di A.diJ.
Carissimi amici e lettori,
in questo Giubileo ci saranno dei giorni dedicati alla Spiritualità Mariana, con l’arrivo della venerata Immagine della Madonna di Fatima sarà presente straordinariamente a Roma nelle giornate 11 e 12 ottobre, per l’evento giubilare. Per la quarta volta, lascerà il santuario portoghese per raggiungere Roma sede del Vicario di Cristo, un evento straordinario su richiesta di Papa Leone XIV.
La presenza della Madonna di Fatima permetterà a ognuno di sperimentare la vicinanza della Vergine Maria. In questo mese di ottobre siamo particolarmente invitati, a pregare ogni giorno il Rosario per la pace, pregare personalmente, in famiglia, in comunità, farlo insieme per levare al cielo l’invocazione alla pace che è minacciata dalla follia degli uomini che detengono il governo degli stati.
Fin dai primi giorni del suo pontificato, Papa Leone XIV ha mostrato una particolare vicinanza alla Vergine Maria, rivelando una sensibilità mariana che richiama la tradizione spirituale del suo ordine, gli Agostiniani, e del suo predecessore Leone XIII. Il legame simbolico con Papa Leone XIII, il “Papa del Rosario”, è evidente. Leone XIII dedicò ben 12 encicliche al Santo Rosario e istituì la festa della Regina del Santissimo Rosario nel 1883. Tra i suoi insegnamenti:
“Il Rosario è il rimedio a tutti i nostri mali, la radice di tutte le nostre benedizioni.”
Il predecessore omonimo di Leone XIV è anche noto per aver composto la preghiera a San Michele Arcangelo, ispirata da una visione che lo spinse a voler proteggere la Chiesa dalle forze del male — una preghiera che oggi è ancora in uso nelle celebrazioni (Vetus-Ordo Messale di San PioV) sarebbe fruttuoso ripristinarla per tutta la Chiesa e letta nelle parrocchie nelle messe feriali.
“Il Rosario è il rimedio a tutti i nostri mali, la radice di tutte le nostre benedizioni.”
Il predecessore omonimo di Leone XIV è anche noto per aver composto la preghiera a San Michele Arcangelo, ispirata da una visione che lo spinse a voler proteggere la Chiesa dalle forze del male — una preghiera che oggi è ancora in uso nelle celebrazioni (Vetus-Ordo Messale di San PioV) sarebbe fruttuoso ripristinarla per tutta la Chiesa e letta nelle parrocchie nelle messe feriali.
Già nei suoi primi atti pubblici, possiamo intravedere un pontificato nel segno di Maria.
La Madonna di Fátima è legata ai Papi principalmente attraverso i suoi "Segreti", tre messaggi rivelati da Maria ai tre pastorelli nel 1917.
La Madonna di Fátima è legata ai Papi principalmente attraverso i suoi "Segreti", tre messaggi rivelati da Maria ai tre pastorelli nel 1917.
Nei sacri palazzi sanno che c’è un groviglio intricato dal quale probabilmente non si uscirà mai del tutto. Intreccia fede e geopolitica e trascina segreti, interpretazioni ambigue, ricostruzioni contraddittorie, lettere e messaggi che appaiono e scompaiono nelle testimonianze dei protagonisti, accuse incrociate di complotti tra saggisti e prelati di opposte fazioni. Un secolo dopo quella che il sito del Vaticano presenta «senza dubbio» come «la più profetica delle apparizioni mariane», ma il groviglio, in realtà, è ancora lontano dall’essere sbrogliato. E lo è tuttora. Troppe le incongruenze, troppe le testimonianze contrastanti. Saverio Gaeta, nel suo recente libro Fatima: tutta la verità, ricava oltre due pagine di tabelle comparative nelle quali emergono le divergenze tra le versioni ufficiali offerte da esponenti ecclesiastici. «Il problema» ci dice «è che si è creato un effetto a cascata: si prova a giustificare un’inesattezza e si finisce con l’incartarsi ancora di più».
Il cardinale José Saraiva Martins classe 1932, ex prefetto di quella che viene definita la “fabbrica dei santi” e più prestigioso ecclesiastico portoghese dell’ultimo secolo ancora vivente, liquida la polemica senza negarne il fondamento. E dice: «L’importante è che ora non si dicano altre inesattezze. E che non si alimentino altre fantasie». Intanto però la miccia del dubbio è stata innescata e alimentata più volte. Come quando, nel 2007, il cardinale Tarcisio Bertone, braccio destro di Ratzinger sin dai tempi dell’ex Sant’Uffizio, andò in televisione da Bruno Vespa a far vedere le buste nelle quali suor Lucia avrebbe inserito il testo con la terza parte della rivelazione. Doveva essere un’occasione per fare chiarezza, montò invece un nuovo caso perché vennero lette le parole scritte a mano dalla veggente secondo le quali il segreto doveva restare tale almeno fino al 1960 per richiesta della «Signora». Una versione che smentiva quella resa in precedenza dallo stesso Bertone negli atti ufficiali, secondo la quale Lucia aveva fissato l’embargo su una propria intuizione.
Dettagli? No, perché tutto si basa sulla credibilità della suora. Tanto che don Stanislao Dziwisz, storico segretario di Wojtyla, sarebbe arrivato a confidare al vaticanista Marco Tosatti: «Non sempre si capisce bene cosa dice la Madonna e cosa suor Lucia». «Di certo» commenta Gaeta, «Lucia, come tutti i mistici, si è trovata a dover mettere in sequenza una visione nella quale ciò che si vede e ciò che si sente finisce col sovrapporsi». Un problema di interpretazione, quindi, che potrebbe aver indotto la suora a produrre gli scritti successivi, uno dei quali potrebbe essere l’ipotetico “allegato” che avrebbe alimentato i sospetti sull’esistenza di un quarto segreto.
Dettagli? No, perché tutto si basa sulla credibilità della suora. Tanto che don Stanislao Dziwisz, storico segretario di Wojtyla, sarebbe arrivato a confidare al vaticanista Marco Tosatti: «Non sempre si capisce bene cosa dice la Madonna e cosa suor Lucia». «Di certo» commenta Gaeta, «Lucia, come tutti i mistici, si è trovata a dover mettere in sequenza una visione nella quale ciò che si vede e ciò che si sente finisce col sovrapporsi». Un problema di interpretazione, quindi, che potrebbe aver indotto la suora a produrre gli scritti successivi, uno dei quali potrebbe essere l’ipotetico “allegato” che avrebbe alimentato i sospetti sull’esistenza di un quarto segreto.
Secondo il giornalista Antonio Socci, uno dei più accaniti contestatori del pontificato di Francesco, una parte inedita della rivelazione di Fatima esiste e potrebbe essere stata rivelata, per rispettare una promessa fatta da Giovanni Paolo II a Lucia, nei testi della Via Crucis del 2005, dei quali Wojtyla affidò a Ratzinger la stesura e che furono letti poche settimane dopo la morte della suora e pochi giorni prima di quella del papa polacco: si parlava di «nuovo paganesimo», di ideologie «intessute di menzogna», di parola divina «distorta e abusata». E soprattutto c’era una descrizione di una Chiesa alle prese con la «sporcizia» e il «tradimento».
È proprio quest’ultimo il tasto più ricorrente sul quale batte chi ritiene che la Santa Sede abbia omesso di rivelare una parte della profezia di Fatima. E per accreditare la tesi si citano dichiarazioni degli stessi alti prelati. Come quella del cardinale domenicano Mario Luigi Ciappi, teologo della casa pontificia dal 1955 e autore di una lettera nella quale si legge che «nel terzo segreto viene predetto, fra le altre cose, che la grande apostasia della Chiesa inizierà dai suoi vertici». Basta vedere il Pontificato di Francesco in particolare l'enciclica "Amoris Laetitia" sui temi del matrimonio, e "Fiducia supplicans" dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede approvata da Papa Francesco, che chiarisce che è lecito impartire benedizioni pastorali a coppie irregolari, incluse quelle omosessuali. Quattro cardinali ultraottantenni sono arrivati a formulare per iscritto dei dubia, cioè una serie di quesiti rivolti al Papa . Uno di quei porporati fu il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna di venerata memoria. E fu lui a rivelare nel 2008, cinque anni prima dell’avvento di Francesco in Vaticano, di aver ricevuto un messaggio autografo da suor Lucia in cui è scritto che «lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio».
Le lettere che suor Lucia ha inviato dalla clausura di Coimbra nella sua lunghissima vita, terminata nel 2005 a 97 anni d’età, sono in effetti moltissime. Sono raccolte in un enorme faldone negli archivi segreti della Congregazione per le cause dei santi, dove si sta valutando la beatificazione dell’ultima veggente, un iter avviato nel 2008 da Benedetto XVI su sollecitazione proprio del cardinale Saraiva Martins. Quando gli si chiede se quelle lettere rischiano di essere per la Chiesa una mina vagante a disposizione dei tradizionalisti, il porporato risponde: «È chiaro che Bibbia e tradizione sono il fondamento del magistero, ma ogni tempo lo vive in un modo diverso e la Chiesa deve adattarsi al linguaggio dei tempi. Lucia era una donna molto saggia e i suoi scritti sono un’indicazione concreta, poi c’è sempre chi prova a forzarne la lettura». Anche il messaggio di Fatima, secondo Saraiva Martins, va letto senza pregiudizi: «È un appello alla fede ma anche alla pace, alla riconciliazione con Dio e con gli altri uomini, alla speranza. Semmai, precisa, è vero che non bisogna considerarlo chiuso nel passato. Anche nelle profezie più catastrofiche: «Se una cosa si è adempiuta in Giovanni Paolo II, nulla vieta che si possa riproporre: il vescovo vestito di bianco c’è ancora. E anche il rischio delle guerre. Ma questo» aggiunge sorridendo «è già nei documenti rivelati». In conclusione: stiamo attraversando una crisi nella Chiesa che è sotto gli occhi di tutti. Naturalmente preoccupa soprattutto i cristiani, ma non riguarda soltanto loro perché essa è l’effetto di una crisi sottostante, quella della civiltà cristiana che è la base delle nostre società. Continui focolai di guerra si accendono per il mondo. Il card. Ratzinger divenuto Benedetto XVI già aveva detto che il messaggio di Akita è “essenzialmente lo stesso” di quello di Fatima. Anche ad Akita, accanto al monito per coloro che rifiutano fino all’ultimo respiro terreno la Misericordia di Dio, la Vergine, come una mamma che cerca continuamente di condurre i propri figli alla beatitudine eterna, rivela tutta la potenza della sua intercessione presso la Santissima Trinità e, in mezzo a un’oscurità che sembra ineluttabile, lascia parole di speranza, in cui sembra di risentire l’eco della promessa consegnata a Lucia, Giacinta e Francesco: “Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà”.
Il male è qualcosa di terribile, è costato la Croce di Cristo! Il diavolo è un assassino spietato e un menzognero di professione, lo dice il Vangelo! Basti guardare a come ha ridotto il mondo. Satana cerca strenuamente di prevalere e di portare il mondo alla distruzione. La Madonna è qui per salvarci e salverà tutti coloro che la aiuteranno e tutti coloro che la cercano con cuore sincero rifugiandosi al riparo del suo manto. La Madonna ha preparato un piano di salvezza straordinario che in parte conosciamo ma che in molti rifiutano. Stiamo entrando nella fase decisiva della lotta fra la Donna vestita di Sole e il drago infernale; satana vuole fare incetta di anime e noi siamo chiamati ad aiutare la Madonna a salvarle con la preghiera del Rosario, i sacrifici, la testimonianza, la dedizione quotidiana. Unendoci a Cristo e a Maria nell’opera della Redenzione, la nostra vita sarà grandiosa. Diversamente l’avremo sprecata.
È proprio quest’ultimo il tasto più ricorrente sul quale batte chi ritiene che la Santa Sede abbia omesso di rivelare una parte della profezia di Fatima. E per accreditare la tesi si citano dichiarazioni degli stessi alti prelati. Come quella del cardinale domenicano Mario Luigi Ciappi, teologo della casa pontificia dal 1955 e autore di una lettera nella quale si legge che «nel terzo segreto viene predetto, fra le altre cose, che la grande apostasia della Chiesa inizierà dai suoi vertici». Basta vedere il Pontificato di Francesco in particolare l'enciclica "Amoris Laetitia" sui temi del matrimonio, e "Fiducia supplicans" dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede approvata da Papa Francesco, che chiarisce che è lecito impartire benedizioni pastorali a coppie irregolari, incluse quelle omosessuali. Quattro cardinali ultraottantenni sono arrivati a formulare per iscritto dei dubia, cioè una serie di quesiti rivolti al Papa . Uno di quei porporati fu il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna di venerata memoria. E fu lui a rivelare nel 2008, cinque anni prima dell’avvento di Francesco in Vaticano, di aver ricevuto un messaggio autografo da suor Lucia in cui è scritto che «lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio».
Le lettere che suor Lucia ha inviato dalla clausura di Coimbra nella sua lunghissima vita, terminata nel 2005 a 97 anni d’età, sono in effetti moltissime. Sono raccolte in un enorme faldone negli archivi segreti della Congregazione per le cause dei santi, dove si sta valutando la beatificazione dell’ultima veggente, un iter avviato nel 2008 da Benedetto XVI su sollecitazione proprio del cardinale Saraiva Martins. Quando gli si chiede se quelle lettere rischiano di essere per la Chiesa una mina vagante a disposizione dei tradizionalisti, il porporato risponde: «È chiaro che Bibbia e tradizione sono il fondamento del magistero, ma ogni tempo lo vive in un modo diverso e la Chiesa deve adattarsi al linguaggio dei tempi. Lucia era una donna molto saggia e i suoi scritti sono un’indicazione concreta, poi c’è sempre chi prova a forzarne la lettura». Anche il messaggio di Fatima, secondo Saraiva Martins, va letto senza pregiudizi: «È un appello alla fede ma anche alla pace, alla riconciliazione con Dio e con gli altri uomini, alla speranza. Semmai, precisa, è vero che non bisogna considerarlo chiuso nel passato. Anche nelle profezie più catastrofiche: «Se una cosa si è adempiuta in Giovanni Paolo II, nulla vieta che si possa riproporre: il vescovo vestito di bianco c’è ancora. E anche il rischio delle guerre. Ma questo» aggiunge sorridendo «è già nei documenti rivelati». In conclusione: stiamo attraversando una crisi nella Chiesa che è sotto gli occhi di tutti. Naturalmente preoccupa soprattutto i cristiani, ma non riguarda soltanto loro perché essa è l’effetto di una crisi sottostante, quella della civiltà cristiana che è la base delle nostre società. Continui focolai di guerra si accendono per il mondo. Il card. Ratzinger divenuto Benedetto XVI già aveva detto che il messaggio di Akita è “essenzialmente lo stesso” di quello di Fatima. Anche ad Akita, accanto al monito per coloro che rifiutano fino all’ultimo respiro terreno la Misericordia di Dio, la Vergine, come una mamma che cerca continuamente di condurre i propri figli alla beatitudine eterna, rivela tutta la potenza della sua intercessione presso la Santissima Trinità e, in mezzo a un’oscurità che sembra ineluttabile, lascia parole di speranza, in cui sembra di risentire l’eco della promessa consegnata a Lucia, Giacinta e Francesco: “Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà”.
Il male è qualcosa di terribile, è costato la Croce di Cristo! Il diavolo è un assassino spietato e un menzognero di professione, lo dice il Vangelo! Basti guardare a come ha ridotto il mondo. Satana cerca strenuamente di prevalere e di portare il mondo alla distruzione. La Madonna è qui per salvarci e salverà tutti coloro che la aiuteranno e tutti coloro che la cercano con cuore sincero rifugiandosi al riparo del suo manto. La Madonna ha preparato un piano di salvezza straordinario che in parte conosciamo ma che in molti rifiutano. Stiamo entrando nella fase decisiva della lotta fra la Donna vestita di Sole e il drago infernale; satana vuole fare incetta di anime e noi siamo chiamati ad aiutare la Madonna a salvarle con la preghiera del Rosario, i sacrifici, la testimonianza, la dedizione quotidiana. Unendoci a Cristo e a Maria nell’opera della Redenzione, la nostra vita sarà grandiosa. Diversamente l’avremo sprecata.

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