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«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt. 5,16).


Caravaggio, Le sette opere di misericordia, Napoli,
Cappella del Pio Monte della misericordia, 1606-1607



di d. Bruno O.S.B
Carissimi amici e lettori,
dopo aver meditato sulle virtù di Fede, Speranza e Carità passiamo alle opere di misericordia corporali che sono sette.
Anche quelle spirituali sono anch'esse raggruppate in un numero di sette,il numero sette è spesso presente, indica la completezza e la perfezione. Questi atti di carità che la tradizione cristiana indica come modi per rispondere ai bisogni fisici e spirituali del nostro prossimo. Le sette opere corporali comprendono: Dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini (accogliere i forestieri) , visitare gli infermi, visitare i carcerati e seppellire i morti. Queste opere rispondono ai bisogni primari del corpo. Le sette opere spirituali includono: insegnare agli ignoranti, consigliare i dubbiosi ( dare buoni consigli), correggere i peccatori (o ammonire i peccatori) , consolare gli afflitti, perdonare le offese(o perdonare chi ci offende) , sopportare pazientemente le persone moleste e pregare Dio per i vivi e i morti. Queste opere si concentrano sui bisogni dello spirito.
Le opere di misericordia, sia corporali che spirituali, sono un elemento centrale nell’insegnamento di Gesù, servono per «risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli». Queste azioni non solo rispondono ai bisogni immediati delle persone, ma diventano anche un modo per testimoniare l’amore divino nella vita quotidiana.
Le opere di misericordia spirituali, d’altra parte, si occupano del benessere dell’anima. Esse includono consolare gli afflitti, insegnare agli ignoranti, correggere i peccatori, perdonare le offese e pregare per i vivi e per i morti. Questi atti enfatizzano l’importanza della dimensione spirituale dell’assistenza reciproca, sottolineando come il benessere interiore sia fondamentale tanto quanto quello materiale.
La Chiesa ha sempre avuto a cuore i poveri, e a sempre invitato i fedeli a riflettere sul significato di queste opere di misericordia e a impegnarsi a metterle in pratica quale segno di speranza. Questi ultimi mesi dell'anno Santo MMXXV, sono un momento propizio per riconsiderare la propria vita e le proprie azioni, chiedendo perdono e cercando di perdonare. Il richiamo alla misericordia è un invito a costruire una società più giusta e cristiana, a promuovere la vera pace che solo Cristo può donarci e a vivere una fede attiva e autentica.
Così, il Giubileo diventa non solo un momento di festa e di celebrazione, ma anche un’opportunità di conversione e di rinnovamento della propria vita secondo il modello di amore e di misericordia che ci viene offerto da Cristo. Attraverso queste pratiche, i fedeli possono sperimentare una profonda comunione con Dio e con il prossimo, contribuendo a creare un mondo più giusto e solidale. Abbiamo visto meditando le virtù di Fede, Speranza e Carità, come sia la perfezione della carità a costituire formalmente la santità stessa. Questo è logico se pensiamo che l’amore di Dio sopra ogni cosa è la forma di tutte le altre virtù e la pienezza della legge. Occorre però vedere nella vita dei santi l’esercizio degli atti specifici di questa virtù, e non solo osservare come sia l’anima di tutti gli atti virtuosi.
Il Vangelo, riprendendo la stessa legge antica, dice chiaramente che il più grande comandamento è amare Dio «con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, con tutta la mente» (Lc. 10, 27). Tale amore esclude in primo luogo il peccato mortale, con cui si ama qualcosa più di Dio, e ci unisce efficacemente a Dio con la volontà. Si tratta di una virtù infusa, teologale, per cui partecipiamo dello stesso amore con cui Dio ama se stesso, entriamo nel circuito di amore della Trinità, nella società del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Un tale amore non può non estendersi a tutti coloro che sono capaci di condividerlo, e non può escludere nessuno di costoro: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Questo è il secondo comandamento della carità, purché si capisca bene che la carità rimane una sola, che il Bene che un tale amore vuole condividere è sempre il bene stesso
di Dio.
Concludendo carissimi amici il cuore del Vangelo è la misericordia, ovvero l’annuncio e la realizzazione della salvezza che Dio ha operato nel suo Figlio, senza che l’uomo avesse alcun merito. La misericordia non si scontra con la verità, bensì trova con essa la giusta armonia. Chi separa le due dimensioni non ha recepito pienamente il messaggio di Cristo, così come chi separa Cristo pastore da Cristo maestro. Senza la verità la misericordia smarrisce la sua efficacia e senza la misericordia la verità diventa arida. Con la venuta di Cristo si inaugurano i tempi nuovi in cui, attraverso l’accoglienza della sua grazia santificante, l’uomo può trovare risposta ai suoi quesiti ultimi e iniziare un cammino di rigenerazione spirituale personale e anche di riforma delle comunità in cui vive. Sono due i poli fra i quali si muovono gli uomini e i consessi umani: amare Dio fino al disprezzo di sé o amare sé stessi fino al disprezzo di Dio . Nella misura in cui prevale il primo a discapito del­l’altro, attraverso la pratica della misericordia, sono mutati e possono mutare i rapporti fra gli uomini e quindi i volti delle comunità civili; nella misura in cui prevale il secondo polo, gli effetti saranno devastanti sia sui singoli che sulle comunità perché l’uomo perde il senso vero della sua esistenza: perdendo la grazia non comprende più pienamente neanche la natura.
Tuttavia, ogni momento è buono per poter invertire la rotta e intraprendere il cammino della conversione, lasciandosi abbracciare dalla misericordia del Padre. Una tale dinamica non lascia il cristiano in uno stato passivo, ma fa sì che, sperimentata la misericordia di Dio, egli stesso possa portare misericordia al suo prossimo. E la misericordia — perché non resti una parola vuota — è incarnata in atti concreti: le opere di misericordia spirituale e le opere di misericordia corporale. Queste delineano l’impegno esistenziale di ogni cristiano sia nei rapporti interpersonali sia a un livello più alto che riguarda la rigenerazione sociale degli ambienti in cui si vive. Il Signore loda la vedova che con il suo obolo — con piena fiducia a Dio — dà al Tempio tutto quello che ha e non il superfluo (cfr Lc. 21).

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