Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

sabato 18 febbraio 2023

E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE MA LIBERACI DAL MALE

 

(di E.R)

È la più conosciuta e diffusa delle preghiere cristiane, quella che, secondo il Vangelo di Luca (11,1), fu insegnata da Gesù stesso ai suoi discepoli che gli chiedevano come dovessero pregare.

Nella preghiera del "Padre nostro" Dio che ci induce in tentazione «non è una buona traduzione», afferma infatti papa Francesco, correggendo il testo che da 2000 anni è stato recitato a suo dire in modo errato.

Tentazione. Una parola non più di moda nella geografia dell'anima; una parola sempre più di moda nella pubblicità. E capovolta, ad indicare qualcosa di positivo, di allietante, di necessario.

Eppure se il peccato non esiste, tutto è indifferente. Se il peccato non esiste l'anima stessa, più che un enigma,è un delitto. Se tutto equivale, niente vale.

"Non ci indurre in tentazione". Queste parole sembrano quasi dare l'impressione che Dio sia implicato in qualche maniera nella tentazione, che sia Lui a preparare il trabocchetto. Ma "Dio non tenta nessuno, Dio non induce al male".

La prima riflessione è su questo verbo "indurre" che significa "entrare", "restare dentro". Questo verbo lo possiamo capire solo con il confronto di tutto il linguaggio biblico. Gesù al momento della grande tentazione usa lo stesso verbo: "Vegliate e pregate per non entrare, per non restare dentro la tentazione" (Lc. 22,40).

Entrare nella tentazione è essere complici con il male. Fa che non siamo conniventi, che aderiamo al male, fa che non entriamo nella logica della tentazione.

"Non farci entrare" è una formula al negativo che equivale al positivo: "fa che non entriamo".

E' qui sottinteso un passaggio di soggetti. Da Dio a noi.

Che cos'è la tentazione biblica? Non è solo la seduzione del male, ma è la prova, il test, la verifica della fedeltà. Questa verifica è norma per i credenti; è stata norma anche per Gesù Cristo; questa verifica si chiama tentazione.

Gesù ci invita a pregare non per essere esentati dalla prova, ma per non entrare e non restare dentro. "Indurre" è un verbo di moto che contiene la conclusione di un cammino. Il suo contrario è andare oltre. Fa che non restiamo dentro, avvinghiati alla tentazione, aderendo alla sua logica, ma aiutaci ad attraversarla.

Le tentazioni non si evitano, si attraversano. Le passioni non si spengono, si attraversano. Infatti lo Spirito che doveva proteggere Gesù dal male lo porta, invece, verso il deserto, verso la tentazione. E così inizia ogni storia personale: con la lotta e la tentazione nel profondo di se stessi. In principio c'è la tentazione.

Perché l'uomo sceglie il male? Da dove viene questo dramma del preferire le tenebre? Il male viene dall'uomo che aspira a mettersi al posto di Dio e dal suo incontro con quel personaggio misterioso che prende il volto della seduzioni culturali delle varie epoche.

Quel serpente che all'origine prova l'uomo con la tentazione assoluta: "Diventerete come Dio". Vi è dato un giardino, ma "Vi è stato negato proprio il meglio da Dio stesso, che è geloso di voi". Ed Eva ci crede. Ecco il peccato assoluto: crede a un Dio che toglie, non più a un Dio che dona.

Ed Eva si sente figlia di una sottrazione, non più di una addizione. Dio è visto come colui che ruba possibilità di vita, di piacere, di gioia, di potere: un Dio rivale dell'uomo, un idolo crudele, non più un Padre.


Le tre tentazioni comprendono il senso e il possibile errore di tutte le mie relazioni: la relazione con me stesso (il pane e le pietre); la relazione con gli altri (il potere su tutti i regni); la relazione con Dio (il miracolo del volo sulle mani degli angeli). Verso me stesso: la tentazione di essere solo corpo, di trasformare tutto ciò che tocco in denaro, in cose, in beni; vivere per il corpo e per i soldi. L'uomo che più mi muove a pietà è colui che trasforma i suoi sogni in oro e argento.

Verso gli altri: la tentazione di poter fare del mondo il regno della competizione con gli altri, anziché il regno dell'amicizia; la tentazione di fare della forza l'energia storica dominante, di fondare il futuro sui troni anziché sul servizio.

Verso Dio: "Buttati, ti salverà!" La tentazione di non cercare Dio il Padre, ma Dio il guaritore, Dio il distributore di grazie, Dio il facitore di miracoli, Colui che fa della storia umana una cronaca di spettacolari interventi d'altri, anziché di fedeli, tenaci, perseveranti progressioni. Io avanzo, l'umanità avanza, non per i miracoli di Dio, ma con il miracolo delle mie forze e dei miei amori. Queste sono le tentazioni dell'uomo di sempre, di me che non sono ancora e mai il Cristo, ma sono questa infinita possibilità. La grande tentazione, o prova, o apostasia della mostra epoca non è l'ateismo. Il ribelle cerca Dio a modo suo. Di fronte al dolore del mondo c'è un ateismo compassionevole che ripete, a modo suo: "Eli, Eli, lemà sabactàni".

"La grande apostasia è il sentirsi guariti dalla malattia di Dio, guariti dall'interrogativo, alleggeriti del mistero, senza più angoscia né stupore. E poi la parodia del desiderio di assoluto sepolto nell'uomo, che si esprime nelle droghe, nell'occultismo, nelle magie, nel revival dell'irrazionale. Siamo impegnati in questo combattimento, anche i più umili tra di noi, che rattoppano incessantemente il tessuto della vita, costantemente lacerato da colui che la Scrittura chiama Il Signore della morte".

Gesù ci trasmette anche il metodo per vincere le tentazioni.

Prima di tutto bisogna capire cos'è la tentazione. Essa è sempre una scelta tra due amori. E' il confronto con i tuoi angeli e i tuoi demoni; ma i demoni sono seducenti, son sirene fascinose; il male appare più interessante del bene, la tentazione è piacevole perché ti invita a non trascenderti, a essere ciò che sei, a non sforzarti, a non sognare.

La tentazione è una scelta tra due amori, tra due valori. Per questo Gesù nel confronto con il male adotta una tecnica particolare: questa strategia vincente consiste nella citazione di una frase biblica, che significa la proposta di un valore, di un ideale, di un amore. La tentazione è il conflitto tra due valori, e la seduzione del valore apparente o limitato proposto da Satana. Gesù contrappone la seduzione dell'ideale di Dio. La citazione biblica è e significa la riscoperta dell'ideale e si oppone alla tentazione sfidandola proprio nel suo campo: "Dì che diventi pane" (se c'è un valore inequivocabile è quello del pane), e Gesù risponde: "Non di solo pane vive l'uomo" (c'è un valore ancora più alto, ancora più vitale del pane).

Anche noi in ogni tentazione, in ogni comportamento che oscilla tra valori diversi, dobbiamo agire allo stesso modo: dobbiamo ridirci il Vangelo. La tentazione è l'occasione per rievangelizzarci. Questo solo è il modo vincente per attraversare la tentazione.

Il metodo di Gesù,il metodo degli antichi monaci del deserto - esperti lottatori - era proprio questo: non tanto il tener duro, il dire di no, l'arroccarsi, non tanto il fidarsi della forza di volontà, ma piuttosto il rievangelizzare se stessi, che significa ridirsi gli ideali, risentire il fascino di gesti e parole di Cristo, lasciarsi sedurre da cose per cui vale la pena vivere e vale la pena morire.

La tentazione è uno scontro tra due sistemi di valori. Sant'Antonio abate il grande, padre di tutti i monaci, diceva: "chiunque non subirà la tentazione non potrà entrare nel Regno dei cieli". Sopprimete la tentazione e più nessuno si salverà. Antonio attraversava la tentazione contrapponendo le parole della Sacra Scrittura. Le tentazioni non si sopprimono, si attraversano. Se le spegni non sei diventato un santo, ma un eunuco.

Ci sono solo due alternative: o non entrare ma questo è impossibile all'uomo; ancor più impossibile al cristiano; sarebbe come eliminare la possibilità di scelta e di opzione, la fine della libertà, la fine delle beatitudini, di una storia che sia sacra; o attraversare riscoprendo le parole del Vangelo ancora accese, ancora incandescenti, come i discepoli di Emmaus: "Non ci bruciava forse il cuore alle sue parole?" (Lc. 24,32).

Noi spesso pensiamo che la nostra vita spirituale sia migliorata quando diminuiscono le tentazioni, quando un desiderio non si fa più sentire. Questo non è assolutamente vero.

Le tentazioni bisogna attraversarle. E questo significa scontrarsi a viso aperto;significa domandare alla seduzione: "quale valore mi proponi, quale idea di uomo, quale progetto di vita, che mondo esce dai tuoi ideali?" I grandi uomini dello spirito le guardano, le analizzano, non le eludono; domandano loro il perché, lo scopo, l'obiettivo. E poi ad esse contrappongono il valore evangelico. E scelgono tra due amori tra due seduzioni. E allora la forza è in Dio, non in me. Mi appello alla forza degli ideali, alla capacità di presa. Non contano tanto le mie forze, ma la forza del suo Vangelo. "Quando sono debole è allora che sono forte"(2 Cor. 12,10), perché uso la forza di Dio, la sua capacità di sedurre ancora.

Sopprimete la Tentazione e più nessuno si salverà, perché nessuno agirà per fede e per i valori." E tutto ciò che non viene da fede è peccato" (Rm. 14,22-23). Tutto ciò che fai per interesse, per pigrizia, per stanchezza o per farti vedere, tutto ciò che fai senza convinzione è peccato.

Sopprimete la tentazione e nessuno saprà più scegliere e non saremo più liberi. La tentazione è l'occasione per evangelizzare nuovamente me stesso, ci obbliga a riaprire e a riaccendere le parole di Cristo. In questo senso la tentazione può essere un ripetuto evento pasquale . Se non sei tentato non solo non sei salvo, ma non sei neppure vivo.

San Giacomo nella sua lettera ci sconcerta dicendo "Considerate perfetta letizia quando subite ogni sorta di tentazioni" (Gc 1,2),quasi a dire E' bello essere tentati e ancora Beato l'uomo che attraversa la tentazione. San Giacomo, uomo concreto, associa l'idea di perfetta letizia e di beatitudine alla tentazione attraversata, alla libertà accesa dalla tentazione.

Allora la nostra preghiera si conclude con "Non indurci in tentazione" che significa "entrare", "restare dentro" "MA liberaci dal male" che non è l'invocazione di coloro che sono passivi ma è il grido che dice : Liberaci dalla seduzione del male , dal divisore,dallo spirito decaduto, ricomponici nell'unità, insegnaci il tuo Vangelo.

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