Quando nel 1509 il re Enrico VIII sale al trono, è ardentemente cattolico e non tarderà d’altronde a ricevere dal papa il titolo di “Difensore della fede”. L’Inghilterra, chiamata tradizionalmente “il dotario di Maria”, conosceva i tempi un’epoca di rinnovamento religioso, malgrado inevitabili abusi qua o là. Ma nel 1559, sotto il regno di sua figlia Elisabetta, quando fu votata la legge d’uniformità, il cattolicesimo era definitivamente distrutto. Una nuova forma di cristianesimo, l’anglicanesimo, l’aveva rimpiazzato, prima di diffondersi in tutto il mondo anglosassone
Ora, questo cambiamento imprevisto e in massa di tutto un popolo non ha avuto come causa principale la predicazione di un Riformatore,come fu il caso di Lutero in Germania o di Calvino in Svizzera. Esso fu opera abilissima dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer.Quest’ultimo, già segretamente protestante, concepì un disegno audace di modifica radicale della fede del popolo inglese unicamente trasformandone la liturgia. Cranmer stimò che, attraverso la liturgia vissuta ogni giorno, avrebbe raggiunto con più certezza le mentalità che non attraverso qualsivoglia discorso. L’anglicanesimo è frutto di un libro, apparentemente insignificante, il “Book of Common Prayer”(libro della preghiera comune).
La storia della riforma inglese racconta questa straordinaria scommessa, che conobbe successi e sconfitte, avanzamenti e indietreggiamenti, ma che finì per riuscire grazie al carattere prodigiosamente equivoco del testo cranmeriano, che i “conservatori” potevano accettare senza che i “progressisti” lo rigettassero.
Abbiamo visto come la riforma protestante non si sia diffusa solo attraverso la predicazione dei Riformatori come Lutero e Calvino, ma anche attraverso le riforme liturgiche che, con la scusa di tornare ad una “mitica” purezza originaria della preghiera cristiana, hanno di fatto rivoluzionato a tal punto il culto, da non lasciargli quasi più nulla di cattolico. In Inghilterra addirittura l'eresia protestante, è entrata nel XVI secolo, innanzitutto attraverso una riforma liturgica, quella di
Cranmer, così sapientemente ambigua da essere accettata, per amore di compromesso, anche da sacerdoti e fedeli che non avevano intenzione di abbandonare il Cattolicesimo.
Sta di fatto che nel giro di pochi anni in Inghilterra il Cattolicesimo praticamente scomparve, sostituito da un nuovo cristianesimo, l'Anglicanesimo. (cfr. M. Davies, “la Riforma Liturgica Anglicana”).
Da dove nasce questa volontà di rivoluzionare la liturgia espressa dai riformatori protestanti? Perché vogliono così accanitamente cambiare la Messa, con la scusa di adattarla alla comprensione del popolo? Perché rifiutano la messa cattolica rifiutando la fede cattolica.
Sbaglierebbe gravemente chi riducesse la questione liturgica a un problema di minore o maggiore sensibilità verso il popolo, a un problema di lingua latina o volgare, quasi che i protestanti siano intervenuti a ritoccare e adattare la messa alle esigenze dei fedeli in un mutato contesto storico e culturale, visto che la Chiesa di Roma restava ancorata ad un rigido passato.
Niente di tutto questo! I riformatori protestanti cambiano la messa perché hanno in odio la Messa come Sacrificio Propiziatorio e la Transustanziazione (la presenza sostanziale di Gesù Cristo, corpo-sangue-anima-divinità, nella Santissima Eucarestia).
Non ci addentriamo ora nella spiegazione di queste due verità di fede, vogliamo solo darvi una documentazione dell'odio protestante verso la messa-sacrificio, lo facciamo citando tre riformatori, Lutero, Calvino e Cranmer (l'arcivescovo di Canterbury riformatore della messa in Inghilterra).
Basta la lettura di questi tre piccoli testi per capire che non fu la Chiesa di Roma a non dialogare con i protestanti per riportarli “a casa”, ma furono i protestanti a rifiutare il cuore stesso del Cattolicesimo.
Lutero: “Dichiaro che tutti i lupanari (che Dio riprova comunque severamente), tutti gli assassini, omicidi, stupri, adulteri, sono meno abominevoli che la messa papista”. (Werke, t.XV pg. 774) Le messe sono “la somma dell’idolatria e dell’empietà”. E’ un male introdotto da Satana in persona. “In verità, è ben sulla messa, come su una roccia, che è edificato tutto il sistema papista, con i suoi monasteri, i suoi episcopi, le sue collegiate, i suoi altari, i suoi ministeri, la sua dottrina, vale a dire con tutto il suo ventre. Tutto questo non mancherà di crollare quando cadrà la loro messa abominevole e sacrilega”. (Contra Henricum, Regem Angliae, 1522, Wittemberg, Lutero, Werke, t. X, pg. 220)
In una opera in difesa della bolla di Papa Leone XIII “Apostolicae curae”, che dichiarava invalide le ordinazioni anglicane, i vescovi cattolici inglesi mettono giustamente l'accento sulle omissioni del Prayer Book riguardo alla santa cena.
L'abbiamo ripetutamente ricordato: nel nuovo rito anglicano della messa, quello del Prayer book del 1549, non troveremo affermate delle eresie, ma omesse verità di fede essenziali.
Le omissioni , il “taciuto”, in liturgia è sempre grave, perché rinunciare ad affermare con completezza e chiarezza tutte le verità di fede implicate, può portare a un vuoto di dottrina nei sacerdoti e nei fedeli che nel futuro apre il campo all'eresia: in parole semplici oggi sei cattolico con una messa eccessivamente semplificata, domani senza saperlo ti ritrovi protestante perché la forma della tua preghiera non ha nutrito più la tua fede.
Ecco cosa dicono i vescovi cattolici inglesi:“Per dire le cose brevemente, se si compara il primo Prayer Book di Edoardo VI con il messale (cattolico), vi si scoprono sedici omissioni, il cui scopo era evidentemente quello di eliminare l’idea di sacrificio. (Il Cardinale arcivescovo e i Vescovi della provincia di Westminster, A Vindication of the Bull Apostolicae Curae, Londra 1898, p.154).
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