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Bergoglio punta alla riforma del primato petrino



"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa"
 (Mt 16, 18).

Carissimi amici e lettori,
tutta la Chiesa universale,ha sempre creduto,riconosciuto e visto nel Vescovo di Roma, il «Vicario di Gesù Cristo, Successore del Principe degli Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Patriarca d'Occidente, Primate d'Italia, Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, Servo dei servi di Dio.» L'esercizio del ministero petrino deve essere inteso — perché « nulla perda della sua autenticità e trasparenza ». La Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale; questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma, arricchita anche dalla predicazione e dal martirio di San Paolo.Nella “Pastor Aeternus”, del Beato Pio IX, prima della proclamazione del dogma sul primato, ricorda la preghiera di Gesù al Padre perché i suoi discepoli siano “una cosa sola”: Pietro e i suoi successori sono “l’intramontabile principio e il visibile fondamento” dell’unità della Chiesa. Quindi, afferma solennemente: “Proclamiamo dunque ed affermiamo, sulla scorta delle testimonianze del Vangelo, che il primato di giurisdizione sull’intera Chiesa di Dio è stato promesso e conferito al beato Apostolo Pietro da Cristo Signore in modo immediato e diretto (…) Ciò che dunque il Principe dei pastori, e grande pastore di tutte le pecore, il Signore Gesù Cristo, ha istituito nel beato Apostolo Pietro per rendere continua la salvezza e perenne il bene della Chiesa, è necessario, per volere di chi l’ha istituita, che duri per sempre nella Chiesa la quale, fondata sulla pietra, si manterrà salda fino alla fine dei secoli (…) Ne consegue che chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa (…) tutti, pastori e fedeli, di qualsivoglia rito e dignità, sono vincolati, nei suoi confronti, dall’obbligo della subordinazione gerarchica e della vera obbedienza, non solo nelle cose che appartengono alla fede e ai costumi, ma anche in quelle relative alla disciplina e al governo della Chiesa, in tutto il mondo. In questo modo, avendo salvaguardato l’unità della comunione e della professione della stessa fede con il Romano Pontefice, la Chiesa di Cristo sarà un solo gregge sotto un solo sommo pastore. Questa è la dottrina della verità cattolica, dalla quale nessuno può allontanarsi senza perdita della fede e pericolo della salvezza”.
Bergoglio invece punta alla riforma del primato petrino,perchè vuole avvicinare le sette protestanti, rivede la supremazia del primato petrino con una riforma di ampia portata per tutto il cammino ecumenico. E' contenuta in un documento che verrà presentato domani in Vaticano (titolo: il vescovo di Roma) ed è l'elaborazione di anni di studi e contatti con le confessioni scismatiche orientali, e sette  protestanti,come i luterani, il mondo ortodosso.
Un tema che a Bergoglio  sta particolarmente a cuore. Già dall'inizio del suo pontificato e nella sua prima omelia, del 19 marzo 2013 si interrogava con queste parole: «Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce». 
Pochi anni dopo ad una delegazione di Costantinopoli si disse convinto «di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova forma di esercizio del papato».
Naturalmente l'argomento non è nuovo, visto che sono diversi anni che i teologi si interrogano su come sanare le fratture millenarie del passato e ristabilire una nuova unità tra oriente e occidente.Il nodo più importante nell’attuale dialogo tra le varie confessioni cristiane è sicuramente l’esercizio del primato, ossia la posizione di supremazia del Sovrano Romano Pontefice rispetto alle altre fedi. 
In pratica Bergoglio ha ripreso il filo dell'enciclica di Papa Wojtyla, Ut Unum Sint (1995) in cui si invitavano le Chiese a cementare il dialogo. Il gesuita Bergoglio ha però fatto un passo in avanti. Da anni promuove azioni congiunte, dal punto di vista umanitario con il patriarcato armeno, quello ortodosso di Costantinopoli,con il primate luterano, quello di Canterbury arrivando a realizzare viaggi umanitari densi di messaggi politici: per esempio la visita in Sud Sudan oppure quella sull'isola di Lesbo, in Grecia.
Anne Burghardt, al vertice della Federazione Luterana Mondiale: «la prima donna a capo di una pseudo-Chiesa»
. Una specie di "Papessa" - con il ruolo di segreterio generale - anche se il termine ovviamente suona improprio per i luterani. Esperta di relazioni internazionali, spiritualità bizantina ed ecumenismo, è appena stata al raduno ecumenico di Papa Francesco con il primate della Chiesa d'Inghilterra, Welby, il patriarca Bartolomeo e Ignatius Aphrem II, patriarca Siro-Ortodosso di Antiochia. Altro che sbriciolare soffitti, Anne è la prima donna in assoluto a raggiungere un ruolo simile.

Sin dall'inizio Bergoglio ha circoscritto il suo ruolo a quello di "vescovo di Roma", firmando tanti documenti non più dal Vaticano ma dal Palazzo del Laterano. Inoltre ha ripristinato il titolo storico di "Patriarca dell'Occidente",
che era stato rimosso dal suo predecessore Benedetto XVI nel 2006,in più abolisce quello di "Vicario di Cristo". In parallelo Francesco ha avviato un percorso di autodemolizione del papato incoraggiando la sinodalità all'interno delle strutture cattoliche, incrementando quegli scambi che prima non erano così scontati. Probabilmente avvicinando questo modello alle chiese ortodosse e alle confessioni protestanti. Sicuramente il documento che verrà presentato domani rappresenta il primo passo per l'incontro giubilare di Nicea a 1.700 anni dal Concilio di Nicea, che è riconosciuto da quasi tutte le chiese cristiane.
«Sono persuaso – disse  Bergoglio già nel 2015 - che, in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come battezzato tra i battezzati e dentro il collegio episcopale come vescovo tra i vescovi, chiamato al contempo — come successore dell’apostolo Pietro — a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese»
.La riforma del papato che Bergoglio e i nemici della chiesa vogliono,segna un punto di non ritorno. E la premessa perché tutte le confessioni convergano in un cammino unitario per mettere le basi per una nuova religione mondiale.
Non c'è dubbio che il pontificato di Bergoglio sarà ricordato come il pontificato del "Dissacratore" sempre pronto ad accantonare i dogmi. Un papato disperato che porterà grazie alle sue scellerate idee verso l'affossamento definitivo della bimillenaria tradizione della chiesa cattolica, le sue riforme la sua trasformazione in una delle tante Onlus, dedite all'assistenza ai bisognosi, alla tutela dell'ambiente piuttosto che alla salvezza delle anime.

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