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Tralci di una terra forte Madre Mazzarello

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Madre Mazzarello nasce a Mornese, un paese dell’alessandrino, il 9 maggio 1837.
La sua fu un’esistenza breve ma radicata nell’essenzialità e nella saggezza evangelica; la sua vita fu ricca di scelte coraggiose dettate da una quotidianità scarna ed esigente e la sua storia fu delineata da un continuo processo di conversione e di purificazione interiore.
Il segreto della sua santità è da ricercare nella personalità forte e determinata, sostenuta ed alimentata da una fede robusta che nasce e si sviluppa in un contesto geografico rurale, povero, un contesto non estraneo al clima di restaurazione ottocentesca.

Anche il piccolo centro mornesino vive un clima di ri-conversione e di riappropriazione della fede che si esprime con la nascita di confraternite, associazioni e “pie unioni” e ad un ritorno e ad una riscoperta del sacramento dell’Eucarestia.
La figura di don Domenico Pestarino e la sua delicata ma costante sollecitazione a partecipare alla vita sacramentale, giocano un ruolo fondamentale nel cammino di crescita spirituale di Maria Domenica.
I primi anni della sua vita, quelli che potrebbero essere definiti “dell’iniziazione cristiana”, sono caratterizzati da un clima familiare semplice e sereno che la portò ad una graduale conoscenza del mondo, di se stessa e di Dio, cammino nel quale spicca l’apporto della figura paterna.

Il padre, uomo saggio ed essenziale la guidò in un percorso di conoscenza e di verità di se stessa, fu un uomo capace di conciliare lavoro, preghiera, vita familiare e impegno parrocchiale. Fu probabilmente dall’esperienza vissuta in famiglia che Maria Domenica scoprì il lavoro insieme poi allo studio come mezzi educativi di realizzazione personale, di crescita umana e di formazione professionale.
Il lavoro se compiuto rispettando la dignità della persona e vissuto a luogo, a tempo e per amore di Dio, diventa nel cuore e nella mente di Maria Mazzarello via chiara e lineare di santificazione personale.
La sua serenità, la gioia di cui si fece portatrice e la capacità di costruire relazioni vere e profonde provenienti dalla certezza della presenza e vicinanza di Dio, le permisero di trasformare i sacrifici, le sofferenze e le fatiche incontrate in continue occasioni di crescita e di conversione.
La guida saggia ed esigente di don Pestarino, l’educazione familiare sostenute dall’azione dello Spirito Santo, posero le fondamenta di una fede spoglia, semplice, radicata e coraggiosa che farà da sfondo a tutta la sua vita.

Nascono le Figlie dell’Immacolata

Tra il 1850 e il 1860, periodo in cui visse con la famiglia in una cascina, la Valponasca, fuori Mornese, Maria Domenica inizia a vivere un vero e proprio cammino di accettazione personale della fede fino ad ora “ricevuta”.
Sono questi gli anni nei quali maturò in lei la capacità di interiorità e di unità del suo essere attraverso la scoperta del valore del silenzio.
Un silenzio interiore che le permise di sviluppare il forte bisogno di andare all’essenziale e di trasmettere la certezza che la felicità e la santità sono mete universali e quotidiane. La ricerca del silenzio accentuò la sua capacità di fare sintesi cogliendo i punti focali e dando la priorità all’intuizione del cuore più che alla logica fredda e calcolatrice, senza comunque mai sottovalutare una visione oggettiva della realtà e senza mai rinunciare a vivere e a soffrire per i grandi e forti ideali.

Questi anni trascorsi alla Valponasca fecero crescere in Maria Domenica il desiderio di andare verso i più bisognosi e di creare relazioni; nella vita parrocchiale spiccò la sua e la sua forza di volontà e si delinearono i tratti del suo cuore sapiente radicato nella preghiera e nell’Eucarestia oltre che nel continuo dono di sé per raggiungere l’altro.

Il 9 dicembre del 1855 Maria Domenica ed altre quattro compagne, sotto la guida di don Pestarino, fondarono le Figlie dell’Immacolata, un’associazione di ragazze consacrate a Dio ma non religiose, il cui scopo fu “lavorare senza chiasso o che alcuno vi badasse, per fare rientrare Dio nella famiglia e nello stato e per fare amare la Chiesa”. La forza del regolamento di tale associazione, a cui Maria aderì con tutto il cuore e tutta la volontà, permisero al fuoco interiore e all’apostolato di indirizzarsi verso la perfezione.

Tra il 1860 e il 1872 Maria Mazzarello dopo un cammino di unificazione e di personalizzazione di fede, visse un periodo di crisi d’identità che sfociò in una nuova e rinnovata conversione segno e desiderio di cercare con tutta se stessa la santità anche a costo di rinunce sofferte.
La crisi chiede sempre un cambiamento e se è autentica sfocia in una decisione.
Fu così anche per Maria Domenica.
La malattia del tifo, contratta nel 1860, dopo aver prestato assistenza ad un parente infetto, fu per lei occasione per vivere in prima persona l’esperienza della fragilità fisica, psicologica e spirituale. Fu il tempo dell’incertezza, della paura e di una forte insicurezza che la portarono a scegliere di ricostruirsi totalmente come persona nuova.

Dio scelse la via della povertà, la via della spoliazione da ogni certezza e da ogni progetto puramente umano per indicarle la strada del totale e fiducioso abbandono alla Sua volontà.
Non fu un’esperienza razionale e puramente intellettuale, ma un incontro col Dio della vita, non fu semplice accettazione di una volontà, ma dialogo vissuto e sofferto tra due libertà.
L’indicazione più importante della volontà di Dio la ricevette nella primavera del 1861 sulla collinetta di Borgoalto, durante una passeggiata nel periodo della convalescenza: Maria ebbe la visione di un caseggiato, simile ad un collegio pieno di giovinette e sentì una voce che diceva: “A te le affido”. Fu il segno che Dio le diede come indirizzo di vita nuova e come missione da portare a termine. 
Spossata fisicamente dalla malattia, Maria, non più in grado di continuare la vita dei campi, si diede in tutto e per tutto all’educazione delle ragazze di Mornese. L’apertura di un laboratorio di cucito con l’amica Petronilla, fu l’occasione per radunare le giovani del paese, prendersi cura delle orfane condividendo con loro anche momenti di festa e di preghiera. Maria Domenica più che maestra d’ago si rivelò splendida formatrice di anime giovanili e il suo lavoro diventò per le ragazze strumento e occasione per guidarle alla virtù.

L’incontro di due santi: Don Bosco e Maria Mazzarello

L’incontro con don Bosco nel 1864 invitato a Mornese da don Pestarino, confermò la rettitudine del suo cammino.
Don Bosco profondamente colpito dalla spiritualità del gruppo delle Figlie dell’Immacolata, vide nella giovane colei che Dio aveva indicato per estendere l’opera di salvezza della gioventù. Pur non essendosi mai incontrati prima, si verificò nell’incontro tra i due santi una straordinaria vicinanza di azione e spirito, come se don Bosco e Maria Mazzarello avessero “da sempre” condiviso gli stessi ideali, sogni, speranze e lo stesso stile educativo.

Egli guardò con grande interesse ai progetti del piccolo gruppo e gradualmente si delinearono i tratti dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
A don Pestarino, direttore delle Figlie dell’Immacolata fu dato l’incarico di scegliere nel gruppo le ragazze chiamate a condividere una vita comune, ponendo così le fondamenta dell’Istituto destinato a promuovere oratori e collegi per la gioventù secondo lo spirito della Congregazione Salesiana. 
Fu così che il 5 agosto 1872 Sr. Maria Domenica Mazzarello insieme ad altre quindici ragazze, con la sua prima professione religiosa aderì al progetto che Dio da sempre aveva “sognato” per lei, inaugurando insieme a don Bosco una via di santificazione improntata su un forte realismo e una sapiente concretezza di vita.

Diede così vita ad un metodo educativo fatto di poche ma appropriate parole, teso a individuare le forti motivazioni che danno sapore all’esistenza e che riempiono di senso le scelte quotidiane attraverso la pedagogia dei piccoli, autentici e sinceri gesti.
Il progetto di don Bosco di realizzare un collegio per i soli ragazzi fu sostenuto e realizzato con entusiasmo e disponibilità dagli abitanti di Mornese. Ma la decisione improvvisa di don Bosco di destinare la nuova struttura alle giovani del paese, portò numerosi malumori ed una difficile convivenza tra i mornesini e le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nonostante questa spiacevole situazione le neo-professe avviarono la loro vita di comunità all’insegna della serenità, incarnata in prima persona da sr. Maria Domenica, eletta loro superiora. 
I periodi di difficoltà non mancarono senza però portar via la serenità e la gioia provenienti da un fiducioso abbandono nel Signore.

La povertà bussava più insistente alla porta del collegio ma la totale fiducia di Sr. Maria nella Provvidenza riuscì a non far perdere le speranze.
Le mamme di Mornese per paura di perdere le proprie figlie ritennero inopportuno mandarle al laboratorio. Diminuì per un certo periodo il numero delle alunne. In seguito però da Torino e da altre località arrivarono nuove postulanti ed educande. La comunità in aumento determinò l’apertura di nuove case in tutto il Piemonte e l’Istituto si diffuse in molte parti d’Italia.
Nel 1878 si aprì la casa di Nizza Monferrato (AT) divenuta poi sede dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Fu in questa casa che il 14 Maggio del 1881 che a 44 anni Madre Mazzarello, dopo una vita vissuta sulla scia del Magnificat di Maria, lasciò la casa terrena per raggiungere l’eternità. 
Fu beatificata da Pio XI nel 1938 e canonizzata da Pio XII il 24 giugno del 1951.

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