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"Se non ami tuo fratello che vedi, come puoi amare Dio che non vedi?".



di A.diJ.
Carissimi amici e lettori,

nessuno può dare agli altri quello che non ha mai ricevuto e pertanto nessuno potrà mai essere capace di amore se non è stato prima amato a sua volta. E appunto per questo, affinché noi comprendiamo la vera qualità dell'amore per gli altri è indispensabile che ci lasciamo sedurre e avvincere dalla convinzione di essere stati prediletti in prima persona da Dio.

Essere stati amati da Dio è il punto di partenza per poter vivere nell'amore vicendevole e come sempre afferma Giovanni "comportandoci ciascuno come Cristo si è comportato" ossia amando intensamente il prossimo nella verità e nella sincerità. Avete mai inteso il proverbio: "Fa quello che il prete dice, non fare quello che il prete fa"? Ebbene questo proverbio può a mio avviso essere annoverato nelle verità di fede, perché e di una sconcertante verità.

Sarebbe“ bello che tutte le realtà ecclesiali – parrocchie, associazioni e movimenti – fossero spazi di ascolto , di confronto di relazioni” perché “effettivamente solo dove c’è ascolto può nascere la comunione, è solo dove c’è comunione la verità diventa credibile”. Ma così non è in particolar modo nell'orbita del tradizionalismo cattolico.

Alcune realtà tradizionaliste (non tutte grazie a Dio) si sono arricchite esclusivamente di miserie umane : di cui escluderei  per vari motivi quella materiale, una è morale e l'altra e spirituale. A molti sembrerà strano sentirmi parlare così, ma se andiamo a stringere potete accorgervi che con il passare del tempo con la morte del fondatore, o la sua cacciata come avvenuta in altre comunità religiose, tante realtà tradizionaliste si sono allontanati da quello che ne tratteggiava il carisma , che non era altro che la gioia .“A imitazione di Gesù che è nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli,  a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza carità, senza speranza”. Chi legge quello che scrivo potrebbe facilmente notare che la gran parte delle mie idee sulla Chiesa, sulla liturgia coincidono con quelle della tradizione, perché sono idee cattoliche, perché la tradizione è cattolica.

Chi segue il vetus-ordo è identificato come tradizionalista o estremista cattolico, un tempo in un passato recente qualcuno molto in alto li sbeffeggiava chiamandoli: nostalgici o indietristi sgranarosari, ecc... che li ha portati (anche giustamente) a una forma d'insoddisfazione.

Ma non è come un cattolico maronita o caldeo; in realtà il tradizionalista cattolico è semplicemente cattolico, non è una declinazione particolare del cattolicesimo. Il problema è che oggi il cattolicesimo sembra sempre meno cattolico, ma la soluzione probabilmente non è quella di rifugiarsi in una ideologia, di far pensare di rappresentare una versione accettabile del cattolicesimo. Questo è pericoloso, perché se si identifica il cattolicesimo con certi gruppi e persone, poi succede che quando questi gruppi o persone si dimostrano diversi da quello che si pensava, viene messa in causa anche la battaglia che portavano avanti.

Se andiamo a vedere la Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma non è così in realtà segna la sua vittoria. 

Sul Calvario, quelli che lo deridevano gli dicevano: «se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce» (cfr Mt 27,40). Ma era vero il contrario: proprio perché era il Figlio di Dio Gesù stava lì, sulla croce, fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre. E proprio per questo Dio ha «esaltato» Gesù (Fil 2,9), conferendogli una regalità universale .
Nel mondo tradizionalista ci sono alcuni a cui piace non poco sentirsi parte di un club esclusivo, come se a essi fosse stato dato un posto privilegiato per osservare il 99% dei cattolici cadere in perdizione. Purtroppo rischiamo tutti di cadere in perdizione, se non mutiamo vita e atteggiamento, perché la Chiesa resta una. Se rivolgiamo lo sguardo alla croce e a colui che è stato crocifisso mostra i chiodi che gli forano le mani e i piedi, ma la ferita più grande e quella del costato aperto, il cuore di Cristo è stato aperto dalla lancia che ne ha fatto uscire sangue e acqua. Ma alle ferite del corpo si aggiungono quelle dell’anima: ma quanta angoscia! Gesù è solo come molti sacerdoti: tradito, consegnato e rinnegato dai suoi, dai suoi amici, anche dai suoi discepoli, condannato dal potere religioso e civile, un reietto uno scomunicato.

Chiunque ama la Chiesa soffre per la crisi che l'attanaglia da oltre sessant'anni, la liturgia è stata dissacrata in ogni modo e l’indifferenza cresce sempre più. La soluzione non è farsi un club per soci attentamente selezionati, e denigrare questo o quell'atro sacerdote che a par tuo oggi soffre le stesse pene che tu ai patito ieri è un dileggio. Congregazioni fiorenti sono state condannate dalla mala giustizia e dalla cattiveria degli uomini di Chiesa, la loro colpa è stata quella di amare tanto la Chiesa e per essersi avvicinati alla tradizione; pur non avendo commesso reati, e messi in mezzo alla strada, come Gesù messo tra due malfattori e gli viene preferito persino il violento Barabba, ai nostri sacerdoti vengono persino preferiti gli eretici e gli scismatici.
Non meravigliamoci nel continuare a vedere Gesù che continua a soffrire e morire ancora oggi, quando i credenti e i suoi sacerdoti sono perseguitati, maltrattati, aditati. Quando vediamo certe realtà tradizionaliste fondate da santi uomini, che hanno dato la vita per la Chiesa, che sono tutto tranne che il “sale della Terra”. Vivono esattamente conformati al mondo, senza prendersi cura che i fedeli, siano nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina cristiana, ma vivono esclusivamente nel timore del giudizio. 

"Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio"?

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