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Le Quattro tempora




All’inizio di ogni stagione o al chiudersi di quella precedente la Chiesa da secoli ha seguito l’usanza di offrire a Dio le primizie e con esse anche le primizie del nostro cuore: digiuno ed elemosina. Nei suoi sermoni S. Leone Magno scrive: “È molto conveniente che dopo aver goduto dell’abbondanza del raccolto, offriamo al Signore quasi una santa libazione di astinenza”

Le Quattro tempora sono quattro distinti gruppi di tre giorni presenti nel rito romano della Chiesa cattolica, originariamente legati alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni e attualmente destinati a invocare e a ringraziare la provvidenza di Dio Padre per i frutti della terra e per il lavoro dell'uomo nell'ambito del mistero di Cristo come celebrato nel tempo.

A ogni singola stagione corrisponde una delle Quattro tempora, che si compone dei medesimi giorni, ossia il mercoledì, venerdì e sabato di una stessa settimana. L'antico Rito romano prevedeva, all’inizio delle quattro stagioni, tre giorni di digiuno e astinenza, le Quattro tempora. Si domanda al Creatore di benedire i frutti della terra o della semina e si prega per implorare da Dio il dono di numerose e sante vocazioni sacerdotali e religiose. 
L’origine di questi giorni liturgici risale al V secolo, quando li si chiamava con il nome di jejunium primi, quarti, septimi, decimi mensis. In realtà vi sono attestazioni di una pratica precedente, al punto che san Leone Magno non esitava a definirle di “istituzione apostolica”.
Secondo alcuni liturgisti si tratterebbe di una versione cristiana di un’osservanza ebraica; secondo altri, di una cristianizzazione delle romane feriae messis, vindemiales, sementivae, che il genio evangelizzatore avrebbe non semplicemente preso e riportato nei riti cristiani, ma purificato della loro paganità ed elevato al culto dell’unico Creatore di tutte le cose.
La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l'astinenza in ogni venerdì, e i fedeli sono invitati a confessarsi. Questa regola è tutt'ora seguita dai fedeli Cattolici che lo desiderano, ed in particolare per coloro che osservano il calendario liturgico del 1962.

La storia delle quattro tempora.


Origine delle quattro tempora.


Nessuno pensa più a farle risalire agli Apostoli, ma certamente sorgono come ispirazione già dall’età apostolica stessa. La loro origine si deve cercare a Roma. In origine erano tre tempora, la quarta si è aggiunta successivamente.

Le tempora sarebbero state create dal papa Silicio (384-399), per op­porsi agli attacchi dell’eretico Gioviniano che nei suoi scritti e nella dottrina era contrario al digiuno (sarà condannato nel 390), ma anche per non imporre al popolo cristiano il digiuno continuo proprio degli asceti che san Girolamo difendeva e raccomandava tutto l’anno.
D'origine romana quindi, le quattro tempora si sono diffuse con la diffusione della liturgia romana (Napoli, VII secolo; Inghilterra, VII-VIII; Gallia, Vili; Spagna, XI; Milano, con carattere penitenziale e non liturgico, XII secolo).

 I formulari: formazione e senso.

Preghiera, digiuno ed elemosina sono gli esercizi principali di questo tempo di penitenza: perciò preghiera e digiuno sono i due temi principali dei formulari delle quattro tempora. Vi si aggiungono altri temi che variano da un tempo all'altro con il variare del mo­mento dell'anno liturgico.

Ma, all'epoca di san Leone, si sottolineava soprattutto il legame esistente tra ciascuno delle tre tempora e il momento dell'annata agricola con la quale essi coincidevano. Questo legame è il solo rilevato nel Liber-pontificalis. Questo riferimento alla stagione agricola è totalmente assente dalle quattro tempora di quaresima, le ultime create. È scomparso da quelle di dicembre i cui testi sono stati tutti cambiati in funzione dell'avvento. Si è parzialmente conservato nella quattro tempora di pentecoste, malgrado i ritocchi provocati dalla creazione della settimana di pentecoste. Solo le quattro tempora di settembre hanno conservato integralmente il loro antico ordinamento.
Le quattro tempora sono tutte, tempi di preghiera e di digiuno che devono essere accuratamente distinti dai digiuni e dalle preghiere private, come san Leone esige espressamente. Sono, egli dice, atti ufficiali della Chiesa, che fanno appello al «popolo cristiano» come popolo. Per questa ragione esse partecipano della «presenza speciale» di Cristo mediatore e godono, per questo, di una fecondità spirituale propria.

Struttura generale dei formulari


I tre giorni di digiuno.


La scelta del mercoledì e del venerdì non fu una novità; si trattava dei giorni antichi di stazione e di digiuno. La novità riguarda il sabato, oggetto, secondo il Liber Pontificalis, dell'intervento pontificio che ha dato origine alle tre tempora .

Le celebrazioni liturgiche.


Al mercoledì e al venerdì, c'era la stazione (sinassi eucaristica). Nella notte dal sabato alla domenica si celebrava la veglia seguita dall'Eucaristia: era in realtà la messa della domenica e questa era dunque impropriamente chiamata dominica vacat. Quando vigilie ed eucaristia furono anticipate nella giornata di sabato, una messa fu celebrata nella mattina della domenica; i testi furono presi dalle ferie delle quattro tempora.
Al mercoledì, la messa ha conservato due letture, arcaismo che risale all'epoca in cui la sinassi comportava due letture. Al sabato, le vigilie non hanno mai avuto più di sei letture, ivi compresa l'epistola.

 Parti comuni.

Secondo i documenti superstiti, ciascuna delle quattro tempore possedeva e possiede ancora i suoi formulari propri. Vi si rilevano tuttavia delle parti comuni che non si trovano altrove.
La lettura comune è un centone tolto da Dan. 3. Manca ancora nel più antico epistolario romano ed appare nel VII secolo prendendo il posto della V lettura delle vigilie. L'orazione che l'accompagna (Deus qui tribus fiueris) è già in questo stesso luogo nei sacramentari gelasiano e gregoriano.
A parte le quattro tempora d'Avvento, i cui formulari sono stati interamente rifatti, le antifone d'offertorio del mercoledì, del venerdì e del sabato si ripetono nelle quattro tempora di quaresima, di pentecoste e di settembre. Al sabato, il medesimo tratto (Sal. 116) ritorna in tre luoghi come canto di lode.

LE QUATTRO TEMPORA DI SETTEMBRE


Sono le sole che hanno conservato la loro antica struttura, perché chiudono una parte dell'anno liturgico che presenta i loro stessi caratteri. Questo periodo, consacrato alle feste delle messi e della vendemmia, comprendeva le sette domeniche post s. Laurenti (dal 10 agosto al 29 settembre): i graduali e le antifone di comunione dalla 9a alla I5a domenica dopo pentecoste lo mostrano ancora. Era naturale che le quattro tempora di settembre, prolungamento di questo gruppo, conservassero i loro riferimenti agricoli.
Questi riferimenti appaiono soprattutto nelle letture tratte dallo Antico Testamento. Alcune di queste letture ricordano anche le feste giudaiche del « settimo » mese. Due antifone alla comunione e la lettura tolta dall'epistola agli Ebrei sono in rapporto con esse In accordo ai testi precedenti, alcune parti in canto esprimono l'allegrezza dell'uomo così ricolmo dei beni terrestri. Le altre parti riprendono i temi abituali del tempo di digiuno; preghiera e digiuno perdono dei peccati.

LE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE

Malgrado qualche cambiamento, le quattro tempora di pentecoste hanno conservato dei legami indiscutibili con la liturgia delle stagioni. Quando si organizzò la settimana di pentecoste (fine del VI secolo), si conservarono infatti alcuni elementi degli antichi for­mulari delle quattro tempora: gli offertori del mercoledì (Sal., 118) e del sabato (Sal. 87) e il tratto del sabato (Sal. 116); i vangeli del venerdì (Lc, 5, 17-26) e del sabato (Mt., 20, 29-34, oggi scomparso); infine quattro delle antiche letture veterotestamentarie, le sole che conservano allusioni alle primizie della messe.
Questo è evidente per Deut., 26, 1-11 e, grazie a un taglio intenzionale del testo, Lev., 23, si prescrive (21) l'offerta della primizia del grano (9-11) per la pentecoste (15-17). Riferimenti alla prosperità agricola si trovano, al venerdì, nella lettura di Gioele, 2, e al sabato in quella di Levitico, 26.
Le altre letture e parti in canto sono state adottate per conformare i formulari alla settimana di pentecoste.

LE QUATTRO TEMPORA DI AVVENTO

I sermoni di san Leone sottolineano i riferimenti agricoli di questo digiuno. Questo riferimento appare ancora nei formulari del leoniano, ma in essi è accompagnato già da un'allusione alla prossima venuta di Cristo. Benché qualche orazione sia stata ritoccata a questo scopo, i formulari gelasiani non sono ancora sistematicamente conformati al nuovo tempo dell'avvento. La cosa è compiuta nella nuova scelta di orazioni che appare con il gregoriano e che è riprodotta nel messale romano. L'assimilazione è totale per le letture e i canti, tutti fissati già nei più antichi documenti.
Le letture sono tolte da Isaia. Alle sette pericopi che si leggono ancora, si aggiungeva una volta Is., 42, 1-9 che è stato poi sostituito da Dan., 3. La lettura del sabato (II Tess., 2, 1-8), che tratta della parusia non è stata scelta forse per questo motivo, ma per il versetto 8 che cita Is., 11, 4.
Come le letture di Isaia, i vangeli si riferiscono alla venuta di Cristo nella carne: Lc, 1, 26-38 (annunciazione: confrontare il ver­etto 31 con Is., 7, I4b); Lc, 1, 39-47; Lc, 3, 1-6 (che cita Is., 40, 3-5a).
Alcune parti in canto sono tolte dalle letture di Isaia oppure da Zaccaria. Le altre sono tolte dal salterio. Accanto ad estratti isolati dei Sal., 23,118 e 144, alcuni salmi sono stati usati sistematicamente per le loro allusioni alla venuta di Dio, e la parte comune di questi estratti indica il passo sul quale è messo l'accento. Il Sal., 18, salmo d'introito del mercoledì, ha fornito tre antifone al sabato (parte comune, il versetto 7a). Il Sol., 84 ha dato due antifone al venerdì (parte comune, il versetto 8). Il Sal. 79, salmo d'introito del sabato, ha dato a questo giorno quattro antifone (parte comune, il versetto 3).

LE QUATTRO TEMPORA DI QUARESIMA

Al momento della sua creazione, il digiuno del primo mese era distinto dalla quaresima. Non è rimasto alcun formulario corrispondente a questa prima situazione, salvo le sei orazioni del gelasiano.
I formulari attuali sono in realtà i formulari della prima settimana di quaresima. I ritocchi che essi hanno subito, diventando formulari delle quattro tempora, sono molto limitati.
Le orazioni non sono cambiate. A parte i quattro graduali del sabato, che qui come nelle quattro tempora di settembre erano ad libitum, le parti in canto sono per la maggior parte quelle di quaresima. Da notare il Sal. 24 che ha dato tre antifone al mercoledì e una al venerdì. Da notare soprattutto le antifone di comunione (Sal. 5, 6, 7) che appartengono alla serie delle ventisei antifone salmodiche di comunione proprie della quaresima. A queste parti della quaresima sono state aggiunte le antifone proprie delle quattro tempora di cui abbiamo parlato (Sal. 87, 102, 116, 118).
Le letture, esclusa la lettura aggiunta di Dan., 3, sono tutte di quaresima, anche quelle delle vigilie. Nulla che ricordi i riferimenti alla stagione agricola propri delle quattro tempora. Così pure nulla nelle letture delle vigilie, che abbia, come si è preteso, l'apparenza di un'allusione alle ordinazioni. Sono letture quaresimali che accostano due temi, strettamente legati l'uno all'altro, quello della osservanza dei comandamenti e quello della santificazione che Dio accorda al suo popolo.

Per ritrovare il senso ecclesiale delle quattro tempora è bene rileggere accuratamente il sermone 88 di san Leone, di cui abbiamo citato dai capitoli dal 2° al 40. Vi si possono aggiungere i seguenti passi dai sermoni: 14, e. 2; 16, e. 1; 18, e. 2; 86, e. 1; 87, e. 2; 89, e. 2.



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