l 27 gennaio è assurto a giorno della memoria “politicamente corretta”, in cui una comunità ha ottenuto di diventare l’emblema incontestabile della sofferenza, come se la persecuzione subita da questo popolo prima della metà del secolo scorso sia un “unicum” che si eleva al di sopra delle tragedie di tutti gli altri popoli. Questo è profondamente ingiusto e discriminatorio: il “genio criminale” del genere umano ha lasciato ben altre tracce nella storia. In primo luogo, il genocidio dei nativi d’America, un grande popolo guerriero e cacciatore che fu sistematicamente sterminato da chi aveva invaso le sue terre. Questo olocausto viene taciuto, dimenticato, persino ridotto nelle proporzioni visto che si parla di “soltanto” 1 milione di amerindiani sterminati (i vincitori, si sa, scrivono e falsificano la storia).
ACCOGLIENTI. Le fonti più attendibili attestano che prima dell’arrivo degli europei circa 8 milioni di indiani occupavano l’America del Nord. Nel 1692, non restavano già più di 4 milioni e mezzo d’indigeni. Oggi gli indiani sopravvissuti sono meno di 50mila. All’arrivo dei primi coloni gli indiani fecero l’errore di mostrarsi piuttosto accoglienti (la storia non insegna nulla, neppure ai padani…). Quando gli immigrati furono abbastanza numerosi, cominciarono a premere sui territori dei nativi americani per strappar loro la terra.
PIANIFICAZIONE. E' il via ad un genocidio mostruoso, costellato di continue stragi e massacri di villaggi, operato con una pianificazione scientifica: affamare gli indiani, facendo tabula rasa delle mandrie di bisonti, e spingerli nelle zone più invivibili per farli morire di stenti e malattie continuando, al tempo stesso, ad attaccarli. Inzia così l’epoca delle riserve, che ben presto diventano autentici campi di sterminio, aree incolte, malsane e povere di mezzi di sostentamento.
SOLUZIONE FINALE.Migliaia di indiani, poi, vengono spostati da una riserva all’altra, apparentemente senza motivo: marce forzate su tragitti lunghissimi, in realtà studiate apposta per decimare la popolazione. Nelle riserve, veniva attuata la soluzione finale: impossibilitati a procurarsi il cibo con la caccia, come loro costume, gli indiani sono costretti a nutrirsi con alimenti avariati che non possono più essere venduti sul mercato dei coloni.
LAGER. La funzione della camere a gas, qui, viene svolta dalle coperte: agli indiani vengono fornite coperture infettate coi microbi del vaiolo e della tubercolosi e queste malattie, nel giro di pochi anni, completano lo sterminio. Il ricorso all'uso del vaiolo appare già in un rapporto al generale Amherst, datato 13 luglio 1763, in cui il colonnello Henry Bouquet relaziona al suo superiore circa l’uso di coperte infettate da malati per contagiare gli indiani. Questa tecnica è poi stata usata con gran successo nelle riserve, per affrettare la risoluzione della “questione indiana”. Dai lager, presto ridotti a grandi lebbrosari, si poteva uscire solo morti: ogni rivolta, ogni tentativo di fuga venne repressa con inaudita ferocia. Così scomparve il popolo delle grandi praterie, vittima dell’immigrazione e, oggi, dei nostri vuoti di memoria.
LA STRAGE DI SAND CREEK
Nel 1851 gli Stati Uniti ed i rappresentanti delle tribù dei Sioux, Cheyenne, Arapaho, Crow, Shoshone ed altre, firmarono un importante trattato. Neltrattato di Fort Laramie il governo degli stati Uniti riconosceva agli indiani il possesso delle regioni delle Grandi Pianure (la gran parte dei territori abitati dagli indiani) "fintanto che l' acqua scorri e le aquile volino". Inoltre gli indiani permettevano il passaggio dei coloni lungo la pista dell' Oregon in cambio il governo prometteva una sovvenzione annua di 50.000 dollari per 50 anni. Gli indiani avrebbero anche permesso che alcune strade e dei forti venissero costruiti nei loro territori.
Più tardi il congresso unilateralmente tagliò gli stanziamenti a dieci anni e comunque diverse tribù non ricevettero mai le forniture promesse come pagamento.
Ma tra il 1850 ed il 1860 le Montagne rocciose del Kansas e del Colorado furono meta di una corsa all' oro che portò un' ondata di coloni ad insediarsi tra le montagne e le circostanti colline. L' immigrazione improvvisa generò scontri con le tribù Cheyenne e Arapaho che vivevano nell' area ed infine sfociò nel 1964 nella guerra del Colorado. Il governatore del territorio (non ancora stato) del Colorado decise di mettere a capo della milizia locale il colonnello John Chivington, al fine di liberarsi definitivamente del problema degli indiani.
Chivington cavalcò il malcontento della gente contro i governanti e contro coloro che sostenevano le necessità della pace con i Cheyenne. Nell'agosto 1864 a Denver dichiarò pubblicamente che "i Cheyenne dovranno essere completamente rinchiusi o eliminati prima che se ne stiano calmi. Io dico che se uno di loro viene catturato nelle vostre vicinanze, la cosa migliore da fare è ucciderlo." Un mese più tardi, espresse il suo parere sulla possibilità di fare un trattato con i pellerossa: "Semplicemente non è possibile per gli indiani obbedire o anche solo comprendere qualunque trattato; io sono assolutamente convinto che la sola strada che abbiamo per avere la pace in Colorado sia di ucciderli tutti."
"I want you to kill and scalp all, little and big... nits make lice". (Voglio che li uccidiate e li scalpate tutti , adulti e bambini ... le uova fanno i pidocchi). Questo era l' applaudito slogan di Chivington e la frasedivenne il motto del suo reggimento.
Alcuni mesi più tardi, Chivington mantenne la sua promessa di sterminio. Nelle prime ore del mattino del 29 novembre 1864, guidò un reggimento di "Volontari del Colorado" versò la riserva Cheyenne di Sand Creek dove era accampata la tribù capeggiata di Black Kettle (Pentola Nera) un capo Cheyenne ben noto per la sua condotta pacifica. Gli ufficiali dell' esercito federale avevano promesso a Pentola Nera che non avrebbe avuto noie se si fosse ritirato nella riserva: cosa che il capo indiano aveva fatto. Inoltre sulla capanna di Pentola Nera era bene in mostra la bandiera americana ed una bandiera bianca.
Ciononostante, Chivington ordinò l' attacco sul tranquillo villaggio inerme. La maggior parte dei guerrieri si trovava diversi chilometri a est a cacciare il bisonte per i bisogni dell'accampamento. Dopo alcune ore di combattimento i "Colorado volunteers" avevano perduto soli nove uomini mentre circa 200 Cheyenne, la maggior parte dei quali donne e bambini, erano stati massacrati. Dopo la carneficina i volontari del Colorado scalparono i corpi e operarono mutilazioni sugli organi sessuali che poi esposero come trofei al loro trionfale ritorno in Denver.
Robert Bent, impiegato alla riserva, fu testimone dell' attacco che così descrisse:
"...(vidi) sventolare la bandiera americana e udii Pentola Nera che diceva agli indiani di stare intorno alla bandiera e lì si accalcarono disordinatamente: uomini, donne e bambini. Questo accadde quando eravamo a meno dì 50 metri dagli indiani. Vidi anche sventolare una bandiera bianca. Queste bandiere erano in una posizione così in vista che essi devono averle viste. Quando le truppe spararono, gli indiani scapparono, alcuni uomini corsero nelle loro tende, forse a prendere le armi... Penso che vi fossero seicento indiani in tutto. Ritengo che vi fossero trentacinque guerrieri e alcuni vecchi, circa sessanta in tutto... il resto degli uomini era lontano dal campo, a caccia... Dopo l'inizio della sparatoria i guerrieri misero insieme le donne e i bambini e li circondarono per proteggerli. Vidi cinque squaws nascoste dietro un cumulo di sabbia. Quando le truppe avanzarono verso di loro, scapparono fuori e mostrarono le loro persone perché i soldati capissero che erano squaws e chiesero pietà, ma i soldati le fucilarono tutte. Vidi una squaw a terra con un gamba colpita da un proiettile; un soldato le si avvicinò con la sciabola sguainata; quando la donna alzò un braccio per proteggersi, egli la colpì, spezzandoglielo; la squaw si rotolò per terra e quando alzò l'altro braccio, il soldato la colpì nuovamente e le spezzò anche quello. Poi la abbandonò senza ucciderla. Sembrava una carneficina indiscriminata di uomini, donne e bambini. Vi erano circa trenta o quaranta squaws che si erano messe al riparo in un anfratto; mandarono fuori una bambina di sei anni con una bandiera bianca attaccata a un bastoncino; riuscì a fare solo pochi passi e cadde fulminata da una fucilata. Tutte le squaws rifugiatesi in quell'anfratto furono poi uccise, come anche quattro o cinque indiani che si trovavano fuori. Le squaws non opposero resistenza. Tutti i morti che vidi erano scotennati. Scorsi una squaw sventrata con un feto, credo, accanto. Il capitano Soule mi confermò la cosa. Vidi il corpo di Antilope Bianca privo degli organi sessuali e udii un soldato dire che voleva farne una borsa per il tabacco. Vidi un squaws i cui organi genitali erano stati tagliati... Vidi una bambina di circa cinque anni che si era nascosta nella sabbia; due soldati la scoprirono, estrassero le pistole e le spararono e poi la tirarono fuori dalla sabbia trascinandola per un braccio. Vidi un certo numero di neonati uccisi con le loro madri. "
Uno dei capitani, Silas Soule, rifiutò di obbedire all' ordine di Chivington di attaccare il pacifico accampamento di Sand Creek ed ordinò ai suoi uomini di trattenere il fuoco
Qualche tempo più tardi anche a causa delle rivelazioni di Soule, Chivington fu sottoposto a processo per la strage: non solo Soule, ma anche gli impiegati bianchi che lavoravano alla riserva di Sand Creek e che, impotenti, avevano assistito al massacro, testimoniarono contro Chivington. Il processo riguardò sia le efferateze commesse sia il fatto che era stato attaccato proprio un accampamento di indiani notoriamente non ostili e che anzi si erano portati in quella zona proprio in ossequio agli ordini del governo.
Ovviamente Chivington fu condannato ed altrettanto ovviamente immediatamente amministiato e dichiarato non punibile.
Il capitano Soule fu più tardi assassinato da un soldato che era stato sotto il comando di Chivington a Sand Creek.
Il capo Pentola Nera e diverse centinaia di indiani sfuggirono al massacro e riuscirono a raggiungere i guerrieri della tribù che erano a decine di chilometri di distanza sul sentiero di caccia. Pentola Nera venne ucciso quattro anni dopo dal generale Custer
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