La festa del Natale è talmente ricca di luci, di sentimenti, pensieri, motivi di riflessione e di studio, che non possiamo, in questo giorno, non sostare un momento, avidi come siamo di raccogliere i tesori che la Chiesa, la Liturgia, la rievocazione dei Misteri del Signore offrono alle nostre anime.
Di solito il Natale è considerato da noi nel suo aspetto umano. Basta soffermarsi al racconto evangelico per subirne quasi un fascino letterario, tanto è esso bello, incantevole, avvincente. Si può così ricostruire il prodigioso avvenimento con tutta la sua attrattiva umana, la sua poesia, i canti, i quadri semplici e meravigliosi, così veri, così parlanti, che la nostra devozione ne ha fatto il Presepio: la figurazione del Natale costruita nelle nostre case e famiglie, allo scopo appunto di rievocare ciò che avvenne a Betlemme. Si tratta, nondimeno, della scena umana, sensibile del Natale; ma non è la sola.
Dietro di essa ce n’è un’altra, immensamente profonda, misteriosa, ricca, che deve attrarre non i nostri occhi umani, ma i nostri spiriti, le nostre menti. È qui l’aspetto più vero e più dovizioso del Natale, quello che ci è presentato, in maniera speciale, in questo giorno e nella terza Messa, e che potremmo definire la teologia del Natale, con i divini splendori che esso racchiude.
IL FULGENTE MISTERO DELL'INCARNAZIONE
Che cosa c’è dietro la scena esteriore del Presepio? C’è l’Incarnazione, la discesa di Dio sulla terra. Qui è la sublime realtà: basta il semplice annunzio per accendere ed alimentare una nostra meditazione senza fine.