci possono credere quanti hanno un po’ di umano
raziocinio e di fede.
Mi meraviglia il fatto che colui o
coloro che hanno scritto il Motu Proprio, si siano lasciati guidare solo
dall’istinto della pancia e dalle loro convinzioni, senza analizzare parola per
parola i precedenti pronunciamenti dei Papi che sono intervenuti con immenso
rispetto sul tema della liturgia, il più importante in assoluto per la vita
della Chiesa, perché, parlando per assurdo, se ci fosse anche un sacerdote che
è ignorante in modo totale in tema di Rivelazione, Sacra Scrittura e tutto ciò
che riguarda la vita della Chiesa, ma validamente ordinato e con grande fede,
questo basta per generare sull’altare il Re dei Re e Signore dei Signori, Gesù
Cristo.
Vorrei che potesse parlare il Santo
curato d’Ars, o Padre Pio o altri sacerdoti santi in proposito a tutto questo.
Comunque sia, il Motu Proprio è stato
pubblicato ed è normativo per tutta la Chiesa, pur con tutte le sue
contraddizioni di carattere storico, dottrinale e pastorale.
Adesso, spero che sia in fase di
preparazione un altro Motu Proprio che condanni in modo energico e
inequivocabile tutti gli abusi che ogni giorno tantissimi preti e vescovi
mettono in atto quando celebrano i divini misteri con quello che è il novus
ordo di Paolo VI.
Mi viene da ridere quando viene letta la
bolla di nomina dei vescovi e si dice che bisogna attenersi a tutte le norme
liturgiche quando si procede all’ordinazione di un vescovo.
Ma avete visto che cosa succede nella
stragrande maggioranza dei casi, compreso ciò che avviene in San Pietro?
E non entriamo nei particolari delle
Parrocchie e altre realtà.
Robe da brivido, dove non c’è niente di
sacro e sono convinto che tanti preti nemmeno si pongono il pensiero di
celebrare il Santo Sacrificio della Messa nel suo significato unico.
Questi, celebrano un momento di
preghiera, condito di tutto fuorchè del vero significato della Messa.
Comunque, a breve uscirà sicuramente un
Motu Proprio che ricorderà ai preti e vescovi che si devono preparare per
tempo, in raccoglimento di preghiera e silenzio alla celebrazione della Santa
Messa, evidenziando a se stessi che vogliono “fare quello che fa la Chiesa” e
non altro.
Il Motu Proprio ricorderà che bisogna
attenersi scrupolosamente a tutto ciò che prescrive il rito di Paolo VI, pena
l’invalidità della Messa e ricorderà anche come devono presentarsi al popolo di
Dio i suoi ministri, per lo meno in abiti civili, perché neanche quelli sono
più scontati!
Uscirà, vero, questo Motu Proprio!
Non è possibile che non esca e se non
esce, vuol dire che sarà la fine!
E’ fondamentale la sua pubblicazione,
perché allora vuol dire che ci sarà un sussurro di dignità in chi di dovere e
forse il popolo di Dio si metterà un po’ in pace.
Questo Motu Proprio, correggerà almeno
in parte il precedente Motu Proprio e chiederà scusa per la durezza con cui è
stato scritto, per le cose di cui non ha tenuto conto, per il non rispetto
verso la verità della storia liturgica e per tante altre cose.
Sì, verrà pubblicato a breve e ne sarà
data tempestiva notizia a tutti, avendo come modelli quelle diocesi e
conferenze episcopali che non hanno dormito la notte pur di far conoscere le
precise volontà del Motu proprio “TraditionisCustodes”.
Siamo impazienti e aspettiamo con ansia questo nuovo pronunciamento contro tutti coloro che non applicano come si deve il novus ordo di Paolo VI.
Nel frattempo, continuiamo a pregare per
la salvezza della nostra anima e dell’anima di ogni figlio di Dio.
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