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La Chiesa cattolica sopravvive nonostante i suoi cattivi Pastori


di d.Andrew C.SS.R.

"Diffidate dei falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci" (Mt 7,15)

Carissimi amici e lettori,
giungendo agli ultimi giorni del suo ministero, l’Apostolo Paolo pensò al futuro benessere di Timoteo, il suo “caro figlio” nella fede (1Ti 1.2). Gli scrisse riguardo alle cose più importanti della vita e del ministero. Scrivendo al suo giovane discepolo, non si limitò ad elogiare il glorioso Vangelo di Dio e le Scritture di ispirazione divina (3.16-17), ma istruì Timoteo sull’importanza della sana dottrina: “Prendi come modello le sane parole che hai udite da me con la fede e l'amore che si hanno in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi” (1.13-14). Per Paolo, la dottrina era una tra le cose più importanti per il benessere del cristiano e della Chiesa. Una sana, retta dottrina fornisce un modello che, se seguito, promuove la fede e l’amore. Una sana dottrina è un’eredità che dev’essere custodita dalla generazione attuale e trasmessa fedelmente alle generazioni future.

Per chi accetta di aprire gli occhi con franchezza e spirito soprannaturale, può vedere che  la situazione nella Chiesa in generale e il Papato in particolare attraversano da mezzo secolo una terribilmente sconcertante crisi.

Mentre "lo Spirito Santo fu promesso ai successori di Pietro non già perché essi facessero conoscere mediante un'altra rivelazione una nuova dottrina, ma perché con il Suo aiuto custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede" (Vaticano I, Cost. Pastor AEternus), è evidente che i papi dell'immediato post-concilio da Paolo VI a Francesco I, con le sole eccezioni di Benedetto XVI e Giovanni Paolo I, purtroppo hanno fatto uso del loro ruolo non per questo scopo, ma per promuovere al contrario dottrine umaniste e liberali più volte condannate dal magistero dei loro predecessori, e non esitano a portare questa utopia alle sue conseguenze più drammatiche. Così abbiamo visto Giovanni Paolo II baciare il Corano e invocare San Giovanni Battista per proteggere l'Islam, o Papa Francesco celebrare la Pachamama in Vaticano.

Allo stesso modo, i principi morali più fondamentali sono stati minati dal precedente pontificato nelle sue basi, al punto da legittimare la comunione dei divorziati risposati e dei protestanti o da portare quasi al predominio della lobby LGBT+ nel linguaggio ufficiale della Chiesa. Tutto questo avviene solo sulle ceneri della Tradizione cattolica, negata in molti punti, compresa la sua liturgia. 

Questi Membri marci della gerarchia cattolica hanno d'altronde bandito ufficialmente la Tradizione bimillenaria della Chiesa nel momento in cui hanno condannato coloro che, rifiutando questi principi erronei e le loro conseguenze Blasfeme, hanno voluto restare fedeli a quel deposito della fede che i Vescovi uniti al Papa hanno il dovere per propria missione di difendere. 

Di fronte a questi tradimenti romani sono comparse nell'"Orbe terracqueo" gruppi e frange estremiste pittoresche di stampo sedevacantiste  che tanti danni fanno alla Chiesa alla sua unità e male alle anime dei semplici fedeli che abboccano alle loro tesi ingannevoli. Una di queste è quella che un pontefice non può insegnare l'errore e promuoverlo rimanendo papa. Pertanto essi considerano vacante la sede di Pietro alcuni dal 1958, altri dal 1978, altri ancora dalla morte di Benedetto XVI.
Costoro dimenticano volutamente, che Gesù ha scelto Pietro nonostante le sue fragilità, come il suo carattere impulsivo e la successiva negazione di Cristo, proprio perché la sua debolezza lo ha reso un esempio di umiltà e pentimento. La forza di Pietro non era nella sua perfezione, ma nella sua capacità di tornare sempre al Signore dopo ogni errore, permettendo a Gesù di manifestare la sua potenza attraverso la fragilità umana e di fare di Pietro il fondamento della Chiesa.
Se avessimo consigliato noi Gesù sulla scelta dei suoi discepoli, quanto sarebbe stato tutto diverso! Gesù, non dare la cassa a Giuda, che è ladro, non fondare la tua Chiesa su Pietro, che nega sempre tutto… Pietro è come Giuda! Ti ha tradito! Ti ha rinnegato tre volte! Perché non avrebbe dovuto continuare a rinnegarti in seguito come Papa? Il nostro primo Papa ha dato inizio alla Chiesa col piede sbagliato.

Dicono che Dio scrive dritto su righe storte, e con San Pietro apostolo si è dovuto sforzare parecchio: ci sarà stata una riga più storta di lui?

E tuttavia, Gesù, lo ha scelto. E oggi, 267 Papi dopo, continuiamo a chiederci: “Cosa ti ha portato a sceglierlo? Perché Pietro e non Andrea, che è stato il tuo primo discepolo? Perché non Bartolomeo, che era un ‘israelita senza doppiezza’? Perché proprio lui?” Ovviamente non è semplice, ma dobbiamo imparare a vedere con i tuoi occhi, Gesù, e non con i nostri, perché la tua saggezza è stoltezza per chi non guarda come te, ma un tesoro infinito per chi invece lo fa. Pietro era un pescatore della Galilea, non un dottore della legge, né un fariseo o un membro del Sinedrio. Era un semplice pescatore, un lavoratore salariato, che viveva del lavoro delle sue mani.
Ma “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1 Corinzi 1, 27).
(Nel Vangelo l’apostolo Giovanni usa due volte soltanto il verbo schízo, dividere: per descrivere la tunica di Gesù, durante la passione, e la rete di Pietro, dopo la risurrezione. Tutte e due sono indivisibili. La traduzione italiana non lascia vedere l’impiego dello stesso verbo, come invece nel greco: della tunica è detto che era tutta d’un pezzo e quindi i soldati decisero di non dividerla; della rete di Pietro si dice che non si strappò. In ambedue i casi nessuna divisione, nessuna schizofrenia.
La tradizione ha visto nella tunica indivisa di Gesù il simbolo della Chiesa. Le vesti furono divise in quattro parti, scrive Agostino, a indicare che la Chiesa è diffusa ai quattro venti, la tunica non si è stracciata perché la Chiesa cattolica e sparsa nel mondo, rimane sempre una. “Questo mistero dell’unità – scrive san Cipriano – questo vincolo della concordia… viene raffigurato quando nel Vangelo la tunica del Signore Gesù Cristo non viene affatto divisa né stracciata… Non può possedere le vesti di Cristo colui che scinde e strazia la Chiesa di Cristo… Col mistero della tunica e col simbolo di essa, Cristo raffigurò l’unità della Chiesa”. 
La dottrina ha molteplici fini. Una dottrina sana ci protegge dalle grinfie dei falsi insegnamenti , che rischiano di arrestare la crescita spirituale  e di dar vita a disaccordi ecclesiastici ; la dottrina serve l’opera salvifica di Dio sia all’interno che all’esterno della chiesa , ma, soprattutto, promuove la gloria di Dio. La sana dottrina splende come uno dei gloriosi raggi del Vangelo di Dio e, guidando la nostra fede e il nostro amore verso Dio in Cristo, ci rende in grado di camminare nella Sua presenza e di dargli la gloria che merita .
Dio ci ama, e, nella Sua bontà, ci ha concesso il dono della Fede e della sana dottrina, in modo da aiutarci a conoscere sia Lui che il Suo Vangelo, e a camminare in modo a Lui gradito. La dottrina è l’insegnamento della Chiesa che ci è stato rivelata da Gesù Cristo, e trasmesso a noi dagli apostoli e dai suoi legittimi pastori. Concludendo quale atteggiamento pratico dovremmo avere?
La nostra situazione di cristiani e figli della Chiesa in questi tempi di prova potrebbe essere paragonata a quella di un bambino di cui il padre è affetto da una malattia tanto grave tanto misteriosa, e per di più contagiosa.
Nel delirio, questo padre vorrebbe baciare suo figlio e comunicargli la sua malattia. Sarebbe inconcepibile che a causa di questa malattia, anche se contratta volontariamente, questo bambino rinnegasse suo padre. Sarebbe anche vano quanto pericoloso per lui, che non è medico, pretendere di fornire una diagnosi esatta dell'entità della malattia, per imporre i suoi rimedi; lasciamo fare agli specialisti! Da parte sua, si protegga dalle azioni del padre finché permane la sua malattia; suo padre glielo avrebbe ordinato se fosse stato in buona salute, proprio per non farlo ammalare a sua volta. Se ogni paragone può rivelarsi fuorviante ha comunque il vantaggio indicare quale atteggiamento pratico avere in questi tempi in cui nella sede di Pietro ha regnato l'anarchia e la confusione. (Preghiamo lo Spirito Santo affinché con il nuovo pontefice  Leone XIV, Cristo possa nuovamente tornare a regnare nella Chiesa). Fidiamoci di Gesù che ci ha detto: "Che le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16,18).

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