Family Day: il Consiglio direttivo della Cei spaccato come una direzione del Pd qualsiasi,questa volta il Consiglio Permanente della CEI, vale a dire lo stato maggiore, chiamato a imbastire una strategia, somiglia piuttosto a un direttivo del PD vecchia maniera, dove i verdetti restano appesi e aperti a sorprese, con ampio margine d’improvvisazione. Per il diletto dei cronisti e nel dilemma dei protagonisti, che rispondono al nome di Angelo Bagnasco da Genova e Nunzio Galantino da Cerignola.
I francesi non esiterebbero a definirla “drôle de cohabitation”, ossia una coabitazione un po’pazza: tra un presidente conservatore, che interpreta tuttavia il sentimento della base, formatasi nel verbo dei precedenti pontificati, e un segretario progressista, imposto da un Papa rivoluzionario e preposto a sovvertire i rapporti di forza, mediante una infornata di nuove nomine. Bagnasco è un ammiraglio di lungo corso, campione di gerarchie liguri che hanno raggiunto il culmine dell’egemonia nell’era di Ratzinger. Una classe dirigente che oggi rifiuta di ammainare bandiera e manifesta sorprendenti abilità manovriere. Emulo del concittadino Andrea Doria nella capacità, e disinvoltura, di tessere nuove alleanze, volgendo in suo favore gli spifferi delle sacre stanze. Figuriamoci se si tratta di una ventata come quella del discorso alla Rota: “Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”.Monsignor Galantino è invece un nostromo dai modi energici, saldamente insediato in plancia. Padrone ormai assoluto della sala macchine, dall’ufficio centrale ai media ecclesiali, ma non ancora dell’equipaggio, arruolato nelle liste della vecchia gestione.
Ragion per cui, memore dei suoi studi antropologici, tende a modificare non solo il profilo ideologico, ma sociologico dell’episcopato, pescando tra i parroci di periferia e facendoli promuovere nelle sedi che contano.
Cresciuto sotto il segno dello scudo crociato, con ascendente falce e martello, da padre democristiano e nella contrada che dette i natali a Di Vittorio, il segretario CEI conduce tenace la marcia dei peones, da un capo all’altro della penisola, ridistribuendo zucchetti di eccellenza e zone d’influenza, con l’ingresso ai piani alti Corrado Lorefice e Matteo Zuppi, nuovi arcivescovi di Palermo e di Bologna, preti di strada e new entries del consiglio.
Per contro, e in risposta, l’aristocratico Bagnasco spariglia il tavolo, riscoprendosi democratico e appellandosi al laicato, dalla fanteria mobile del cammino neocatecumenale a quella immobile delle sentinelle della vita, che Galantino liquidò sbrigativo, con dalemiano sarcasmo.
DUE PARTITI DENTRO LA CEI?
Mentre via Twitter il giornalista cattolico Antonio Socci lancia le sue invettive anti-bergogliane (“Dal Vaticano pesanti pressioni per soffocare o ‘castrare’ l’impatto del Family Day. Vergogna senza fine. Ore drammatiche”) e il giornalista ebreo Gad Lerner segnala che “con l’adesione di Bagnasco al Family Day e l’intervista di Ruini l’ala più retriva dei vescovi italiani si pone contro la linea di Francesco”, dal Nord arriva l’invito a partecipare alla manifestazione da parte della Conferenza Episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta guidata da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. A suonare la carica ci aveva comunque già pensato ieri l’ex presidente Cei, cardinale Camillo Ruini, che dalle pagine di Repubblica ha espresso “piena condivisione per le parole del cardinale Bagnasco” ritenendo “giusto che protagonisti siano i laici ed è molto positivo che oggi questo emerga più chiaramente. Ma ciò non significa che i vescovi non possano esprimere il loro apprezzamento, anzi, una partecipazione che viene dal cuore.”. “Sulle unioni civili – dicono fonti vaticane riportate oggi da Massimo Franco sul Corriere della Sera - l’impressione è che qualcuno nel governo abbia voluto strafare. Quanto al Family Day, lo appoggeremo con discrezione”. “Di nuovo – aggiunge l’editorialista – è riaffiorato un conflitto sordo tra presidente e segretario della Cei” e “i contrasti riguardano semmai la tattica, a cominciare dall’opportunità di una manifestazione pubblica. Con Galantino sicuro di riflettere gli orientamenti papali, suggerendo una posizione defilata; e con Bagnasco, invece, deciso a marcare il ruolo della Cei”.
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