Dalla manifestazione della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, che caratterizza il Tempo dopo l'Epifania, consegue per noi il riconoscimento del suo regno sulle anime. Nostro Signore Gesù Cristo è il capo della Santa Chiesa. Ma siccome deve risalire al Cielo, Egli comunica i suoi poteri divini ad un uomo, poiché, dopo l'Incarnazione, vuole, di norma, stabilire i suoi rapporti con noi attraverso intermediari umani. Quest'uomo, che Dio stabilisce «Principe» delle anime (Introitus) e sul «quale Egli edifica la sua Chiesa» (Evangelium Matt 16:13-19.) è San Pietro. Vicario di Cristo, egli si assiderà sulla cattedra infallibile di Nostro Signore Gesù Cristo e avrà in mano le chiavi, simbolo della suprema autorità.
Tutte le lettere di San Pietro hanno il carattere del suo primato. Roma sarà la capitale del regno dei cieli sulla terra: a Roma verrà San Pietro, sul suolo benedetto di Roma egli spargerà il suo sangue, di Roma egli sarà il Vescovo. In questa festa noi dobbiamo perciò vedere una testimonianza liturgica del primato d'onore e di giurisdizione che è legato alla Cattedra di Roma.La “Cathedra Petri” o “Sella gestatoria apostolicae confessionis”
è il trono pontificale di San Pietro e dei suoi successori nell'Episcopato Romano, nella suprema guida di tutto il gregge di Nostro Signore Gesù Cristo, degli agnelli, delle pecorelle e delle pecore madri (Cfr. Joann 19:15-17). In essa stanno il basamento inconcusso dell'infallibile ed indefettibile Fede Cattolica, il fulcro necessario dell'unità del Cristianesimo, la pienezza del Sacerdozio e del Regno. La sua storia e la sua venerazione inizia fra i meandri dei cimiteri cristiani dell'Urbe nel III secolo. La Cattedra si venerò di seguito nel Battistero di San Damaso in Vaticano. È ora conservata nell'abside della Basilica Vaticana, racchiusa nel grande reliquiario berniniano, sicché nemmeno il Papa vi si può sedere, come usavano i sommi Pontefici fino al XVI secolo.
Sotto il nome di Natale Petri de Cathedra era celebrata una festa il 22 febbraio; ma, a causa della Quaresima, le chiese della Gallia presero l'abitudine di celebrarla nella data odierna, 18 gennaio. Le due usanze si svilupparono in modo parallelo; poi, finalmente, si perdette l'unità primitiva del loro significato e si ebbero due feste della Cattedra di San Pietro, la prima attribuita a Roma - quella del 18 gennaio -, la seconda attribuita a un'altra sede - in definitiva a quella d'Antiochia - il 22 febbraio.
(Cfr. Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo Sardinia Tridentina)
Sermone 1 sui SS. Apostoli Pietro e Paolo, prima della metà.
Allorché i dodici Apostoli, dopo aver ricevuto per mezzo dello Spirito Santo il dono di parlare tutte le lingue, ebbero intrapreso l'evangelizzazione del mondo nelle diverse parti della terra loro toccate, il beatissimo Pietro, principe dell'ordine apostolico, fu destinato alla capitale dell'impero Romano, affinché la luce della verità, rivelata per la salvezza di tutte le nazioni, da essa, come dallo stesso capo, si spandesse più efficacemente in tutto il corpo del mondo. Infatti qual nazione non aveva allora dei rappresentanti in questa città? O quali popoli potevano ignorare ciò che Roma aveva appreso?
Qui dovevano essere conculcate le opinioni della filosofia, qui dovevano essere dissipate le vanità della sapienza terrena, qui doveva essere confuso il culto dei demoni, qui distrutta l'empietà del sacrilego paganesimo, qui dove la superstizione aveva radunato con somma diligenza tutto ciò che i vari errori avevano inventato in qualsiasi luogo. E dunque a questa città tu, o beatissimo Apostolo Pietro, non temi di venire, e, mentre l'Apostolo Paolo, il compagno della tua gloria, è ancora occupato a fondare altre chiese, tu ti inoltri in questa selva di bestie feroci, in quest'oceano profondo e turbolentissimo con più coraggio di quando camminavi sul mare.
Tu avevi già istruito i popoli della circoncisione che avevano creduto alla tua parola: già avevi fondato la chiesa d'Antiochia, dove cominciò a manifestarsi il nome sì degno di cristiano; già avevi riempito della predicazione delle leggi evangeliche il Ponto, la Galazia, la Cappadocia, l'Asia e la Bitinia, quando, non dubitando del successo dell'opera tua, né ignaro della durata della tua vita, inalberavi sui baluardi di Roma il trofeo della croce di Cristo, qua dove ti erano preparati, per divina preordinazione, sia l'onore del potere sia la gloria della passione.
Prisca, nobile vergine romana, a tredici anni fu accusata, sotto l'imperatore Claudio d'essere cristiana, e condotta per suo ordine al tempio di Apollo perché sacrificasse agli idoli; ma avendo ella detestata siffatta empietà, fu schiaffeggiata e messa in prigione. Poi fattane uscire, perseverando ella costantemente nella fede, battuta con verghe e cosparsa di grasso bollente, fu di nuovo rinchiusa in prigione. Tre giorni dopo condotta nell'anfiteatro, venne esposta ad un leone, il quale, dimentico della sua ferocia, si accovacciò umilmente ai suoi piedi. Avendole poi fatto soffrir la fame per tre giorni in un ergastolo, venne distesa sul cavalletto, scarnificata con uncini di ferro e gettata sul rogo, dal quale pure uscì miracolosamente illesa. Finalmente ebbe recisa la testa fuori dell'Urbe, aggiungendo così alla palma della verginità la corona del martirio. Il suo corpo fu sepolto dai Cristiani sulla via Ostiense, a dieci miglia da Roma, il 18 gennaio.
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