Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

mercoledì 18 luglio 2018

Sacerdote "alter Christus"




Considerando con profondità l'essenza dell'ordinazione sacerdotale e del proprio ministero sacro, San Tommaso ci insegna che il presbitero deve cercare la perfezione ancor più che un religioso o una suora. E di fatto, per capire tale insegnamento basta avere ben presente l'alto livello di santità che la Celebrazione Eucaristica e la santificazione delle anime esigono da un ministro, come ci avverte il Divino Maestro: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13-14ª). Davanti a quest'enorme responsabilità, si capisce il motivo per cui non furono pochi i santi che ebbero paura di essere ordinati sacerdoti.

In questo stesso senso, afferma il famoso P. Garrigou-Lagrange: "È necessario che il sacerdote si santifichi affinché la grazia sacramentale dell'Ordine fruttifichi ogni giorno".Questo argomento è di intensa attualità, tanto più che il successo maggiore o minore del suo ministero in favore dei fedeli, può dipendere, in particolar modo, dal proprio sacerdozio. Sappiamo che i Sacramenti operano con efficacia attraverso il potere di Cristo, producendo la grazia da sé stessi. Tuttavia, la loro penetrazione sarà maggiore o minore secondo le disposizioni interiori di chi li riceve.

E qui entra in gioco un elemento soggettivo in cui ha un importante ruolo l'azione pastorale del ministro ordinato, perché la sua virtù, il suo fervore nel celebrare i divini misteri, il suo impegno nel pregare nell'annunciare il Vangelo, in ultima analisi, la santità della sua vita - la quale è, a sua volta, una eccellente e insostituibile maniera di pregare - possono influenzare i fedeli a ricevere i Sacramenti con migliore disposizione, traendo così maggiore vantaggio dei suoi frutti.

Per ben cogliere tutta la stupenda realtà del sacerdozio ministeriale, esso va visto, innanzitutto, nella sua dimensione essenzialmente cristologica, ossia in rapporto a Cristo, l'unico ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza. Nell'ordinazione sacerdotale Cristo imprime in coloro che ha scelto per il ministero una impronta nuova, interiore, indelebile, che conforma, rende simili a Lui. Ogni sacerdote diviene così un "alter Christus", o, come ama dire qualcuno, "ipse Christus".

Il sacerdote rimane, in tal modo, abilitato ad agire "in persona Christi", a fare le veci della persona di Cristo sommo Sacerdote, che, per mezzo di lui, continua a rendere gloria al Padre e a salvare il mondo, comunicandogli la sua vita divina.

Questo emerge in modo quanto mai chiaro da alcuni fatti biblici riguardanti il ministero apostolico. Gesù sceglie degli uomini, come segno di predilezione verso di loro, li distingue dagli altri e li prepara al futuro ministero, che consisterà nel fare ciò che hanno visto fare a Lui; li costituisce suoi inviati, comunicando ad essi i suoi stessi poteri, in modo che ascoltare loro è ascoltare Lui stesso: "Chi ascolta voi ascolta me" (Lc 10, 16)...


La santità sacerdotale, da raggiungere non accanto, ma attraverso il ministero, richiede, innanzitutto, un'intima unione con Cristo, che è la stessa santità di Dio incarnata. Il sacerdote deve poter dire come San Paolo: "mihi vivere Christus est! - per me vivere è Cristo" (Fil 1, 21). Il "rimanete in me ed io in voi" di Gesù (Gv 15, 1.4-5) deve costituire la sua principale preoccupazione, il cuore, il criterio e la norma di tutta la sua vita. I cristiani vogliono trovare nel sacerdote non solo l'uomo che li accoglie, che li ascolta volentieri e testimonia loro una sincera simpatia, ma anche, e soprattutto, un uomo innamorato di Dio, che appartiene al Signore, che li aiuta a guardare a Lui, a pensare a Lui, a salire verso di Lui (cfr PDV, 47).

Una autentica santità sacerdotale esige, inoltre, una intensa vita di preghiera, intesa, questa, come un incontro vivo e personale con il Signore, come un dialogo che si fa partecipazione al colloquio filiale di Gesù con il Padre. Giovanni Maria Vienney - ai più noto come il santo curato d'Ars - il modello che ogni sacerdote deve conoscere e imitare -sacerdote, che per oltre quarant’anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villaggio di Ars vicino a Belley in Francia, con l’assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell’ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio.Ciò che si contempla nell’Eucaristia è essenzialmente l’annientamento e l’offerta sacrificale di Cristo per la salvezza dell’uomo. In questa prospettiva si comprende cosa significhi l’espressione “offrirsi vittima con Cristo” che qualifica la vocazione sacerdotale“Coloro che stanno davanti al Signore compiono un servizio grandissimo: presentano al Cristo tutti quelli che non lo conoscono o che sono lontani da Lui; vegliano davanti a Lui, a nome loro”.Che la Vergine Maria Madre della Chiesa e dei sacerdoti custodisca i Suoi figli in questi tempi difficili .

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