IL SS. ROSARIO DI MARIA VERGINE È CANALE DI GRAZIE (di san Vincenzo Romano, sacerdote) – Misteri dolorosi
Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).
Testo raccolto da Salvatore Di Simone.
Primo mistero doloroso
Nel primo Mistero Doloroso si considera come Gesù Cristo nella sua orazione, rappresentandosi innanzi tutt’i nostri peccati, ne sentì sì penetrante dolore che patì agonie di morte, e sudò tanto sangue che ne bagnò le sue vesti e ne scorse anche per terra.
I. E che dolore hai tu dei tuoi peccati? Mettili accanto a Gesù ed impara come devi pentirti delle offese che hai fatte a Dio.
II. Gesù non solo colla sua dottrina ma anche col suo esempio volle insegnare a noi la necessità e l’utilità dell’orazione. Se ti dai all’esercizio dell’orazione, farai tutte le opere buone, ti farai santo, ti salverai! Vedi se finora l’hai esercitate. Risolvi, una buona volta!
III. Il Signore fa orazione al Padre prima della sua Passione, per darci insegnamento che nelle opere più difficili o più importanti o più penose, con maggiore sollecitudine e premura dobbiamo ricorrere a Dio nell’orazione. E tu a chi sei ricorso finora? Confonditi.
IV. Nel far l’orazione nell’orto, si discostò dagli Apostoli quanto un tiro di pietra, per parlare solo a solo con suo Padre; insegna a noi la dovuta attenzione nel fare orazione. E tu vuoi essere esaudito, mentre neppure intendi quel che dici? Emendati.
V. Gesù fa orazione inginocchiato con la faccia per terra: insegna a noi il rispetto con cui si deve pregare l’infinita Maestà di Dio. Qual è la tua riverenza verso Dio nel pregare? E poi pretendi di essere esaudito? Vergognati.
VI. Gesù pregò colle lacrime agli occhi, e con grido forte, cioè non freddamente o tiepidamente, ma con ardentissimo desiderio d’esser esaudito, per insegnare a noi che il desiderio d’essere esaudito è l’anima dell’orazione. Se vuoi ricevere grazie da Dio, pregalo con fervore, con desiderio ardente.
Secondo mistero doloroso
Nel secondo Mistero Doloroso si considera come nostro Signore Gesù Cristo fu flagellato crudelissimamente in casa di Pilato e gli furono date seimilaseicento battiture.
I. Poteva Gesù rompere le funi e far morire i manigoldi che lo flagellavano: ma l’amore per noi lo teneva legato alla colonna, lo stesso amore lo piagò. E tu, vedendo quelle piaghe che sono tante fornaci di fuoco d’amore, non ti senti tutto acceso di amore per Gesù? Fagli atti di amore.
II. La flagellazione era castigo degli schiavi infami; e Gesù volle essere flagellato per liberare te dall’infame schiavitù del demonio e meritarti di essere figlio di Dio. E tu, perché ti
perdesti sì gran dignità e ti facesti di nuovo schiavo del demonio? Ringrazia Gesù e vergognati di tanta tua viltà.
III. Gesù patì sì dolorosa flagellazione per liberare noi da flagelli e dolori dell’inferno. E tu per bagattelle e piaceri momentanei ti sei condannato all’inferno? Piangi amaramente ora, acciò non vada a piangere in quel fuoco eterno. Prega Maria Santissima.
IV. Vedi come si ama: Gesù ti ama colle opere. E tu vuoi amarlo solo colle parole? Se veramente lo ami, amalo colle opere, osserva la sua santa legge. Dolore e risoluzione.
V. Gesù veramente ti ha amato con patire dolori sì atroci. E tu che patisci per Gesù? Tutto sopporta per lui e così gli mostrerai il vero amore.
VI. Il corpo di Gesù era così sensibile che un solo colpo era bastante a farlo morire di dolore. E tu così delicato che non vuoi soffrire niente per Gesù? Vergognati.
Terzo mistero doloroso
Nel terzo Mistero Doloroso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo fu coronato di acutissime spine.
I. Apparendo un giorno a S. Teresa Gesù coronato di spine, la santa si pose a compatirlo, ma il Signore le disse: Teresa, non mi compatire per le ferite che mi fecero le spine dei Giudei: abbimi pietà per le piaghe che mi fanno i peccati dei cristiani.
E tu ancora, anima cristiana, tormentasti il venerando capo di Gesù con tanti tuoi cattivi pensieri. Piangi amaramente, cercagli perdono.
II. Gesù volle essere coronato di spine per meritare a noi la corona di gloria. E tu perché te l’hai perduta? Piangi.
III. Il tormento delle spine fu dolorosissimo, perché da quelle fu trafitta la sacra testa di Gesù, parte sensibilissima, dalla quale si diramano tutti i nervi e le sensazioni del corpo, e Gesù lo soffrì senza lagnarsi, senza dir parola; e tutto per te. E non ti vergogni voler essere membro delicato sotto un capo coronato di spine? Sopporta tutto insieme con Gesù e sarai coronato di gloria insieme con Gesù.
IV. Tu ti sdegni contro i Giudei perché trattarono Gesù da re di burla; sdegnati più contro te stesso che hai trattato Gesù re del cielo e della terra da re da nulla, trasgredendo la sua legge, come se non avesse potestà di castigarti. Piangi.
V. I Giudei una volta trattarono Gesù da re di burla e realmente non lo conoscevano. Ma tu lo conoscevi, e poi non una, ma tante volte l’hai beffeggiato, quante volte hai peccato. E non te ne penti? E non risolvi? E non preghi?
Quarto mistero doloroso
Nel quarto Mistero Doloroso si considera come, essendo Gesù condannato a morte, per sua maggior vergogna e dolore gli fu posto sopra le spalle il legno della croce.
I. Gesù volle essere aggravato dal peso della croce per alleggerire te dall’immenso peso dei tuoi peccati. Sappi che mentre stai in peccato, hai questo gran peso sopra le spalle; sgravatene presto, distruggili con lacrime di vera penitenza.
II. Gesù Cristo andò lui stesso ad abbracciare la croce, e se la pose sulle spalle con allegrezza. Che allegrezza mostri tu, quando Dio ti manda qualche tribolazione? Confonditi.
III. Quale fu il delitto di Gesù, per cui fu condannato a morte di croce? Risponde S. Bernardo: il suo delitto fu l’amore eccessivo verso gli uomini; questo amore lo condannò a morte. Ah, mio innamorato Signore! E come tanto vostro amore non mi spinse a consacrarvi tutti gli affetti del mio cuore? Sì, io vi amo.
IV. Gesù, ascoltando l’ingiusta sentenza di morte, non si lagna, non appella, ma tutto mansueto e rassegnato si sottomette al
decreto dell’Eterno Padre che lo condanna alla croce per i nostri peccati. Impara tu pure dall’esempio di Gesù a ubbidire a Dio sino alla morte.
V. Gesù colla croce sulle sue spalle parla a tutti dicendo: Chi vuol essere mio discepolo, porti ogni giorno la sua croce, e venga appresso a me; chi non porta la sua croce, non può essere mio discepolo, non è degno di me. Coraggio dunque, o cristiano, sii pronto a portare qualunque croce con pazienza e con allegrezza appresso a Gesù che così ti conduce per la via regina del cielo.
VI. Gesù camminando colla croce sulle spalle, si rivolse a quelle donne giudee che lo seguivano con lacrime e lamenti e disse ad esse: Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me ma sopra voi stesse e sopra i vostri figli. Perché se tali cose si fanno nel legno verde, del secco che sarà? Cioè, se io che sono la stessa innocenza, come un albero vivo ricco di ottimi frutti, sono castigato con tanto rigore per altrui peccati, che si debbono aspettare i colpevoli che sono come tanti alberi sterili privi di opere buone e soltanto per i loro peccati meritevoli del fuoco della divina vendetta? Le stesse parole ripete a noi. Guai a noi se macchiati di peccati compariamo innanzi al divin tribunale; certamente saremo condannati al fuoco eterno. E come ci fideremo? Ascoltiamo Gesù che ci dice: piangete.
Quinto mistero doloroso
Nel quinto Mistero Doloroso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo, giunto sul monte Calvario, fu spogliato e confitto in croce con durissimi e crudelissimi chiodi, dov’era presente l’afflitta sua Madre.
I. Anima cristiana, mira il tuo Signore, mira la tua vita, che pende da quella croce: vedi trafitte da chiodi quelle mani e piedi divini che, per essere membra tutte composte di nervi, muscoli e vene, sono sensibilissime al dolore. Le stesse creature inanimate, sin le pietre, si spezzano per la compassione; e tu, per cui Gesù patisce un mare di dolori, non lo compatisci, non piangi ancora? E che hai forse il cuore più duro delle pietre? Unisciti alla Vergine addolorata, piangi insieme con Lei.
II. Anima cristiana, alza gli occhi, domanda a Gesù: mio Gesù, che sono queste piaghe in mezzo alle vostre mani e piedi? Egli ti risponde: sono segni del grande amore che ti porto, sono il prezzo col quale io ti libero dalle mani dei nemici e dalla morte eterna. E come dunque, o anima fedele, non ti senti tutta accesa di amore di questo Dio che tanto ti ha amato? Sfoga ai suoi piedi il tuo amore.
III. Anima cristiana, apri l’orecchie, ascolta le sue parole di vita eterna che il tuo maestro pregò per i suoi nemici o crocifissori dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno! Impara: Gesù Dio vivo e vero,
innocentissimo, Re del cielo e della terra, perdona e prega per schiavi vilissimi, perdona ingiurie atrocissime, perdona chi gli toglie la vita con infame supplizio. E tu, polvere e cenere, peccatore miserabile, ricuserai perdonare ad uomo simile a te e coverai l’odio contro un tuo fratello? Pensa che Gesù te lo comanda; ti promette perdono, se tu perdoni, e minaccia di negarti il perdono se non perdoni. Ubbidisci al suo divino comando, segui il suo esempio ed avrai il perdono. Sì, mio Gesù, eccomi pronto, io per vostro amore perdono.
IV. Al buon ladro che si pente, si confessa meritevole del tormento della croce, che si raccomanda a Gesù, dicendo: Ricordatevi di me, quando sarete nel vostro regno, Gesù
risponde: Oggi sarai meco in paradiso. Rifletti: il buon ladro si salva, perché si pente, sopporta con rassegnazione la croce; il cattivo ladro si danna, perché se la rende inutile, anzi colle sue impazienze e bestemmie accresce i suoi peccati e la sua dannazione. Segui l’esempio del buon ladro e Gesù dirà anche a te le stesse parole e, se hai peccato, ricorri a Gesù, che pure ti perdona.
V. Gesù in croce, poco prima di morire disse: Tutto è compiuto! Dando un’occhiata a tutta la sua vita pensò: tutte le profezie che parlavano di me, si sono avverate, la redenzione del genere umano si è perfezionata! Questo è il modello che dobbiamo sempre tenere davanti agli occhi. Trovandoci in punto di morte, che consolazione, se dando un’occhiata a tutta la nostra vita, potremo anche noi dire: ho adempiuto l’unico fine per cui Dio mi ha creato, ho adempiuto sempre quanto Dio mi ha comandato. Ma che afflizione piuttosto se avremo mancato? Almeno comincia ora una vita nuova.
VI. Gesù morì in croce affinché quelli che vivono, non vivano più per se stessi, ma per Gesù. E tu finora per chi sei vissuto? Confonditi, risolvi e prega.
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