Sacerdoti, parlateci di DIO! Come ne parlavano Gesù, Paolo Apostolo, Benedetto da Norcia, Francesco Saverio, Santa Teresina. Il mondo ha bisogno di Dio!..."DIO Vogliamo". E non se ne parla. Si ha paura a parlare di DIO. Si parla di problemi sociali, del pane. Oggi invece pare che i preti non sappiano fare altro che gli operatori sociali! Sanno fare soltanto concorrenza ai politici, ai sindacalisti, agl'impresari, nel frattempo le chiese sono sempre più vuote ! L'unica cosa che non fanno e non sanno fare è il Prete! E lasciano volentieri questo compito ai laici...Vedere oggi certe suore sportive o ballerine... fa senso! verrebbe da commentare pesantemente! anche perché vedere in televisione certe suore con il velo o senza non attraggono nessuno tanto meno i peccatori che preferiscono le belle ragazze di spettacolo. Dov'è la loro rinuncia al mondo? Dov'è il Vaticano? Sembra proprio che il Vaticano sia occupato a scomunicare chi preferisce conservare la fede cattolica di sempre, il sacerdozio cattolico e l'immutabile dottrina. Eppure Gesù Cristo è lo stesso ieri oggi e sempre se potessero scomunicherebbero pure Lui.
Come le gravissime parole di Mons. Américo Aguiar, responsabile della GMG di Lisbona appena nominato cardinale, che non vuole assolutamente convertire i giovani a Cristo. Che cosa faremo quando le cose peggioreranno? Perché è sicuro che le cose nella Chiesa, salvo un prodigioso intervento divino, peggioreranno. Non c’è possibilità che non lo facciano. La legge dell’accelerazione della gravità sembra valere anche per le istituzioni, e il declino e il deterioramento della fede cattolica promossi durante l’intero pontificato bergogliano hanno accelerato a ritmi proporzionali la sua massa. Credo sia importante considerare la gravità di queste parole, pronunciate da un cardinale appena eletto – cioè uno che gode della piena fiducia del pontefice e che, una volta terminata la Gmg, occuperà sicuramente una posizione importante nella Chiesa – perché, a mio avviso, si tratta di una sorta di apostasia. È una rinuncia esplicita a Cristo come unico salvatore e redentore dell’umanità.Il secondo fatto riguarda il vescovo Víctor Fernández, il quale negli ultimi giorni si è dedicato a documentare la sua ignoranza sui media di tutto il mondo con affermazioni a dir poco imbarazzanti, [da antologia l’intervista che ha rilasciato a Repubblica: per dimostrare che non è un progressista, ha detto: “Tra Hitler e san Francesco, preferisco san Francesco, anche se è del Medioevo”. Esilarante].
A una testata americana, Crux, ha poi dichiarato: “Prendo molto sul serio l’ultima cosa contenuta nella lettera [del papa]: devo assicurare che sia i documenti del dicastero sia quelli degli altri accettino il Magistero recente. Questo è essenziale per la coerenza interna del pensiero della Curia romana. Perché può succedere che si diano risposte a certe questioni teologiche senza accettare ciò che Francesco ha detto di nuovo su quelle questioni. E non si tratta solo di inserire una frase di papa Francesco, ma di lasciare che il pensiero venga trasfigurato dai suoi criteri. Questo vale in particolare per la teologia morale e pastorale”.
Insomma: Tucho, come prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, non condannerà nessuno e dialogherà con tutti gli eretici e le eretiche che appaiono qua e là, ma per tutti i suoi colleghi della Curia romana sarà un severo commissario politico. Nessun dicastero, nessun cardinale potrà sgarrare, perché ogni documento e scritto, prima di essere pubblicato, sarà accuratamente censurato dal commissariato politico piazzato nel palazzo del Sant’Uffizio.Ma c’è un altro dettaglio nell’intervista rilasciata dal neo-prefetto. Egli ritiene che il suo lavoro di commissario politico del leader gloriosamente regnante sarà “particolarmente vero per la teologia morale e pastorale”. Domanda: perché non per la teologia dogmatica? Semplice: perché il dogma, la dottrina, non esistono. Per monsignor Fernández, come per papa Francesco, i dogmi e la dottrina teologica non sono altro che nomi e parole per cui non vale la pena litigare. “Lasciate che i teologi discutano quanto vogliono su queste questioni, ma non fateci perdere tempo”, disse il pontefice nel 2014.Così, quando a ottobre prossimo il sinodo sulla sinodalità emetterà le sue deliberazioni e includerà, come sicuramente farà, la richiesta che la Chiesa conceda un rito liturgico di benedizione alle unioni omosessuali; e quando il cardinale Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, stabilirà che tale benedizione può essere impartita purché non venga confusa con il sacramento del matrimonio (cosa che sicuramente farà, come ha già detto); e quando papa Francesco o il suo successore, nell’esortazione post-sinodale, la autorizzerà in modo esplicito o attraverso una nota a piè di pagina come ha fatto con Amoris laetitia, cosa che molto probabilmente accadrà, noi che cosa faremo?
Sappiamo che cosa hanno fatto un buon numero di anglicani quando è successa la stessa cosa nella loro chiesa qualche decennio fa: hanno chiesto di essere ammessi nella Chiesa cattolica. Ma noi?
Il fatto che la Sede romana abbia apostatato dalla fede è un segno? Il fatto che abbia disertato, che si sia allontanata dalla dottrina insegnata dagli apostoli, è un segno?
E se così è, cosa dobbiamo fare?
Come le gravissime parole di Mons. Américo Aguiar, responsabile della GMG di Lisbona appena nominato cardinale, che non vuole assolutamente convertire i giovani a Cristo. Che cosa faremo quando le cose peggioreranno? Perché è sicuro che le cose nella Chiesa, salvo un prodigioso intervento divino, peggioreranno. Non c’è possibilità che non lo facciano. La legge dell’accelerazione della gravità sembra valere anche per le istituzioni, e il declino e il deterioramento della fede cattolica promossi durante l’intero pontificato bergogliano hanno accelerato a ritmi proporzionali la sua massa. Credo sia importante considerare la gravità di queste parole, pronunciate da un cardinale appena eletto – cioè uno che gode della piena fiducia del pontefice e che, una volta terminata la Gmg, occuperà sicuramente una posizione importante nella Chiesa – perché, a mio avviso, si tratta di una sorta di apostasia. È una rinuncia esplicita a Cristo come unico salvatore e redentore dell’umanità.Il secondo fatto riguarda il vescovo Víctor Fernández, il quale negli ultimi giorni si è dedicato a documentare la sua ignoranza sui media di tutto il mondo con affermazioni a dir poco imbarazzanti, [da antologia l’intervista che ha rilasciato a Repubblica: per dimostrare che non è un progressista, ha detto: “Tra Hitler e san Francesco, preferisco san Francesco, anche se è del Medioevo”. Esilarante].
A una testata americana, Crux, ha poi dichiarato: “Prendo molto sul serio l’ultima cosa contenuta nella lettera [del papa]: devo assicurare che sia i documenti del dicastero sia quelli degli altri accettino il Magistero recente. Questo è essenziale per la coerenza interna del pensiero della Curia romana. Perché può succedere che si diano risposte a certe questioni teologiche senza accettare ciò che Francesco ha detto di nuovo su quelle questioni. E non si tratta solo di inserire una frase di papa Francesco, ma di lasciare che il pensiero venga trasfigurato dai suoi criteri. Questo vale in particolare per la teologia morale e pastorale”.
Insomma: Tucho, come prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, non condannerà nessuno e dialogherà con tutti gli eretici e le eretiche che appaiono qua e là, ma per tutti i suoi colleghi della Curia romana sarà un severo commissario politico. Nessun dicastero, nessun cardinale potrà sgarrare, perché ogni documento e scritto, prima di essere pubblicato, sarà accuratamente censurato dal commissariato politico piazzato nel palazzo del Sant’Uffizio.Ma c’è un altro dettaglio nell’intervista rilasciata dal neo-prefetto. Egli ritiene che il suo lavoro di commissario politico del leader gloriosamente regnante sarà “particolarmente vero per la teologia morale e pastorale”. Domanda: perché non per la teologia dogmatica? Semplice: perché il dogma, la dottrina, non esistono. Per monsignor Fernández, come per papa Francesco, i dogmi e la dottrina teologica non sono altro che nomi e parole per cui non vale la pena litigare. “Lasciate che i teologi discutano quanto vogliono su queste questioni, ma non fateci perdere tempo”, disse il pontefice nel 2014.Così, quando a ottobre prossimo il sinodo sulla sinodalità emetterà le sue deliberazioni e includerà, come sicuramente farà, la richiesta che la Chiesa conceda un rito liturgico di benedizione alle unioni omosessuali; e quando il cardinale Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, stabilirà che tale benedizione può essere impartita purché non venga confusa con il sacramento del matrimonio (cosa che sicuramente farà, come ha già detto); e quando papa Francesco o il suo successore, nell’esortazione post-sinodale, la autorizzerà in modo esplicito o attraverso una nota a piè di pagina come ha fatto con Amoris laetitia, cosa che molto probabilmente accadrà, noi che cosa faremo?
Sappiamo che cosa hanno fatto un buon numero di anglicani quando è successa la stessa cosa nella loro chiesa qualche decennio fa: hanno chiesto di essere ammessi nella Chiesa cattolica. Ma noi?
Il fatto che la Sede romana abbia apostatato dalla fede è un segno? Il fatto che abbia disertato, che si sia allontanata dalla dottrina insegnata dagli apostoli, è un segno?
E se così è, cosa dobbiamo fare?
Commenti
Posta un commento