In Tua Justitia Libera me Domine

Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

lunedì 18 novembre 2024

La vocazione sacerdotale




Carissimi amici e lettori,

«Una vocazione non è il risultato di una chiamata miracolosa o straordinaria, ma la fioritura di un’anima cristiana, che si stringe al suo Creatore e Salvatore Gesù Cristo con un amore esclusivo e condivide la Sua sete di salvare anime».

Nell!ottobre 1983 mons. Lefebvre, in una Lettera, scrive queste parole, mettendo in evidenza la finalità di una vocazione sacerdotale ovvero l’intima unione a Dio per la Sua gloria e per la salvezza delle anime a lui affidate. Il sacerdote è un dono straordinario che Nostro Signore ha fatto all’umanità. Se non avessimo sacerdoti, non avremmo la santa comunione, non potremmo comunicarci con Nostro Signore Gesù Cristo, non potremmo ricevere la grazia dello Spirito Santo tramite i sacramenti. Così, il sacerdote è il canale attraverso il quale dal Cielo scendono le grazie di Nostro Signore Gesù Cristo per santificarci. Non c’è sacerdote che non abbia ricevuto direttamente da Dio il seme della vocazione; quel seme prezioso e sublime che però va custodito, protetto, curato con tutte le proprie forze e con il soccorso della Sua grazia. «Questa scelta del tutto particolare di Nostro Signore è un grande mistero. Nelle pagine del Vangelo che riguardano la vocazione degli apostoli è detto chiaramente: Nostro Signore “chiamò quelli che volle” (Mc 3,13) e scelse i dodici. Allo stesso modo, Nostro Signore oggi chiama i futuri sacerdoti. San Paolo afferma che quelli che sono chiamati non si scelgono da se stessi. “Nessuno riceve questo onore da se stesso, ma vi ci è chiamato” (Eb 5,4). I seminaristi sono chiamati ed è questa chiamata che fa la loro vocazione. Non è tanto un loro desiderio personale. Il loro desiderio personale è come una conseguenza della chiamata di Dio. Possono ripercorrere nella memoria la storia della loro vocazione per rendersi conto che è Dio che li ha chiamati segretamente.“Non siete voi ad avermi scelto, dice Nostro Signore, ma sono Io che ho scelto voi” (Gv 15,16). Egli ci ha scelti e tuttavia, miei carissimi amici, qualche volta non abbiamo forse l’impressione di esserci scelti da noi? Di aver deciso noi stessi della nostra propria vocazione ed aver detto: Io voglio essere sacerdote ed io scelgo il sacerdozio? Che illusione! Sarebbe come disconoscere l’onnipotenza di Dio, che ci guida molto più di quanto noi guidiamo noi stessi. Nostro Signore ci ha portati fino al seminario e ci ha scelti per questa vocazione sacerdotale. Così, noi siamo proprio scelti e mandati nel mondo da Lui. Questa per noi è una consolazione. In effetti, di fronte a questa vocazione che supera tutto ciò che può immaginare una creatura umana, noi, essendo stati scelti da Dio, siamo sicuri di essere sostenuti dalla sua mano nella nostra attività e nella nostra santificazione sacerdotale. Questo è un grande sostegno per il sacerdote. Il giorno della tonsura, i seminaristi ufficializzano la chiamata di Dio con quella della Chiesa. Perciò quel giorno sono chiamati dal vescovo e rispondono: “Sono presente”. Sì, voglio darmi a Dio, voglio legarmi a Nostro Signore Gesù Cristo, voglio servirLo. Queste parole assomigliano un po’ a quelle dette dalla santissima Vergine stessa quando l’angelo le ha proposto di diventare la Madre di Dio. Lei ha pronunciato il suo Fiat. Il giorno della tonsura, i seminaristi pronunciano anche loro il proprio Fiat. La Chiesa allora li nomina e li consacra come membri della gerarchia. Ormai non sono più laici, ma chierici, “ministri di Nostro Signore Gesù Cristo, dispensatori dei misteri di Dio” (1 Cor 4,1). Che vocazione meravigliosa! Che vocazione sublime! La vocazione consiste essenzialmente nella chiamata della Chiesa che conferma il desiderio e le disposizioni necessari per collaborare all’opera della Redenzione voluta e compiuta da Nostro Signore per rendere gloria a Dio e salvare le anime. Il primo segno della chiamata di Dio è questo desiderio di offrire la propria vita, di metterla a disposizione di Nostro Signore per aiutarLo, in qualsiasi modo, a completare l’opera della Redenzione, se esistano per altro le disposizioni dello spirito, del cuore e del corpo. Ma è la Chiesa, mediante i vescovi ed i superiori, che giudicherà l’autenticità di questa chiamata, che da interiore deve diventare effettiva e pubblica. Il futuro sacerdote si dice: un giorno, sarò inviato alle anime per convertirle, per dare loro quella luce di cui hanno bisogno, per condurle alla vita eterna. Che gioia partecipare alla missione di Nostro Signore Gesù Cristo, alla missione sacerdotale! C’è qualcosa di più bello quaggiù? Non c’è nulla di simile alla missione sacerdotale. Rallegratevene, ringraziate Dio. La vostra vocazione è bella, miei cari amici, siatele attaccati, approfonditela, che per voi sia una vita e non solo una semplice adesione intellettuale, non solo una ricerca di conoscenze, ma una trasformazione delle vostre anime nella persona di Nostro Signore Gesù Cristo, nella Santissima Trinità.» (Mgr. Lefebvre, Santità e Sacerdozio, Edizioni Piane). È con questa profonda consapevolezza che Monsignor Lefebvre ebbe quel santo desiderio di vegliare alla buona formazione dei sacerdoti in un periodo particolare, quello postconciliare, in cui si trova la Chiesa fondando la Fraternità Sacerdotale San Pio X con i suoi buoni seminari ovvero quei “giardini” dove gli aspiranti al sacerdozio possano coltivare e far germogliare il seme della propria vocazione, diventando dei santi sacerdoti ben coscienti della propria identità e missione nella Chiesa che Nostro Signore Gesù Cristo a loro affidato per il bene delle anime.

venerdì 15 novembre 2024

ULTIMA ORA: Il Vaticano approva il rito Maya con danza rituale, censori donne e guida laica delle parti della messa



 ( LifeSiteNews )

CITTÀ DEL VATICANO
Il Vaticano ha approvato il rito Maya della messa, che prevede danze rituali, donne che sostituiscono il sacerdote nell'incensazione dell'altare e la guida laica di alcune preghiere nella liturgia.

L'annuncio è arrivato tramite il cardinale Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito della diocesi di San Cristobal de Las Casas in Messico e uno dei principali promotori di questo nuovo rito .Il tanto atteso rito Maya della Messa sarà implementato in alcune parti del Messico e contiene una serie di elementi tratti dalla cultura pagana indigena. Una bozza del rito vista in precedenza da LifeSite evidenzia la teologia pagana che sostiene le azioni.Scrivendo nella sua rubrica settimanale del 13 novembre, Arizmendi ha rivelato con gioia che il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del Vaticano ha “con l'autorità del Papa, l'8 novembre di quest'anno, concesso la tanto attesa recognitio di alcuni adattamenti liturgici per la celebrazione della Santa Messa nei gruppi etnici Tseltal, Tsotsil, Ch'ol, Tojolabal e Zoque della diocesi di San Cristóbal de Las Casas”.

Arizmendi è stato in precedenza in contatto con la dott. ssa Maike Hickson di LifeSite, fornendole dettagli sulla bozza proposta del rito quando è stata valutata dal Vaticano. Successivamente, ha confermato a questo corrispondente alcune volte la sua costernazione per il fatto che il Dicastero ci stesse mettendo così tanto ad approvare il rito.

L'approvazione del Vaticano è "il riconoscimento ufficiale della Chiesa con cui questi adattamenti vengono approvati come validi e legittimi", ha scritto nella sua rubrica.

«Sono la liturgia della Chiesa, e non solo usi e costumi visti con sospetto», ha detto in difesa del nuovo rito della Messa del Novus Ordo . {Enfasi originale}

Arizmendi ha tenuto a sottolineare l'importanza di questo sviluppo, poiché si tratta in effetti solo del secondo rito di questo tipo approvato dopo il Concilio Vaticano II, l'altro è il rito dello Zaire in Africa.

Facendo eco a Papa Francesco sull'argomento, Arizmendi ha affermato che tali riti "sono una forma di incarnazione della fede in espressioni che sono molto specifiche per queste culture. Non li abbiamo inventati noi, ma abbiamo adottato ciò che vivono e che è in accordo con il rito romano".

mercoledì 13 novembre 2024

Il vescovo Mons.Strickland critica il Sinodo sulla sinodalità: "La respingo", "non è cattolica"



Il vescovo texano Joseph Strickland ha rivolto un duro rimprovero al Sinodo sulla sinodalità, invitando i cattolici a opporsi a coloro che seguono le orme di Giuda Iscariota. Lo riporta LifeSiteNews.

«Ci sono minacce all’orizzonte. Questo Sinodo sulla sinodalità, lo respingo, perché non è cattolico. Molte voci hanno già detto che questa non è la Chiesa cattolica», ha osservato Sua Eccellenza durante la copertura della notte elettorale di LifeSite martedì sera.

«Siamo in un momento in cui Giuda Iscariota sta alzando la sua brutta testa».

Esortando i cattolici degli Stati Uniti a «essere forti e gioiosi nella verità», il vescovo Stickland ha inoltre detto al conduttore della trasmissione e fondatore di LifeSiteNews John-Henry Westen che questo è un «momento critico in questa nazione e … nella Chiesa universale» poiché ci sono «minacce a quell’universalità che provengono tristemente da Roma stessa, dal Vaticano».«Siamo in territorio pericoloso per questa nazione, ma più importante, e più criticamente, credo, per la fede cattolica», ha continuato il vescovco emerito di Tyler, Texas. «La fede cattolica, la Chiesa cattolica, non crollerà. Cristo ha promesso che prevarrà contro le porte dell’inferno fino alla fine dei tempi».Tuttavia, «se si tratta di opporsi a un sacerdote o vescovo o qualcuno del Vaticano che sta proclamando un falso messaggio, dobbiamo essere discepoli di Gesù Cristo abbastanza forti da dire, “No. Viviamo la verità che è Cristo. Lui è la verità incarnata”».

Monsignor Strickland ha mantenuto un profilo pubblico attivo da quando è stato rimosso da papa Francesco dal suo incarico di vescovo di Tyler, Texas, per il suo sostegno, tra le altre cose, alla Santa Messa in rito tradizionale. Negli scorsi mesi il vescovo texano ha rilasciato dichiarazioni ricordando le presunte parole della Madonna di Fatima circa l’esistenza di «un’apostasia che inizierebbe al vertice» della Chiesa. Il prelato statunitense ha altresì parlato dei messaggi apocalittici della Madonna di Akita.

Mons.Strickland ha anche sostenuto che Giuda Iscariota vorrebbe «una fratellanza globale di uomini», ma che un tale «regno sulla terra» era «contrario a ciò che Gesù Cristo aveva proclamato».
«Abbiamo l’opportunità di combattere l’oscurità, il male e i falsi messaggi che stanno persino influenzando e infettando la chiesa», ha spiegato. «Dobbiamo essere forti. Dobbiamo essere chiari. Dobbiamo parlare e non permettere a nessuno in carica o su un pulpito di dire qualcosa che non è fedele a Cristo e lasciar perdere».
Mons.Strickland ha inoltre invitato i cattolici a pregare davanti a Cristo nel Santissimo Sacramento e a «smettere di scendere a compromessi» con coloro che seminano errori e a «proclamare chiaramente qual è la verità perché troppi sono illusi».

martedì 12 novembre 2024

Il Papa come Papa non può cadere in eresia formale, mentre può favorire l’eresia e cadere in eresia materiale




“Ci sono papi che Dio li dona, ci sono papi che Dio li tollera e ci sono papi che Dio li infligge.”


Carissimi amici e lettori,
è la più chiara, serena e ponderata puntualizzazione dello “status quaestionis”.


(del professor Gnerre)

Dunque, non tutti i papi sono uguali; ma non solo: ci possono essere dei papi che non rientrano nel disegno di Dio, ma la cui elezione è permessa da Dio o per castigo oppure per provare la fede dei cattolici.

Detto questo, chiediamoci: ci sono stati dei papi eretici o accusati di eresia nel corso della storia? La risposta è affermativa. Il Papa può essere accusato di eresia quando insegna qualcosa che è palesemente contro le verità di fede, e cioè contro i dogmi.Un caso celebre è quello di papa Onorio (625-640), il quale fu anatemizzato, per aver favorito l’eresia monotelita, da due successori, sant’Agatone (678-681) e da san Leone II (682-684), in occasione del Terzo Concilio di Costantinopoli del 681,tale dottrina fu dichiarata eretica.
Inoltre si presenterebbe un problema non facile: chi ha autorità sul Papa? Nessuno.
Neanche un concilio ecumenico perché un concilio è ecumenico solo se è il Papa a convocarlo.
In ogni caso il Papa da solo ha potere anche sul concilio ecumenico, perché questo è tale solo se è lui che lo convoca e se lo presiede sia attraverso se stesso sia attraverso un legato.
Infine le conclusioni di un Concilio valgono solo se il Papa le approva.

Dal XII al XVI secolo i teologi hanno comunemente ritenuto che il Papa potesse cadere nell’eresia.

Nel XII secolo Graziano (1075/80 – 1145/47) nel suo Decreto dice che il Papa non può essere giudicato da nessuno, salvo nel caso in cui si allontanasse dalla fede. Dunque, questa possibilità dell’allontanamento dalla fede era da lui contemplata.Oggi in certi ambienti pseudo-tradizionalisti circola lo spinoso dibattito sull' "una cum": se la Messa in comunione con Francesco  sia valida.
La comunione con il Papa, per quanto sia doverosa e santa, non riguarda la validità della Messa.
Per la sua validità è sufficiente che vengano proferite le parole essenziali della consacrazione: “Questo è il mio corpo”, “Questo è il calice del mio sangue”.
Per questo sono valide le Messe celebrate dagli ortodossi, pur non essendo in comunione con il Papa, che in alcuni patriarcati viene considerato come l’anticristo.
Neanche il Papa o un Concilio hanno affermato che per la validità della Messa sia necessario essere in comunione con il Papa.
Chi sostiene il contrario è nessuno, vale a dire uno che sotto il profilo teologico non conta niente e che per questa affermazione è eretico o quasi.
Sono cinque le tesi più importanti riguardanti la questione del “papa eretico”.

lunedì 11 novembre 2024

La Comunione dei Santi

di A.di J.
Carissimi amici e lettori,

uno dei dogmi più consolanti della nostra Fede è senza dubbio quello della Comunione dei Santi, che noi professiamo esplicitamente nel Credo colle parole: Credo nella Comunione dei santi. San Paolo lo illustra molto bene col paragone del corpo e delle membra: « Multi - scrive nella sua lettera ai Romani, capo XII, versetto 5 - unum corpus sumus in Christo, singuli autem alter alterius membra: Molti come siamo, noi formiamo un sol corpo in Cristo, e, pei rapporti reciproci, siamo membri gli uni degli altri». Bellissima imagine di una realtà ancor più splendida.La santa Chiesa cattolica comprende infatti non solo tutti i cristiani validamente battezzati che le sono fedeli nel corso della vita terrena, ma anche quelli che hanno già raggiunto la patria beata in Paradiso e quelli che stanno ancora espiando la loro pena in Purgatorio. Per questo la si distingue in Chiesa militante, Chiesa trionfante, e Chiesa purgante. Ma, grazie al vincolo della carità, cioè dell'amor di Dio, e della comune vita soprannaturale, pur essendo tanti, noi formiamo un solo corpo, un corpo mistico ma reale, di cui Nostro Signore Gesù Cristo è il capo e noi siamo le membra. E, come nel corpo umano ogni membro gode della vitalità di tutto l'organismo e coopera, per parte sua, al benessere del resto: così noi godiamo, ciascuno per conto nostro, del bene di tutto il corpo mistico, e cooperiamo, ciascuno per conto nostro, al bene di tutti gli altri membri. Sicchè ogni atto buono dei singoli fedeli giova a tutta quanta la Chiesa, ridonda a gloria di Dio e a beneficio di tutti i cristiani, eccetto i dannati.

Questa verità dovrebbe infervorarci a moltiplicare il più possibile le nostre opere buone, per concorrere al bene comune di tutta la Chiesa, che è la gloria di Dio e la partecipazione dei fedeli alla vita ed alla felicità divina, come appare analizzando anche solo schematicamente i rapporti che corrono, per la comunione dei Santi, tra la Chiesa militante, la Chiesa purgante e la Chiesa trionfante. Per questo sublime mistero: 1) tutti i membri della Chiesa godono della divina assistenza della SS. Trinità e della persona di Cristo in particolare, nonchè degli ineffabili doni divini di grazia e di gloria; 2) tutti i membri della Chiesa a loro volta offrono alla SS. Trinità, ed alla persona di Cristo in particolare, lodi, ringraziamenti e preghiere; 3) i Santi e gli Angeli del Cielo intercedono per i fedeli della terra e per le anime del Purgatorio; 4) i fedeli della terra rivolgono preghiere ai Santi ed agli Angeli del Cielo e fanno suffragi - offerta di preghiere, opere soddisfattorie, indulgenze -per le anime del Purgatorio; 5) le anime del Purgatorio pregano per i fedeli della terra. Così trionfa nella Chiesa quella carità che è vincolo di perfezione e che tende a sublimar tutti nella gloria con Dio per l'eternità. Se ne escludono volontariamente soltanto i peccatori ostinati che vanno alla perdizione. Ringraziamo pertanto Iddio di averci fatti cristiani e procuriamo di essere figli devoti della santa Chiesa. Animiamoci al massimo fervore nel rendere il culto dovuto a Dio, a N. S. Gesù Cristo, alla Beata Vergine, agli Angeli ed ai Santi; e siamo generosi nel far suffragi per le anime del Purgatorio. Le ricordiamo in modo particolare in questo mese di novembre che si apre colla festa dei Santi e continua colla pietosa memoria dei morti.

La Chiesa ci invita a prodigare la nostra carità a tutti i fedeli defunti; ma se ci sono anime che in questi tempi meritano più copiosi suffragi sono le anime dei nostri cari sacerdoti dei religiosi, dei lavoratori, delle vittime delle guerre .

La risurrezione dei corpi.

Mentre nei cuori è un'anelito di pace e per l'aria con fremiti di vittoria, attestiamo la nostra gratitudine a quanti per l'una e per l'altra han dato o danno la vita. Noi sappiamo, e ce lo ripete la Chiesa nella Messa dei defunti, che la morte non toglie ai fedeli la vita; la muta soltanto: Tuis enim fidelibus, Domine, vita mutatur non tollitur. E se ci raccapriccia lo scempio di tanti poveri corpi umani, straziati, dispersi, polverizzati o volatilizzati dai moderni ordigni di distruzione, ravviviamo la nostra fede: anch'essi, nonostante le mille trasformazioni della materia, saranno un giorno risuscitati dall'onnipotenza del Creatore in tutta la perfezione della loro costituzione organica, a somiglianza del corpo glorioso di Cristo risorto, per quell'eternità beata per cui vennero creati ed informati di un'anima spirituale ed immortale. È il gran mistero confermato dalla rivelazione di Nostro Signore che disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche dopo morte vivrà, e chi vive e crede in me non morirà in eterno (Vang. di S. Giov., XI, 25). È il gran mistero ampiamente illustrato dall'Apostolo S. Paolo nelle sue lettere e sintetizzato nella prima ai Corinti con queste testuali parole: « Fratelli, ecco io vi rivelo un mistero: risorgeremo veramente tutti, ma non tutti saremo cambiati. In un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; poichè suonerà la tromba ed i morti risusciteranno incorrotti, e noi saremo trasformati. Poichè bisogna che questo corpo corruttibile rivesta l'incorruttibilità, e che questo corpo mortale rivesta l'immortalità. E quando questo corpo mortale si sarà rivestito dell'immortalità, allora si avvererà la parola che è scritta: " La morte è stata assorbita nella vittoria" ». (1 Cor. XV).

Sarà il trionfo completo di Cristo su tutti gli uomini e su tutte le cose, sulle vicende del tempo e perfino sulla morte, per l'eternità.

Verità ben consolante! Iddio, che nel piano meraviglioso della creazione ha fuso nell'uomo lo spirito e la materia e ne ha fatto l'anello di congiunzione tra il mondo materiale e il mondo spirituale, ci ha predestinati alla immortalità ed alla vita eterna in corpo ed anima. Sicchè l'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi è certa per tutti. Varierà però lo stato, la forma di vita nell'eternità, secondochè morremo cristianamente o no: in grazia o in disgrazia di Dio. Perché il Signore ci lascia l'uso completo della nostra libertà. Soccorrendoci di tutte le grazie di cui abbiamo bisogno, ci lascia sempre arbitri della scelta della nostra felicità od infelicità eterna.

Tremenda realtà che, mentre ci fa consci della responsabilità che assumiamo colla nostra condotta di fronte al giudizio divino e ci fa comprendere la necessità del Purgatorio per purificarci di ogni neo di colpa e farci degni della beatitudine eterna, deve spronarci ad esser larghi di suffragi per le povere anime che vi scontano la loro pena in attesa del Cielo. E deve pur preoccuparci di vivere e morire in grazia di Dio per sfuggire noi stessi l'eterna condanna richiesta dal peccato mortale, e ridurre al minimo la pena del Purgatorio richiesta dal peccato veniale deliberato e dalla commutazione della pena eterna dopo il perdono dei peccati mortali.

L'atto di contrizione perfetta.

Per questo, vorremmo raccomandare, a conclusione dei salutari richiami, l'abitudine di far bene e sovente l'atto di contrizione perfetta.

L'atto di contrizione, o di dolore perfetto, è un gran segreto di fronte alle sorprese della morte: poichè, quando dovessimo morire senza possibilità di confessarci, supplisce alla stessa confessione. E perchè sia perfetto basta che il motivo del nostro dolore sia unicamente quello di aver offeso la bontà e l'amore infinito di Dio. che è giunto fino alla passione e morte di Nostro Signor Gesù Cristo. È ciò che noi esprimiamo colle prime parole dell'Atto di dolore del piccolo Catechismo: Mio Dio, mi pento con tutto il cuore dei miei peccati e li odio e detesto come offesa della vostra maestà infinita, cagione della morte del vostro divin Figliuolo Gesù.

Ma la sua essenza sta nella disposizione del cuore; sicché, quand'anche non potessimo pronunciare questa formula, basta un palpito sincero del nostro cuore che si penta dei peccati perchè sono offesa di Dio, bontà e misericordia e amore infinito, per dare al nostro dolore la perfezione richiesta. Giova fare quest'atto, il più fervorosamente possibile, ogni sera prima d'andare a riposo, in tutti i pericoli, ed ogniqualvolta ci capita di commettere un peccato mortale e non abbiamo subito la comodità di confessarci; perchè sebbene, in quest'ultimo caso, non sopravvenendo la morte, ci resti l'obbligo di confessarcene al più presto, ci disponiamo almeno col cuore alla misericordia divina. Sia quindi questo il frutto pratico del ricordo del dogma della Comunione dei Santi, della festa di Ognissanti e del Mese dei morti. Offriamo spesso il Santo sacrificio della messa per nostri morti,assicuriamoci che abbiano suffragi per l'eterna felicità nel cielo.

domenica 10 novembre 2024

"La blasfemia di Sorrentino"



Carissimi amici e lettori, offriamo alla vostra attenzione questo scritto del professore Martino Mora sul film di Paolo Sorrentino esso è un grave e dolorosissimo oltraggio che ha inferto ai credenti con il suo film Parthenope. E lo porrà nella storia per avere attaccato la “sua Napoli” una ulteriore etichetta negativa, del tutto gratuita e ingiusta su quanto di più caro hanno i partenopei: il rispetto e la devozione per san Gennaro, patrono della città.
A.diJ.


di Martino Mora

SORRENTINO 
Il grande capitale finanzia artistoidi corrotti e malvagi per coprire di sterco l’immaginario collettivo dei popoli, conducendoli a sicura rovina.
Apprendo che nel suo ultimo film, Parthenope, il noto cinenasta Paolo Sorrentino mette in scena un rapporto sessuale tra il l’arcivescovo di Napoli, rappresentato come fisicamente disgustoso, e la giovane e bella protagonista, che si concede solo per il gusto della trasgressione sacrilega, dopo che il prelato l’ha vestita con le reliquie di San Gennaro. Consumato il rapporto sessuale, avviene sullo schermo il miracolo della liquefazione del sangue del santo.
Leggo anche che la prima parte del film (che vorrebbe essere un omaggio alla città di Napoli, evidentemente del tipo grottesco della scultura a forma di fallo appena installata) è dedicata al desiderio incestuoso di Raimondo Di Sangro, il fratello della protagonista -il riferimento all'omonimo noto massone ed occultista settecentesco non è evidentemente casuale - che non potendo possedere fisicamente la sorella si toglie la vita.
In questa decadente e morbosa atmosfera, non manca la scena dell’aborto che la ricca e viziata, anzi viziosa Parthenope (è anche il nome della protagonista) si autoprocura dopo essersi concessa, sempre per gusto della trasgressione, a un noto boss della camorra. Leggendo le recensioni nel film non mancherebbero neppure i rapporti saffici e il sesso di gruppo.
E' evidentemente il tipo di emancipazione femminile che il sistema orgiastico-mercantile desidera imporre a tutti popoli, iraniani e mondo islamico compresi.
Se penso che un personaggio come Sorrentino era diventato popolare presso cattolici estetizzanti tradizionali per una sua serie televisiva pseudocattolica, mi viene da piangere.
Che dire del film? E’ l’ennesimo disgustoso prodotto del sistema orgiastico-mercantile. Come le mostre di Marina Abramovich o gli attuali romanzetti pluripremiati o, scendendo ancora di livello, gli orribili testi dei rapper e trapper.
Tutto ciò che é laidume, squallore, desolazione, vizio, bruttura è oggi finanziato dai mecenati del capitalismo dell’intrattenimento per corrompere l’immaginario collettivo dei popoli. E’ il mecenatismo della dissoluzione.
Non a caso i Sorrentino, i Guadagnino e tutti gli italici protagonisti del cinema più nichilista e decadente sono popolarissimi a Hollywood.
Non si potrà sconfiggere questa oligarchia nichilista, ormai vicina al satanismo vero e proprio (il gusto ostentato per il sacrilegio parla da solo), di cui i tanti Sorrentino sono solo gli estetizzanti lacchè. senza mettere in discussione il sistema orgiastico-mercantile e quindi il capitalismo assoluto totalitario, che svilisce lo spirito in nome del denaro e del consumo.
E ancora prima senza una autentica conversione spirituale che ripristini sopra questa fogna maleodorante il primato assoluto del Vero, del Bene e del Bello.
P:S. Il produttore del film è Lorenzo Mieli, figlio del noto giornalista miliardario Paolo Mieli. La cosa non mi stupisce affatto.
I commenti contenenti linguaggio sgradito, insulti , con contenuti a sfondo razzista , sessista ed intolleranti saranno cestinati dall'amministratore del blog che si riserva il diritto di scegliere quali commenti possono essere pubblicati.

Questo sito internet è un blog personale e non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001


Realizzazione siti web - www.webrex2000.com