Il vescovo Rogello di Ciudad Del Este, vittima della singolarmente brutale e improvvisa "decapitazione", non ci sta, e scrive al cardinale prefetto della Congregazione per i Vescovi, il canadese Ouellet, una lettera pepata. E' a Roma da vari giorni, per parlare con il Papa, che però non gli da udienza..."A dispetto di tanti discorsi sul dialogo, la misericordia, l’apertura, la decentralizzazione e rispetto per l’autorità delle Chiese locali, non ho avuto neanche l’opportunità di parlare con il Papa Francesco".
MARCO TOSATTI
Il vescovo Rogello di Ciudad Del Este, vittima della singolarmente brutale, dura e improvvisa decapitazione, non ci sta, e scrive al cardinale prefetto della Congregazione per i Vescovi, il canadese Ouellet, una lettera pepata.
Nel frattempo sul sito della diocesi appare una risposta in cui si ribatte punto per punto alle accuse avanzate dalla rapida visita apostolica di Santos Abril Y Castello, uno dei personaggi di fiducia di papa Bergoglio a Roma.
Mette in rilievo le irregolarità – anche formali – di un’operazione che ha profumo ideologico. “Come figlio obbediente della Chiesa accetto senza dubbio questa decisione anche se la considero infondata e arbitraria, e di cui il Papa dovrà rendere conto a Dio, più che a me”, scrive il vescovo, ribadendo che “a parte i molti errori umani che posso avere commesso, e per i quali sin da ora chiedo perdono a Dio e quanti possano aver sofferto, affermo una volta di più a coloro che mi vogliono ascoltare che la sostanza del caso è stata un’opposizione e una persecuzione ideologica”. Rogello era l'unico vescovo "conservatore" del Paraguay, e la sua diocesi aveva più seminaristi di tutte le altre messe insieme.
E continua: “Il vero problema della Chiesa in Uruguay è la crisi della fede e di vita e morale che una cattiva formazione del clero ha continuato a perpetuare, insieme alla negligenza dei Pastori”. Al vescovo Rogello non è mai stato fatto vedere il testo nato dalla Visita apostolica; ma dice, se “si pensa che il problema della Chiesa in Paraguay è un problema di sacrestia che si risolva cambiando il sacrestano, ci si sbaglierebbe profondamente e tragicamente”.
La mancanza di una comunicazione sui risultati dellla Visita apostolica ha fatto sì che il vescovo non abbi potuto rispondere debitamente. “A dispetto di tanti discorsi sul dialogo, la misericordia, l’apertura, la decentralizzazione e rispetto per l’autorità delle Chiese locali, non ho avuto neanche l’opportunità di parlare con il Papa Francesco, né il modo di chiarirgli dubbi o preoccupazioni. Di conseguenza non ho potuto ricevere nessuna correzionepaterna – o fraterna, come si vuole – da parte sua”. E conclude: “Un tal modo di procedere senza formalità, in maniera indefinita e improvvisa, non sembra molto giusta, non da luogo a una legittima difesa né alla correzione adeguata di possibili errori. Ho solo ricevuto pressioni affinché rinunciassi”. Il vescovo Rogello è a Roma da vari giorni, chiedendo, inutilmente, di poter parlare con il Papa.
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