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MASTRO TITTA: TRUMPOGLIO VA ALLA GUERRA



di Marco Tosatti 

fonte stilum curiae

Cari amici e lettori,
riceviamo e pubblichiamo il Mastro Titta che offre queste riflessioni graffianti sul pontefice regnante, e le sue oscillazioni periodiche. Buona lettura e condivisione.

L’ondivago peronista inquilino di Casa Santa Marta manda almeno tre segnali formidabili di riposizionamento goffo e bislacco. La mattina precedente la valanga rossa che ha travolto i liberal americani, Bergoglio sulla sua rombante carrozzella marcava visita alla terrazza soliva della convalescente Bonino, una delle incarnazioni più eloquenti di quella cultura tutta aborto, eutanasia, droga e frocesimo transgenderista che ha preso una lisciata cosmica. Visita apotropaica finita a schifìo.

Trump ha sbancato, urge allinearsi. Prima atto: visita apostolica proselitism free in Corsica, ridente isola irredentista storicamente refrattaria al globalismo, vale a dire quella forma raffinata di colonialismo molto più che ideologico al quale tutti siamo più o meno assuefatti.

Secondo atto: a Gaza gli è semblato di vedele un genocidio. Certo, butta la palla sui soliti “esperti”, gli “scientifici”, l’autorità civile alla quale “bisogna obbedire”, ma insomma alla fine mette a repentaglio il dialogo coi nostri fratelli maggiori, che infatti l’hanno presa maluccio. Ha violato il copyright sul genocidio, quella che l’ebreissimo Norman Finkelstein chiama “l’industria dell’Olocausto”.

Terzo atto: “La medicina non si presti ad interessi di mercato” ha ammonito. “Se il paziente non ce la fa, accompagnarlo sino alla fine”, ha aggiunto. Lo ha detto davanti al Dipartimento di Odontoiatria dell’Università Federico II di Napoli. Non è molto chiaro perché un paziente con una carie non dovrebbe farcela, pronunciare un simile monito davanti a dei napoletani, per quanto dentisti, è andarsela a cercare. Nessun riferimento al salvifico vaccino che ha fruttato – o truffato – qualche centinaio di miliardi ad un pugno di filantropi, ma attenti alle otturazioni.

Poca roba, si dirà. Ma il mestatore Bergoglio così agisce: butta lì confusamente, sbaglia il pubblico, i modi, i tempi, le parole ma dice cose dando modo a tutte le fazioni in campo di fare quello che gli americani chiamano cherry picking, trovare la ciliegina giusta che sostiene questa o quella posizione.

Nonostante i ripetuti, sostanzialmente vacui appelli contro la guerra, non ho dubbi che in caso di un bel falò nucleare il nuovo pontefice Donaldo I troverebbe qualche parolina buona atta a giustificare lo sterminio di bocche inutili da sfamare, per citare il vero papa Klaus Schwab, se all’alba del 2024 lamentava che esistessero ancora fame, sfruttamento e analfabetismo, pregando la cricca globalista di fare qualcosa.
Questo è davvero il papa migliore amico dell’uomo, espressione di un cattolicesimo avariato che segue le cose così come avvengono preoccupato soltanto di viaggiare col vento in poppa, il che in definitiva tiene le terga belle fresche. Non sarei affatto stupito se di qui a poco Bergoglio abbandonerà la retorica migrazionista, ed anche quella frocista. Hanno ampiamente rotto le scatole a molta, moltissima gente, e lui è quello furbo: lo ha capito. Poi magari si compra una Jaguar, perché è anche ingenuo, e allora mi sarò sbagliato.

L’unica guerra che a Bergoglio non dispiace affatto è l’unica che conta davvero: quella contro il cattolicesimo.

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