Sant'Agostino, dice: Giustamente dopo la risurrezione il Signore affidò allo stesso Pietro l'incombenza di pascere il suo gregge. E questo non perché meritò egli solo, tra i discepoli, un tale compito, ma perché quando Cristo si rivolge ad uno vuole esprimere l'unità. Si rivolge da principio a Pietro, perché Pietro, è il primo degli apostoli. Non rattristarti, o apostolo. Rispondi una prima, una seconda, una terza volta. Vinca tre volte nell'amore la testimonianza, come la presunzione è stata vinta tre volte dal timore. Deve essere sciolto tre volte ciò che hai legato tre volte. Sciogli per mezzo dell'amore ciò che avevi legato per timore. E così il Signore una prima, una seconda, una terza volta affidò le sue pecorelle a Pietro. (Sant'Agostino, discorso 295; Pl 38,1348-1352).
di A.di J.
Carissimi amici e lettori,
in questi ultimi mesi, abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso. Dalla morte di Francesco I nel lunedì dell'Angelo, alla elezione di Leone XIV, avvenuta nel giorno dell'apparizione di San Michele arcangelo, l'otto maggio dove la chiesa fa memoria della Madonna di Pompei. Il Signore Gesù, la Beatissima vergine Maria non abbandonano mai il suo popolo, ma lo radunano quando è disperso e «lo custodisce come un pastore il suo gregge». (Ger 31,10)
Accompagnati dalla preghiera di tutta la Chiesa, il collegio dei cardinali, riunito nella Sistina a provveduto a dare alla Chiesa il successore dell'apostolo Pietro, quello stesso apostolo che per tre volte lo rinnegò per timore, e per tre volte Cristo stesso lo confermò a pascere il suo gregge.
Leone XIV nella sua prima omelia dice: " Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo".
Amore e unità: queste sono le due dimensioni affidate a Pietro da Gesù. Nel brano del Vangelo, che ci conduce sul lago di Tiberiade, lo stesso dove Gesù aveva iniziato la missione ricevuta dal Padre "pescare" l'umanità per salvarla dalle acque del male e della morte. Passando sulla riva di quel lago, aveva chiamato Simone figlio di Giovanni (Pietro) e gli altri primi discepoli e li invita a seguirlo e a diventare come lui "pescatori di uomini"
Come può Pietro portare avanti questo compito? Il Vangelo ci dice che è possibile solo perché ha sperimentato nella propria vita l'amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell'ora del fallimento e del rinnegamento. Per questo quando è Gesù a rivolgersi a Pietro, il Vangelo usa il verbo greco agapao, che si riferisce all'amore che Dio ha per noi. Quando Gesù chiede a Pietro: «Simone figlio di Giovanni, mi ami?» (Gv. 21;16), si riferisce all'amore del Padre. È come se Gesù gli dicesse: solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, potrai pascere i miei agnelli; solo nell'amore di Dio Padre potrai amare i tuoi fratelli con un "di più" cioè offrendo la vita per i tuoi fratelli. A Pietro, dunque, è affidato il compito di "amare di più" e di donare la sua vita per il gregge.
Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché “La Chiesa di Roma presiede all’agape” (Rom I, 1)scrive nella lettera ai romani Ignazio di Antiochia.
"A colei che ha ricevuto misericordia nella magnificenza del Padre altissimo e di Gesù Cristo suo unico figlio, la Chiesa amata e illuminata nella volontà di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carità di Gesù Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede alla carità, che porta la legge di Cristo e il nome del Padre. A quelli che sono uniti nella carne e nello spirito ad ogni suo comandamento piene della grazia di Dio in forma salda e liberi da ogni macchia l'augurio migliore e gioia pura in Gesù Cristo, Dio nostro". Non si tratta mai di catturare altri con la sopraffazione, o con mezzi di potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.
Lui - afferma lo stesso apostolo Pietro - «è la pietra, che è stata scartata da voi costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo» (At 4,11). Se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione e alle lusinghe delle novità del mondo.
Sappiamo bene carissimi amici quanti ostacoli il Santo Padre dovrà affrontare nel suo ministero di Pastore della Chiesa universale. Lo spirito della mondanità e del paganesimo che influenzano persino i vertici della Chiesa, sta cercando di ridurre sempre di più l'influsso che il Magistero pontificio ha sulla Chiesa e i fedeli. Ma il nostro compito sarà quello di pregare e adorare Gesù nella Santa eucarestia impegnandoci a combattere al fianco del Vicario di Cristo.
Ricordiamoci quello che fece il Papa San Leone Magno, rivestito dai soli abiti sacri e armato solo dalla croce di Cristo, con gesto fermo e mano sicura , ferma il furente e impennato cavallo di Attila, re dei barbari denominato il "flagello di Dio" (452 d.C.) In Italia, in Europa, nel mondo ci sono nuovi barbari prepotenti da fermare oggi.
In realtà, Papa Leone I andò ad incontrare Attila con la sua sola autorità morale, non alle porte di Roma, ma al Nord, sul fiume Mincio. Attila desistette dal suo progetto. Ma a far cadere la civiltà romana non fu né lui, né Genseico, tre anni più tardi, ma la decadenza della stessa civiltà corrotta e debole. Restò solo un pò di luce della Chiesa per attraversare i "secoli bui".
Oggi tanto in Italia, in Europa, quanto nel mondo Occidentale, la civiltà rischia il crollo a causa della corruzione di una società che sta dimostrandosi sempre più debole dinanzi a detta corruzione, una corruzione che ricopre molteplici contesti.
La Chiesa Cattolica, che sempre é stata faro di luce in mezzo alle tenebre delle più variopinte corruzioni, viene costantemente attaccata da chi ha la pretesa di avere la Chiesa e il Papato a proprio servizio, non rendendosi conto che la Chiesa quanto il papato sono svincolati dall’ideale umano e strettamente vincolati all’ideale divino. Oggi nella Chiesa regna Papa Leone XIV, la scelta di questo nome é stata certamente una sorpresa, un nome poco gettonato nelle previsioni, è perché sente di avere qualcosa di Leone Magno e di Leone XIII e della loro missione da compiere oggi, come cristiani dovremo noi tutti essere felici non solo perché Leone XIV è stato un agostiniano missionario, ma soprattutto perché è un grande dono per la Chiesa per il nostro tempo.


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