Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938]
Maria in Betania.
Dal momento della resurrezione di Lazaro l'ostilità dei nemici di Gesù era giunta al parossismo: in un'adunanza del Sinedrio si era deliberato, relatore Caifas sommo sacerdote di quell'ultimo anno del sacerdozio levitico, che Gesù fosse messo a morte, perché questa morte pareva necessaria per la salute pubblica. Si era dato il bando perché chiunque sapesse dove egli si era nascosto, lo denunziasse all'autorità, e fosse arrestato. Gesù che aveva le ore contate, ma contate da lui stesso, credette opportuno ritirarsi nella borgatella detta Efraim, al di là del Giordano, accanto al deserto. Quando credette giunto il tempo riprese il viaggio alla volta di Gerusalemme, senza nulla temere: passò per Gerico, venne a Betania, dove era morto Lazaro che egli aveva risuscitato. Mancavano sei giorni alla Pasqua, era quindi il Sabato precedente quella che noi chiamiamo la Domenica delle Palme.
Sappiamo che in questo viaggio accompagnavano Gesù Maria Salome, e le principali sue compagne, perciò si può supporre che non ci mancasse la Madre di Gesù, che in quei giorni di trepidazione soffriva più che mai per la nera congiura che sapeva stringersi intorno a lui. Immaginiamo quindi, senza tema di sbagliare, che Maria era con alcune sue compagne, gli Apostoli e Gesù in Betania quel Sabato sera. Fu a tutti questi illustri e graditissimi ospiti apprestata una cena nel cenacolo di un certo Simone soprannominato il Lebbroso. Marta era la faccendiera, Lazaro uno dei commensali, Maria loro sorella presa una libra di unguento di nardo genuino e prezioso, ne unse i piedi di Gesù, e spezzato il vasello che lo conteneva ne sparse in tanta copia, che crede necessario astergerlo con le sue treccie. Segno di grande amore, riverenza ed infinita riconoscenza all'ospite divino che le aveva risuscitato il fratello. La Vergine osservava tutto, ed in cuor suo benediceva quella devota Maria che mostrava tanto amore al suo Gesù.
Ma ecco motivi di turbamento ed indicibile affanno. «Disse uno dei discepoli di Gesù, Giuda l'Iscariote, che stava per tradirlo: Perché questo unguento non è stato venduto? Se ne sarebbero ricavati trecento danari da darsi ai poveri». Diceva questo non perché gli'importasse dei poveri, ma perché ladro com'era e custode della borsa, faceva la cresta di quel che ci si metteva. Disse adunque Gesù: «Lasciatela stare, che ha prevenuto il prossimo giorno della mia sepoltura. I poveri li avete sempre con voi; me non mi avete sempre. Con questa unzione ella mi ha imbalsamato per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque sarà predicato il Vangelo, si narrerà questa sua pietosa azione in memoria di lei».
Maria ascoltava queste parole, e se le scolpiva in cuore. Tutto sembrava pura gioia, effusione di delicatissimo amore, di riconoscenza, allegrezza intima e tranquilla, ed ecco il traditore interessato, ecco la morte, l'imbalsamazione, la sepoltura di colui al quale tutti i commensali professavano una gratitudine, un amore senza limiti. Eppure quanta mestizia, quanta trepidazione si provava al fondo di ogni dolce cosa! Maria specialmente era vigilante sulla sua specula di dolore, e quel convito non era per lei, che un risveglio di più alla sua tristezza acerbissima. Ai motivi di pena accumulati sin qui nel suo cuore ferito, si aggiungeva ora la raccapricciante vista del traditore. Anche questa pena pungentissima e straziante dovrà soffrire il mio Figlio!... Essere tradito da un discepolo, per rifarsi di pochi soldi schifosí!... Essere tradito dopo aver fatto tanto bene al traditore, dopo averlo tanto amato!... E quella unzione uscita da un cuore amante e riconoscente, è dunque una imbalsamazione per la sepoltura del Figlio mio, ormai imminente!...
Quale strazio al vostro cuore, o Madre tenerissima, chi può comprendere l'acerbità del vostro dolore?! Ma il dolore per le sofferenze del Figlio vostro è la mirra che condisce tutti gli atti della vostra santissima vita. Perché anch'io non condisco tutte le mie occupazioni tristi e liete con questa mirra, che è aroma grato a tutte le anime grandi? Impetratemene voi la grazia.
Il ricordo della passione di Gesù Cristo non mi abbandonerà mai, specialmente nelle azioni piacevoli e distrattine della mia vita.
ESEMPIO. San Paolo della Croce, amantissimo di Gesù Appassionato e di Maria Addolorata, aveva ricevuto dal Signore un dono singolare di persuasiva, nel promuovere che di continuo faceva della devozione che gl'imbalsamava l'animo. Dirigeva il Santo nelle vie della pietà persone d'ogni ceto, e per tutte aveva sentimenti e massime adatte alla loro condizione sociale. Tra le altre dirigeva egli una nobile ed agiata signora, che gli si mostrava docilissima nel seguirne i consigli. A costei, che lo aveva consultato in proposito, scrive: «Si adorni pure di un filo di perle quando deve comparire in società, ma nel mettersele indosso pensi a Gesù che ebbe una corona di spine, ed una fune al collo. Questo sentimento deve avere ogni Cristiano, quantunque alcune volte l'urbanità voglia, che si vesta secondo l'esigenze del suo stato.
PREGHIERA. O Gesù, resurrezione e vita di tutti coloro che vi credono e vi amano, a voi solo sono dovuti tutti gli ossequi e tutta la gratitudine dell'umanità. Ed io con tutto l'animo offro a voi ogni cosa mia e tutto me stesso, e desidero di riuscirvi gradito in ogni cosa: vivo o morto mi sento vostro, che siete morto per me. Quanto sarei disgraziato ed infelice, se vi tradissi come Giuda!
Non voglio nemmeno pensarci! Deh per riguardo a Maria vostra Madre, alla quale mi deste per figlio, non permettete mai che mi abbia a separare da voi. Glorificatevi pure in me sia per la vita che per la morte, poichè la vita mia siete voi, e voi la mercede della mia morte. Amen.
OSSEQUIO. Nel godere i leciti e doverosi vantaggi della vita, penserò sempre ai patimenti di Gesù ed ai dolori di Maria, per non invanire nella prosperità.
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