Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

venerdì 11 dicembre 2020

Il Papa ha indetto un Anno speciale in onore di San Giuseppe


Nel giorno in cui ricorrono i 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa universale. "Al fine di perpetuare l'affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, Papa Francesco - si legge nel decreto del Vaticano pubblicato Martedì 8 Dicembre solennità dell'Immacolata concezione di Maria santissima - ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all'8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe".

Per questa occasione è concessa l'Indulgenza plenaria ai fedeli che reciteranno "qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe, specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nella Domenica di San Giuseppe (secondo la tradizione bizantina), il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo secondo la tradizione latina". Penitenzieria Apostolica decreto

mercoledì 9 dicembre 2020

Preghiamo per il riposo eterno dell'anima di Monsignore Soseman.






Monsignor Richard Soseman è ritornato alla casa del Padre a lui va
Il nostro "GRAZIE" e la nostra preghiera .

L’8 ottobre 2017 a Roma mons. Richard Soseman ha cantato la Messa solenne alla chiesa di Gesù e Maria al Corso prima della sua partenza negli Stati Uniti d'America.

Grande amico dell'istituto di Cristo Re sommo sacerdote a spesso celebrato secondo il rito romano antico, mons. Soseman è stato parecchi anni nell’Urbe quale officiale della Congregazione per il Clero. Adempiuto il suo incarico in Vaticano, verso la metà di ottobre del 2017 è rientrato nella sua diocesi, Peoria nell' Illinois, per reinserirsi funditus nell’attività pastorale, assumendo nell’immediato la cura di due parrocchie a Peru, vicino ai suoi familiari.Nella sua ultima Messa a Gesù e Maria prima della sua partenza, ha manifestato la sua gratitudine a questa chiesa, da lui frequentata fin dal 1993, e ai suoi fedeli, come ai tanti cristiani legati alla Messa tridentina conosciuti a Roma e nei vari luoghi dell’Italia da lui visitati.
Il cuore, ancora impersuaso e mesto, sente il bisogno di dire a mons. Soseman quelle parole di commiato che non abbiamo potuto esprimergli nell’attimo della sua morte.Eri guida sicura e illuminata per le associazioni legate alla forma extraordinaria del rito romano, compagno di viaggio per ciascuno di noi. Tutti noi abbiamo sperato nel miracolo della tua guarigione. Abbiamo sperato contro ogni speranza, ma il miracolo, quello che chiedevamo, non c'è stato. Noi non possiamo conoscere i fini del Signore. Sono un mistero. Scopriamo fra i tanti tuoi messaggi che ci hai donato nel corso di questi anni, un tuo pensiero proprio sul mistero: « ... in tale mistero - tu scrivi - anche i nostri dolori diventano tappe della nostra maturazione umana e cristiana, e la vita, che sarà sempre faticoso esodo ... sarà sempre confortata dalla speranza della Pasqua, già presente nell'esperienza attuale del credente, ma che sarà completa nel regno di Dio che ci attende ». Tu vivi già la Pasqua gloriosa del Cristo, tu sei già nella gloria del Padre, perché tu già da questa terra, eri certo del Suo amore. Quante volte lo hai ripetuto anche a noi. Tu dicevi: «Vedete, per un cristiano, non è tanto importante amare Dio, quanto essere certi del Suo amore per noi. Questa sicurezza ci dà conforto, speranza, e fa scaturire in noi, l'amore per Dio e per il prossimo! ». Animato e sorretto da questo Amore, hai costruito la tua chiesa. La tua chiesa che amavi definire: « ... Chiesa di periferia, senza una vera e propria facciata, ma che non ti volta le spalle, accoglie tutti da tutte le parti ... ». La tua chiesa rispecchia il tuo stile di vita: tutti accoglievi, tutti ascoltavi, non rimandandovi indietro nessuno, senza averlo prima confortato. Cosi facendo, realizzavi "la vera chiesa", la chiesa delle anime, la comunità parrocchiale, per la quale hai vissuto e hai dato la vita . Ora noi raccogliamo la tua preziosa eredità e non piangiamo perché Dio ti ha tolto a noi ma lo ringraziamo per averci fatto dono di te.

Tu es sacerdos in aeternum




mercoledì 25 novembre 2020

Santa Caterina d'Alessandria Vergine e Martire



Santa Caterina, nata da stirpe reale, fu dotata dalla natura di un ingegno e di una bellezza così rara, che era stimata la più fortunata giovane della città

Ammaestrata in tutte le scienze, ma soprattutto nella filosofia dai più celebri retori, seppe innalzare il suo intelletto al disopra delle cose materiali, e dalle creature ascendere al Creatore.

Perciò, appena senti parlare della religione di Cristo, il suo acuto ingegno aiutato dalla grazia di Dio comprese che essa era la vera, e l'avrebbe abbracciata subito, se alcuni legami terreni non le avessero impedito il passo decisivo. Ma il Signore, che la voleva sua sposa, affrettò il suo ingresso nello stuolo delle candide colombe a lui consacrate.

Compresa dell'amore che il Signore nutriva per lei, si fece battezzare, dedicandosi totalmente alla beneficenza ed alla istruzione dei pagani. E tanto crebbe la fama della sua carità e del suo sapere, che giunse alle orecchie dello stesso imperatore Massimino. uomo tristemente celebre per la sua ferocia.

Egli fece chiamare Caterina alla sua presenza, per avere notizie più certe di ciò che di lei udiva e per conoscere più da vicino colei che tanto si celebrava.

Ma appena seppe dalla bocca stessa della Santa che era cristiana, subito con minacce ed imprecazioni ordinò che rinunciasse a quel culto da lui odiato, e sacrificasse a Giove.

Non si sgomentò il virile animo di Caterina a quelle parole, ma prontamente rispose ch'era risoluta di rimanere nella religione che professava, e incominciò a parlare della vanità degli Dei e della verità dell'unico vero Dio con parole così ardenti che l'imperatore medesimo rimase sconcertato.

Fu quindi affidata ad alcuni filosofi pagani convocati dall'imperatore perché la convincessero d'errore, ma ella riuscì a condurli alla vera religione.

A tale smacco il feroce imperatore condannò a morire sul rogo quei nuovi convertiti.Il sovrano tentò di sedurla con l’ offerta di matrimoni illustri e di ricchezze, ma ricevette solo rifiuti; la fece perciò imprigionare; in carcere era nutrita da una colomba e Cristo stesso l’ avrebbe visitata. Fu visitata anche dall’ imperatrice e dal capo della corte che, colpiti dalle parole di Caterina, si convertirono con 200 soldati. L’ imperatrice stessa, dichiaratasi cristiana, venne sottoposta a tortura e decapitata. E presa Caterina, dopo villanie e disprezzi, comandò che il suo corpo fosse legato ad una ruota e poscia con uncini le fossero strappate le carni.

La Santa non si intimorì per simile supplizio, ma felice di dar la vita per il suo Sposo, si apprestò a morire fra quei tormenti. Appena quel corpo verginale fu a contatto con lo strumento del suo martirio, questo si spezzò fragorosamente, producendo gran panico fra i carnefici. Non si piegò l'animo di Massimino, e comandò che la Santa fosse immediatamente condotta fuori della città e le fosse reciso il capo,il 25 novembre del 305.

Giunta al luogo del martirio, le furono bendati gli occhi ed il carnefice con un colpo staccò il capo di Caterina, ma da quella ferita sgorgò abbondante latte, ultima testimonianza della sua innocenza.

Il suo corpo venne dagli stessi Angeli trasportato sul monte Sinai e quivi seppellito. Sul suo sepolcro fu poi edificato un sontuoso tempio ed un grandioso monastero che resero imperitura la memoria di questa vergine di Cristo.Chiese, altari, icone splendide vennero dedicati al suo nome – in greco Aikaterina, Catharina in latino – e fu anche scelta come patrona delle scuole filosofiche. Pellegrini d’ogni epoca successiva venerano la sua tomba presso il Monastero del Monte Sinai.




lunedì 23 novembre 2020

Novena dell'Immacolata. (dal 29 Novembre al 7 dicembre)



E’ antica tradizione molto diffusa presso il popolo cristiano prepararsi alla straordinaria festa dell’Immacolata Concezione di Maria con l’omaggio della propria preghiera e del proprio affetto per i nove giorni che la precedono, cantando le glorie della Vergine ed invocando il suo patrocinio e la sua materna cura.Quest'anno vi proponiamo l
a tradizionale novena  curata nei suoi testi dal redentorista Padre Gilberto Silvestri

Se la Novena si fa in comune, in chiesa, dopo il santo Rosario e la Salve Regina, si comincia la Novena cantando o recitando questa strofa alfonsiana: (per la forma Breve clicca qui San Pio X)

Come giglio tra le spine
sei tu, Vergine beata,
dalla colpa preservata
perché Madre del Signor.

1° O Madre Immacolata, splendida Madre del più bel Figlio, io mi rallegro nel vederti arricchita di tanta purità. Ringrazio il Creatore per averti preservata da ogni macchia di colpa perché tu fossi degna abitazione di Dio, e ti prego: rendimi degno figlio di Dio e figlio tuo, o Maria. – Ave Maria. Come giglio.

2° O Maria Immacolata, tu sei la bella aurora sempre adorna della luce divina; sei l’arca eletta di salvezza, libera dal comune naufragio del peccato. Tu dopo Dio sarai sempre la mia speranza, il mio rifugio e il mio amore in questa valle di lacrime. Madre mia Maria, aiutami. – Ave Maria. Come giglio.

3° O Maria Immacolata, tu sei il giardino chiuso che fu la delizia di Dio; sei la fontana sigillata in cui non entrò mai il nemico a intorpidirla; sei il candido giglio nato tra i rovi dei figli di Adamo, macchiati dalla colpa. Tendi la mano a un povero peccatore qual son io, e prega Gesù per me. – Ave Maria. Come giglio.

4° Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! (Ct 4, 1). Così, o Maria, ti loda il tuo diletto Dio. Dolcissima e immacolata Maria, tu che sei così bella agli occhi del Signore, degnati di rivolgere gli occhi tuoi pietosi sulle piaghe dell’anima mia e guariscimi. – Ave Maria. Come giglio.

5° Amabilissima Maria, pura e bella davanti a Dio fin dal primo istante di vita, abbi pietà di noi che siamo nati nel peccato, e dopo il battesimo abbiamo di nuovo imbrattato di colpe l’anima nostra. “Prega per noi peccatori”, che viviamo in mezzo a tante tentazioni e pericoli di perdere Dio. – Ave Maria. Come giglio.

6° O Madre dolcissima, i tuoi altari sono circondati da tanta gente che ti domanda o di essere guarita da qualche male o di provvedere ai loro bisogni. Noi ti chiediamo grazie più gradite al tuo cuore: ottienici di essere umili, distaccati dalla terra, rassegnati alla volontà di Dio. Impetraci il santo amor di Dio, una buona morte, il paradiso. Convertici da peccatori in santi. Fa’ questo miracolo, che ti darà più onore che se donassi la vista a mille ciechi o risuscitassi mille morti. – Ave Maria. Come giglio.

7° Vergine immacolata, creatura la più umile e più grande davanti a Dio, tu fosti piccola agli occhi tuoi, ma grande agli occhi del Signore, che ti esaltò fino a sceglierti come sua madre e quindi a farti regina del cielo e della terra, aiutaci ad essere umili come te, vincendo la superbia e l’amor proprio. – Ave Maria. Come giglio.

8° O bellissima e purissima Maria, Dio che ti ha scelta come sua figlia, madre e sposa preservandoti da ogni macchia, è sempre pronto a esaudirti. Ottienimi dunque la grazia di vivere quaggiù sempre unito a Lui nell’amore, per venire un giorno a vedere la vostra bellezza in paradiso, dove potrò lodarvi e amarvi per sempre. – Ave Maria. Come giglio.

9° Immacolata madre nostra Maria, “prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte”. Prega sempre, ma ancor più prega quando saremo sul punto di uscire da questo mondo e di presentarci davanti al tribunale di Dio, affinché, salvandoci per i meriti di Gesù Cristo e per la tua intercessione, possiamo venire a lodarti insieme col Figlio tuo in cielo per tutta l’eternità. Amen. – Ave Maria. Come giglio.





Tota pulchra es, Maria.
Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.
Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.
Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.
Virgo prudentissima.

Mater clementissima.
Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.
Ad Dominum Iesum Christum.

martedì 17 novembre 2020

Comunicato dei fedeli cattolici " Alla luce dei fatti riportati dal Corriere della sera"

 


Alla luce dei fatti riportati dal Corriere della sera, sezione cronaca di Roma, presentati in un articolo del 15 del corrente mese, corredato da video, (QUI) inerente una messa svoltasi in piazza Bocca della Verità in Roma, officiata al termine di una manifestazione di Forza Nuova, in presenza dei militanti e del segretario nazionale del partito e di partecipanti a vario titolo, i fedeli cattolici e in particolare quelli legati alla Tradizione della Chiesa e alla S.Messa così detta in latino (dato che di quest'ultima si tratta nel video) tengono, con viva premura, a comunicare quanto segue:

- di prendere totalmente le distanze dall'evento quanto a forma, mezzi e contenuti veicolati.

- di prendere le distanze dall'osceno e inaccettabile miscuglio che si è perpetrato tra politica, fede e sacramenti.

 - di precisare che il partito di cui sopra ha posizioni ideologiche incompatibili con la dottrina cattolica, posizioni a più riprese condannate dalla Chiesa stessa .

- di precisare che il su menzionato partito non ha nulla a che vedere con l'autentica fede cattolica, con la sua espressione pubblica e con la fedeltà vera alla Tradizione bimillenaria della Chiesa che in questo caso purtroppo è stata scandalosamente mistificata e piegata ad altre logiche.

- di sottolineare che lo stesso sacerdote officiante sposa dottrine non cattoliche, è separato dalla Chiesa cattolica in quanto non ne riconosce l'autorità attuale ed in passato è stato ahimè protagonista di esternazioni di carattere ideologico di inaudibile gravità e doppiamente incompatibili con la fede cristiana. Celebrante che ha abusato del rito anzitutto in modo illecito, per le sue posizioni, e piegandolo a  logiche di partito (per non parlare dell'abuso nell'uso di una bandiera di stato usata come tovaglia d'altare)

Pertanto implorando da Dio perdono per simili abusi indegni della gloria di Dio, noi fedeli teniamo a ribadire la nostra fedeltà alla dottrina della Chiesa così come esposta dalla Tradizione bimillenaria ed espressa dalla Chiesa e dai Santi. Questo soprattutto a riparazione di uno scandalo che getta una falsa immagine della fede stessa e un pericolo per le anime

“Adveniat regnum Tuum” crociata “Eucaristica”



Carissimi amici, e lettori di intuajustitia,
San Pio X tanto era schietto che quanto diceva gli veniva sempre su dal cuore. Non era il tipo delle mezze parole, meno ancora del doppio senso. Dai primi giorni in cui godeva esercitare il suo ministero di cappellano a Tombolo sino agli ultimi giorni di pontificato, la sua parola fu sempre accesa, sia quella solenne declamata dal pulpito, come quella confidenziale detta ad un orecchio.
C’è, però’ un suo invito, sovraccarico di accoramento: quello che gli proruppe dal cuore nella chiusura del Congresso Eucaristico Internazionale tenuto a Roma nel giugno 1905: “È specialmente a cui  mi rivolgo, miei cari figli sacerdoti, perché Gesù … il più grande dei benefici che abbia ricevuto l’umanità desolata, non sia così abbandonato con trascuratezza e ingratitudine”. Con parole più esplicite, persuase: “Noi dobbiamo cercare, per quanto è possibile alla nostra povertà e miseria, di mostrare a Gesù la nostra gratitudine”. (Fernessole, trad. ined. Cit., fol. 8). Dinanzi alla dolorosa constatazione di uomini che restano incuranti o freddi di fronte al Sacramento dell’amore, Pio X svelò la sua anima riparatrice e si impegnò alla riparazione eucaristica.
Il cuore di chi crede e, soprattutto di chi ama, non può restare insensibile dinanzi a voci e gesti che sacrilegamente bestemmiano o profanano l’Eucarestia. L’anima, eucaristicamente sensibile, prova brividi di paura nell’udire bestemmie contro i sacrosanti nomi significanti la realtà eucaristica.
Se Gesù, come un giorno agli apostoli, ci chiedesse: - Che dicono gli uomini che io sia? – dovremmo amaramente elencare aggettivi e sostantivi che uomini perversi attribuiscono all’Ostia Santa, al Sacramento per eccellenza, al Dio nascosto.Non è raro il caso di leggere sui giornali, o di sentir riferire atti e gesti sacrileghi, attentatori alla santità del Pane Eucaristico o alla sacralità di calici, pissidi, ostensori, tabernacoli, e chiese profanate e incendiate in Europa e nel mondo intero. Sono mani di eretici e apostati, che osano alzarsi contro il Cristo, per ripetere sacrilegamente la sua dottrina, la sua flagellazione, la sua incoronazione di spine, la sua tremenda affissione alla Croce. Non sono, poi, infrequenti (lo sanno tante grate di confessionali!) le comunioni sacrileghe, che riproducono l’atteggiamento di Giuda nell’Ultima Cena e rinnovano il suo bacio nell’orto degli ulivi, indice di tradimento anziché di amicizia.

Quando partiremo per la crociata? Il 27 novembre, festa della Beata Vergine Maria della Medaglia Miracolosa, che apparsa all'ebreo Alfonso di Ratisbonne si convertì.

Chi sarà il capo di questa crociata?
Colei che stava ai piedi della Croce, e alla quale fu detto: "Donna, ecco tuo figlio". Colei che è quindi responsabile di prendersi cura di noi, il cui cuore è così buono e il cui potere di intercessione è infallibile!

Quale arma useremo?
Proprio quella donataci dal Cielo: il rosario e l'eucarestia le due colonne come le chiamava San Giovanni Bosco. Un'arma facile da ottenere, maneggevole, di immensa efficacia sul Cuore di Dio, e che sbaraglia il demonio, nemico giurato della Santa Messa e della Chiesa e dei sacerdoti!

A chi presenteremo i frutti di questa crociata?
Alla stessa Beata Vergine. E a Gesù nel sacramento dell'Eucarestia e al confessore.

Quando finirà questa crociata?
Venerdì (11 Giugno 2021),Nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, Re e centro di tutti i cuori e vittima per i peccatori.
La regola in breve: PREGA, COMUNICATI, SACRIFICATI, SII APOSTOLO!
Il motto: Venga il tuo Regno!


sabato 14 novembre 2020

DOMENICA VENTIQUATTRESIMA DOPO LA PENTECOSTE ( VI dopo l'Epifania)


Dicit Dóminus: Ego cógito cogitatiónes pacis, et non afflictiónis: invocábitis me, et ego exáudiam vos: et redúcam captivitátem vestram de cunctis locis.


Dice il Signore: Io ho pensieri di pace e non di afflizione: mi invocherete e io vi esaudirò: vi ricondurrò da tutti i luoghi in cui siete stati condotti.

Il compimento dell'anno Liturgico.

Il numero delle Domeniche dopo la Pentecoste può superare le 24 e arrivare a 28 e ciò dipende dalla maggiore o minore vicinanza della Pasqua all'equinozio di Primavera. La Messa che segue però è sempre riservata all'ultima Domenica e l'intervallo che vi può essere viene occupato dalle Messe delle Domeniche dopo l'Epifania, che hanno dovuto essere omesse, ma come abbiamo detto, Introito, Graduale, Offertorio e Communio restano fino alla fine dell'anno liturgico quelli della domenica ventitreesima.

venerdì 13 novembre 2020

Dalla «Introduzione alla vita devota» di san Francesco di Sales, vescovo (Parte 1, Cap. 3)


"La misura di amare Dio è di amarLo senza misura".
Questo insegnamento
di San Francesco di Sales forse può riassumere tutta la sua esistenza,
perché egli non fu altro che un esempio vivo di tutto
ciò che insegnava.
La devozione è possibile in ogni vocazione e professione Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna «secondo la propria specie» (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione. La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta; bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona. Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l'artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa. L'ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio. Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili. È un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. È vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.

giovedì 12 novembre 2020

Caso McCarrick / Dopo l’uscita del Rapporto vaticano Viganò commenta: “Mistificazioni e falsità. La fiction continua”

 


(fonte Aldo Maria Valli, Duc in altum )
Cari amici di Duc in altum, dopo che il Vaticano ha diffuso ieri il “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ec cardinale Theodore Edgar McCarrick”, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto un primo commento a caldo, che per ora non entra nel merito dei contenuti del documento, ma denuncia una “operazione di mistificazione” circa le responsabilità degli insabbiamenti ed esprime “sdegno” per le accuse rivolte nei suoi confronti.
Ricordo che della vicenda McCarrick l’arcivescovo Viganò si occupa ampiamente nel suo libro Nell’ora della prova (Chorabooks) uscito pochi giorni fa e del quale ho parlato in questa presentazione, con la partecipazione di Ettore Gotti Tedeschi, Massimo Viglione e Aurelio Porfiri.

È stato reso noto il, 10 novembre, il Rapporto ufficiale della Santa Sede relativo al caso McCarrick: prima di esprimermi in merito, mi riservo di analizzarne il contenuto.

Non posso tuttavia non rilevare la surreale operazione di mistificazione nei riguardi delle responsabilità nell’insabbiare gli scandali del deposto cardinale americano, e allo stesso tempo non posso esimermi dall’esprimere il mio sdegno nel vedere rivolte contro di me le medesime accuse di insabbiamento, quando ho più e più volte denunciato l’inazione della Santa Sede dinanzi alla gravità delle accuse concernenti la condotta di McCarrick.

Un commentatore scevro da pregiudizi potrebbe notare i tempi più che sospetti della pubblicazione, così come il tentativo di gettare discredito sulla mia persona, accusata di disobbedienza e di negligenza da coloro che hanno tutto l’interesse di delegittimare chi ha portato alla luce una rete di corruzione e immoralità senza pari. La sfrontatezza e l’indole fraudolenta dimostrate in questa occasione avrebbero chiesto, a questo punto, di chiamare questa suggestiva ricostruzione dei fatti «Rapporto Viganò», risparmiando al lettore la spiacevole sorpresa di veder ancora una volta adulterata la realtà. Ma questo avrebbe richiesto onestà intellettuale, prima ancora che amore per la giustizia e per la verità.

A differenza di molti personaggi coinvolti in questa vicenda, non ho alcun motivo di temere che la verità possa contraddire le mie denunce, né sono in alcun modo ricattabile. Chi lancia accuse prive di fondamento con il solo scopo di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica avrà l’amara sorpresa di constatare che l’operazione condotta contro di me non sortirà alcun effetto, se non dar prova ulteriore della corruzione e della malafede di chi per troppo tempo ha taciuto, ha negato, ha volto lo sguardo altrove e oggi deve renderne conto. La fiction vaticana continua.

+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo

mercoledì 11 novembre 2020

Sibilla


"di don Pasquino" 

LO PROMETTO……

Penso che ogni sacerdote ricordi con profondo senso di gratitudine il giorno della sua ordinazione.

La prima gratitudine va indirizzata a Dio, che lo ha scelto pur con tante povertà e fragilità, ad essere  suo ministro per portare al popolo pellegrino il nutrimento della sua Parola, del Pane di vita eterna e degli altri Sacramenti.

Gratitudine va alla propria famiglia, che ha imparato a condividere con stupore e trepidazione un dono così grande, fatto ad un suo membro.

Gratitudine va anche alla Chiesa, che ha accolto questo ragazzo, ne ha curato la formazione e lo ha preparato ad andare in tutto il mondo per predicare il Vangelo di Gesù Cristo.

In molti casi, le parrocchie di provenienza, i benefattori dei seminari, le diocesi stesse, si fanno carico di completare ciò che manca al sostentamento di questi ragazzi e giovani in preparazione.

Detto in termini commerciali, si potrebbe affermare che si fa un investimento; solo che l’obiettivo non è appunto materiale-commerciale, bensì umano, spirituale ed evangelico.

Quindi, da parte dell’interessato, dovrebbe esserci sempre gratitudine verso chi ti ha garantito il latte umano e spirituale!

Purtroppo non è sempre così; molti sacerdoti, quando raggiungono il loro obiettivo e cioè una garanzia di autonomia, si permettono di mortificare con il loro stile di vita, con le loro parole e con le loro apparizioni in TV quella Chiesa che li ha accolti, formati e preparati.

Uso il plurale, ma l’intelligenza di chi legge, può portarlo senza dubbio a dei casi ben specifici.

Questi preti, fanno anzitutto quello che piace a loro, ricattando i loro Vescovi se non li assecondano nelle cose che gradiscono fare; si estraneano dai loro confratelli che invece continuano a rimanere nel campo di battaglia, cioè nelle parrocchie, che siano di periferia o meno.

Questi preti che indossano jeans e scarpe firmate, dove ogni singolo indumento è di marca e alla fine quando sono completamente vestiti valgono un patrimonio, si permettono di criticare i loro confratelli che cercano di essere normali, o vestendosi da preti, con quella tuta da lavoro che toglie ogni desiderio di mondanità o semplicemente indossando abiti ordinari che comunque non traspaiono ricercatezza o altro.

Questi preti “fighi” che si presentano al Papa in questo modo, non fanno altro che affermare il loro bisogno di apparire, perché se ci pensassero bene, si renderebbero conto che non è normale comportarsi così e tutte le persone hanno di che dire.

Neanche nel contesto più sacro di una celebrazione penitenziale, come l’ultima Via Crucis in Piazza San Pietro, hanno avuto l’umiltà e il desiderio di mostrarsi per quello che sono e non come un ibrido.

Quante persone, appena hanno visto, hanno cambiato canale, con sofferenza, perché indisposti da quel modo di presentarsi e ricordandosi di quell’arroganza e saccenza che è loro caratteristica da sempre.

Forse, bisognerebbe andare  in certe città, magari anche a Padova, in una certa parrocchia quasi in centro storico per sentire che ricordo hanno di quel giovane cappellano che con la sua esuberanza malata di protagonismo ha messo il parroco nelle condizioni di dover rinunciare al suo ministero.

Forse, basterebbe interrogare i singoli preti della diocesi per sentire che risonanze vengono fuori quando si parla di un certo prete che sembra abbia fatto la scalata del Monte Bianco e si permette di non salutare nessuno e di snobbare chiunque.

E’ presentato come il parroco del Carcere Circondariale, ma la Diocesi di Padova ha sempre bisogno di nominarne altri, perché sono più i giorni che è assente, rispetto a quelli che c’è.

Però, gli onori vanno sempre a lui e appare come il “mago” di come ci si dovrebbe comportare con i carcerati, di come tutti i preti dovrebbero atteggiarsi nei confronti di questa realtà, permettendosi, lui, di dire che i suoi confratelli preferiscono stare comodi nelle loro canoniche.

Lui, che negli anni ha scritto decine di libri e ha sicuramente raggiunto la sua autonomia, può fare questo ed altro.

Per fortuna, conosciamo tanti preti che avendo avuto fortuna in questo campo o simili, con umiltà e discrezione hanno dirottato tutto ad enti di carità, proprio per evitare di cadere in certi rischi.

Quanta meraviglia regna da queste parti per chi sembra il maggiordomo di Sua Santità!

E tutti, sembra che abbiano paura di richiamarlo ad un atteggiamento di maggior umiltà, di stile sacerdotale, di educazione.

Paura perché?

Perché potrebbe parlare male di qualcuno al Papa?

E’ questo lo scotto da pagare?

Povera Chiesa, intrappolata dalle “bizze” di un prete che non si accorge che gli anni passano anche per lui e forse è il caso che non si metta più i jeans rotti come i giovanissimi!

Poveri superiori, che fanno i duri con quelli che pensano siano deboli e diventano deboli, insignificanti e timorosi, con quelli che pensano siano i duri, i pericolosi per la loro incolumità!

Ma passerà anche questa “generazione” e allora vedremo se ci sarà perseveranza o altro; vedremo a cosa sarà servita tutta questa scenografia che sa proprio da palcoscenico.

Un tempo, quando si avvicinavano i preti, i loro abiti sapevano da incenso e da lavoro; non avevano tante possibilità di cambiare vestito e l’incenso copriva certi odori, il famoso odore delle pecore!

Prima servivano Dio e poi andavano dal prossimo, dal povero, dal carcerato, senza tante apparizioni in TV.

Oggi, certi preti non profumano più di incenso ma delle marche più prestigiose di profumo; però, hanno il numero di cellulare del Papa, si permettono di dare del “tu” al Papa, umiliando quelli che non possono farlo; vanno a Santa Marta come fosse la loro seconda casa e si prodigano per far andare quelli che gli sono simpatici, mentre altri, nonostante abbiano chiesto, non hanno neppure ricevuto una risposta.

Sono cambiati i tempi, vero!

Eh sì, ma ho la sensazione che a breve cambierà anche qualcos’altro e forse si ritornerà a cercare i preti vestiti da preti, con la loro tuta da lavoro o comunque vestiti in modo semplice.

Magari ritorneranno anche ad emanare profumo d’incenso; allora sarà ancora più bello e rassicurante.

martedì 3 novembre 2020

" OGNI FOGLIA CHE CADE MI AVVERTE CHE LA VITA SI DILEGUA"



La mattina, del 2 novembre 2020, è deceduto nella Clinica "Madonna della Fiducia" a Roma (Italia) il carissimo Sac. Giuseppe Gioacchino Vallauri. Era nato a Robilante CN (Italia), il 07 settembre 1945. Aveva 75 anni di età, 58 di professione e 48 di sacerdozio. Apparteneva alla Delegazione Missionaria “Mother of the Church”.

Don Giuseppe ci ha lasciato improvvisamente a causa di un infarto fulminante, mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa.


Era nato a Robilante, in Provincia di Cuneo il 7 settembre 1945. Entrò nella congregazione dei Figli della Divina Provvidenza a Voghera nel 1956 a 11 anni. Dopo il Noviziato e il Liceo a Villa Moffa, fu inviato dai Superiori in Inghilterra dove fece anche gli studi di Teologia. Qui restò per 24 anni, prima come Parroco a Bantingford e poi Direttore a Dublino. Nel 1996 fu chiamato a fondare  una missione in Kenya, dove rimase per tre anni. Passò poi alla Comunità del Vaticano e nel 2005 a quella di Pompei come confessore. Dal 2008 si trovava in Curia Generale come Responsabile dell’Archivio.

Il mondo della tradizione piange per la scomparsa di Don Giuseppe, 

che ha concluso il suo pellegrinaggio su questa terra per andare incontro al Suo Signore e ricevere il premio della vita eterna.
Sacerdote della congregazione fondata da San Luigi Orione, ha sempre svolto il suo ministero con impareggiabile zelo apostolico.
I fedeli romani che lo hanno conosciuto lo ricorderanno sempre come uno dei sacerdoti più impegnati nella salvaguardia e nella promozione della liturgia tradizionale. Già prima del Summorum Pontificum, quando la celebrazione della S. Messa in rito antico era molto rara e osteggiata, Don Vallauri con pochi altri sacerdoti continuò a celebrarla,e la portò presso la cappella Cesi della Basilica di Santa Maria Maggiore, ogni primo sabato del mese,nella Basilica di San Nicola in Carcere dove ha celebrato per lunghi anni la Messa del sabato sera e le vigilie più importanti, fondando il primo gruppo stabile San Luigi Orione, e poi presso la Chiesa di Sant'Anna al Laterano, dando, così, il suo importante contributo affinché la celebrazione della liturgia tradizionale non cessasse mai nella città eterna.Inoltre ha sempre Collaborato con l'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote nella Chiesa di Gesù e Maria, specialmente come apprezzato confessore. Nel 2008 con l'erezione a parrocchia personale della SS. Trinità dei Pellegrini, affidata alla fraternità Sacerdotale San Pietro, don Giuseppe andava ad aiutare nelle occasioni solenni come nella settimana Santa. Ha mantenuto sempre buoni rapporti di amicizia sacerdotale, con tutti, in speciale modo con la Fraternità sacerdotale San Pio X che andava a visitare quando gli era possibile.
Impossibile non ricordare la sua sconfinata devozione alla Beata Vergine Maria, testimoniata dai suoi molti pellegrinaggi organizzati ai Santuari di Pompei, Montevergine Castelpetroso, e al Santuario della Madonna della Guardia a Tortona, dove riposano le spoglie mortali di San Luigi Orione ecc.... Voglio poi ricordare che fu don Giuseppe a portare la messa tradizionale al santuario del Divino Amore vicino Roma: inizialmente il terzo sabato di Maggio, poi  estesa a ogni mese con l'aiuto e il coraggio di alcuni fedeli,e di un giovane sacerdote, attualmente bloccata dal neo cardinale Feroce, che detiene la carica rettore e commissario del santuario.
La serietà con cui ha risposto alla sua vocazione non ha mai intaccato la gentilezza del suo animo, chiara a tutti coloro che hanno avuto la grazia di conoscerlo e di vedere in lui l'opera della Divina Provvidenza.
Le comunità legati alla Tradizione ricevuta notizia della morte del sacerdote don Giuseppe Vallauri , si sono raccolte in preghiera per lui. Lo ricordano nella santa Messa e recitano per lui, il santo rosario. In suffragio di lui nelle prossime settimane ci saranno celebrazione di sante Messe da requiem, cui siete tutti invitati ad assistere”.

mercoledì 28 ottobre 2020

C’era una volta….





di Frà Serafino 

C’era una volta….

Così iniziano tante fiabe che ci siamo sentiti raccontare da bambini o che noi stessi abbiamo raccontato ai nostri bambini.

Dicendo “cera una volta…”, qualche volta proviamo come un senso di nostalgia per qualcosa che non c’è più e che quando c’era, era invece così bello e importante.

Sì, è proprio così!

Tante cose che “una volta” erano garanzia di bellezza, equilibrio, giustizia, continuità e tanto altro, oggi non ci sono più o si sono così trasformate da non apparire più come tali.

C’era una volta anche il “Sacro Collegio Cardinalizio”!

Fino a qualche tempo fa non si aveva paura a connotare con la parola sacro/a tanti aspetti della vita di fede o di ciò che riguarda nel concreto la prassi e la forma della fede.

Sacro/a è una parola che identifica una cosa come “riservata”.

A chi?

Per che cosa?

Riservata a Dio; pensiamo ad una sacra ordinazione.

Coloro che vengono ordinati, sono “consacrati” per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Pensiamo ad un sacro Matrimonio.

Gli sposi che si accolgono reciprocamente e consacrano il loro amore davanti a Dio, si donano l’un l’altra e viceversa e rendono la loro unione “sacra”, cioè riservata ad un progetto grande che mira al loro bene, a quello della società e della fede cristiana.

Potremo poi accostare tanti aspetti materiali, come l’edificio chiesa, arredi e paramenti sacri; tutte cose che ci aiutano a riservare a Dio il primo posto, per trovare un posto giusto anche a tutti gli altri e ad ogni cosa.

Desacralizzate le persone e le cose, piano piano vengono meno i princìpi e i valori, l’impegno e la responsabilità.

C’era una volta anche il “Sacro Collegio Cardinalizio”!

Coloro che venivano scelti ad assumere questo titolo, sapevano bene cosa avrebbe comportato per loro.

Nella cerimonia di creazione dei cardinali che era in vigore prima della riforma seguita a quella liturgica e tante altre, i cardinali avvicinandosi al Papa, gli baciavano non solo il piede, ma anche il ginocchio e il cuore, per sottolineare quel patto santo che ci sarebbe stato da quel momento in poi tra loro e il Vicario di Cristo, un patto santo che se avesse richiesto l’effusione del sangue, sarebbero stati pronti a farlo.

Ancora, il Papa portava il dito indice del prescelto davanti alla bocca, per ricordare che avrebbero dovuto essere prudenti, riservati e silenziosi.

C’erano poi tanti altri bei segni che poi sono stati tolti, per semplificare, ma che semplificando hanno svilito di significato il momento solenne del concistoro.

Ma c’era anche un’altra prassi che era garanzia di imparzialità, di vera rappresentatività e di non nepotismo.

Proprio così!

Perché il nepotismo è ritornato alla grande con questo pontificato.

Non è esagerato se mi esprimo così, perché i primi a farlo sono coloro che sostengono senza mezzi termini che Papa Francesco, con i suoi numerosi concistori ha preparato il prossimo conclave, predisponendo la sua successione affinchè sia allineata con il suo pontificato.

Ecco il nuovo nepotismo, neppure mascherato, anzi, ben evidenziato.

Le gloriose e storiche sedi cardinalizie, che erano garanzia di rappresentatività su scala mondiale, punto di riferimento per i Vescovi e per il popolo di Dio, sono ormai saltate.

Abbiamo nazioni umiliate, vedi Parigi e altre sedi che hanno perso il loro status di faro rassicurante.

Povera Italia!

Povera Venezia, Milano, Torino, Palermo e fra poco Napoli e Firenze!

Se però a sedersi sulle vostre cattedre sarà un allineato, allora, anche se appena nominato arcivescovo, subito dopo diventerà cardinale, come è successo a Bologna.

Sono convinto che tanti Signori Cardinali nominati in questi anni, si domandano ancora che servizio possono dare alla Santa Madre Chiesa e al Vicario di Cristo vivendo dove vivono.

E’ proprio il caso di dire che sono stati fatti cardinali per una questione di onore, visto che non possono venire a Roma.

E poi, quando mai si è sentito dire che un Papa abbia avuto bisogno di un Consiglio ristretto di cardinali per governare la Chiesa?

O sono tutti consiglieri e si ascoltano tutti o si faccia a meno di crearli!

Vogliamo proprio sperare che lo Spirito Santo illumini il cuore e la mente di questi porporati e non smettano la sacra porpora subito dopo la cerimonia di investitura come succede spesso a molti di loro.

Quella talare rossa o i segni che la richiamano, dovrebbero guardarli spesso e ricordarsi che sono chiamati a dare la vita per Cristo, per la Chiesa e per ogni uomo.

Dovrebbero ricordarsi che diventando cardinali devono imparare a dire dei bei Sì e altrettanti no, anche a costo di perdere la porpora se fosse necessario.

Dovrebbero ancora ricordarsi che la berretta rossa non li autorizza a minare le fondamenta della Chiesa e un giorno dovranno rispondere a Dio di quello che hanno fatto, portando il popolo di Dio alla confusione e alla deriva.

“A chi fu dato molto, sarà chiesto molto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

Povera Germania, già saccheggiata dagli errori protestanti e ora in procinto di essere buttata nel burrone dell’eresia, proprio da coloro che dovrebbero portarla ai verdi pascoli della Rivelazione e della Santa Tradizione che è garanzia di salvezza.

La porpora di qualcuno in questo momento, non è sinonimo di fedeltà, ma di patto oscuro con colui che vuole la distruzione della Chiesa.

Chi vincerà?

Vincerà sempre Cristo e tutti coloro che rimarranno fedeli a Cristo e alla sua Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana, cioè legata al successore dell’apostolo Pietro.

Ci saranno sicuramente tribolazioni e il sangue non lo verseranno solo i veri “principi” della Chiesa, ma anche tanto buon popolo di Dio che non permetterà alle forze degli inferi di prevalere.

Ai nuovi cardinali e anche ai vecchi, auguriamo di pensare ogni giorno a quello che dovrebbero essere e di baciare con devozione la loro talare rossa e anche di indossarla, per ricordarsi che il suolo sul quale camminiamo, è stato bagnato dal sangue dei martiri e noi dobbiamo onorarli con una vita santa.

 

 

                                                                       Ad maiorem Dei gloriam!


venerdì 23 ottobre 2020

San Vincenzo Romano IL Santo Rosario di Maria Vergine è canale di Grazie " Misteri Gloriosi"



Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).
Testo raccolto da Salvatore Di Simone

MISTERI GAUDIOSI
MISTERI DOLOROSI
MISTERI GLORIOSI

Primo mistero glorioso
Nel primo Mistero Glorioso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo il terzo giorno dopo la sua morte risuscitò trionfante per non mai più morire.
I. Gesù Cristo risuscitò non solo per sé, ma anche per noi. Per la sua risurrezione ha meritato a noi la risurrezione spirituale della nostra anima la quale sebbene naturalmente immortale, però spiritualmente muore quando, commettendo peccato mortale, si separa da Dio, ch’è la vita spirituale dell’anima. Se dunque stai in peccato mortale, l’anima tua è morta. Piangi dunque l’anima tua morta detestando i tuoi peccati e per i meriti di Gesù Cristo risusciterà.
II. Gesù risuscitò dal sepolcro di buon mattino. E tu che dormi nella morte del peccato, presto levati su, risuscita subito per la vera penitenza e Gesù Cristo stesso t’illuminerà colla sua grazia. Pregalo. Se presto ti converti, facilmente troverai la grazia di Dio, ma se differisci, forse giammai la ritroverai ed in peccato morirai. Dunque non più tardare.
III. Gesù Cristo veramente risuscitò. E tu devi risuscitare veramente. Dunque, esamina bene la tua coscienza; si scuota il tuo cuore da un vero dolore, togli la pietra di tua ostinazione; esci dal sepolcro dei vizi; proponi fermamente di non più peccare; accusa interamente e sinceramente tutt’i tuoi peccati al tuo confessore.
IV. Gesù Cristo risuscitò per giammai più morire. Dà a noi esempio di così perseverantemente risorgere per la vera conversione da non più morire per nuovi peccati.
V. Gesù Cristo risuscitò per la gloria del Padre. Così noi dobbiamo vivere vita nuova, lasciando tutt’i vizi, esercitando tutte le virtù.
VI. Siccome tutti dobbiamo morire per il peccato di Adamo, così Gesù Cristo colla sua risurrezione ci ha meritata la risurrezione dei nostri corpi gloriosi e risplendenti simili al suo. Che consolazione nel giorno del giudizio, quando l’anima dal cielo calerà ad unirsi al suo corpo glorioso! Ma qual dolore per quelle anime che dall’inferno saliranno ad unirsi ai loro corpi deformi. Procura, dunque, ora salvati l’anima e mortifica il tuo corpo il quale, essendo stato strumento dell’anima a fare il bene, esso anche godrà. Chi ama davvero il suo corpo, lo assoggetta alle fatiche per l’anima.


Secondo mistero glorioso
Nel secondo Mistero Glorioso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo dopo quaranta giorni che fu risuscitato, ascese al cielo con mirabile festa e trionfo, vedendolo la sua Madre Santissima con tutt’i suoi discepoli.
I. Gesù Cristo nella sua gloriosa Ascensione ci aprì le porte del Paradiso, che stavano serrate per il peccato di Adamo. Giacché, anima cristiana, il cielo sta aperto, mena vita santa acciò subito dopo la morte te ne voli al cielo: e se te l’hai chiuso per i tuoi peccati, presto distruggili colla penitenza. Prega.
II. Gesù è salito al cielo per apparecchiarci il luogo, un trono di gloria: che gaudio, quando ne piglierai possesso! Fatica ora e l’avrai; ma se te l’hai perduto per il tuo peccato e hai meritato il luogo dell’inferno, piangi.
III. Gesù salì al cielo per fare il tuo avvocato. Dunque non peccare mai, ma se hai peccato, ricorri a Gesù tuo avvocato e confida che avrai perdono.
IV. Dov’è il nostro tesoro, là deve stare anche il nostro cuore. Gesù vero nostro tesoro è salito al cielo. Dunque mandalo presto là il tuo cuore.
V. Gesù, salendo al cielo, vuole che noi lo accompagniamo colla mente e col desiderio, tenendoci come pellegrini e forestieri di questa terra, e là portando i nostri pensieri conversando con Gesù e con i Santi. Comincia fin d’ora, mentre reciti questa posta.

Terzo mistero glorioso
Nel terzo Mistero Glorioso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo, sedendo alla destra del Padre, mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dov’erano gli Apostoli con Maria congregati.
I. Lo Spirito Santo discese sopra gli Apostoli in forma di lingue per mostrare ch’egli è il maestro che ci insegna le verità necessarie per la nostra salute, le quali mai capiremo neanche lette o predicate, se egli non parla al cuore. Quando dunque ascolti le prediche o leggi libri devoti, prega lo Spirito Santo che te le faccia intendere. Se finora poco o niente l’hai capito, la causa è perché poco o niente l’hai pregato. Pregalo.
II. S. Bernardo dice: quattro spiriti parlano nel cuore dell’uomo: 1) Lo spirito del mondo che detta superbia e vanità; 2) lo spirito della carne che ci alletta ai piaceri del corpo; 3) lo spirito diabolico che sveglia risentimenti di odio e di vendetta; 4) lo Spirito Santo, che è Spirito di verità, c’insegna i veri beni, ci allontana dai veri mali, ci muove alla pratica delle virtù. E tu a chi finora hai prestato orecchie? Se ai primi tre, detestali, rigettali come spiriti nemici, ingannatori, bugiardi ed ascolta sempre le ispirazioni, le voci dello Spirito Santo che ti dice la verità e vuole il tuo vero bene.
III. Lo Spirito Santo calò sopra gli Apostoli in forma di fuoco, per mostrarci il principale suo effetto. Entrando nelle anime, le infiamma tutte del divino amore. Beato te! Se nel tuo cuore si accende questo fuoco divino, Dio starà in te e tu in Dio, in questo mondo e per tutta l’eternità. Fuggi il solo peccato che solo te lo estingue. Prega lo Spirito Santo, prega la Vergine Santissima; chi infatti sei tu senza amore di Dio? La più miserabile creatura.
IV. Lo Spirito Santo discese in forma di vento impetuoso per istruirci che, come il vento spinge le navi al porto, così egli desta e muove i cuori dei giusti a fare opere buone e a praticare le sante virtù. I veri figli di Dio sono mossi e governati dallo Spirito di Dio. Dunque, non lasciarti guidare dalle passioni, ma lasciati muovere e guidare dallo Spirito, così sarai vero figlio di Dio.
V. Quello ch’è l’anima al corpo, questo è lo Spirito Santo all’anima. Come il corpo senza l’anima non vede, non parla, non si muove, così l’anima senza lo Spirito Santo è morta e niente di bene opera. Vedi quanto sia a te necessario lo Spirito Santo. Dunque, preparati a riceverlo, come gli Apostoli, specialmente colle preghiere, colla ritiratezza, colla mortificazione.

Quarto mistero glorioso
Nel quarto Mistero Glorioso si considera come la Vergine gloriosa Maria dodici anni dopo la risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo passò da questa vita e dagli angeli fu assunta in cielo.
I. La Vergine Santissima morì non per infermità o dolore, ma per forza di puro amore. Che morte preziosa! I figli devono seguire l’esempio della madre. Se vuoi fare una buona morte ama Dio.
II. La morte di Maria Santissima fu preziosa, perché l’anima sua sempre fu distaccata da tutte le cose del mondo e sempre unita a Dio, figurata in quella donna vestita di sole che teneva sotto i suoi piedi la luna, cioè i beni di questa terra. Vuoi tu pure fare morte preziosa? Distaccati da tutto, da parenti, da onori, da ricchezze, dal tuo corpo. L’attacco a queste cose rende amara la morte.
III. Fu preziosa perché Maria fu sempre santa, sempre pura, sempre libera da ogni ombra di peccato originale ed attuale. Mena tu pure vita santa, pura da peccati e la tua morte sarà preziosa e dolce.
IV. Fu preziosa perché aveva somma certezza di godere la divina grazia ed era sicura di andare in cielo a godere Dio nella gloria del Paradiso. Se tu vuoi fare morte preziosa, sii sollecito e diligente per mezzo delle opere buone per assicurarti la grazia di Dio e l’eterna salute.
V. Fu preziosa perché, come dice S. Giovanni Damasceno, comparendole Gesù, colle proprie mani la comunicò, ed ella gli disse: Figlio, nelle tue mani raccomando lo spirito mio, ed immersa tutta nella fiamma della carità, in mezzo ai suoi amorosi sospiri dà un sospiro più grande d’amore e muore, spira e se ne vola al cielo. L’anima di Maria era sempre di Gesù e Gesù se l’accolse. Dà anche tu ora la tua anima a Gesù ed in punto di morte dirai a Gesù: nelle vostre mani raccomando l’anima mia, ed egli se la prenderà; ma se ora la dai al demonio, questi se la prenderà.

Quinto mistero glorioso
Nel quinto Mistero Glorioso si considera come la Vergine Santissima fu coronata dal suo Figliuolo Regina degli Angeli e di tutti i Santi.
I. Maria Santissima fu esaltata sopra tutt’i Cori degli Angeli, gode più gloria essa sola che tutt’i beati spiriti del paradiso, perché la misura della gloria è la carità che si è avuta a Dio in questo mondo; infatti la Vergine Santissima amò Dio più di tutti gli angeli e santi insieme. Dunque, a ragione ella gode più gloria di tutti. Dio ha promesso la gloria a chi l’amò e più gloria a chi più l’amò. E tu presumi entrare nella gloria senza amore di Dio? Amalo, dunque, ed amalo assai e godrai in cielo la gloria, e gloria maggiore.
II. La grazia è seme della gloria; quanto più uno l’ha ricevuta ed acquistata in terra, tanta più gloria godrà in cielo. La Vergine Santissima ha ricevuto tanta grazia quanta è possibile ad una pura creatura, ed ella ogni momento l’ha raddoppiata, perciò in cielo gode più gloria. Questo è il vero tesoro che t’arricchisce e ti merita eterna gloria, tu invece fatichi tanto per beni apparenti. Fatica ad acquistarti sempre o ad accrescere tesori di grazia.
III. Chi si umilia sarà esaltato e chi più s’umilia più grande sarà nel cielo. La Vergine Santissima, quantunque fosse la più perfetta fra tutte le creature, essa però fu la più umile; e perciò, con ragione in cielo è la più esaltata. Impara anche tu questo principio alla scuola di Gesù: chi vuole ascendere, deve discendere coll’umiltà.
IV. La Vergine Santissima gode più gloria e perciò ella conosce più chiaramente Dio, più perfettamente lo ama, più pienamente lo possiede, più soavemente lo gode. Vale più un grado di più chiara visione, di amore, e di più vero possesso, di più soave gaudio, che tutto il mondo e milioni di mondi; in tua libertà sta e perché non fatichi ad acquistarli?
V. Maria Santissima in mezzo a tanta sua gloria non si dimentica di noi, ma è tutt’occhio per vedere le nostre miserie e tutto cuore per compatirci e tutta mano per aiutarci. Se grande fu la sua misericordia verso i miseri, stando ancora in questo esilio, molto maggiore è la sua misericordia verso i miserabili mentre regna in cielo. Dunque prega l’Avvocata nostra. Buttati avanti al trono della Regina di misericordia; pregala specialmente che ti impetri misericordia a regnare con essa eternamente.

IL SS. ROSARIO DI MARIA VERGINE È CANALE DI GRAZIE (di san Vincenzo Romano, sacerdote) – Misteri dolorosi

 
Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).

Testo raccolto da Salvatore Di Simone
.

 


 " Misteri Gaudiosi"

Misteri Gloriosi

Primo mistero doloroso

Nel primo Mistero Doloroso si considera come Gesù Cristo nella sua orazione, rappresentandosi innanzi tutt’i nostri peccati, ne sentì sì penetrante dolore che patì agonie di morte, e sudò tanto sangue che ne bagnò le sue vesti e ne scorse anche per terra.
I. E che dolore hai tu dei tuoi peccati? Mettili accanto a Gesù ed impara come devi pentirti delle offese che hai fatte a Dio.
II. Gesù non solo colla sua dottrina ma anche col suo esempio volle insegnare a noi la necessità e l’utilità dell’orazione. Se ti dai all’esercizio dell’orazione, farai tutte le opere buone, ti farai santo, ti salverai! Vedi se finora l’hai esercitate. Risolvi, una buona volta!
III. Il Signore fa orazione al Padre prima della sua Passione, per darci insegnamento che nelle opere più difficili o più importanti o più penose, con maggiore sollecitudine e premura dobbiamo ricorrere a Dio nell’orazione. E tu a chi sei ricorso finora? Confonditi.
IV. Nel far l’orazione nell’orto, si discostò dagli Apostoli quanto un tiro di pietra, per parlare solo a solo con suo Padre; insegna a noi la dovuta attenzione nel fare orazione. E tu vuoi essere esaudito, mentre neppure intendi quel che dici? Emendati.
V. Gesù fa orazione inginocchiato con la faccia per terra: insegna a noi il rispetto con cui si deve pregare l’infinita Maestà di Dio. Qual è la tua riverenza verso Dio nel pregare? E poi pretendi di essere esaudito? Vergognati.
VI. Gesù pregò colle lacrime agli occhi, e con grido forte, cioè non freddamente o tiepidamente, ma con ardentissimo desiderio d’esser esaudito, per insegnare a noi che il desiderio d’essere esaudito è l’anima dell’orazione. Se vuoi ricevere grazie da Dio, pregalo con fervore, con desiderio ardente.

Secondo mistero doloroso

Nel secondo Mistero Doloroso si considera come nostro Signore Gesù Cristo fu flagellato crudelissimamente in casa di Pilato e gli furono date seimilaseicento battiture.
I. Poteva Gesù rompere le funi e far morire i manigoldi che lo flagellavano: ma l’amore per noi lo teneva legato alla colonna, lo stesso amore lo piagò. E tu, vedendo quelle piaghe che sono tante fornaci di fuoco d’amore, non ti senti tutto acceso di amore per Gesù? Fagli atti di amore.
II. La flagellazione era castigo degli schiavi infami; e Gesù volle essere flagellato per liberare te dall’infame schiavitù del demonio e meritarti di essere figlio di Dio. E tu, perché ti
perdesti sì gran dignità e ti facesti di nuovo schiavo del demonio? Ringrazia Gesù e vergognati di tanta tua viltà.
III. Gesù patì sì dolorosa flagellazione per liberare noi da flagelli e dolori dell’inferno. E tu per bagattelle e piaceri momentanei ti sei condannato all’inferno? Piangi amaramente ora, acciò non vada a piangere in quel fuoco eterno. Prega Maria Santissima.
IV. Vedi come si ama: Gesù ti ama colle opere. E tu vuoi amarlo solo colle parole? Se veramente lo ami, amalo colle opere, osserva la sua santa legge. Dolore e risoluzione.
V. Gesù veramente ti ha amato con patire dolori sì atroci. E tu che patisci per Gesù? Tutto sopporta per lui e così gli mostrerai il vero amore.
VI. Il corpo di Gesù era così sensibile che un solo colpo era bastante a farlo morire di dolore. E tu così delicato che non vuoi soffrire niente per Gesù? Vergognati.

Terzo mistero doloroso

Nel terzo Mistero Doloroso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo fu coronato di acutissime spine.
I. Apparendo un giorno a S. Teresa Gesù coronato di spine, la santa si pose a compatirlo, ma il Signore le disse: Teresa, non mi compatire per le ferite che mi fecero le spine dei Giudei: abbimi pietà per le piaghe che mi fanno i peccati dei cristiani.
E tu ancora, anima cristiana, tormentasti il venerando capo di Gesù con tanti tuoi cattivi pensieri. Piangi amaramente, cercagli perdono.
II. Gesù volle essere coronato di spine per meritare a noi la corona di gloria. E tu perché te l’hai perduta? Piangi.
III. Il tormento delle spine fu dolorosissimo, perché da quelle fu trafitta la sacra testa di Gesù, parte sensibilissima, dalla quale si diramano tutti i nervi e le sensazioni del corpo, e Gesù lo soffrì senza lagnarsi, senza dir parola; e tutto per te. E non ti vergogni voler essere membro delicato sotto un capo coronato di spine? Sopporta tutto insieme con Gesù e sarai coronato di gloria insieme con Gesù.
IV. Tu ti sdegni contro i Giudei perché trattarono Gesù da re di burla; sdegnati più contro te stesso che hai trattato Gesù re del cielo e della terra da re da nulla, trasgredendo la sua legge, come se non avesse potestà di castigarti. Piangi.
V. I Giudei una volta trattarono Gesù da re di burla e realmente non lo conoscevano. Ma tu lo conoscevi, e poi non una, ma tante volte l’hai beffeggiato, quante volte hai peccato. E non te ne penti? E non risolvi? E non preghi?

Quarto mistero doloroso

Nel quarto Mistero Doloroso si considera come, essendo Gesù condannato a morte, per sua maggior vergogna e dolore gli fu posto sopra le spalle il legno della croce.
I. Gesù volle essere aggravato dal peso della croce per alleggerire te dall’immenso peso dei tuoi peccati. Sappi che mentre stai in peccato, hai questo gran peso sopra le spalle; sgravatene presto, distruggili con lacrime di vera penitenza.
II. Gesù Cristo andò lui stesso ad abbracciare la croce, e se la pose sulle spalle con allegrezza. Che allegrezza mostri tu, quando Dio ti manda qualche tribolazione? Confonditi.
III. Quale fu il delitto di Gesù, per cui fu condannato a morte di croce? Risponde S. Bernardo: il suo delitto fu l’amore eccessivo verso gli uomini; questo amore lo condannò a morte. Ah, mio innamorato Signore! E come tanto vostro amore non mi spinse a consacrarvi tutti gli affetti del mio cuore? Sì, io vi amo.
IV. Gesù, ascoltando l’ingiusta sentenza di morte, non si lagna, non appella, ma tutto mansueto e rassegnato si sottomette al
decreto dell’Eterno Padre che lo condanna alla croce per i nostri peccati. Impara tu pure dall’esempio di Gesù a ubbidire a Dio sino alla morte.
V. Gesù colla croce sulle sue spalle parla a tutti dicendo: Chi vuol essere mio discepolo, porti ogni giorno la sua croce, e venga appresso a me; chi non porta la sua croce, non può essere mio discepolo, non è degno di me. Coraggio dunque, o cristiano, sii pronto a portare qualunque croce con pazienza e con allegrezza appresso a Gesù che così ti conduce per la via regina del cielo.
VI. Gesù camminando colla croce sulle spalle, si rivolse a quelle donne giudee che lo seguivano con lacrime e lamenti e disse ad esse: Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me ma sopra voi stesse e sopra i vostri figli. Perché se tali cose si fanno nel legno verde, del secco che sarà? Cioè, se io che sono la stessa innocenza, come un albero vivo ricco di ottimi frutti, sono castigato con tanto rigore per altrui peccati, che si debbono aspettare i colpevoli che sono come tanti alberi sterili privi di opere buone e soltanto per i loro peccati meritevoli del fuoco della divina vendetta? Le stesse parole ripete a noi. Guai a noi se macchiati di peccati compariamo innanzi al divin tribunale; certamente saremo condannati al fuoco eterno. E come ci fideremo? Ascoltiamo Gesù che ci dice: piangete.

Quinto mistero doloroso

Nel quinto Mistero Doloroso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo, giunto sul monte Calvario, fu spogliato e confitto in croce con durissimi e crudelissimi chiodi, dov’era presente l’afflitta sua Madre.
I. Anima cristiana, mira il tuo Signore, mira la tua vita, che pende da quella croce: vedi trafitte da chiodi quelle mani e piedi divini che, per essere membra tutte composte di nervi, muscoli e vene, sono sensibilissime al dolore. Le stesse creature inanimate, sin le pietre, si spezzano per la compassione; e tu, per cui Gesù patisce un mare di dolori, non lo compatisci, non piangi ancora? E che hai forse il cuore più duro delle pietre? Unisciti alla Vergine addolorata, piangi insieme con Lei.
II. Anima cristiana, alza gli occhi, domanda a Gesù: mio Gesù, che sono queste piaghe in mezzo alle vostre mani e piedi? Egli ti risponde: sono segni del grande amore che ti porto, sono il prezzo col quale io ti libero dalle mani dei nemici e dalla morte eterna. E come dunque, o anima fedele, non ti senti tutta accesa di amore di questo Dio che tanto ti ha amato? Sfoga ai suoi piedi il tuo amore.
III. Anima cristiana, apri l’orecchie, ascolta le sue parole di vita eterna che il tuo maestro pregò per i suoi nemici o crocifissori dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno! Impara: Gesù Dio vivo e vero,
innocentissimo, Re del cielo e della terra, perdona e prega per schiavi vilissimi, perdona ingiurie atrocissime, perdona chi gli toglie la vita con infame supplizio. E tu, polvere e cenere, peccatore miserabile, ricuserai perdonare ad uomo simile a te e coverai l’odio contro un tuo fratello? Pensa che Gesù te lo comanda; ti promette perdono, se tu perdoni, e minaccia di negarti il perdono se non perdoni. Ubbidisci al suo divino comando, segui il suo esempio ed avrai il perdono. Sì, mio Gesù, eccomi pronto, io per vostro amore perdono.
IV. Al buon ladro che si pente, si confessa meritevole del tormento della croce, che si raccomanda a Gesù, dicendo: Ricordatevi di me, quando sarete nel vostro regno, Gesù
risponde: Oggi sarai meco in paradiso. Rifletti: il buon ladro si salva, perché si pente, sopporta con rassegnazione la croce; il cattivo ladro si danna, perché se la rende inutile, anzi colle sue impazienze e bestemmie accresce i suoi peccati e la sua dannazione. Segui l’esempio del buon ladro e Gesù dirà anche a te le stesse parole e, se hai peccato, ricorri a Gesù, che pure ti perdona.
V. Gesù in croce, poco prima di morire disse: Tutto è compiuto! Dando un’occhiata a tutta la sua vita pensò: tutte le profezie che parlavano di me, si sono avverate, la redenzione del genere umano si è perfezionata! Questo è il modello che dobbiamo sempre tenere davanti agli occhi. Trovandoci in punto di morte, che consolazione, se dando un’occhiata a tutta la nostra vita, potremo anche noi dire: ho adempiuto l’unico fine per cui Dio mi ha creato, ho adempiuto sempre quanto Dio mi ha comandato. Ma che afflizione piuttosto se avremo mancato? Almeno comincia ora una vita nuova.
VI. Gesù morì in croce affinché quelli che vivono, non vivano più per se stessi, ma per Gesù. E tu finora per chi sei vissuto? Confonditi, risolvi e prega.

mercoledì 21 ottobre 2020

San Vincenzo Romano IL Santo Rosario di Maria Vergine è canale di Grazie " Misteri Gaudiosi"

Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).
Testo raccolto da Salvatore Di Simone

MISTERI DOLOROSI
MISTERI GLORIOSI
Racconta il Malvenda che, meravigliandosi San Domenico come il Rosario poteva operare effetti strepitosissimi ed ottener grazie singolarissime, gli comparve Maria Vergine e gli disse che non facesse tali meraviglie perché essa non solamente era la padrona e la tesoriera delle grazie, ma di vantaggio aveva lasciato ai suoi devoti il canale a poterle ricevere; e questo canale era il Rosario. Ma per ricevere queste grazie, il Rosario si deve recitare senza distrazione, né colla bocca sola; ma con attenzione e con la considerazione dei misteri. I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (Gv 4, 23). E San Bernardo dice: “La preghiera è del cuore, non delle labbra; Dio infatti non ascolta le parole di chi prega, ma guarda il cuore dell’orante”. Tutti i Sommi Pontefici, e fra questi Sisto V e San Pio V nelle loro Bolle attribuirono alla meditazione dei misteri, non già alla sola pronuncia delle parole, le grazie trionfatrici, che mutavano gli uomini in tutt’altro di quel ch’erano, recitando il Rosario: “Con questo modo di pregare i fedeli incominciarono ad essere accesi da queste meditazioni in modo da essere trasformati subito in altri uomini”. E San Domenico, come narra Luminoso d’Aposo suo coetaneo, inculcava la meditazione dei misteri. La stessa Santa Chiesa nell’orazione della Messa e dell’Ufficio non prega per i suoi fedeli in virtù principalmente delle preci, ma in virtù della considerazione dei misteri: “O Dio, il cui Figlio unigenito con la Sua vita, morte e risurrezione ci ha meritato il Paradiso, ti preghiamo di concederci che, meditando questi misteri del Santo Rosario della Beata Vergine Maria, imitiamo gli esempi in essi contenuti e otteniamo i beni che essi promettono”. La meditazione dei misteri è l’anima del Rosario. Prima di cominciare il Rosario, ciascuno si fermi un po’, entri in se stesso: faccia un atto riflesso di volerlo recitare col pensiero della mente e cogli occhi della fede vedere quel mistero che considera e procuri di cavarne sempre qualche frutto per la riforma dei costumi.

MISTERI GAUDIOSI
Nel primo Mistero Gaudioso si considera come la Vergine Santa fu annunciata dall’Angelo Gabriele, che doveva concepire e partorire il nostro Signore Gesù Cristo. I. L'eccessiva carità del Figlio di Dio, il quale per nostro amore e per la nostra salvezza si fece uomo. Noi dunque dobbiamo amarlo, perché Egli prima ha amato noi. Se conosciamo non averlo amato, dolore, risoluzione e preghiera. II. Appena fattosi uomo il Figlio di Dio, rivolto al suo Eterno Padre, disse: Ecco, io vengo o Dio per fare la tua volontà: io mi ci sottometto con tutto il mio cuore e faccio della vostra volontà una legge indispensabile che mi sono impressa nel cuore, per essere la regola di tutta la mia condotta. Dal primo momento sino alla morte seppe adempiere perfettamente la volontà del Padre. Ecco l’esempio che noi dobbiamo seguire, il principale dovere che dobbiamo adempiere, ecco l’indispensabile nostra obbligazione. Ecco la regola della vera santità, il principio della vera felicità, cioè fare sempre la volontà di Dio. 2 Qual cosa più giusta che l’uomo si assoggetti alla volontà di Dio? Questa ci assicura il Paradiso: chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, entrerà nel Regno dei cieli. Esaminiamoci, se l’abbiamo adempita; altrimenti, pentimento. III. Gesù Cristo nel principio della Sua Incarnazione si protestò ancora di voler impiegare tutt’i momenti della Sua vita per nostro amore e cedere a noi i meriti Suoi infiniti. Dunque dobbiamo almeno spendere tutt’i momenti di nostra vita per Gesù. Esame, confusione. IV. La Vergine Santissima nell’atto di esser sublimata all’altissima dignità di Madre di Dio, profondissimamente si umilia: Ecco la serva di Dio, si faccia di me secondo la tua parola. Qui insegna a noi l’esercizio dell’umiltà per essere esaltati. V. Nel tempo che Maria Santissima stava sola ritirata nella Sua casa in Nazareth, conversando con Dio, riceve da Dio sì gran favore. Impariamo anche noi il segreto di essere da Dio favoriti, amando la solitudine e la conversazione col Signore, ch’è stato solito sempre in tali esercizi compartirli.


Nel secondo Mistero Gaudioso si considera come la Vergine Santa, avendo inteso che Santa Elisabetta era gravida, si partì subito ed andò a visitarla in casa sua e stette con essa tre mesi. I. Appena entrata Maria Santissima nella casa di S. Elisabetta, colmò di grazie e di benedizioni celesti tutta quella famiglia; per mezzo di lei S. Giovanni Battista fu santificato, S. Elisabetta ripiena di Spirito Santo e fu comunicato lo spirito di profezia a S. Zaccaria. Maria Santissima è l’acquedotto universale, per cui passano a noi tutte le grazie. Chi desidera grazie, ricorra a Maria con sicurezza di riceverle. II. Se vogliamo efficacemente ogni grazia per Maria, imitiamola, specialmente in tre virtù, ch’ella c’insegna in questo mistero. Il fervore e la vera devozione cioè di fare prontamente quel che Dio vuole da noi. Partitosi l’Angelo da Lei, nonostante tutte le considerazioni, le quali potevano arrestarla in casa sua, conoscendo esser quello il volere di Dio, si mette in viaggio, corre, vola con una incredibile sollecitudine per vie scoscese e difficili. E noi serviamo Dio in questa maniera? Andiamo subito che chiama? con tutta prontezza dovunque ci chiama? III. L’umiltà. La Vergine Santissima, superiore, visita l’inferiore; mentre S. Elisabetta la loda, Maria destramente rivolge il discorso, indirizzando la gloria alla sua sorgente: L’anima mia, dice, dà al suo Signore la gloria, perché non ha disdegnato di volgere lo sguardo sulla bassezza della sua serva. Impariamo a non ricercare la reputazione degli uomini, a non ricevere le loro lodi, o quando si ricevono, rivolgerle a gloria di Dio. IV. La Carità. La Vergine Santissima, conoscendo che visitando la sua cugina Elisabetta, avrebbe resa lei e la di lei famiglia partecipe della pienezza delle sue grazie, mossa da fervente e forte carità verso il prossimo, non badando né a incomodi, né a patimenti, sollecitamente si mette in viaggio. La carità verso il prossimo è il distintivo dei cristiani; chi ama il prossimo ama Dio ed adempie tutta la legge. V. S. Giovanni Battista saltellò per giubilo nel seno di S. Elisabetta per la presenza di Gesù Cristo che egli conobbe, amò e adorò come suo Signore e Re. E noi non salteremo per allegrezza alla presenza di Gesù Sacramentato?


Nel terzo Mistero Gaudioso si considera come, essendo venuto il tempo di partorire, partorì Maria nella città di Betlemme il nostro Redentore nella mezzanotte fra due animali nel Presepio. I. Anima cristiana, entra col tuo pensiero nella grotta di Betlemme; vedi cogli occhi della fede chi è quel Bambino che giace nella mangiatoia. Egli è il Figlio di Dio che si è fatto uomo affinché l’uomo fosse fatto figlio di Dio; e difatti nel tuo battesimo fosti fatto figlio adottivo di Dio. Ringrazialo e pentiti che per i tuoi peccati tu hai perduto sì gran dignità, e d’ora innanzi mena vita degna di figlio di Dio. II. Il Figlio di Dio discende dal Cielo alla mangiatoia per portare noi al cielo. E tu perché cammini per la via dell’inferno? Che pazzia! Via, su prega quel Bambino che ti porti al cielo. La carità ha tirato il Figlio di Dio in terra per innalzare l’uomo dalla terra al cielo. III. Il Figlio di Dio infinitamente ricco si è fatto povero per arricchire l’uomo dei suoi beni e liberarlo da tutti i mali. E tu buttati ai suoi piedi, cercagli grazie, che certamente te le concederà. IV. La nascita di Gesù Cristo è morte dei vizi e vita delle virtù. Vedi, se v’è in te qualche vizio: prega quel Bambino, che l’uccida, e se manca qualche virtù, pregalo che te la dia. V. Quel Bambino è la delizia del Paradiso; ed egli là patisce il freddo, la puzza, le punture della paglia e va pensando a tutto quello che poteva patire per te fino alla sua morte. Ed il tuo cuore non si sente ancora acceso di amore per lui? Gettati ai suoi piedi: adoralo, ringrazialo, amalo.


Nel quarto Mistero Gaudioso si considera come nel giorno della sua Purificazione la Vergine Santa presentò nostro Signore nelle braccia del vecchio Simeone. I. Gesù Cristo volle essere presentato nel Tempio per pubblicamente presentarsi al suo Eterno Padre; lo fece per la sua liberalità e carità. L’uomo, poi, che per giustizia è obbligato a sacrificarsi a Dio, non lo farà. A chi finora ti sei consacrato? Se al demonio, pentiti e consacrati a Dio. II. Gesù Cristo che offrì un continuo sacrificio di tutta la sua vita, cominciando dalla prima sua infanzia fino alla morte, ci dà esempio di fare un continuo sacrificio della nostra vita. Quanti momenti hai speso in bagattelle, e forse nei vizi? Confonditi, risolvi d’impiegarli tutti sempre a Dio, dicendo spesso: Mio Dio, io sono tutto vostro. III. Gesù Cristo da ch’era Bambino si consacrò al suo Eterno Padre; egli insegna a noi presto a darci tutto a Dio e non differire. Tu che aspetti? che l’ira di Dio ti stermini? Presto, presto, pentiti e datti a Dio davvero! IV. La Vergine Santissima non era obbligata alla legge della Purificazione, ed ella l’osserva. E tu, che sei obbligato ad osservare la legge di Dio, come l’osservi? Confonditi, risolvi. V. La Vergine Santissima non rifiuta comparire disprezzata come se fosse immonda tra le altre donne immonde, quantunque ella era purissima; confonde la nostra superbia, ch’essendo peccatori vogliamo essere stimati santi. Impara una volta l’umiltà. 4 VI. Il santo vecchio Simeone, tenendo in braccia Gesù Bambino, sentì tanta allegrezza, che si contentava morire. E tu perché non senti simile gaudio, tenendo in te Gesù Sacramentato? Segno è questo che non t’accosti ben apparecchiato. Preparati bene e sperimenterai dolcezze di Paradiso. VII. Il santo vecchio Simeone disse: questo Bambino è stato posto per rovina e per risurrezione di molti; attaccati con tutto il cuore a Gesù, che sarà a te di salvezza, e trema di offenderlo, acciò non sia per te occasione di maggior dannazione.


Nel quinto Mistero Gaudioso si considera come Maria Santissima, avendo smarrito il suo Figliuolo e cercatolo per tre giorni, alla fine del terzo giorno lo ritrovò in mezzo ai dottori, che disputava essendo di anni dodici. I. Gesù Cristo per alti suoi fini si nascose da Maria Santissima e S. Giuseppe, e rimase nel tempio di Gerusalemme a disputare coi Dottori. Chi sta in grazia di Dio, tiene in sé Gesù Cristo, il quale mai se ne parte, se prima non si scaccia dall’anima che commette peccato mortale. Dunque, tanto è facile perdere Gesù Cristo, quanto è facile commettere un peccato mortale. Guardati da ogni occasione di peccare. E tu quante volte l’hai discacciato coi tuoi peccati? Vedi che ingratitudine, che pazzia, cercagli perdono, risolvi. II. Chi perde Gesù per il suo peccato, si trova nel più miserabile stato. Siccome Gesù Cristo è il Sommo Bene che rende beato l’uomo, così la perdita di Gesù è il sommo male, che lo rende infelice. Chi tiene Gesù, tiene tutto, e chi perde Gesù, perde tutto. Pensaci bene! III. Maria Santissima trovò Gesù Cristo, ma con sommo dolore: addolorati, ti cercavamo. Se vuoi trovare Gesù, devi avere vero dolore dei tuoi peccati, causa della perdita di Gesù. Prega Maria Santissima, che te lo impetri. Comincia a pentirti in questa posta. IV. Maria Santissima trovò Gesù nel tempio in mezzo ai dottori. Se vuoi trovare Gesù, devi andare nelle chiese ad ascoltare i predicatori e domandare perdono ai confessori. Risolvi. V. Maria Santissima, subito che s’accorse d’aver smarrito il suo dilettissimo Figlio, non perdette tempo, presto l'andò cercando. Così devi fare tu, se conosci aver perduto Gesù nel tuo peccato; presto cercalo, pentiti, risolvi. VI. La Vergine Santissima fu ripiena d’indicibile allegrezza nel trovare il suo amabilissimo Gesù. Quanto felice sarai tu, se troverai il tuo Creatore, il tuo Salvatore! Conta tra i giorni della tua allegrezza e felicità il giorno della tua conversione, in cui troverai Gesù. Fatelo e lo conoscerete. VII. Tre sono le vere feste dell’uomo: 1° il giorno del battesimo; 2° il giorno della buona confessione; 3° il giorno in cui, morendo, l’anima se ne vola al paradiso. Avete fatta la prima nel S. Battesimo; fate la seconda con una buona confessione, troverete Gesù e poi farete la terza trovando Iddio nel cielo. VIII. Non si legge che Maria Santissima, dopo aver trovato suo Figlio, lo perdette di nuovo. E voi, dopo averlo trovato, fate come la sacra sposa: Incontrai l’amato del mio cuore, lo abbracciai e più non lo lasciai. Ho trovato l’amore dell’anima mia, me lo stringerò, né lo lascerò partire (Cn 3,4). IX. Il dolore che Maria Santissima sentì nello smarrimento del suo Figliuolo fu il più atroce, perché non vedeva Gesù. Compatiscila e pregala.
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