di Riccardo Cascioli
Cordileone. Il destino ce l’ha evidentemente scritto nel cognome, il vescovo di San Francisco Salvatore Cordileone che ha deciso di sfidare l’orda Lgbt armato del solo catechismo della Chiesa cattolica. In realtà monsignor Cordileone ha fatto una cosa semplicissima: far circolare un documento in cui si ricorda che nelle scuole superiori cattoliche agli insegnanti è richiesto un comportamento e un insegnamento in linea con la morale cattolica. Per cui, riferisce sul Foglio Matteo Matzuzzi, non si dica agli studenti che «gli atti omosessuali non sono contrari alla legge naturale», che la contraccezione non è «una cosa intrinsecamente negativa», e che la ricerca sulle cellule staminali embrionali è una grande conquista della scienza.
Se il vescovo ha sentito il dovere di precisare queste cose, che sembrerebbero scontate, deve avere avuto l’informazione che invece nelle scuole cattoliche si afferma e si testimonia tranquillamente ciò che è contrario alla verità e al Magistero della Chiesa. E infatti, puntualmente si è scatenato il putiferio.
Passi per la reazione del New York Times, scandalizzato per tanto osare nella città che ha dato vita al movimento gay; passi per alcuni legislatori locali che denunciano il vescovo per discriminazione (da cui si deduce che negli Usa la libertà religiosa è ormai un ricordo del passato), ma ciò che fa riflettere è la reazione interna: sollevazione di professori e studenti, che parlano di caccia alle streghe e hanno anche manifestato con una fiaccolata davanti alla cattedrale di St. Mary. E ovviamente hanno tirato in ballo il «Chi sono io per giudicare» di papa Francesco. Una vera tempesta si è abbattuta su monsignor Cordileone, il quale da parte sua si è difeso dicendo che nel documento c’è scritto soltanto ciò che si trova nel Catechismo della Chiesa cattolica.
Ma ecco il punto: oggi per affermare ciò che la Chiesa ha sempre annunciato in duemila anni ci vuole un coraggio da cuor di leone non solo davanti al mondo, ma anche all’interno della Chiesa stessa, tanto il pensiero del mondo è penetrato in profondità nel Corpo mistico di Cristo. Siamo certi che la deriva dell’insegnamento negli istituti cattolici (e anche nei seminari) non riguardi solo San Francisco, ma quanti sono i vescovi che pur sapendo tacciono per quieto vivere quando non sono attori protagonisti della deriva? E siamo altrettanto certi che Cordileone non godrà da oggi di maggiori simpatie tra i suoi confratelli vescovi del mondo occidentale. E neanche a Roma da chi sta cercando di pilotare il Sinodo non solo verso l’ammissione dei divorziati risposati alla comunione ma anche verso il cambiamento della dottrina in fatto di omosessualità.
Conosciamo già l’obiezione: inutile proporre regole morali, quel che ci vuole è la testimonianza. Ma è proprio questo che chiede Cordileone ai suoi insegnanti: testimoniare la verità, e la verità è Cristo e ciò che Lui ha rivelato. Altrimenti in cosa consisterebbe la testimonianza? «Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio….» diceva Gesù. Non per ridurre tutto a moralismo, ma per far capire che seguire la volontà di Dio (quindi anche l’indissolubilità del matrimonio e l’esistenza di soli due sessi, non solo l’aiuto ai poveri) è ciò che rende più umana la mia vita.
Il dramma che oggi viviamo nella Chiesa – e che segna anche il dibattito sul Sinodo sulla Famiglia – è proprio questa scissione tra l’umano e il divino, per cui si parla di dottrina come se si parlasse di regole inventate dagli uomini per esercitare il potere su altri uomini. Proprio in questi giorni mi sono imbattuto nel programma di una conferenza organizzata da una parrocchia del milanese in occasione della Quaresima, dal titolo significativo: «Dottrina corretta o incontro con l’umano?». Chi ha pensato un tema del genere evidentemente non crede più che la dottrina sia nient’altro che quel che Gesù ci ha rivelato per una vera comprensione dell’umano. È una vera e propria schizofrenia spirituale.
Eppure nel Vangelo gli incontri di Gesù sono tutti contraddistinti da un giudizio netto sul bene e sul male, accompagnato da uno sguardo di accoglienza per il peccatore che desidera convertirsi o che almeno percepisce la ferita del peccato. La misericordia del padre nella parabola del figliol prodigo è verso il figlio che torna a casa pentito – e che lui ha sempre aspettato – non per il figlio che finisce a fare il guardiano dei porci dopo aver dilapidato una fortuna in donne e divertimenti. Del resto non ci sarebbe niente di più inutile di una misericordia elargita a chi neanche è in grado di riconosce il proprio peccato.
A peggiorare le cose è il fatto che chi prova a ridire queste cose semplici, perfino ovvie, è anche fatto oggetto di intimidazioni e accuse calunniose: nell’immaginario collettivo anche monsignor Cordileone finirà nel calderone dei “nemici del Papa”, categoria creata da quella lobby potente che – potendo contare sull’appoggio dei principali mezzi di comunicazione – sta cercando di condurre papa Francesco a compiere gesti e prendere decisioni in “rottura” con la tradizione della Chiesa. Si deve denunciare con forza questa menzogna, che vorrebbe dividere la Chiesa in amici e nemici del Papa. La vera divisione è tra amici e nemici della Verità.
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