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MESE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.


 Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938

38. La notte angosciosa.

Mentre Maria ed alcune sue compagne si intrattenevano con la famiglia loro ospite nel piano inferiore del Cenacolo, tutti più o meno assorti nel pensiero di ciò che avveniva nel piano superiore, ed in ascolto di ciò che poteva udirsi, dei sublimi discorsi che vi teneva Gesù, ecco un rumore di mobili smossi, si sentono, i passi dei convitati che si muovono levatisi da mensa: dopo poco eccoli a fila scendere cautamente per la scala esterna ed allontanarsi. Il giovinetto figlio dei proprietari, non sì può più frenare, invano i genitori tentano di trattenerlo, che egli si disvincola e fugge per unirsi alla comitiva di Gesù.
La raggiunge, che già sta per uscire di città verso la villa sua, il Getsemani, vi entra con Gesù e con gli Apostoli, e gode di udire le parole del Maestro, e spiare gli atti di tutti. Quando si crede più sicuro, ecco una turba tumultuante con faci, bastoni e spade, sicché deve correre a nascondersi. La curiosità prevale per un momento alla paura, vuol vedere, vuol udire quel che accade e si dice. Ma ecco che alcuni sgherri gli si avvicinano, lo prendono per il baracano che si era gettato sopra la tunica, sicché non gli rimane che fuggire lasciando il baracano nelle mani di quelli che volevano prenderlo. Così in camicia corre a casa che gli si vedeva lo spavento in volto. I genitori cercano di consolarlo e di farlo riavere, ma la Vergine che era con loro, dopo aver consolato ed accarezzato il giovinetto Marco, vuol sentire da lui tutto ciò che ha udito e veduto riguardante il suo Gesù.
Il giovinetto con profonda commozione dovette raccontare a Maria tutto ciò che più tardi scriverà nel suo Vangelo, che in questo tratto ha una visibile impronta personale.
Arrivano all'orto del Getsemani, e dice ai suoi discepoli: Statevi qui finché io faccia la mia preghiera. E prende seco Pietro, Giacomo e Giovanni, e cominciò a mostrare paura e tedio, e disse loro: È triste l'anima mia fino a sentirsi morire: aspettate qui, e vegliate. Ed inoltratosi un poco, si prostrava a terra, e pregava, che se fosse possibile passasse da lui quell'ora, e diceva: Abba, Padre, tutto tu puoi, allontana da me questo calice; ma non ciò ch'io voglio, bensì quello che vuoi tu! E viene, e li trova addormentati: e dice a Pietro: Simone, dormi? Non avesti forza per un'ora di vegliare! Vegliate e pregate, per non cedere alla tentazione. Segue il racconto di un'altra preghiera, un altro ritorno ai discepoli dormigliosi, poi quasi interrompendosi, passa a quel che più gli era restato impresso. Giuda, la turba, le cautele del traditore; il bacio del tradimento, lo zelo intempestivo di Pietro, le proteste della Vittima, la fuga dei discepoli, l'arresto di Gesù, il tentativo di catturare anche lui.
Considera quale impressione dovette fare nel cuore della Madre amantissima questo tragico racconto. Dire che piangeva sospirando e mostrava di soffrire terribilmente è poco. Bisognerebbe intendere l'orrore che provava del perfido tradimento, la compassione per i discepoli che avevano trascurato di pregare, le agonie del Figlio suo che si ripercuotevano con altrettanto dolore nel cuore della Madre.
Così mentre Gesù pregava intensamente, combatteva per rivendicarci alla libertà dei figli di Dio, e nell'angoscia sudava vivo sangue; anche Maria soffrendo indicibile cordoglio passava quella notte angosciosa in fervida preghiera, unita con l'affetto a Gesù agonizzante.
Impara dalla Verigne Addolorata a stare sempre unito a Gesù penante, vegliare con lui in continua preghiera, soffrire tutto ciò che sarà necessario per salvare l'anima tua. Non ti fidare della prontezza momentanea del tuo spirito; che troppo facilmente cede alle pretese della carne ribelle. Armato di pazienza corri al combattimento che ti si para innanzi, non torcendo mai lo sguardo dall'Autore della nostra fede Gesù. Ricorri all'intercessione della Regina dei Martiri!
Nei momenti più tristi e contrariati della vita insisterò con più fervore nella preghiera di avere forza da resistere alla tentazione.

ESEMPIO. San Filippo Benizi, fulgida gloria e quinto Generale dell'Ordine dei Servi di Maria, che ha per iscopo della sua esistenza quella di promuovere la devozione a Maria Addolorata, deve essere citato ad esempio di quelle grandi anime che nella solitudine, nell'orazione, nella meditazione delle pene di Gesù Cristo, trovano il segreto per vincere tutte le avversità, rendersi cristianamente superiori alle vicende della vita che passa, disprezzare la prosperità, non temere l'avversa fortuna. La sua vita intessuta di grandi gesta, è quella di un eroe di santità. Accetta il priorato solo per sugerimento di Maria: scongiura la sua elezione a Papa; soffre e combatte per assicurar la vita al suo Ordine minacciato. Donde teneva tanta magnanimità? Lo dice l'erma grotta a fianco della vetta del Senario, ove si ritirava spesso a vita aspra per la penitenza; ma dolcissima per la contemplazione delle pene di Gesù e di Maria.

PREGHIERA. O Gesù agonizzante nell'orto per amor mio, e madido di sanguigno sudore per lottare a mio vantaggio contro il potere delle tenebre, oh quanto mi sento commosso al pensiero della immensa vostra carità per me! Infondetemi, ve ne prego, un poco di quel generoso sentimento della Madre vostra, che vi era accanto in ispirito in quell'ora tremenda! Fate che come questa eroica Madre, anch'io mi trasformi tutto in voi, e vigilando e pregando accanto a voi, fortifichi l'inferma natura mia, con la virtù del vostro Spirito, che solo può condurmi a salute. Così sia.

OSSEQUIO. Prima d'intraprendere qualche azione d'importanza, implorate sempre il divino aiuto con l'orazione.

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