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MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.


Meditazioni sui Dolori della Madonna Addolorata.
[ Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938]
42. La coronazione di spine.

Immobile, atteggiata di dolore e di angoscia, stava Maria contemplando l'indegno strazio che si faceva dell'amatissimo suo Figlío; quand'ecco che i carnefici stanchi cessano dal battere, slegano le mani di Gesù che tutto una piaga sanguinolenta, mal reggendosi in piedi, si prova a ripigliare le sue vesti. Maria sospende il respiro, e vorrebbe slanciarsi là per recare qualche conforto al dolente Figlio... 



Ma ecco che quei soldati con un sorriso sardonico si scambiano un motto, qualcuno esce, e torna seguito da molti camerati, tutta la coorte: è un branco di lupi attorno ad un agnello! Che hanno stillato di fare? Maria sospira profondamente e trema in tutta la persona. Ecco che alcuni si stringono intorno a Gesù, gli strappano di dosso le vesti sue, che non aveva finito di adattarsi alla persona: uno reca un vecchio mantello da soldato che era di colore scarlatto: la mantellina che il soldato romano si gittava sopra le armi. Con l'aiuto dei compagni l'adatta a Gesù sul nudo in modo, che annodato in una spalla, faccia la figura della porpora regale: si fa sedere Gesù; ma ecco che da un altro lato si sta intessendo un non so che di corona con ramoscelli di acute spine! Il cuore della Madre si angoscia e cessa di battere! È uno spinoso diadema, anzi sembra un elmo, perché apparisce un groviglio di spine intricate. Due dei manigoldi si fanno accanto a Gesù, e gli pongono sul capo quel ferale fascio di spine. Non entra bene: lo si spinge e calca con bastoncelli per non ferirsi le mani! Il volto di Gesù si contrae con doloroso spasimo: nuovi rivi di sangue scendono dalla testa lancinata da ogni parte: volto, barba, occhi, labbra sono irrigati di sangue! Se la tenera Madre non isviene, è perché lo svenimento non cade in lei, creatura perfettissima ed immacolata; ma quanto e quale dolore!
Non basta: per compiere la beffa si pone in mano al re da burla una canna, che debba figurare lo scettro! La parodia è completa, non manca che protestare l'omaggio che si reputa degno di tale re. Ed ecco che dispostisi in fila quei schernitori della regalità di Gesù, gli vengono innanzi a due, a tre, a quattro per volta, e con gesto goffo e beffardo, fanno finta di ossequiarlo come re dei Giudei: «Salute al re dei Giudei!» dicono con ischerno diabolico: ed aggiungendo alla beffa il dolore, chi gli sputa in faccia, chi gli toglie la canna di mano, e gli ci batte il capo, chi fa il medesimo che ha in mano! Immagina, se puoi, il tormento penoso della Vergine Madre: non ti riuscirà, per quanto tragiche situazioni ti possa figurare!
O Vergine addoloratissima, in questo terribile momento vi saranno certo con altre verghe anima mia, ritornate in mente quelle parole dell'Angelo, che voi conservavate nel vostro cuore «Ecco che tu concepirai e partorirai un figlio, e lo chiamerai Gesù: costui sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e gli darà il Signore Iddio la sede di David suo padre: e regnerà nella casa di Giacobbe, in eterno; e il suo regno non avrà più fine!». Ed a questa parodia di regno si sono ridotte le splendide promesse? E voi, o gran Vergine, che ne pensate! Ah vi conosciamo, o Vergine magnanima, voi soffrite, quanto nessun cuore umano può mai soffrire; ma la vostra fede è troppo superiore al vostro dolore! No, non vi scandalizzate voi delle umiliazioni del Re della vera gloria; vedete le spine fiorire in corona di gloria; la squallida porpora mutarsi nella veste gloriosa dei Santi; la fragile canna che spezza troni e corone!...
V'intendo, o Maria, voi in quell'angoscioso momento offrite a Dio le vostre lacrime in unione degli atroci dolori del vostro Figlio, per il trionfo del regno di lui, la santa Chiesa Cattolica. Come Dio accolse allora le vostre preghiere, così le accolga ora per noi, per darci lume ed animo grande da non iscandalizzarci delle umiliazioni di Gesù, ma mettere ogni nostro studio per esserne partecipi, ché questo è il più sicuro segno di piacere a Dio.
Attenderò con serio studio della cristiana umiltà, persuaso che questa è la via regia per arrivare alla gloria di Dio.

ESEMPIO. Santa Caterina da Siena ebbe un giorno a sostenere una fierissima lotta col demonio, che cercava di sollecitarla a peccato d'impurità. Spossata per la fatica morale, ma vincitrice dell'assalto, si sentiva proprio bisognosa di conforto, ed invocava Gesù con gemiti e lacrime. Ed ecco che Gesù le apparisce, la conforta, e mostrandole due corone che recava in mano, una di rose ed una di spine, domandarle quale delle due vuole. La Santa in un impeto di generosità, toglie dalla sinistra di Gesù la corona di spine, e se la calza con violenza in capo; mentre Gesù, dicendole che la corona di rose gliela serbava per l'eternità, disparve. Ma il dolore della corona di spine messasi in capo fu tanto, che la Santa ne fu riscossa dall'estasi. Ecco una vera imitatrice di Maria Addolorata!

PREGHIERA. O Gesù, Re dei secoli, che voleste vincere la tremenda vanità del potere delle tenebre, gettandovi ad esser coronato di spine e deriso dai suoi militi, degnatevi di accoglier tutti noi tra i vostri fedeli sudditi e coraggiosi soldati; e per intercessione della Regina dei Martiri, la Madre vootra santissima, concedeteci lume alla mente e santi affetti al cuore, che non ci spaventi mai la seducente vanità, né apprezziamo mai onori e piaceri mondani, ma con voi combattendo e vincendo in terra, possiamo giungere a far parte dell'eterno vostro trionfo in cielo. Così sia.

OSSEQUIO. Ricordate che col sacramento della Cresima siete diventati soldati di Cristo Re, risolvete di far sempre onore al Duce divino.

43. Gesù condannato a morte.
L'immagine può contenere: una o più persone
Gesù camuffato in quel paludamento di re da burla fu sottratto per un momento dalla vista dolente dai soldati schernitori che volevano presentarlo così ridotto a Pilato. Ma tosto il preside non senza una profonda commozione che gli si legge in volto, lo rimena fuori dall'alto di una loggia del suo tribunale, perché tutti lo guardino e si sentano sbollire l'odio e la rabbia alla vista di tale spettacolo, che avrebbe ammansito le fiere. Aveva forse preparato un discorso per questo scopo, ma la tragicità del momento e l'interna commozione non gli lasciano dire che due parole: Ecce homo! Ecco l'uomo!
Di tutti gli spettatori non si commosse che Maria, la quale levando gli occhi e vedendo il suo Gesù in quell'arnese, ne provò tale impressione da sentire come spezzare il cuore in petto, e quelle due parole delle quali ella sola intese in quel momento tutto il significato, le trafissero l'animo come due stillettate penose! «Figlio mio, a qual termine ti ha ridotto l'amore verso gli uomini!»... Ma seppure aveva potuto formulare questo grido del cuore trambasciato, ché le crebbe immensamente l'ambascia, udendo le grida di quella turba imbestialita: «Uccidilo, uccidilo! Alla croce, alla croce!». «Ma se non ha fatto nulla di male!» soggiunge Pilato, che in quel momento non doveva credere nemmeno alle proprie orecchie. «Niente, niente, gridano i capi della Sinagoga, noi abbiamo la legge, e secondo la legge costui deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». Pilato ne rimase attonito. Non intese tutto il significato di quelle tremende parole, gli parve di capire che Gesù aveva asserito di essere il Figlio di Dio innanzi al tribunale religioso, e ciò lo riempì di spavento, sapendo, a prova ché Gesù parlava poco, ma non diceva che la verità. Trasse via di là Gesù per interrogarlo da solo
Intanto Maria meditava l'arcano senso che per lei avevano quelle parole pronunziate dai Giudei a sfogo del loro odio satanico contro l'erede delle promesse di Dio, contro il Messia non voluto da loro conoscere. Abbiamo la legge, e secondo questa egli deve morire! Quale fatalità, diremmo noi! Quale misericordioso disegno di Dio autore della legge, diceva Maria! Una morte ci vuole per dare agli uomini, morti alla grazia, la vita divina per la quale, furono creati! Ma qual morte può giovare a questo? Non la morte di un peccatore, che non varrebbe neppure a redimere se stesso. Non la morte di un semplice uomo, sia pure innocente, perché nessun uomo può essere innocente se non è reso tale dal Sangue di Gesù Cristo, e sia pure così giustificato, morendo basterebbe a salvare se stesso, come di Noè, Giobbe e Daniele dice Ezechiele; non gli altri se non per intercessione necessaria dunque la morte di colui che alla natura umana dà una dignità infinita facendola sua personalmente. È necessario che il mio Gesù muoia, così è scritto di lui. Ed ecco che Pilato ricomparisce, si adopera quanto può per liberare Gesù, dal quale ha inteso la colpa che commetterebbe condannandolo. Ma presto la coscienza cede in lui al timore di Cesare: si lava le mani quasi volendo liberarsi dalla responsabilità, ma pure pronunzia la fatale sentenza. Il popolo grida: «Il sangue suo cada sopra di noi e sopra dei nostri figli». Maria profondamente angosciata al vedere ed udire ciò che vede ed ode, a questa orribile imprecazione di quella perfida genìa sente corrersi per le ossa un brivido di spavento; ma tosto leva gli occhi al Cielo, e con profonda commiserazione di quei ciechi volontari, offre il Sangue e la Vita dell'innocente Figlio suo anche per quei crudeli, e prega che quel prezioso Sangue cada anche sopra di loro, ma non a castigo, bensì a redenzione! Rifletti all'eroico contegno di Maria e cerca di imitarla! O Maria, mare amarissimo d'acerbo dolore, imploratemi da Gesù la giusta comprensione di quel che egli ha fatto per me, offrendosi alla morte, perch'io vivessi. Fatemi parte di quella maganimità con la quale anche voi offriste a Dio l'unigenito vostro, da voi teneramente amato. Fate che anch'io muoia al peccato, e la mia nuova vita di grazia sia sempre nascosta con Cristo in Dio.
Non soffrirò nemmeno per breve tempo di perdere col peccato mortale il beneficio della morte di Cristo, la vita soprannaturale dell'anima: e se per mia disgrazia mi accada di peccare, correrò a lavarmi, nel Sangue di Cristo con una buona Confessione: intanto farò subito l'atto di contrizione.

ESEMPIO. San Lorenzo da Brindisi, astro primario dell'Ordine de' Minori Cappuccini, si distinse, oltre che per scienza e prudenza singolari, anche per una fervida filiale devozione a Maria, in onore della quale scrisse dottissime pagine. Sacerdote e predicatore di vaglia, ebbe zelo ardentissimo per la conversione dei peccatori, specialmente si adoperò per la conversione degli Ebrei, ai quali predicò più volte nella lingua della Bibbia, con tale perizia che tutti ne rimasero ammirati, e molti si convertirono a Gesù Cristo, mutando in benedizione l'imprecazione dei loro padri. Felice Santo, che potè cooperare a tanto bene, facendo sì che il Sangue di Cristo fosse redenzione ai figli di coloro che lo versarono. Quanto si dovette compiacere Maria del suo fedele servo!

PREGHIERA. O santissima Vergine addolorata, che la Chiesa crede ministra del Sangue del Figlio vostro, prezzo infinito del nostro riscatto, ricordatevi di questa vostra prerogativa a vantaggio delle povere anime nostre macchiate da tante colpe e peccati, bisognose di quel salutare lavacro. Voi potete impetrarci la misericordia di Dio, il perdono del Padre celeste! Deh fatelo per quel dolore che provaste nel vedere spargere quel Sangue divino, e noi con le misericordie di Dio, canteremo in eterno la vostra materna bontà. Così sia.

OSSEQUIO. Fate devotamente cinque offerte del Sangue preziosissimo di Gesù Cristo per la conversione degli Ebrei.

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