[ Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938]
45. Incontro.
In quel doloroso viaggio al Calvario, che molto appropriatamente si nominò «La via Crucis», vi fu un incontro fra Gesù e Maria ad un certo punto del cammino. Sia che si supponga Maria con le sue compagne uscite di città prima che ne uscisse il corteo dei condannati; sia che la medesima per qualche viottola scorciatoia venisse a trovarsi nella via per la quale doveva passare il suo Gesù, la tradizione può benissimo sostenersi, tanto più che fin da tempi lontani si conserva nel luogo di questo incontro una devota cappella dedicata a S. Maria dello Spasimo, volendosi con questa parola impropria esprimere lo schianto doloroso del cuore di Maria nel vedere da vicino il Figlio suo così trascinato al Calvario, secondo una pia tradizione, malconcio, ansimante, sudato, l'ultimo supplizio.
Del resto tutto ci persuade troppo vero questo incontro, ma chi può immaginar quanto soffrissero l'uno per l'altra quei due cuori di Figlio e di Madre in questa occasione? Quante cose si dicessero pur col solo sguardo, quali parole riuscissero ad indirizzare l'uno all'altra?
Si videro madri, che andate incontro a figli in mano della giustizia, tramutati di prigione in prigione, caddero svenute, ed anche morte, dopo aver versate tutte le loro lacrime, non appena li videro ammanettati scortati dalla forza, senza riuscire nemmeno a dir loro: Addio, figlio mio! Che sarà stato di Maria nell'incontrare Gesù scortato e sospinto dalla forza pubblica, carico del suo supplizio, che andava alla morte, che avrebbe subìto fra pochi minuti? Una pietà sincera sì, ma troppo inferiore al sentimento della Vergine, immaginò che ella svenisse dallo spasimo, donde il nome dato alla cappella ivi elevata. Però chi pensi che Maria non ebbe alcuna delle piaghe lasciate in noi dal peccato originale, e che era la Donna forte per eccellenza, non creda che ella spasimasse, e molto meno svenisse, ma che soffrì tutto quel più di dolore, che le persone che possono svenire non soffrono più, perché lo svenimento priva della consapevolezza di sé, e di ogni senso di dolore. Maria invece non isviene no, ma soffre con piena consapevolezza tutta l'atrocità di quel dolore indescrivibile a parole umane!
Considera il fatto e le circostanze. Il Figlio unigenito della Vergine è nel tratto più penoso della sua Via crucis!... Ansante, oppresso, madido di sudore, schernito e vilipeso, esausto di forze e d'ogni vigore, e va alla morte! La Madre lo incontra, l'osserva, gli tende le braccia per porgergli soccorso, ma non può far nulla: è guardata, lo guarda: la pena dell'uno s'immedesima con la pena dell'altra. Oh Figlio mio! O Mamma mia! Heu Mater, heu Filii dolor! Abramo col cuore sanguinante sale il monte fatale accanto alla vittima inconsapevole, l'unigenito diletto Isacco... Babbo, ecco qua legna, fuoco, coltello, ma dov'è la vittima? Al padre scoppia il cuore nel petto, e basta l'animo per rispondere soltanto: Dio ci penserà, figlio mio! Ecco la situazione di Maria in quell'incontro, anzi questa è molto più dolorosa e solenne. Maria già sa troppo bene che il Figlio suo va ad esser vittima per i peccati del mondo, e che la divina Giustizia senza rattento vibrerà il colpo fatale: Proprio Filio suo non pepercit Deus!, e, si consideri bene la cosa, nemmeno Maria perdona a se stessa, offrendo alla morte il frutto benedetto delle sue viscere; e sopra il sacrificio di lui ponendo se stessa, come libagione di soavissimo odore a Dio. Sono due vittime che si sacrificano per me!
L'intendo, o Madre amabilissima, e vorrei anch'io unirmi al gran sacrificio; ma lo dico soltanto a parole, o tutt'al più con la velleità, mai con volontà risoluta: troppo piaccio a me stesso, troppo mi risparmio, troppo vorrei sacrificare gli altri per me. Oh cara Madre mia, accendete un po' di fuoco di carità in questo mio cuore freddo!
Imitando l'amore di Gesù e di Maria che si sacrificarono per me, propongo di sacrificare tutte le cose mie e me stesso, per il prossimo mio, specialmente per le persone commesse alla mia cura.
ESEMPIO. San Giuseppe Benedetto Cottolengo, devoto sino all'entusiasmo della beata Vergine Maria, che egli chiamava: La santa Madonna, esprimendo in queste tre parole tutta l'ammirazione e l'affetto che lo animava, fu uno di quei Cristiani sacerdoti, che poteva ripetere, e ripeteva difatti le parole dell'Apostolo: Charitas Christi urget nos. La carità di Cristo ci agita. Infatti il santo Sacerdote spese tutta la sua vita nel soccorrere largamente ogni sorta di miserie umane. Fu il fondatore della meravigliosa Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino, che è una giusta città, ove sono raccolti tutti gl'infelici, curati, assistiti, confortati con carità materna. Beni suoi, elemosine copiose, attività intere spese il devoto di Maria in questa grande opera, e fu vera vittoria di carità cristiana.
PREGHIERA. Vergine santissima Addolorata, che con tanta generosità accompagnaste il dilettissimo unigenito Figlio vostro Gesù, mentre egli attuando in sé quello che il giovane Isacco, menato al sacrificio, aveva prefigurato, e voi Madre amorosissima, più ubbidiente che Abramo, l'offriste a Dio insieme a voi stessa, aggiungete a tanta vostra carità per noi, preghiere speciali a Dio per la salute dell'anima nostra. Che per i meriti della Vittima divina e per il vostro materno intervento a nostro favore, possiamo meritare di cogliere tutti i vantaggi della copiosa redenzione nella bella gloria del santo Paradiso! Così sia.
OSSEQUIO. Fate qualche opera di carità al vostro prossimo anche con vostro incomodo, per amor di Gesù e di Maria Addolorata.
46. Crocifissione.
Si giunge finalmente sulla spianata del Calvario, luogo quasi adiacente alle mura della città, non molto alto, ma cospicuo per una roccia che v'era nel mezzo. Maria con le compagne e San Giovanni vi giunsero quasi contemporaneamente a Gesù, e confusi tra la folla per non farsi scorgere, si collocarono in modo da essere spettatori di tutta la terribile esecuzione. Si tolgono le croci ai giustiziandi, le si piantano solidamente in terra; intanto si porge ai cruciandi il misero estremo conforto di un poco di vino mirrato per attutire in loro alquanto il senso del dolore. Gesù vi approssima le labbra, ma rifiuta di berne, perché vuole conservare tutta la sua sensibilità al tormento. Ma ecco che gli strappano le vesti di dosso esacerbando in più parti le piaghe della flagellazione, e facendone scorrere nuovo sangue: lo agguantano in quattro carnefici, lo sollevano bruscamente anche con corde fattegli passare sotto le ascelle, e appoggiatolo sopra un legno che era mezzo del trave maggiore, comincia ad applicarglisi l'estremo terribilissimo supplizio. Lo crucifissero: dicono tutti e quattro gli Evangelisti: ma chi può immaginare quella barbara carneficina? Maria sola che la vide compiersi sul frutto delle sue vincere immacolate potrebbe raccontarcela, e ci trafiggerebbe il cuore spremendone lacrime di sangue col suo racconto! Quelle braccia stirate lungo la traversa; quelle palme delicatissime trapassate dal suo ruvido chiodo ciascuna; quei colpi di martello su chiodi che si ficcano nelle vive carni poi nel legno; quelle gambe stirate, quei piedi lacerati ciascuno dal suo chiodo! Oh come tutto colpisce l'occhio, la fantasia, il cuore della dolente Madre spettatrice della crocifissione del Figlio! Ma al vederlo abbandonato, sollevato da terra, sospeso con tutto il peso del corpo alle quattro ferite delle mani e dei piedi, che sempre esasperate dal ferro, che vi è dentro, sanguinano a rivi, e si malignano causando una febbre tormentosissima in tutto il corpo, la Madre Addolorata soffre dolore sì veemente che gli cagiona la morte mistica, e potrebbe cagionargliela anche fisica se ella fosse debole quanto le altre persone del suo sesso. Ad ogni modo mentre si crucifigeva Cristo, si crucifigeva anche la Madre. Christo crucifixo crucifigebatur et Mater.
E tu, anima mia, tieni bene impressa in te la crocifissione di Gesù Cristo, e guardandola col sentimento naturale e con il lume della fede, rifletti al dolore inestimabile ed allo strazio crudele che si fa del Figlio crocifisso e della Madre addolorata: abbandonati pure all'affetto amaro di compassione per il tuo Redentore e per la tua Corredentrice: ma ricordati che la compassione non è tutto quel che vogliono da te Gesù e Maria. Maria, che è il membro più nobile del mistico corpo di Cristo, t'insegna con questa sua larga partecipazione ai dolori del crocifisso, a risolverti anche tu una volta a crocifiggere con Gesù la tua carne con i vizi e le concupiscenze; sì da poter dire con verità: «Sono crocifisso con Cristo; vivo sì io, ma non io più vivo, bensì Cristo vive in me». Quanto sei lontana da questa mistica crocifissione, anima mia! Ma rifletti bene che se tu non ti risolvi ad imprimere in te l'immagine del Crocifisso, resterai priva del suggello dei predestinati, in pericolo quindi di dannarti.
O Vergine Santissima, tutta pervasa l'anima dei dolori del Figlio vostro crocifisso, e confitta con lui misticamente sopra la stessa croce, ottenetemi con le vostre preghiere e lacrime la grazia d'imitarvi, crocifiggendomi anch'io con Gesù sulla croce, per non vivere più al mondo, bensì a lui solo che tanto mi amò da lasciarsi crocifiggere per me. Esauditemi, Madre mia conducete quest'anima mia dalle vanità del mondo all'amplesso di Gesù Crocifisso! Quanto più sentirò la difficoltà ed il dolore in osservare fedelmente gli obblighi miei contratti innanzi a Dio, tanto più mi attaccherò ad essi inchiodandoci la mia volontà, perché mai più si stacchi dalla croce di Cristo.
ESEMPIO. San Pier Battista, francescano del secolo decimosettimo, con altri compagni del suo Ordine ed altri religiosi della Compagnia di Gesù, predicarono con grandissimo frutto il mistero della Croce ai pagani del Giappone, e già si lusingavano che tutto quel regno del Sol levante sarebbe conquistato a Gesù re dei secoli ed a Maria regina dei Martiri, quando un'improvvisa bufera di persecuzione si scatenò contro la nascente cristianità, e prime vittime ne furono Pier Battista con altri suoi confratelli, e Paolo Miki con altri Gesuiti, ed uno stuolo di neofiti giapponesi, tra i quali alcuni fanciulli. Tutti furono crucifissi sopra una collina presso Nagasaki, legati alle croci con dure ritorte, e trapassati d'ambo i lati con due lancie ciascuno, che dal fianco sinistro riuscivano alla spalla destra, e viceversa. In quest'orribile supplizio i santi Martiri pregavano come rapiti in estasi, ed i fanciulli cantavano il Laudate pueri. Così seguirono Gesù sino alla croce, sino alla gloria.
PREGHIERA. O Regina dei Martiri, Maria santissima, che foste misticamente crocifissa con Gesù, ed in lui tutta immersa, provaste tutta l'acerbità di quel supremo tormento, impetrate anche a me, ve ne prego, la grazia di vivere sempre crocifisso con Gesù, di non distaccarmi mai, se non morto da quella croce, che è l'unica speranza di salute per il mondo naufrago. Così sia.
OSSEQUIO. Fate qualche penitenza corporale col consiglio del vostro confessore.
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