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Pellegrinaggio delle Sette Chiese

Carissimi, Amici fedeli e simpatizzanti, 

Lunedì 02 Giugno il Priorato di Albano Laziale, della Fraternità sacerdotale San Pio X, organizza l'annuale pellegrinaggio romano delle Sette Chiese, esso è anche un modo di dare la nostra testimonianza di Fede. Alle ore 07:00 sarà celebrata la Santa Messa nella cappella di Santa Caterina da Siena via Urbana 85 Roma. Al termine ci recheremo a piazza San Pietro dove raggiungeremo i pellegrini che si raduneranno davanti all'obelisco alle ore 08:30 inizierà il nostro pellegrinaggio. Le tappe del pellegrinaggio sono le seguenti::



Partenza da 


San Pietro


San Paolo


San Sebastiano


San Giovanni in Laterano


Santa Croce in Gerusalemme


San Lorenzo Fuori le Mura


Santa Maria Maggiore

 I Pellegrini porteranno con se scarpe comode pranzo al sacco acqua bevande energetiche. Buona camminata!

San Filippo Neri e il giro delle Sette chiese



“Buona camminata Padre Filippo!”: così le guardie di Porta San Sebastiano si rivolgevano al Sacerdote fiorentino Filippo Neri, che nei giorni del carnevale romano – proprio per distogliere i fedeli dalle “seduzioni” che offriva – seguito da un gruppo sempre eterogeneo e numeroso di persone, si avviavano cantando “vanità di vanità, tutto il mondo è vanità”, in una lunga “passeggiata” che toccava i luoghi di culto più importanti della Città Santa.

Un po di Storia
Il pellegrinaggio che tradizionalmente i pellegrini arrivati a Roma compievano, e poi ripreso da San Filippo Neri in solitudine o con qualche saltuario accompagnatore, nel 1559 era diventata una consuetudine devozionale radicata nel sentimento religioso del popolo romano.

Il giro delle Sette chiese tradizionalmente

Le tappe:
Partenza da Santa Maria in Vallicella
San Pietro
San Paolo
San Sebastiano
San Giovanni in Laterano
Santa Croce in Gerusalemme
San Lorenzo Fuori le Mura
Santa Maria Maggiore


Il giro delle Sette Chiese tradizionale

Il pellegrinaggio era diviso in due giornate e in genere comprendeva le chiese di San Pietro, San Paolo, San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo Fuori le Mura, Santa Maria Maggiore.

Il Primo giorno – di mercoledì grasso, si partiva da Santa Maria in Vallicella, passando per ponte sant’Angelo si andava a San Pietro. Dopo la visita, il corteo si fermava all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, dove si faceva una visita ai malati. Qui, finiva la prima tappa.

Il Secondo giorno – s i ripartiva da porta Santo Spirito, si andava per via della Lungara, si attraversavano gli Orti di Trastevere e porta Settimiana, si andava all’Isola Tiberina fermandosi per una visita alla chiesa di San Bartolomeo. Si prendeva la direzione della Basilica di San Paolo, passando accanto alle chiese di San Nicola in Carcere e di Santa Maria in Cosmedin. Da lì si affrontava la piccola salita del colle dell’Aventino, scendendo poi per la Via Ostiense per andare ad onorare la tomba dell’Apostolo delle Genti. Esaurita la visita, passando per una via nell’agro romano (oggi chiamata a ragione Via delle Sette Chiese, e densamente abitata) si giungeva alla chiesa di San Sebastiano, alla Quale San Filippo era molto legato, perché nelle vicine catacombe da giovane aveva ricevuto la visione di un globo di fuoco. Nella chiesa di San Sebastiano veniva celebrata la S. Messa. Da qui ci si avviava alla villa di Ciriaco Mattei, (l’odierna Villa Celimontana), dove si svolgeva una piccola refezione con cibi poveri ma nutrienti. Dopo, passando davanti alle chiese di San Sisto Vecchio e dei S.S. Nereo ed Achilleo in Fasciolae, si puntava verso San Giovanni in Laterano. Dopo la sosta si passava alla vicina Scala Santa. Da qui si andava alla vicina basilica di Santa Croce in Gerusalemme per venerare le reliquie della Crocifissione portate a Roma da Elena, madre dell’Imperatore Costantino. La penultima tappa era la Basilica di San Lorenzo Fuori le Mura; qui si venerava la tomba del diacono martire San Lorenzo (itinerario laurenziano). Si avvicinava la fine del giorno e i pellegrini si dirigevano verso l’ultima tappa: la Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui. dopo l’ultima devozione all’icona della Madonna “Salus populi romani”, la folla di pellegrini si scioglieva.

Breve Storia di San Filippo Neri


Filippo Neri, detto l'apostolo di Roma, giganteggia tra i Santi che fiorirono in Roma nel sec. XVI. Nato a Firenze nel. 1515, venne nella Città eterna a 19 anni, dopo aver rinunciato a una seducente prospettiva di ricchezza, presso Cassino e a Roma vi rimase fino alla morte. Laico fino a 36 anni, è partecipe e animatore di tutte le iniziative laicali di apostolato, mentre si guadagna la vita insegnando privatamente e insieme frequentando l'università per completare la sua formazione umanistica ed apostolica. Amante della natura, come S. Francesco di Assisi, sempre lieto, d'una letizia sana e santa, che comunicava, quasi senza volerlo, a chiunque lo avvicinasse, nemico delle pose e delle ostentazioni, faceto e quasi burlone, arrivava dovunque si potesse fare del bene. Amava i fanciulli, e li voleva buoni e allegri; li educava a vita cristiana gioiosamente trasfondendo in loro la sua grande devozione alla Madonna. Con i suoi, fondò per loro in Roma, la prima scuola organizzata e un collegio per i più capaci, ma poveri. Sapeva compatirli: «State fermi, se potete» e incoraggiarli, facendosi «coi fanciulli, fanciullo sapientemente».

Visitava e assisteva i malati negli Ospedali e fondò per primo un Convalescenziario. Per i pellegrini «romei» formò un'apposita Confraternita e costruì una grande casa per loro, dedicata alla SS.ma Trinità. Ebbe pietà per i malati di mente, fino allora abbandonati per le vie, fondando l'Istituto di S. Maria della Pietà, primo del genere, divenuto poi il grande ospedale psichiatrico provinciale di Roma. Vedeva con simpatia gli stranieri e si prodigava per far sorgere in Roma le loro comunità nazionali. Aiutava i Religiosi per i quali era un felice « pescatore » di vocazioni. Sapeva distogliere la gioventù dalle carnevalate sfrenate, con geniali forme di sana ricreazione, come la famosa Visita alle Sette Chiese. Aveva un'abilità speciale per indurre gli artisti a mettere il loro genio al servizio di Dio: fu così che nacquero gli Oratori in musica, gli Annali Ecclesiastici e l'interesse per l'archeologia sacra. Pensò agli innumerevoli ed oziosi cortigiani istituendo lieti trattenimenti spirituali pomeridiani, detti gli Esercizi dell'Oratorio. L'ardente desiderio di riconciliare anime a Cristo, lo rendeva instancabile nel trascorrere molte ore in confessionale e sempre pronto a facilitare quella confessione frequente che inculcava ai suoi figli spirituali come mezzo di perfezione. Celebrava ogni giorno la S. Messa con tale ardore di spirito che, non di rado, i presenti ne vedevano, anche esternamente, manifestazioni mirabili. Di tutti era amico, popolani e principi, laici e cardinali, buoni e cattivi, tutti riusciva a rendere migliori. I santi che vivevano a Roma in quel secolo, lo veneravano come padre, gli stessi Papi gli baciavano la mano e gli offrivano le più alte dignità, che egli, scherzosamente, ma risolutamente sempre rifiutava. Numerosi i miracoli attribuiti alle sue preghiere, ancora vivente e dopo la morte, in vantaggio di ogni sorta di persone. Per assicurare la durata dell'opera sua, fondò la Congregazione dell'Oratorio, tuttora operante in Italia e fuori: primo esempio di vita comune del clero secolare. Il segreto di tale prodigiosa attività, è svelato dalle catacombe di San Sebastiano, che egli frequentava fin da giovane, per attingere da quei morti la regola del retto vivere. E là, che nei giorni precedenti la Pentecoste del 1544, ebbe dallo Spirito Santo la prova sensibile che l'ardore della carità di Dio era con lui: vide un globo di fuoco, che gli penetrò nel cuore dilatandogli il petto; fu un Santo veramente «pentecostale». Mori serenamente, in atto dì implorare la benedizione di Dio sui discepoli e continuatori dell'opera sua, all'alba del 26 maggio 1595.

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