Salve,Regina, Madre di misericordia: Quanto ancora più grande deve essere la nostra fiducia in Maria, perché è la nostra madre
Sant'Alfonso Maria de Liguori
Le Glorie di Maria
Non a caso né invano i devoti di Maria la chiamano madre e pare che non sappiano invocarla con altro nome e non si saziano mai di chiamarla madre; madre si, perché veramente è la nostra madre, non carnale, ma spirituale delle nostre anime e della nostra salvezza. Il peccato, quando privò le nostre anime della grazia divina, le privò anche di vita. Esse erano dunque miserabilmente morte, ma venne Gesù nostro Redentore, nell'eccesso della sua misericordia e del suo amore, a ridarci con la sua morte in croce questa vita perduta. Egli stesso dichiarò: « Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano più abbondantemente » (Gv 10,10). Più abbondantemente, perché dicono i teologi che Gesù Cristo apportò a noi più bene con la sua redenzione di quanto fu il danno che ci causò Adamo con il suo peccato. Sicché, riconciliandoci con Dio, egli si fece padre delle anime nella nuova legge di grazia, come aveva già predetto il profeta Isaia: « Padre del secolo venturo, principe della pace » (Is 9,6). Ma se Gesù fu il padre delle anime nostre, Maria ne fu la madre poiché, dandoci Gesù, diede a noi la vera vita e offrendo poi sul Calvario la vita del Figlio per la nostra salvezza, ci partorì alla vita della grazia divina. Maria dunque, come ci fanno sapere i santi padri, divenne nostra madre spirituale in due tempi.
In primo luogo, quando meritò di concepire nel suo seno verginale il Figlio di Dio, come dice il beato Alberto Magno. Con maggior precisione san Bernardino da Siena scrive che, quando la santa Vergine all' annunciazione dell'angelo diede il consenso che il Verbo eterno aspettava da lei per farsi suo Figlio, « nel dare questo consenso ella domandò a Dio con immenso affetto la nostra salvezza e la procurò. Con questo stesso consenso si consacrò all'opera della nostra redenzione e così, sin d'allora, ci portò tutti nel suo seno come amorosissima madre ». Dice san Luca al cap. 2, parlando della nascita del nostro Salvatore, che Maria partorì il suo figlio primogenito. Dunque, osserva un autore, se l'evangelista afferma che la Vergine partorì allora il primogenito, si deve supporre che dopo ebbe altri figli? Ma lo stesso autore aggiunge: Se è di fede che « Maria non ebbe altri figli carnali all'infuori di Gesù, dovette dunque avere altri figli spirituali » e questi siamo tutti noi.
Proprio questo rivelò il Signore a santa Geltrude, la quale un giorno, nel leggere il suddetto passo del vangelo, rimase turbata poiché non riusciva a capire come, essendo Gesù Cristo l'unico figlio di Maria, si potesse dire che fu il suo primogenito. Allora Dio le spiegò che Gesù fu il suo primogenito secondo la carne, ma gli uomini furono i figli secondogeniti secondo lo spirito così si comprende quel che è detto di Maria nel Cantico dei cantici: « Il tuo ventre, un mucchio di grano, attorniato di gigli » (Ct 7,2 Volg.). Sant'Ambrogio spiega che, benché nel grembo purissimo di Maria ci fu un solo granello di frumento, nostro Signore Gesù Cristo, tuttavia si dice mucchio di grano perché quel solo granello conteneva in germe tutti gli eletti, dei quali Maria doveva essere madre, così che Gesù è il primogenito fra molti fratelli.
Il santo abate Guglielmo scrive da parte sua: « In quell'unico frutto, in Gesù Salvatore di tutti gli uomini, Maria partorì tutti noi alla salvezza e alla vita ». Il secondo tempo in cui Maria ci generò alla grazia fu quando sul Calvario offrì all'eterno Padre, con tanto dolore del suo cuore, la vita del suo diletto Figlio per la nostra salvezza. Perciò, afferma sant'Agostino, allora, avendo cooperato con il suo amore affinché i fedeli nascessero alla vita della grazia nella Chiesa, divenne con ciò madre spirituale di tutti noi, che siamo membra del nostro capo Gesù Cristo. Ecco appunto quel che significa, applicato alla beata Vergine, questo testo del Cantico dei cantici: «Mi posero a guardia delle vigne; la vigna mia non l'ho guardata!» (Ct 1,5 Volg.). Per salvare le anime nostre Maria consentì a sacrificare con la morte la vita di suo Figlio. Commenta l'abate Guglielmo: «Per salvare molte anime, espose la propria anima alla morte». E chi mai era l'anima di Maria, se non il suo Gesù, che era la sua vita e tutto il suo amore? Perciò san Simeone le annunziò che un giorno l'anima sua benedetta sarebbe stata trafitta da una spada dolorosa: « A te stessa una spada trapasserà l'anima» (Lc 2,35).
Questa spada crudele fu la lancia che trafisse il costato di Gesù, di Gesù che era l'anima di Maria. Da allora con i suoi dolori ella ci partorì alla vita eterna, così che possiamo chiamarci tutti figli dei dolori di Maria. La nostra amorosissima madre fu sempre interamente unita alla volontà divina. Scrive san Bonaventura che ella vedeva l'eterno Padre amare gli uomini fino a volere la morte di suo Figlio per la loro salvezza e il Figlio amarci fino a voler morire per noi. Dunque, non si può dubitarne, Maria volle conformarsi a questo eccesso d'amore del Padre e del Figlio e con tutta la sua volontà offrì suo Figlio e acconsenti che egli morisse per la salvezza del genere umano. E’ vero che nel morire per la redenzione del genere umano Gesù volle essere solo: « Da me solo ho spremuto il torchio » (Is 63,3 Volg.), ma vedendo il grande desiderio di Maria di contribuire anch'ella alla salvezza degli uomini, dispose che mediante il sacrificio e l'offerta della vita di lui stesso, Gesù, ella cooperasse alla nostra redenzione e divenisse così madre delle anime nostre. Il nostro Salvatore manifestò quest'intenzione quando, prima di spirare, guardando dalla croce la madre e il discepolo Giovanni che gli stavano accanto, disse a Maria: « Ecco tuo figlio » (Gv 19,26), come se dicesse: Ecco l'uomo che, mediante l'offerta che fai della mia vita per la sua salvezza, nasce alla grazia. « Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre" » (Gv 19,27). Con queste parole, dice san Bernardino da Siena, Maria fu costituita madre non solo di san Giovanni, ma di tutti gli uomini a causa dell'amore che ebbe per loro.
Il teologo Silveira attira la nostra attenzione sulle parole con le quali san Giovanni riporta questo fatto nel suo Vangelo e osserva che Gesù Cristo non le disse a Giovanni, ma al discepolo, per indicare che il Salvatore ha dato per madre Maria a tutti coloro che, essendo cristiani, hanno il nome di suoi discepoli. « Giovanni è un nome di persona; discepolo, un nome comune: così è specificato che Maria è data come madre a tutti » « Io sono la madre del bello amore » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.), dice Maria, perché il suo amore, scrive A. Paciuchelli, che rende belle le anime nostre agli occhi di Dio, fa che come madre amorosa ella ci riceva per figli. «E quale madre ama i suoi figli e si dedica alloro bene quanto te, nostra dolce regina, ami noi e curi i nostri interessi?» dice san Bonaventura Beati quelli che vivono sotto la protezione di una Madre così amorosa e così potente! Il profeta Davide, benché allora Maria non fosse ancora nata, chiedeva a Dio la salvezza proclamandosi figlio di Maria e pregava: «Salva il figlio della tua ancella» (Sal 85,16). « Di quale ancella? - chiede sant'Agostino - di quella che disse: Ecco l'ancella del Signore». «Come stiamo bene sotto la protezione di una tale madre! - esclama il cardinale Bellarmino. - Chi mai avrà l'ardire di strappare questi figli dal seno di Maria al quale saranno ricorsi per salvarsi dai nemici? Quale furia d'inferno o di passione potrà vincerli se confidano nel patrocinio di colei che è Madre di Dio e nostra?». Si narra che la balena, quando vede i suoi figli in pericolo per le tempeste o per i cacciatori, apre la bocca e li nasconde nel suo seno. Così appunto, dice il Novarino, « la nostra Madre, quando vede i suoi figli in grande pericolo per la tempesta delle tentazioni che infuria, che fa? Con materno affetto li nasconde come dentro le proprie viscere, li protegge e non cessa di vegliare su di loro finché non li colloca nel sicuro porto del paradiso». Madre amorevole, o Madre pietosa, sii sempre benedetta e sia sempre benedetto quel Dio che ti ha data a noi per madre e per sicuro rifugio in tutti i pericoli di questa vita. Se una madre vedesse il figlio sul punto di soccombere sotto le spade dei nemici, farebbe ogni sforzo per salvarlo.
« Così, rivelò la Vergine a santa Brigida, io faccio e farò con i miei figli, benché peccatori, purché ricorrano a me per essere soccorsi ». Ecco dunque come vinceremo sempre e sicuramente in ogni battaglia contro l'inferno ricorrendo alla Madre di Dio e madre nostra, dicendo e ripetendo incessantemente: « Sotto il tuo patrocinio ci rifugiamo, o santa Madre di Dio ». Quante vittorie i fedeli hanno riportato sull'inferno ricorrendo a Maria con questa breve ma potente invocazione! Così la gran serva di Dio suor Maria Crocifissa, benedettina, vinceva sempre i demoni. Rallegratevi dunque, voi che siete figli di Maria; sappiate che ella accetta come suoi figli tutti coloro che lo vogliono essere. Si, gioia e fiducia! Che timore avete di perdervi, poiché questa Madre vi difende e vi protegge? « Dì, anima mia, con grande fiducia: esulterò e mi rallegrerò, perché, nel giudizio che devo subire, la mia sentenza dipende da mio fratello e da mia madre». Così, scrive san Bonaventura, deve farsi coraggio e dire chi ama questa buona Madre e confida nella sua protezione: Che temi, anima mia? La causa della tua eterna salvezza non sarà perduta, poiché la sentenza è nelle mani di Gesù, che è tuo fratello, e di Maria, che è tua madre. A questo pensiero sant'Anselmo ci rincuora esclamando in un impeto di gioia: « O beata fiducia, o sicuro rifugio, la Madre di Dio è mia madre! Con quale certezza dobbiamo dunque sperare, poiché la nostra salvezza dipende dal volere di un buon fratello e di una pia madre!». Ecco l'invito che ci rivolge la nostra Madre: « Chi è fanciullo venga da me » (Pro 9,4 Volg.). I bambini hanno sempre sulle labbra il nome della madre e ogni volta che si spaventano, subito alzano la voce chiamando: « Mamma, mamma! ». O Maria, dolce e amorevole madre, questo tu desideri: che, ridivenuti bambini, invochiamo sempre te nei nostri pericoli e ricorriamo sempre a te, perché ci vuoi aiutare e salvare, come hai salvato tutti i figli che a te sono ricorsi.
EsempioNella storia delle fondazioni della Compagnia di Gesù nel regno di Napoli si parla di un giovane nobile scozzese, chiamato Guglielmo Elfinstonio, parente del re Giacomo. Nato nell'eresia, ne seguiva gli errori; ma la luce divina gli scoprì a poco a poco la falsità di quella dottrina. Venne in Francia, dove, con l'aiuto di un buon padre gesuita, suo compatriota, e soprattutto grazie all'intercessione della santa Vergine, conobbe infine la verità, abiurò l'eresia e si fece cattolico. Si recò poi a Roma. Lì un suo amico lo trovò un giorno afflitto e piangente e gli chiese quale fosse la causa del suo dolore. Il giovane rispose che durante la notte gli era apparsa la madre dannata e gli aveva detto: « Figlio, buon per te, che sei entrato nella vera Chiesa. Io, morta nell'eresia, sono perduta per sempre ». Da quel giorno la sua devozione verso Maria divenne ancora più fervida. Egli la considerò come sua unica madre e, ispirato da lei, fece il voto di entrare in religione. Essendosi poi ammalato, andò a Napoli sperando che il cambiamento d'aria lo avrebbe guarito, ma il Signore volle che a Napoli morisse e che morisse gesuita. Infatti, poco dopo il suo arrivo si aggravò e all'avvicinarsi della morte, con preghiere e lacrime ottenne di essere ammesso dai superiori. Così quando, alla presenza del Sacramento, gli fu amministrato il viatico, pronunziò i voti e fu dichiarato membro della Compagnia di Gesù. A partire da allora egli commoveva tutti per lo slancio con il quale ringraziava sua madre Maria di averlo strappato all'eresia portandolo a morire nella vera Chiesa e nella casa di Dio in mezzo ai religiosi suoi fratelli. « Come è bello, esclamava, morire in mezzo a tanti angeli! ». Esortato a riposare, rispondeva: « Non è tempo di riposare ora che si avvicina la fine della mia vita! ». Prima di morire, disse ai presenti: « Fratelli, non vedete qui gli angeli del cielo che mi assistono? ». Uno di quei religiosi, avendolo sentito sussurrare alcune parole, gli domandò che cosa diceva. Rispose che l'angelo custode gli aveva rivelato che doveva stare pochissimo tempo in purgatorio e che subito sarebbe passato in paradiso. Poi riprese a intrattenersi con la sua dolce madre Maria e ripetendo: « madre, madre », come un bambino che si abbandona a riposare nelle braccia della madre, serenamente spirò. Poco dopo un devoto religioso seppe, grazie a una rivelazione, che Elfinstonio era già in paradiso.
PreghieraO Madre mia, come è possibile che avendo una madre così santa io sia così carico di peccati, che avendo una madre che arde d'amore verso Dio io ami le creature, che avendo una madre così ricca di virtù io sia così povero? O cara Madre mia, è vero, io non merito di essere più tuo figlio, perché me ne sono reso indegno con la mia vita malvagia. Mi contento che tu mi accetti come tuo servo e per essere ammesso tra i tuoi più umili servi, sono pronto a rinunciare a tutti i regni della terra. Sì, mi contento, ma non mi proibire di poterti chiamare madre mia. Questo nome mi consola, m'intenerisce, mi ricorda l'obbligo che ho di amarti, m'incoraggia a confidare in te. Quando più mi atterriscono i miei peccati e la divina giustizia, mi sento confortato al pensiero che tu sei mia madre. Permettimi dunque di dirti: Madre mia, madre mia amabile. Così ti chiamo e così voglio chiamarti. Tu, dopo Dio, devi essere sempre la mia speranza, il mio rifugio e il mio amore in questa valle di lacrime. Così spero di morire, consegnando in quell'ultimo momento l'anima mia nelle tue sante mani e dicendo: Madre mia, madre mia Maria, aiutami, abbi pietà di me. Amen.
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