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Pubblicato in Vaticano l'Instrumentum Laboris, il documento che sarà alla base della discussione in ottobre. "Curare le famiglie ferite: separati, divorziati non risposati, divorziati risposati e famiglie monoparentali"



CITTA' DEL VATICANO - La Chiesa si prepara ad affrontare il dibattito decisivo sui temi della famiglia. E un ulteriore spiraglio sembra delinearsi sulla questione della comunione ai divorziati risposati, uno degli aspetti più delicati nella discussione avvenuta nell'ottobre scorso, al sinodo straordinario che papa Francesco aveva indetto per preparare l'assemblea ordinaria che si terrà invece dal 4 al 25 ottobre 2015 in Vaticano. Dopo otto mesi di confronto nelle diocesi, è stato presentato oggi l'"instrumentum laboris", il testo che guiderà i nuovi lavori sinodali.


ITINERARI PER DIVORZIATI RISPOSATI. Il documento parte proprio dalla relazione finale messa ai voti paragrafo per paragrafo il 18 ottobre 2014. E sul punto 52, quello approvato con una maggioranza risicata del 56 per cento, si afferma ora che, in base alle consultazioni e agli studi effettuati, per il caso dei divorziati risposati che vivono una "convivenza irreversibile" ma chiedono di ricevere la comunione, "c'è un comune accordo sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l'autorità del vescovo". "Non si tratta solo del sacramento della comunione ma dell'integrazione", ha spiegato in conferenza stampa il segretario speciale del sinodo Bruno Forte, intervenuto insieme al segretario generale Lorenzo Baldisseri e al relatore Peter Erdo. La strada in realtà non è ancora aperta. Il documento chiarisce che deve essere definito il percorso da proporre. E, soprattutto, si deve tenere in considerazione la posizione del gruppo di padri sinodali che chiedono di tenere presente la disciplina attuale. In questo senso i numeri, alla fine, avranno un peso: nel sinodo ordinario, perché un'indicazione venga considerata accettata, deve ottenere la maggioranza qualificata dei due terzi.

RISPETTO PER I GAY. Già l'anno scorso si era registrato uno strappo sulle unioni omosessuali, dopo che la relazione intermedia, pur sottolineando che "non possono essere equiparate al matrimonio tra uomo e donna", e "senza negare le problematiche morali", aveva preso atto che "vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner". Un passaggio che aveva creato contrasti ed era poi scomparso dal testo finale. Nel documento presentato oggi viene ribadito che "ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società" e si ritiene "auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservino una specifica attenzione all'accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone". Non ci sono però aperture al momento riguardo alle coppie gay. "Attenzione e riconoscimento sono due aspetti diversi", ha precisato il cardinale Erdo. "Di certo per matrimonio si intende quello tra uomo e donna aperto alla procreazione - ha aggiunto monsignor Forte - ma questo non vuol dire che qualcuno debba essere emarginato".

Rispetto alle teorie gender e alla genitorialità surrogata, viene invece sottolineato con chiarezza che "l'educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, così come la procreazione", stimolando l'opzione dell'obiezione di coscienza nei Paesi in cui "progetti formativi imposti dall'autorità pubblica" presentano "contenuti in contrasto con la visione propriamente umana e cristiana".

PROCESSI DI NULLITA' GRATIS. L'"instrumentum laboris" - che risente anche dei risultati del secondo questionario, dopo quello preparatorio di un anno fa, diffuso ai fedeli nelle diocesi di tutto il mondo - affronta anche le questioni sociali legate alle famiglie: dalla garanzia del lavoro al riconoscimento degli "accresciuti oneri del mantenimento dei figli" o anche "dell'enorme aggravamento dei compiti sussidiari della cura sociale dei malati e degli anziani, di fatto delegati alle famiglie", che "costituiscono un vero e proprio macigno che pesa sulla vita familiare". Un paragrafo è dedicato proprio al ruolo dei nonni, altri all'esigenza di sostenere i vedovi o di assistere i migranti sradicati dal loro contesto familiare.

Ampio viene definito il consenso "sull'opportunità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale" e si avanza la proposta che in ogni diocesi siano garantiti "i servizi di informazione, consulenza e mediazione collegati alla pastorale familiare, specialmente a disposizione di persone separate o di coppie in crisi". Viene inoltre sottolineata la carenza di formazione di molti sacerdoti nella preparazione dei fidanzati e nell'accompagnamento delle famiglie e invocato un maggiore coinvolgimento dei laici, tanto da auspicare che alcune famiglie - "in particolare la presenza femminile" - possano avere un ruolo nell'educazione dei seminaristi, invocando in particolare il ruolo delle donne in questo senso.

PIU' SPAZIO ALLE DONNE. Alla condizione femminile è dedicato un paragrafo del testo. E per ciò che riguarda la situazione nei Paesi occidentali, si sottolinea che l'emancipazione richiede "un ripensamento dei compiti dei coniugi nella loro reciprocità e nella comune responsabilità verso la vita familiare". Un passaggio fa riferimento alla fecondazione artificiale, valorizzando i modelli di adozione e affido, rispetto a quelli "in cui il figlio è voluto talvolta per se stessi e in qualsiasi modo, come fosse un prolungamento dei propri desideri". Sull'aborto viene poi ribadito "il carattere sacro e inviolabile della vita umana". E in conferenza stampa Forte ha commentato: "Resta il rifiuto radicale a forme abortive e un richiamo ai principi di umanità dell'atto, messi in luce dall'Humanae Vitae, che è molto di più di quello che viene fatto passare. La procreazione è un tema delicato: la Chiesa si rende conto che la genitorialità responsabile è una strada ammissibile"

Commenti

  1. « Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento »

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  4. Al Concilio di Firenze del 22 novembre 1439, nella Bolla sull’unione con gli armeni, Exsultate Deo, dopo aver ricordato che «Settimo è il sacramento del matrimonio, simbolo dell’unione di Cristo e della chiesa, secondo le parole dell’apostolo: “Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa” [Ef 5,32]», si ribadisce quanto da sempre insegnato: «Triplice è lo scopo del matrimonio: il primo consiste nell’accettare la prole e educarla al culto di Dio; il secondo nella fedeltà, che un coniuge deve osservare nei confronti dell’altro; il terzo nella indissolubilità del matrimonio, perché essa significa l’unione indissolubile di Cristo e della chiesa. Infatti, sebbene a causa dell’infedeltà sia permesso un regime di separazione, non è lecito, però, contrarre un altro matrimonio, poiché il vincolo del matrimonio legittimamente contratto è perpetuo».

    Il concetto di fedeltà è ovviamente l’estremo opposto dell’adulterio e della fornicazione, così che il Concilio di Firenze, elevandola a scopo fondamentale del Matrimonio, condanna chiaramente i suoi opposti. E così vediamo che anche l’indissolubilità del Matrimonio cristiano è mantenuto identico a come insegnato da Cristo e nell’AT.

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