venerdì 18 febbraio 2022
Grandi manovre nel Mar Cinese
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sull'Ucraina, dove si sta svolgendo una nuova fase del confronto tra Russia e Stati Uniti, la diplomazia vaticana continua a dispiegare un'intensa attività più ad est, dove si spostano costantemente le linee tra la Santa Sede e la Regno di Mezzo.
Il minimo che si possa dire è che, a Roma, sanno coltivare l'arte della discrezione. Il 31 gennaio 2022 il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede ha sobriamente annunciato che mons. Arnaldo Catalan è stato elevato alla dignità di arcivescovo, e di conseguenza passa dalla nunziatura di Taiwan a nunzio in Ruanda .
Notizia di per sé innocua, a meno che non si sappia che il prelato filippino era in precedenza un rappresentante diplomatico a Taiwan. Da notare due cose: il post che mons. Catalan se ne va è elencato sul sito web del Vaticano con la laconica menzione "Cina (Taipei)" e questo posto ora rimane vacante.
Infatti, sebbene la Santa Sede abbia ufficialmente mantenuto relazioni bilaterali con Taiwan, nonostante le pressioni di Pechino, a Taipei dagli anni '70 non c'è più un nunzio titolare a Taipei, ma solo un "incaricato d'affari", che esercita concretamente lo stesso ruolo di un nunzio: una piroetta per risparmiare le suscettibilità del drago rosso continentale.
Va anche notato che d'ora in poi i profili diplomatici della Santa Sede a Taiwan e Hong Kong – due territori sui quali Pechino rivendica la sovranità indivisa – non hanno più un nunzio. La missione diplomatica nell'ex colonia britannica esiste sulla carta solo dal 2020.
Qualcosa di cui preoccuparsi, soprattutto nel mondo anglosassone: così, il 6 febbraio, Benedict Rogers, fondatore dell'Ong Hong Kong Watch, ha messo in guardia il Vaticano contro un possibile instaurarsi di relazioni diplomatiche con la Cina continentale.
“Sarebbe del tutto inaccettabile e scandaloso se così fosse”, ha rilanciato Benedict Rogers sulle colonne dei media americani Catholic News Agency, esortando il sovrano pontefice “a garantire che il Vaticano mantenga le sue relazioni diplomatiche con Taiwan”.
Allo stesso tempo, da Hong Kong sono arrivati nuovi segnali preoccupanti: nell'ultima settimana di gennaio 2022 sono stati pubblicati su Ta Kung Pao, organo del Partito Comunista Cinese (PCC).
Il prelato è in particolare accusato di “incitamento alla sedizione dei giovani”: accuse gravi che, in Cina, spesso preparano il terreno ad azioni di polizia e giudiziarie, ma che potrebbero anche essere un monito per il nuovo vescovo di Hong Kong, mons. Stephen Chow, che ha appena denunciato gli “attentati alla dignità umana” e il fatto che “la cultura può essere sovversiva”.
Le critiche sono rimaste molto generali e vaghe, ma non erano proprio all'altezza dei mandarini rossi.
La situazione dei cattolici nella Cina continentale continua a peggiorare di pari passo con l'accordo provvisorio firmato con la Santa Sede nel 2018. D'ora in poi, la consultazione durante la selezione e la consacrazione dei vescovi non è più all'ordine del giorno, e Roma è spesso di fronte al fatto compiuto, secondo l'analisi di Edward Condon, editorialista di The Pillar .
Tutto ciò premesso, si può anche ipotizzare che la diplomazia vaticana cerchi di mantenere, con il posto vacante della missione di Taiwan, una sorta di asso nella manica per influenzare i suoi negoziati con Pechino.
(Fonti: Catholic News Agency/The Pillar/Asianews )
giovedì 17 febbraio 2022
RIPRENDIAMO IL CAMMINO….
Carissimi amici,
vi scrivo per condividere con voi i sentimenti, le gioie, le fatiche,e le difficoltà che tutti stiamo vivendo nel nostro Paese, questo il tempo della provvidenza e del servizio, un tempo segnato e disegnato dai colori di Dio, con sfumature e bellezze della stessa creazione.
In esso è narrato l’incontro di Nicodemo con Gesù. Nicodemo è un uomo anziano, stimato e dotto, fa parte dell’alta società di Gerusalemme. Di notte si reca da Gesù e si intrattiene in colloquio con Lui, desideroso di conoscere la Verità.
Va di notte per paura dei Giudei e per non farsi vedere dai suoi simili, che non stimano Gesù e già tramano per la Sua morte.
Nicodemo potrebbe ben simboleggiare l’uomo, che, oppresso dalle sue paure, desidera uscire dall’oscurità che lo circonda per aprirsi alla luce della Verità. La conoscenza della Verità rende l’uomo libero e cosciente della sua dignità, non malleabile né pieghevole ad ogni vento di dottrina. Nicodemo interroga Gesù, ascolta le sue risposte, non comprende ma vuole capire, perché ama conoscere la Verità ed aprirsi al mistero di Dio. Egli è consapevole che solo nella conoscenza del vero Bene, trova la sua pace. Gesù lo invita a una nuova nascita, non fermarsi alle sole cose visibile, aprirsi all’azione dello Spirito di Dio, il quale opera per il bene dell’uomo.
L’uomo infatti non può fermarsi alla sola realtà terrena che passa ed è mortale e dunque non può soddisfare la sete di Verità a cui anela la sua intelligenza. C’è una realtà ben più grande che trascende questa materia e da significato ed esistenza alla materia stessa. Negare la realtà invisibile o vivere come se non ci fosse, l’uomo va incontro alla distruzione di se stesso e delle opere delle sue mani, si renderà schiavo degli elementi del mondo e delle sue passioni, in balia dei dominatori di questo mondo, i quali a loro volta sono schiavi del principe del male.
Chi vuole dominare nasconde o travisa la Verità e strumentalizza ogni mezzo per diffondere la menzogna e per annebbiare la ragione, sì che perdendo il senso critico delle cose l’umanità, o per paura o per assuefazione al pensiero comune dominante, consegna la sua libertà nelle mani di chi l’ha manipolata.
Gesù è venuto non per dominare ma per servire l’uomo fino a dare tutto se stesso. Il servizio che Egli rende all’umanità è far conoscere ad ogni uomo la Verità: rivela all’uomo il vero essere di Dio e il Suo agire per la sua salvezza. La conoscenza di Dio e del culto a Lui dovuto rende l’uomo libero e consapevole del suo fine.
La menzogna farà sempre lotta alla Verità come le tenebre alla luce, ma il vincitore già si conosce: è la Verità.
domenica 13 febbraio 2022
PREPARAZIONE ALLA CONSACRAZIONE A SAN GIUSEPPE
Fonte crociata San Giuseppe
Inizio del percorso di preparazione:
lunedì 14 febbraio 2022
SUPPLICA A SAN GIUSEPPE
SOLENNE NOVENA A SAN GIUSEPPE
ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA SANTA FAMIGLIA
LETTURE SU SAN GIUSEPPE
A Te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo
e fiduciosi invochiamo il Tuo patrocinio,
dopo quello della Tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità che Ti strinse
all’Immacolata Vergine, Madre di Dio,
e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda, Te ne preghiamo, con occhio benigno
la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col Suo sangue
e col Tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo,
la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre,
o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,
così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità,
e stendi ognora sopra ciascuno di noi il Tuo patrocinio,
affinché, sul Tuo esempio e mediante il Tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire
e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen.
Siamo lieti di accoglierti in questo spontaneo movimento di preghiera che riunisce fedeli e sacerdoti cattolici. Abbiamo percepito una chiamata del Cielo a ricorrere al potentissimo patrocinio di san Giuseppe, Capo della Santa Famiglia e Patrono della Chiesa universale, per affidare alla Sua intercessione le sorti della Chiesa militante e dell’umanità intera, sulle quali incombono minacce di inedita gravità.
Qui potrai conoscere tutte le iniziative di preghiera e di azione che proporremo di volta in volta. Il primo passo è rappresentato dalla Consacrazione a san Giuseppe, che sarà rinnovata sabato 1° maggio 2021, al termine di un percorso di preparazione che inizierà lunedì 29 marzo.
Per seguire tale itinerario, ogni giorno troverai il materiale necessario per la meditazione dell’indomani. Ti raccomandiamo fin d’ora di recitare quotidianamente la formula sopra riportata, che fu composta da papa Leone XIII.
PROPOSTE PER LA CROCIATA DI PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
(a scelta)
1) Consacrazione a san Giuseppe (per quanti non la hanno ancora effettuata: mercoledì 8 dicembre 2021 alle ore 12, al termine del percorso di preparazione che inizierà venerdì 5 novembre 2021): richiesta a tutti
2) Recita quotidiana del Sacro Manto (per trenta giorni o per un anno intero, in una delle diverse edizioni): per chi ne ha tempo e modo
3) Recita quotidiana o settimanale (ogni mercoledì) delle Litanie di san Giuseppe e di una coroncina in Suo onore (per chi non può fare il Sacro Manto, che le comprende): impegno di base
4) Recita quotidiana della formula A te, o beato Giuseppe (composta da Leone XIII): partecipazione minima
5) Lettura e meditazione di uno scritto agiografico su san Giuseppe o sulla devozione a Lui (al fine di incrementarne e motivarne il culto): raccomandata a tutti
6) Impegno di carità che aiuti a imitare le virtù di san Giuseppe e attiri le persone a Dio per mezzo di Lui (direttamente o indirettamente): consigliato a tutti
7) Fioretto settimanale (da offrire a san Giuseppe secondo l’intenzione comune): impegno generale
CATECHESI SULLA CONSACRAZIONE A SAN GIUSEPPE:
https://www.youtube.com/watch?v=rFSm2BiqPLM
(RACCOMANDO L'ISCRIZIONE AL CANALE: Chiesa poverella - YouTube)
Primo giorno (14 Febbraio)
Secondo giorno (15 Febbraio)
Terzo giorno (16 Febbraio)
Quarto giorno (17 Febbraio)
Quinto giorno (18 Febbraio)
Sesto giorno (19 Febbraio)
Settimo giorno (20 Febbraio)
Ottavo giorno (21 Febbraio)
Nono giorno (22 Febbraio)
Decimo giorno (23 Febbraio)
Undicesimo giorno (24 Febbraio)
Dodicesimo giorno (25 Febbraio)
Tredicesimo giorno (26 Febbraio)
Quattordicesimo giorno (27 Febbraio)
Quindicesimo giorno (28 Febbraio)
Sedicesimo giorno (1° Marzo)
Diciassettesimo giorno (2 Marzo)
Diciottesimo giorno (3 Marzo)
Diciannovesimo giorno (4 Marzo)
Ventesimo giorno (5 Marzo)
Ventunesimo giorno (6 Marzo)
Ventiduesimo giorno (7 Marzo)
Ventitreesimo giorno (8 Marzo)
Ventiquattresimo giorno (9 Marzo)
Venticinquesimo giorno (10 Marzo)
Ventiseiesimo giorno (11 Marzo)
Ventisettesimo giorno (12 Marzo)
Ventottesimo giorno (13 Marzo)
Ventinovesimo giorno (14 Marzo)
Trentesimo giorno (15 Marzo)
Trentunesimo giorno (16 Marzo)
Trentaduesimo giorno (17 Marzo)
Trentatreesimo giorno (18 Marzo)
venerdì 11 febbraio 2022
Pio XII e gli ebrei: gli archivi svelano i loro segreti
Papa Pio XII salvò personalmente più di quindicimila ebrei durante la seconda guerra mondiale: questo è l'ultimo risultato dell'approfondimento condotto da uno storico tedesco su documenti inediti degli archivi vaticani, fino ad allora inaccessibili. La leggenda nera di un papa silenzioso e complice è definitivamente tramontata.
L'archivista del Bundestag, Michael Feldkamp, ha trascorso parte della sua vita cercando di fare luce sull'atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, diventando un riconosciuto esperto del settore.
Il Messaggio potente che la Madonna ci ha lasciato a Lourdes: perderlo di vista sarebbe da folli
Si chiama “Messaggio di Lourdes” i gesti e le parole che si sono scambiati la Vergine e Bernadette alla Grotta di Massabielle, dall’11 febbraio 1858 al 16 luglio 1858, nel corso delle 18 Apparizioni. Per comprendere bene gli eventi che si sono svolti e capire il “Messaggio di Lourdes”, bisogna conoscere il contesto in cui Bernadette ha vissuto e in cui le Apparizioni si sono verificate.Nel 1858, la famiglia Soubirous è in rovina, ridotta a vivere al cachot. L’ 11 febbraio 1858, Bernadette, sua sorella Toinette e una loro amica, Jeanne Abadie, vanno in cerca di legna. Si dirigono verso “il luogo dove il torrente si getta nel Gave”. Arrivano dinanzi alla Grotta di Massabielle. Questa é pocomeno di una discarica, piena di detriti portati dal fiume, di rifiuti dei maiali, ma anche di legna da poter raccogliere. Toinette e Jeanne attraversano l’acqua ghiacciata del torrente per raggiungerla, ma Bernadette, a causa della sua asma cronica, esita a fare altrettanto. E’ in quel momento che “sente un rumore come un colpo di vento”, ma “nessun albero si muove”. “Alzando la testa, vede, nella cavità della roccia, una piccola ragazza, avvolta di luce, che la osserva e le sorride”. È la prima Apparizione di Nostra Signora.
martedì 8 febbraio 2022
L'umiltà del Santo Padre Benedetto XVI si confronta con l'arroganza di chi lo aggredisce.
( InfoCatólica ) Benedetto XVI ha mostrato il suo dolore per essere trattato come un bugiardo per aver commesso un errore, che ha riconosciuto e per il quale ha chiesto scusa, riguardo alla sua partecipazione a un incontro avvenuto il 15 gennaio 1980 per discutere del caso di un prete che ha commesso abusi.
Il papa emerito assicura che durante i suoi viaggi come Pontefice, ogni volta che incontrava vittime di abusi, era consapevole delle gravi conseguenze che subivano a causa dei gravissimi peccati dei loro aguzzini. E dice:
« Ogni caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Provo sgomento per ciascuno di loro in particolare , e alle vittime di questi abusi vorrei esprimere la mia più profonda solidarietà. »
Il papa tedesco crede che molto presto si troverà davanti al giudice definitivo della sua vita e assicura:
«... mi diventa evidente la grazia di essere cristiano. L'essere cristiano mi dà la conoscenza e, ancor di più, l'amicizia con il giudice della mia vita e mi permette di varcare con fiducia la porta oscura della morte».
Lettera del Papa emerito Benedetto XVI sulla relazione sugli abusi nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga
Città del Vaticano, 6 febbraio 2022
Care sorelle e cari fratelli:
Dopo la presentazione del rapporto sugli abusi nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, vorrei rivolgere a tutti voi alcune parole personali. Infatti, anche se sono stato arcivescovo di Monaco e Frisinga per meno di cinque anni, ho ancora un profondo senso di appartenenza all'arcidiocesi di Monaco come mia patria.
In primo luogo, vorrei esprimere alcune parole di sincero ringraziamento. In questi giorni di autoesame e riflessione, ho sperimentato tanto sostegno, tanta amicizia e tanti segni di fiducia che non avrei potuto immaginare. Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che ha redatto disinteressatamente il mio memoriale di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che non avrei potuto scrivere da solo. Oltre alle risposte alle domande che lo studio mi ha posto, si è aggiunta anche la lettura e l'analisi di quasi 8.000 pagine di documenti in formato digitale. Questi collaboratori in seguito mi hanno aiutato a studiare e analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine. Il risultato sarà pubblicato in seguito, come supplemento alla presente lettera.
Nel compito gigantesco di quei giorni - la stesura del pronunciamento - si è verificato un errore circa la mia partecipazione all'assemblea dell'Ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, purtroppo avvenuto, non è stato intenzionale e spero venga scusato. . Ho deciso, a quel tempo, che l'arcivescovo Gänswein lo avrebbe presentato nel comunicato stampa del 24 gennaio 2022. Questo non sminuisce in alcun modo la cura e la dedizione che erano e rimangono un imperativo ovvio per quegli amici. Mi ha colpito profondamente il fatto che la negligenza fosse usata per dubitare della mia veridicità e persino presentarmi come un bugiardo. Ma sono stato ancora più commosso dalle tante espressioni di fiducia, dalle calorose testimonianze e dalle commoventi lettere di incoraggiamento che ho ricevuto da così tante persone. Sono particolarmente grato a Papa Francesco per la fiducia, il sostegno e le preghiere che mi ha espresso personalmente . Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia del Monastero “ Mater Ecclesiae ”, la cui comunione di vita nei momenti felici e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene.
Le parole di ringraziamento devono ora essere seguite da una confessione. Attira sempre di più la mia attenzione che, giorno dopo giorno, la Chiesa pone all'inizio della celebrazione della Santa Messa - nella quale il Signore ci dona la sua parola e se stesso - la confessione dei nostri peccati e la richiesta di perdono. Preghiamo pubblicamente il Dio vivente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande, grandissima, colpa. È chiaro che la parola "grande" non si applica allo stesso modo a ogni giorno, a ogni giorno in particolare. Ma ogni giorno mi chiede se non dovrei parlare di grande colpa anche oggi. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se mi lascio esaminare sinceramente da Lui e se sono davvero disposto a cambiare me stesso.
In tutti i miei incontri con vittime di abusi sessuali da parte dei sacerdoti, specialmente durante i miei numerosi viaggi apostolici , ho visto nei loro occhi le conseguenze di una grande colpa e ho imparato a capire che noi stessi cadiamo in questa grande colpa quando la trascuriamo o la quando non lo affrontiamo con la decisione e la responsabilità necessarie, come è successo e capita troppe volte. Come in quegli incontri, oggi non posso che esprimere a tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera richiesta di perdono.. Poiché ho avuto importanti responsabilità nella Chiesa cattolica, il mio dolore è più grande per gli abusi e gli errori avvenuti durante il tempo della mia missione nei rispettivi luoghi. Ogni caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Provo sgomento per ciascuno di loro in particolare , e alle vittime di questi abusi vorrei esprimere la mia più profonda solidarietà.
Comprendo sempre di più il disgusto e la paura che Cristo ha provato sul Monte degli Ulivi quando ha visto tutte le cose terribili che doveva vincere dentro di sé. Il fatto che i discepoli in quel momento dormissero rappresenta, purtroppo, una situazione che si ripete anche oggi e per la quale anch'io mi sento interpellato. Pertanto, posso solo elevare le mie preghiere al Signore e pregare tutti gli angeli e i santi, e voi, care sorelle e cari fratelli, di intercedere per me davanti a Dio, nostro Signore.
Molto presto comparirò davanti al giudice finale della mia vita.Sebbene possa avere molte ragioni di paura e paura quando guardo indietro alla mia lunga vita, sono comunque felice perché credo fermamente che il Signore non è solo il giusto giudice, ma anche l'amico e fratello che ha già sofferto Lui stesso le mie mancanze .e per questo, come giudice, è anche il mio avvocato (Paraclete). In vista dell'ora del giudizio, mi appare la grazia di essere cristiano. L'essere cristiano mi dà la conoscenza e, ancor di più, l'amicizia con il giudice della mia vita e mi permette di varcare con fiducia la porta oscura della morte. A questo proposito, mi viene costantemente in mente quanto dice Giovanni all'inizio dell'Apocalisse: vede il Figlio dell'uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma il Signore, ponendogli la mano destra, gli dice: «Non temere: sono io...». (cfr Ap 1,12-17).
Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.
Benedetto XVI
Reinhard Marx, il cardinale eretico
Il cardinale Reinhard Marx, ed i suoi uomini più fidati della "cerchia" progressista della chiesa tedesca vogliono dare ai sacerdoti la possibilità di sposarsi. Mercoledì 2 febbraio 2022, il cardinale Reinhard Marx chiede la fine del celibato obbligatorio all'interno della Chiesa cattolica. Ha anche discusso dell'ordinazione delle donne e del coinvolgimento del papa emerito Benedetto XVI nelle vicende recentemente pubblicizzate riguardanti la diocesi di Monaco. La data scelta per questa intervista non è di poco conto: si è svolta il giorno prima dell'apertura della terza Assemblea Generale del Cammino sinodale, che si sarebbe tenuta dal 3 al 5 febbraio a Francoforte, e che avrebbe affrontato la questione del celibato sacerdotale.
"La possibilità di vivere il celibato non dovrebbe essere semplicemente scaricata sull'individuo", ha affermato il cardinale Marx. Come forma di vita, il celibato è "precario, lo dico sempre ai giovani sacerdoti", ha aggiunto l'arcivescovo di Monaco. "Vivere da soli non è così semplice", ha concluso.
Ma fa notare che, nella sua idea, non ci sarebbe l'abolizione generale del celibato, perché è il modo di vivere di Gesù. "Ma farla diventare una condizione fondamentale per ogni sacerdote, in quel caso metto un punto interrogativo."
L'alto prelato continua: "Sarebbe meglio per tutti creare la possibilità per i sacerdoti celibi e sposati", ha detto il cardinale Marx. "Per alcuni sacerdoti sarebbe meglio che fossero sposati. Non solo per motivi sessuali, ma perché sarebbe meglio per la loro vita e non sarebbero soli", spiega. Ecco perché abbiamo bisogno di questa discussione.Poi obietta: "Qualcuno dirà: se non abbiamo più il celibato obbligatorio, ora si sposeranno tutti! La mia risposta è: E allora? Se tutti si sposassero, si dimostrerebbe ancora di più che così non funziona."
Alla domanda se vedesse un legame tra questa solitudine e gli abusi sessuali, l'arcivescovo di Monaco ha risposto: "Non possiamo dirlo nel complesso. Ma questo modo di vivere e questa alleanza tra uomini attrae anche persone non adattate, che sono sessualmente immature."
Errori, incongruenze e ignoranza
Questi tre termini possono caratterizzare l'intervento del cardinale Marx.
Per le incongruenze basti ricordare un'intervista al porporato, riportata da FSSPX Attualità: l'arcivescovo di Monaco ha recentemente proposto di autorizzare l'ordinazione di uomini omosessuali. E ammette oggi che "questo modo di vivere e questa alleanza tra uomini attirano anche persone non adatte"!
Per l'ignoranza, va notato che nelle Chiese orientali cattoliche che consentono il matrimonio dei sacerdoti, i vescovi devono rispettare il celibato. Quindi, se tutti i preti si sposassero, come accetta il cardinale Marx, dove troveremmo i vescovi? Rimarrebbero solo i religiosi, come spesso accade in Oriente. Vogliamo un episcopato retto in maggioranza da ordini e società religiose?
Infine per gli errori, va ricordato che il celibato è sempre stato la regola nella Chiesa latina, anche se all'inizio assumeva la forma della continenza, perché la maggior parte del clero era sposata. Il che significa che, diventati preti o vescovi, non hanno più usato il matrimonio. Questo punto è fermamente stabilito dalla storia della Chiesa.
Inoltre, all'inizio, la pratica era identica in Oriente. Il cambio di disciplina è legato da un lato all'indipendenza degli orientali che si sottomisero solo a fatica a Roma. È anche legato alla decadenza della morale sacerdotale, non sufficientemente repressa. Di fronte all'entità delle deviazioni, i vescovi si sono arresi.
Fu il Concilio in Trullo II, nel 691, a sancire la legislazione che è oggi quella dell'Oriente. Ma per giustificare questa modifica di una legge considerata da tutti apostolica, sono stati ripresi i canoni di un concilio africano tenutosi nel 390, modificandoli consapevolmente nel senso della loro novità.
Questa falsificazione finì per essere accolta anche dagli orientali, che cercarono di giustificarla affermando che i Padri conciliari avevano questo potere. Roma non ha mai accettato questo concilio, ma ha finito per concedere una deroga, soprattutto in occasione della riunione con le Chiese separate (uniatismo).
Ma i papi hanno sempre incoraggiato queste Chiese uniate a prendere la disciplina latina, senza però farne un obbligo. E in molte di esse il celibato è arrivato a dominare.
Tutto questo ovviamente non interessa agli innovatori: "facciamo tabula rasa del passato". È l'uomo, e l'uomo moderno estraniato da Dio, che è lo standard della loro teologia. Seminano il vento e presto raccoglieranno la tempesta. Siamo senza dubbio alla vigilia di una disillusione grave quanto quella seguita al “concilio pastorale” olandese, che fece crollare la Chiesa dei Paesi Bassi.
E Roma tace...
(Fonti: KNA/Kathpress/Stickler/FSSPX.Actualités – FSSPX.Actualités)
lunedì 7 febbraio 2022
San Tommaso spiega la tirannia sanitaria fondata sul Covid-19 di Matteo D'Amico
Nel suo celebre testo De regimine principum (tr. It. La politica dei principi cristiani, Edizioni Cantagalli, 1997) san Tommaso d’Aquino realizza una sintesi perfetta della filosofia della politica cristiana, riprendendo gli elementi chiave della tradizione classica e arricchendoli con la sapienza proveniente dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione. Come in ogni scritto del Dottore Angelico la massima profondità si sposa con la più grande chiarezza, rendendo possibile a tutti trarre grandi benefici dalle sue parole.
Una grande attenzione è posta nella spiegazione del perché il regime politico migliore è quello monarchico, ma anche dei motivi che rendono la monarchia corrotta e degenerata, ovvero la tirannia, il regime peggiore. “Se dunque una moltitudine di uomini liberi è ordinata dal reggitore per il bene comune della moltitudine, il governo sarà retto e giusto, quale conviene a uomini liberi. Se invece il governo è ordinato non al bene comune, ma al bene privato del reggitore, sarà ingiusto e perverso, onde anche il Signore minaccia tali governanti dicendo, per bocca di Ezechiele (XXXIV, 2): “Guai ai pastori che pascevano se stessi (come a dire che han cercato i propri interessi): i pastori non devono forse pascere i greggi?”. Perciò come i pastori devono cercare il bene del gregge, così i governanti devono cercare il bene del popolo loro soggetto. Dunque: se c’è il governo ingiusto di uno solo che cerca nel governo i suoi personali vantaggi e non il bene della moltitudine a lui soggetta, questo reggitore si chiama tiranno” (p.17, sott. nostre).
domenica 6 febbraio 2022
Il Pontefice da Fazio. Lo Sferzante Commento di don Ariel S. Levi di Gualdo
QUANDO UN TRAGICO PONTIFICATO FINISCE IN SATIRA: IL ROMANO PONTEFICE OSPITE AL TALK SHOW DELLA SINISTRA FRICCHETTONA DI FABIO FAZIO CHE PER ANNI HA PRESO PER IL CULO LA DOTTRINA E LA MORALE CATTOLICA TRAMITE IL BRACCIO ARMATO DI LUCIANA LITTIZZETTO
Come si può andare, o come si può essere presenti anche e solo con un collegamento esterno di pochi minuti ― non sappiamo infatti se sarà in studio o se sarà collegato ― in un salotto nel quale la velenosa Luciana Littizzetto tira da anni merda a palate sulla Chiesa Cattolica e sul clero, irridendo a ogni piè sospinto la dottrina, la morale cattolica e la pastorale dei Vescovi italiani?
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Mi rivolgerò al Santo Padre Francesco chiamandolo Jorge Mario Bergoglio per una logica tutta ecclesiologica che è bene spiegare. Nei miei scritti e discorsi, nelle mie omelie e conferenze mi sono rivolto sempre al Successore del Beato Apostolo Pietro chiamandolo: Sommo Pontefice, Romano Pontefice, oppure Santo Padre, perché tale al momento è Francesco I nella pienezza della sua legittima e indiscutibile autorità apostolica. E lo è per quella grazia di Dio, spesso intellegibile ai nostri occhi di cattolici che abbiamo vissuto molti momenti di questo pontificato come una autentica disgrazia. Occorreranno molti anni, forse decenni per riuscire a leggere e poi comprendere in che modo Dio ci ha colmato di grazia attraverso questo pontificato infelice e triste, specialmente oggi nei suoi ultimi e disperati colpi di coda. Spesso, nel corso della storia, la misericordia di Dio ha elargito le migliori grazie proprio attraverso delle disgrazie. Un esempio: dopo la grande pestilenza del 1348, indicata dagli storici come morte nera o grande peste nera, giunta in Europa dalla Cina ― tanto per cambiare! ― che sterminò metà della popolazione del nostro Continente, prese vita un secolo dopo la grande stagione del Rinascimento.
Se quindi dico Jorge Mario Bergoglio è perché intendo operare una netta distinzione tra l’uomo e l’ufficio di Romano Pontefice, perfettamente consapevole che l’ufficio è conferito all’uomo e che nell’uomo che ne è rivestito sussiste la pienezza del ministero petrino. Cosa questa di cui noi presbiteri e teologi siamo consapevoli, ben sapendo che Simone figlio di Giona (cf. Mt 15, 17) cessò di essere tale per divenire Pietro, la pietra deposta sulla pietra angolare che è Cristo (cf. At 4, 11; Ef 2, 20) sulla quale il Verbo di Dio incarnato ha edificato la sua Chiesa (cf. Mt 16, 18-19).
Se l’uomo Jorge Mario Bergoglio fosse anche uno tra i peggiori, o persino il peggiore pontefice dell’intera storia del Papato, tutti noi presbiteri e fedeli dobbiamo a lui devoto rispetto e filiale obbedienza, sempre e a prescindere. Degno o indegno che sia egli è il legittimo successore del Beato Apostolo Pietro, che ricevette il proprio mandato da Cristo in persona, trasferendolo a tutti i suoi Successori, di cui il Pontefice regnante è detentore in legittima linea di successione apostolica. Il Romano Pontefice, quando si esprime in materia di dottrina e di fede, gode di una speciale assistenza dello Spirito Santo al punto da pronunciarsi infallibilmente. Quando però agisce come uomo o come dottore privato può compiere azioni o lasciarsi andare a quelle espressioni inopportune, infelici e fuorvianti alle quali Jorge Mario Bergoglio ci ha ormai abituati da nove anni a questa parte. In tal caso è soggetto come tutti a critiche e rimproveri, perché né certi suoi ripetuti zibaldoni pronunciati in aereo ad alta quota né le sue infelici chiacchierate con Eugenio Scalfari possono essere per noi elementi di sommo magistero, tanto meno vincolante. Come infatti ebbe a dire a suo tempo il Santo vescovo e dottore della Chiesa Ambrogio di Milano:
«Dite al Vescovo di Roma che dopo Gesù Cristo per noi viene lui, che noi lo veneriamo e rispettiamo, ma ditegli anche che la testa che Dio ci ha dato non intendiamo usarla soltanto per metterci un cappello sopra».
Dopo questo chiarimento passiamo al cuore del problema: alla prova provata dei fatti il Pontefice regnante non ha mai cessato di essere Jorge Mario Bergoglio per diventare Pietro, ossia Francesco, come lui ha scelto di chiamarsi. Ostinato e imperterrito ha proseguito a essere Jorge Mario Bergoglio, un gesuita a monte mal formato sul piano teologico ed ecclesiologico tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, palesemente sprezzante la romanità e incapace di comprendere che essa è sinonimo di universalità cattolica, infine sbarcato a Roma con tutti i peggiori pregiudizi anti-romani fomentati dai tedeschi in quell’America Latina da loro usata come incubatrice di tutte le peggiori derive teologiche ed ecclesiologiche. E così, per la prima volta, ci siamo ritrovati sulla Cattedra di Pietro un uomo intriso di sprezzo verso Roma e la romana universalità cattolica. E chi questo lo nega, o mente, o vive fuori dalla realtà, o più semplicemente rifiuta la realtà pur di non fare i conti con l’orrido vero di leopardiana memoria.
Anni fa spiegai che l’uomo Jorge Mario Bergoglio non poteva essere definito neppure un provinciale, bensì un quartierale. L’analisi è contenuta in un mio articolo del 2017 al quale vi rimando e in cui spiego che il «quartieralismo» ― termine inesistente sul vocabolario perché coniato da me ― «è peggio del provincialismo, perché il quartierale è una persona legata a livello psico-sociale al quartiere di un preciso contesto cittadino o metropolitano». E adesso provate a immaginare un quartierale seduto sulla cattedra dalla quale Pietro deve governare la Chiesa universale, non certo giocare all’eccentrico egocentrico in un quartiere di Buenos Aires.
L’uomo Jorge Mario Bergoglio si è manifestato da subito ammalato di originalità, anche in modo parecchio grave. Il tutto rientra nel suo impianto caratteriale, perché così è da sempre, strutturalmente. Lui deve fare l’opposto o l’esatto contrario di ciò che hanno fatto tutti gli altri suoi Predecessori, sino a mostrare, forse in modo del tutto inconsapevole, di non avere neppure la percezione della dignità di cui è stato rivestito. Dignità che peraltro non gli appartiene, ma che gli è stata data solamente in comodato d’uso e della quale dovrà seriamente e gravemente rispondere a Dio secondo il terribile monito di Gesù Cristo:
«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12, 48).
Parlando per il peccatore che sono, quindi come persona soggetta a cadere e ricadere nel peccato, confesso pubblicamente, soprattutto a voi silenti Vescovi e Cardinali, che non vorrei essere al posto dell’uomo Jorge Mario Bergoglio, perché stando a quanto riportano le Sacre Scritture, da Cristo rischia di sentirsi dire: “Io non ti avevo affidato il potere delle chiavi del regno dei cieli affinché «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 19), perché tu trascinassi la mia Chiesa in un teatrino del ridicolo tra le risa dei giocolieri, dei nani e delle ballerine del circo equestre”. Neppure vorrei essere al posto dei silenti Vescovi e Cardinali, che dinanzi alla Santa Sposa di Cristo esposta alla vergogna del ridicolo, non trovano di meglio da fare che cimentarsi in quel peccato che tra di loro pare andare per la maggiore: il peccato di omissione, unito al distruttivo cinismo di coloro che con accidia restano in attesa che il vento cambi, senza dover muovere un dito, senza prendere alcuna iniziativa, senza assumersi una sola responsabilità, salvo saltare con scatto da atleti professionisti sul carretto del prossimo condottiero.
Sono due giorni che sto ricevendo telefonate da confratelli sparsi per le diocesi di tutta Italia, sconvolti e smarriti dopo avere appreso la notizia che Sua Santità sarà ospite domenica sera a Che Tempo Fa il noto talk show condotto dal sinistrissimo Fabio Fazio, che incarna il più fazioso politicamente corretto della sinistra radical chic, quella dei fricchettoni con i super-attici ai Parioli e le ville a Capalbio, altro che i poveri, i migranti, le periferie esistenziali e i vari cavalli di battaglia dell’uomo Jorge Mario Bergoglio al quale questi sinistri plaudono da sempre a ogni picconata da lui inferta alla dignità e alla credibilità della Chiesa. E io che svolgo il ministero di confessore e di direttore spirituale principalmente con i sacerdoti, ho modo di tastare molto bene il polso del disagio, soprattutto della sofferenza, perché come più volte ho spiegato e come adesso torno a ripetere: in quella che Jorge Mario Bergoglio ha definito come «La Chiesa ospedale da campo», nel pronto soccorso ad accogliere i feriti ci siamo noi, non c’è lui, né i ruffiani impegnati ad adularlo nella sua corte dei miracoli fatta di poveri ideologici e di migranti onirici, frutto della sua nevrosi ossessivo-compulsiva. E sempre più di frequente, le croci rosse che arrivano a sirene spiegate nel reale pronto soccorso della nostra altrettanto reale Chiesa ospedale da campo, da sopra le barelle ci scaricano preti e fedeli a pezzi, dinanzi ai quali viene spesso da dire: e adesso, da che parte cominciare, per cucire i pezzi e chiudere le ferite?
Come si può andare, o come si può essere presenti anche e solo con un collegamento esterno di pochi minuti ― non sappiamo infatti se sarà in studio o se sarà collegato ― in un salotto nel quale la velenosa Luciana Littizzetto tira da anni merda a palate sulla Chiesa Cattolica e sul clero, irridendo a ogni piè sospinto la dottrina, la morale cattolica e la pastorale dei Vescovi italiani? Come si può … come si può … questa la domanda a me rivolta in questi giorni da sacerdoti che mi hanno contattato da tutti Italia: come può il Sommo Pontefice cadere così in basso e quindi trascinarci tutti quanti in basso?
A tutti questi confratelli ho risposto in vario modo, per esempio esprimendo che come presbiteri eravamo pronti, all’occorrenza, anche alle persecuzioni anti-cattoliche, anche a morire martiri per la fede, perché il nostro sacro ministero può comportare anche queste possibilità, a loro modo impresse nel nostro stesso DNA di preti. Certo, nessuno di noi era preparato a morire nel ridicolo, grazie a un Sommo Pontefice che ha deciso di mettersi a fare il giullare alla sinistra corte di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.
Di calo in calo di popolarità nel quale da tempo è sprofondato questo pontificato, amato da tutto ciò che non è cattolico ma sofferto a lacrime di sangue da devoti sacerdoti e fedeli, che cosa ci riserverà in futuro l’originale ed eccentrico quartierale Jorge Mario Bergoglio? Dall’ottico a comprarsi gli occhiali c’è già stato, al negozio di articoli musicali per comprarsi un disco c’è andato di recente. Inutile a dirsi, anche se è bene ripeterlo: il tutto con tanta e tale casuale spontaneità al punto da essere seguito dal fotografo personale e atteso sul posto da altrettanti fotografi. E domani, che cosa farà, per far salire l’auditel? Si farà riprendere dalle televisioni internazionali mentre spazza con la ramazza il sagrato della Papale Arcibasilica di San Pietro, o mentre lava i piatti nella cucina della Domus Sanctae Marthae cantando «Una mattina, mi son svegliato, o bella ciao, bella ciao …»? Oppure chissà, dopo il dottrinalmente confuso ed eterodosso Vescovo Tonino Bello, farà proclamare anche le eroiche virtù super vita, virtutibus et fama sanctitatis di Ernesto Guevara detto el Che? Perché da Jorge Mario Bergoglio, qualora non lo aveste capito, o miei Eccellenti Vescovi ed Eminenti Signori Cardinali, al presente c’è da aspettarsi di tutto, specie a 85 anni d’età. Forse per la prima volta, nella storia della Chiesa, abbiamo un Sommo Pontefice equiparabile in tutto e per tutto a una mina vagante imprevedibile e incontrollabile.
In questo mio articolo ho fatto quel doloroso lavoro sporco che non hanno il coraggio di fare certi membri della Curia Romana e dell’episcopato italiano, data la drammatica e serpeggiante carenza di virili attributi. Certo, lo sappiamo perfettamente che nel corso della storia abbiamo avuto Sommi Pontefici martiri, Sommi Pontefici santi, Sommi Pontefici politicanti, Sommi Pontefici simoniaci, Sommi Pontefici libertini, Sommi Pontefici teologi, Sommi Pontefici che conoscevano poco e male la dottrina cattolica … ne abbiamo avuti di ogni genere e di ogni sorta, ma tutti quanti legittimi successori del Beato Apostolo Pietro, sino a Francesco I incluso. Nella bimillenaria raccolta mancava solo il Sommo Pontefice giullare alla corte della sinistra politicamente corretta di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Adesso avremo anche quello, mentre ci sono di amara consolazione le parole del Venerabile Vescovo Fulton Sheen:
«Quando Dio vuole castigare l’umanità non dona il Papa di cui ha bisogno, ma lascia alla Chiesa il Papa che si merita» (cf. The priest is not his own, 1963).
Concludo chiarendo che San Bernardo di Chiaravalle e Santa Caterina da Siena avrebbero usato toni molto più severi dei miei. Certo, qualche clericale velenoso potrebbe replicare che loro erano dei Santi dottori della Chiesa, mentre io no. È vero, ma in tal caso sarebbe bene ricordare che quando San Bernardo scriveva a Eugenio III queste parole:
«Puoi mostrarmene uno soltanto che abbia salutato la tua elezione senza aver ricevuto denaro o senza la speranza di riceverne? E quanto più si sono professati tuoi servitori, tanto più vogliono spadroneggiare all’interno della Chiesa» (Trattato buono per ogni Papa, redatto per Eugenio III, al secolo Bernardo de’ Paganelli)
o quando Santa Caterina da Siena, al Sommo Pontefice Gregorio XI che la invitò a visitarlo in Francia rispose scrivendo di non avere bisogno di visitare la Corte Papale di Avignone, perché la sua puzza aveva ormai raggiunto anche la sua città, ebbene: né l’uno né l’altra erano stati ancora proclamati Santi, meno che mai dottori della Chiesa. E con questo ho detto tutto, a certi velenosi clericali suscettibili pronti a cercare la pagliuzza nell’occhio mio pur di non vedere la trave che Jorge Mario Bergoglio porta conficcata nell’occhio proprio (cf. Lc 6, 41), a rischio, temo sempre più serio, della salute eterna della sua anima:
«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12, 48).
dall’Isola di Patmos, 4 febbraio 2022
sabato 5 febbraio 2022
Pandemia infinita, caos organizzato e frantumazione del corpo sociale: verso uno stato totalitario
Non può essere sfuggito a nessuno, nemmeno a chi è del tutto convinto della bontà della narrativa dominante sulla pandemia, che il caos sembra regnare nel nostro paese: i Decreti Legge si succedono l’uno all’altro con inquietante frequenza; lo stato d’emergenza viene rinnovato sulla base di criteri arbitrari che lo stesso potere stabilisce o modifica in base alle sue esigenze (l’indice RT, i letti in terapia intensiva occupati rispetto ai posti totali, i contagiati sintomatici o asintomatici…); le norme vengono incessantemente modificate con palesi contraddizioni rispetto a quanto era valido fino a un istante prima.
Il cittadino medio è posto in uno stato di continua tensione e di attesa spasmodica del nuovo decreto, della nuova circolare con la quale un potere oscuro, e che ormai presenta se stesso come semi-divino, fa scendere dall’alto le nuove regole, sempre più oppressive, a cui dovrà sottoporsi.
venerdì 4 febbraio 2022
Dilecta mea sulla Messa tradizionale di Mons. Carlo Maria Viganò
Voi che vi permettete di proibire la Santa Messa apostolica, l’avete mai celebrata? Voi che dall’alto delle vostre cattedre di liturgia sentenziate piccati sulla “vecchia Messa”, avete mai meditato le sue preghiere, i suoi riti, i suoi gesti antichi e sacri? Me lo sono chiesto più volte, in questi ultimi anni: perché io stesso, che pure questa Messa ho conosciuto sin da piccolo; che quando ancora portavo i calzoni corti avevo imparato a servirla e a rispondere al celebrante, l’avevo quasi dimenticata e perduta.
Introibo ad altare Dei. In ginocchio sui gelidi gradini dell’altare, prima di andare a scuola, in inverno. A sudare sotto la veste di chierichetto, nella canicola di certe giornate estive. L’avevo dimenticata, quella Messa, che pure fu quella della mia Ordinazione, il 24 marzo 1968: un’epoca in cui si percepivano già le avvisaglie di quella rivoluzione che di lì a breve avrebbe privato la Chiesa del suo tesoro più prezioso per imporre un rito contraffatto.
giovedì 3 febbraio 2022
CULTURE WAR
Questi “Commenti” almeno una volta hanno caldamente raccomandato ai lettori di leggere i frequenti articoli di John HORVAT sul sito web della TFP su tfp.org. Questo perché, oggi, per innumerevoli adulti Dio è il Grande Innominabile. Non deve pertanto essere nominato nella società politicamente corretta. Al contrario, quando spesso Horvat commenta la politica americana, lo fa sempre dalla prospettiva cattolica di Dio Onnipotente. Nelle parole di uno dei grandi pensatori Cattolici del 19° secolo, Horvat vede, e dice, che se Dio oggi non sta governando la Creazione con la Sua presenza, allora la sta governando con la Sua assenza.
mercoledì 2 febbraio 2022
Festa della Purificazione di Maria Santissima "Candelora"
Le parole che, sotto la penna di San Luca, aprono il vangelo della messa del 2 febbraio, hanno qualcosa che ci può stupire e confondere: "Quando i giorni della purificazione di Maria erano finiti, secondo la legge ...".
Quale potrebbe essere il significato di tale affermazione? Perché purifichiamo solo ciò che può esserlo ... Come possiamo ammettere che Maria, la Vergine Immacolata, abbia potuto essere purificata? E se lo fosse, quale significato può dunque avere la parola "purificazione", applicata alla "tutta pura"?
Per capirlo, dobbiamo ricordare la prescrizione della legge di Mosè: ogni donna che, avendo concepito un uomo, ha partorito nel suo sangue secondo i modi ordinari, ha contratto un'impurità legale, da cui doveva essere purificata alla fine del un periodo specificato. Questo perché l'essere nato è stato concepito ed è poi nato nel peccato originale.
A un esame più attento, come osservato da San Beda, Sant'Ambrogio e persino Origene, sembra quindi che questa prescrizione non riguardasse la Vergine Maria. Non avendo concepito da un uomo, ma dallo Spirito Santo, rimase vergine dopo il concepimento del Figlio di Dio; e quando nacque, quest'ultima partorì in maniera immacolata e, ancora una volta, mantenne miracolosamente il suo sigillo verginale. Pertanto, questa vergine non era una donna come le altre; il Figlio di Dio che si era fatto carne in lei, incarnandosi e poi nascendo, non aveva aperto il ventre materno; e, in tutto ciò, nulla seguiva i modi ordinari.
Nessuna contaminazione, quindi, ha mai offuscato la purezza mariana.
Preservata, fin dal primo momento della sua esistenza, dalla macchia originale, non ha mai commesso il minimo peccato, o anche la più piccola imperfezione ...
E il bambino che ha concepito e dato alla luce, essendo il Figlio di Dio, non aveva nemmeno bisogno di essere preservato da un peccato originale che, in ogni caso, non poteva toccarlo.
Tutt'altro: lungi dall'essere un'occasione di contaminazione per la sua santa madre, il Figlio-Dio era per lei il principio di una nuova santità: accogliendo in lei, all'ombra dello Spirito Santo, il frutto benedetto del suo seno fecondo, l'Immacolata Concezione ricevette, con questo contatto divino, un meraviglioso aumento di grazia e purezza. La sua santità originale fu così confermata e aumentata.
E per tutta la sua vita, fino alla sua Assunzione nella gloria dei Cieli, la Madre di Dio non ha mai smesso di crescere nell'ordine della grazia. Pertanto, lungi dal necessitare di una purificazione a cui si sottomette per darci l'esempio, è lei che ci purifica!
Primo, perché è la pura fonte di Colui che è la Purezza stessa, e perché ce la offre in modo che attraverso Lui saremo lavati dalle nostre contaminazioni. Poi perché ci allontana dal demonio di cui schiaccia la testa, per offrirci al suo divin Figlio. Infine, perché, per la sua bellezza stessa, eleva e purifica le nostre anime: San Tommaso fa sua l'opinione che circolava ai suoi tempi, secondo la quale, "come viene detto, la grazia della santificazione ha non solo represso in lei le concupiscenze illecite; ma [questa grazia] è stata efficace anche per gli altri: in modo che, anche se era bella nel suo corpo, non avrebbe mai potuto suscitare lussuria verso la sua persona".
O Madre Immacolata, Maria, piena di grazia, purifica i tuoi figli contaminati dai loro peccati.
martedì 1 febbraio 2022
La Madre di Dio ha fatto voto di verginità?
La Madonna è Vergine, di una verginità che ha conservato per tutta la vita: prima, durante e dopo la nascita del suo divin Figlio. I Padri si sono chiesti se Maria avesse fatto voto di rimanere vergine. San Tommaso d’Aquino riassume la Tradizione su questo argomento.
Il punto di partenza di questa riflessione è la risposta di Maria all’arcangelo Gabriele che annuncia la sua maternità: «Come avverrà ciò, visto che non conosco uomo?» Lc 1, 26. Per comprendere bene questa risposta, dobbiamo ricordare che il verbo «conoscere» è usato dalla Sacra Scrittura per parlare dei rapporti carnali.
Poiché la Vergine Maria è promessa sposa di San Giuseppe – fidanzamento che presso gli ebrei equivale quasi al matrimonio – questa domanda denota il fatto della verginità con l’intenzione di mantenerla nello spirito della consacrazione a Dio.
Così la intende Sant’Agostino: «All’annuncio dell’Angelo, Maria risponde: ‘Come avverrà ciò, se non conosco uomo?’. Cosa che certamente non avrebbe detto se non avesse precedentemente consacrato la sua verginità a Dio» De sancta virginitate, 4 (citato da san Tommaso). Molti Padri seguirono sant’Agostino.
La bella spiegazione del ‘Dottore comune’
Nell’esposizione della convenienza di questo voto, San Tommaso propone il principio dell’attribuzione dei privilegi: bisogna supporre nella Beata Vergine ciò che c’è di più perfetto; ora la verginità consacrata per voto è più perfetta della verginità non consacrata. Quindi ha espresso questo desiderio.
Il Dottore Angelico spiega altrove che «ciò che si fa per voto è più perfetto. Ma l’utilità principale del voto è rafforzare la volontà nel bene». Dice anche che ad una «volontà già santificata come quella della Madonna, che gode di perfetta virtù, non serve fare molti voti.»
Sorge dunque la domanda: «Perché proprio quello della verginità, quando bastava praticare la castità perfetta? La risposta è molto bella e chiara: «perché esso stabilisce in uno stato di vita», affinché nell’atto di tale voto si possa fare il dono di tutta la propria vita.
Precisa inoltre: «Se lo confrontiamo con altri voti religiosi, quello dell’obbedienza è sufficientemente sostituito dall’impegno del matrimonio, sotto l’autorità di San Giuseppe, e quello della povertà non è prudente per una madre di famiglia.»
Tuttavia, osserva che i costumi dell’epoca non avrebbero permesso a una donna di non sposarsi, perché tutti i membri del popolo eletto dovevano partecipare alla sua propagazione. Inoltre considera con alcuni Padri che la Vergine fu prima promessa sposa di Giuseppe, e che poi, di comune accordo, avrebbero entrambi fatto voto di verginità.
Ma è anche possibile, secondo altri autori, che l’accordo tra Giuseppe e Maria sia avvenuto prima del fidanzamento, e che abbiano fatto il voto prima di sposarsi.
Il cardinale Gaetano – grande commentatore di San Tommaso – aggiunge: «Non forse è naturale pensare che questo santo sposo, permettendo alla moglie di votare la sua verginità restando nel matrimonio, abbia fatto anche lui lo stesso voto?»
«Ciò considerando soprattutto la divina provvidenza, che dovette ispirare questa risoluzione, per così dire, in Giuseppe, affinché la Vergine delle vergini avesse per compagno e custode un marito che fosse ugualmente vergine. Inoltre, Maria non sarebbe stata ‘piena di grazia’ se questa grazia, che doveva desiderare soprattutto nella sua fondamentale rettitudine, fosse mancata in suo marito.»
Così la Vergine Maria è, secondo la sentenza comune, la prima a fare il voto di verginità, secondo il tempo e secondo la perfezione dell’atto.
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