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LA CHIESA DI PAPA FRANCESCO ACCOGLIE TUTTI ECCETTO ...



"Non ero a mio agio negli anni settanta con queste messe in italiano spiega don Ernesto sacerdote istriano da più di sessanta anni, 
fuggito dalla ex Jugoslavia sotto il regime di Tito, di cui cinquanta trascorsi in una periferia romana a servire i poveri da ogni dove".

Quando la Santa Messa era in latino, il 99 per cento della gente capiva e sapeva molto di quello che stava accadendo sull’altare. Il sacerdote pronunciava gli oremus e moltissima gente, lo seguiva. Oggi nessuno capisce quasi nulla nonostante la lingua e in italiano e il Canone pronunciato o per meglio dire “urlato” e non più sottovoce diventano parole che cadono nel vuoto. Il 14 settembre del 2007 con il motu-proprio del Santo Padre Benedetto XVI, ho sentito la necessità di ritornare a celebrare pubblicamente la Santa Messa nuovamente come la Santa Chiesa ha sempre raccomandato in latino e rispettando questo cambio perché la messa potesse nuovamente ritornare a ricoprire quel giusto posto che gli spetta ed essere chiaro a tutti che la Santa Messa non è una commemorazione ma il vero sacrificio di Cristo sui nostri altari, un vero servizio per la nuova evangelizzazione e sensibilità di molta gente.

Da quel 7 marzo 1965 (data funesta per la liturgia della Chiesa)a oggi la nuova forma della Liturgia in tutte le parrocchie e chiese del mondo, per tutte le Messe seguite con popolo, sono cambiate già moltissime volte con le aggiunte e persino con lo stravolgimento delle preghiere stesse. Un grande avvenimento, che si dovrà ricordare come principio di declino stesso, della vita spirituale di molti consacrati e di molti laici.

Il Concilio di Trento, nella sua XXII sessione, ci insegna che Nostro Signore Gesù Cristo, non volendo mettere fine al Suo Sacerdozio con la Sua Morte, nell’Ultima Cena istituì un Sacrificio visibile destinato ad applicare la virtù salutare della Sua Redenzione ai peccati che noi commettiamo ogni giorno. A questo fine, Egli costituì i Suoi Apostoli Sacerdoti del Nuovo Testamento, loro e i loro successori, istituendo il Sacramento dell’Ordine, che segna con un carattere sacro e indelebile questi sacerdoti della Nuova Alleanza.
Questo Sacrificio visibile si compie sui nostri altari con un’azione sacrificale per mezzo della quale Nostro Signore, realmente presente sotto le specie del pane e del vino, si offre come Vittima a Suo Padre. Ed è con la manducazione di questa Vittima che noi siamo in comunione con la Carne e il Sangue di Nostro Signore, offrendo noi stessi in unione con Lui.

E’ per quest’atto sublime e misterioso che si applicano i benefici della Redenzione a ciascuna delle nostre anime e alle anime del Purgatorio. E questo è espresso mirabilmente nell’offertorio.
La Presenza Reale della Vittima è dunque necessaria ed essa si realizza col cambiamento della sostanza del pane e del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di Nostro Signore. Si deve dunque adorare l’Eucarestia ed avere per Essa un immenso rispetto: da qui la tradizione di riservare ai sacerdoti la cura dell’Eucarestia.
La Messa col solo sacerdote, dove solo lui si comunica, è dunque un atto pubblico, Sacrificio dello stesso valore di ogni Sacrificio della Messa e supremamente utile al sacerdote e a tutte le anime. La Messa privata è quindi molto raccomandata e auspicata dalla Chiesa.

Questi sono i princípi che stanno alla base delle preghiere, dei canti e dei riti che hanno fatto della Messa latina un vero gioiello la cui pietra preziosa è il Canone.
Non si può leggere senza emozione ciò che dice il Concilio di Trento:

«Siccome conviene trattare santamente le cose sante, e questo Sacrificio è il più santo di tutti, perché fosse offerto e ricevuto degnamente e rispettosamente, la Chiesa cattolica ha istituito da innumerevoli secoli il Santo Canone, così privo di ogni errore che non v’è niente in esso che non respiri una santità e una pietà esteriore e che non elevi verso Dio gli spiriti di coloro che l’offrono. Esso infatti è composto dalle stesse parole del Signore, dalle tradizioni degli Apostoli e dalle pie istruzioni dei Santi Pontefici» (Sessione XXII, capitolo 4).

Con la riforma del Vaticano II troviamo il declino, abbandono dell’abito religioso ed ecclesiastico, numerosi matrimoni graditi alla Santa Sede, equivalenti all’assenza di ogni carattere distintivo fra il sacerdote e il laico; questo egualitarismo si manifesterà nell’attribuzione di funzioni liturgiche finora riservate ai sacerdoti;
soppressione degli Ordini minori e del suddiaconato, diaconato per i coniugati, che contribuiscono alla concezione puramente amministrativa del sacerdote e alla negazione del carattere sacerdotale; l’ordinazione è orientata verso il servizio alla comunità e non più al Sacrificio, il solo che giustifichi la concezione cattolica del Sacerdozio;
preti operai, sindacalisti o in cerca di un impiego remunerato dallo Stato, che contribuiscono anch’essi a fare sparire ogni distinzione; ci si spinge anche al di là del protestantesimo .
Non si può che rimanere stupefatti nel constatare che la nuova riforma ha applicato le stesse modifiche e che in verità i testi moderni a disposizione dei fedeli non parlano più di Sacrificio ma di Liturgia della Parola, di racconto della Cena e della condivisione del pane o dell’Eucarestia.
L’articolo VII dell’istruzione che introduce il nuovo rito era significativa di una mentalità già protestante. La correzione apportata in seguito non è per niente soddisfacente.
La soppressione della pietra d’altare, l’introduzione della tavola rivestita da una sola tovaglia, il prete girato verso il popolo, l’ostia che rimane sempre sulla patena e non sul corporale, l’autorizzazione di usare pane ordinario, i vasi fatti di materie diverse, perfino le meno nobili, e ben altri dettagli, contribuiscono ad inculcare in coloro che assistono le nozioni protestanti che sono essenzialmente e gravemente opposte alla dottrina cattolica. Niente è più necessario alla sopravvivenza della Chiesa del Santo Sacrificio della Messa; metterla nell’ombra oggi dal nuovo motu-propio di papa Francesco Traditionis Custodes equivale a scuotere le fondamenta della Chiesa, dividendo ancora di più la comunità cristiana e quanti ne hanno fatto ritorno dopo la pubblicazione del motu-propio di Benedetto XVI . Tutta la vita cristiana, religiosa, sacerdotale è fondata sulla Croce, sul Santo Sacrificio della Croce rinnovato sull’altare.
La Chiesa cattolica sta attraversando una crisi straordinaria.
.Non possiamo obbedire e seguire queste riforme. Dove sono i buoni frutti di queste riforme? Me lo chiedo veramente! La riforma liturgica, la riforma dei seminari. La riforma delle congregazioni religiose. Che fine hanno fatto tante congregazioni? Tutte sparite…! Non ci sono più novizi, non ci sono più vocazioni…!
Non ci sono più vocazioni perché non sanno più cos’è un prete.
Noi chiediamo al pontefice e ai vescovi a gran voce, dobbiamo rimanere nella Tradizione. Solo la Tradizione ci dà veramente la grazia, ci dà veramente la continuità nella Chiesa. Se noi abbandoniamo la Tradizione
Contribuiamo alla demolizione della Chiesa.
La Chiesa governata oggi dal pontefice venuto dalla fine del mondo sta vivendo una crisi senza precedenti. Durante la crisi epidemica essa ha rinunciato deliberatamente al suo ruolo di Madre e Maestra ( nel clima dell'emergenza sono state sospese le cerimonie religiose ) e alla dimensione collettiva, che è parte integrante ed irrinunciabile del cattolicesimo. L'immagine del Papa che impartisce la sua benedizione pasquale in una piazza San Pietro priva di fedeli, è, in questo senso, emblematica. Oggi come nel passato, la Chiesa potrà uscire rafforzata dalle grandi calamità, e tutto grazie alla giovinezza e alla bellezza che non svanisce mai della Messa tridentina che produce linfa vitale alla Chiesa intera.


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