Carissimi amici e lettori ,
Nel 1913 san Luigi Guanella, al termine della costruzione della chiesa di san Giuseppe al Trionfale a Roma, scrisse ai suoi religiosi e alle sue suore di aver fatto un voto a san Giuseppe, quello di erigere una pia unione in suo onore per aiutare i morenti con la preghiera. Il papa di allora, san Pio X, approvò immediatamente questa iniziativa che fin dall'inizio ebbe un notevole successo di adesioni. La prima attività è e resta quella della preghiera, cioè la invocazione a san Giuseppe come patrono della buona morte, perché soccorra i morenti. Gli iscritti alla Pia Unione i fedeli e i devoti del Santo Patriarca San Giuseppe son invitati a rivolgere almeno due volte al giorno una breve preghiera, scritta dallo stesso don Guanella, che è così formulata: "San Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo e vero Sposo di Maria Vergine, prega per noi e per gli agonizzanti di questo giorno (di questa notte)"
Oggi come far capire cosa significa “morire bene”?
Oggi non è facile che gli uomini si mettano con chiarezza e soprattutto con fede davanti alla realtà della morte e alla inevitabilità del dover morire. La mentalità, dettata da un grande e per altro benefico progresso della medicina, ha creato la sensazione che il momento della morte non debba più venire e che vi sia sempre una medicina adatta alla situazione. Sull'altro versante, si fa strada anche tra i cristiani, l'idea che la vita abbia valore solo se è accompagnata dalla gioventù, dalla bellezza, salute e dal benessere. In caso contrario bisogna chiudere la vita eliminando chi non può star bene. Si pensa questo degli altri (anziani, malati terminali, invalidi...) e lo si pensa anche di se stessi, scegliendo la via di uscita della eutanasia e del suicidio assistito. In questa situazione solo la fede può illuminarci adeguatamente. Secondo la fede la vita è un dono di Dio che a lui va riconsegnata come un compito eseguito seguendo la sua volontà. Inoltre la vita visibile, iniziata nel tempo, si conclude aprendosi all'incontro con Dio e all'abbraccio del suo amore nell'eternità. Molti uomini oggi sono lontani dalla fede. Per loro noi preghiamo e cerchiamo di raggiungerli con la testimonianza di fede. Ma esistono ancora per fortuna molti credenti e questa impostazione di speranza cerchiamo di comunicarla a tutti i nostri fratelli, in qualsiasi situazione o dolore essi si trovino.
Sembra che la società moderna viva una cultura di morte, a dimostrarlo sarebbero le cronache giornaliere: aborti ed eutanasie, omicidi e suicidi, violenze, guerre, incidenti stradali e sul lavoro con le loro relative vittime, ecc., tutto porta a questa macabra realtà. Paradossalmente la stessa società rifiuta non solo il discorso sulla propria morte ma anche la sua visibilità, sforzandosi di eliminare i segni e, addirittura, a banalizzarla. L’intolleranza verso i morti è davvero palese, ciò è dettato da una irresponsabile fuga dalla realtà o da una visione materialista, priva di speranza, estranea alla fede nel Cristo morto e risorto. Halloween è proprio il segno di questa intolleranza. Una ricorrenza distorta che allontana dalla morte, fra ingenuità e inconscio, con scherzo e gioco, deridendo su morti e spiriti, il tutto accompagnato da un desiderio per l’occulto e il paranormale, premesse sufficienti e prossime al satanismo nonché terreno fecondissimo per le opere omicide di Satana, in quanto seduttore e menzognero. Tutto a discapito della Commemorazione dei fedeli defunti che la Chiesa solennizza nella giornata del 2 Novembre seguita dall'ottavario, che è espressione di un sentimento religioso e umano per educare il cristiano fin da bambino a rendere preziosa la propria morte e a familiarizzare con questa realtà della vita seppur così drammatica e dolorosa nel suo presentarsi. Dunque non c’è niente da ridere né da allontanare ma solo da prepararsi e accogliere; nella liturgia dei defunti ricordiamo infatti che “se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura… perché la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo” (cf. Prefazio defunti I).
Per tale motivo la Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra morte e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte (cf. CCC 1014). La tradizione ecclesiale professa infatti che l’Uomo giusto di Nazaret sia spirato tra le braccia di Gesù e di Maria. Il pio transito di san Giuseppe è uno dei tanti privilegi concessi al Santo caro alla pietà popolare e che ha dato vita alla nascita di tante confraternite nelle quali gli aderenti supplicano il Santo Patriarca per una protezione nell’ora estrema. Questa pia devozione, ha avuto un vasto consenso sia nel popolo di Dio sia nella Liturgia. Se da un lato la morte è stata una realtà dolorosa per il morente e per i familiari, dall’altro lato san Giuseppe ha gioito per avere avuto accanto a sé in quel momento di tribolazione Gesù e Maria. Nella sua vita il santo Patriarca è stato ministro della salvezza nei riguardi dell’umanità di Gesù, adesso nel momento della sua morte non è più ministro ma beneficiario della salvezza per i meriti di Cristo come lo saremo anche noi quando arriverà tale ora. Mentre noi cristiani possiamo sperare una beata morte accontentandoci solo di pronunciare i nomi di Gesù e Maria, per san Giuseppe, invece, quei nomi sono stati presenza effettiva e affettiva, privilegio che nessun altro ha mai potuto avere. Pregare in suffragio dei nostri defunti e prepararsi alla propria morte sicuramente “hanno bisogno di una speciale virtù dall’alto (cf. Lc 24,49; At 1,8), donazione certo dello Spirito del Signore non disgiunta però dall’intercessione e dall’ esempio dei suoi Santi” (cf. RC 29). Invochiamo, dunque, in questo giorno che la chiesa fa memoria del beato transito del Padre putativo di Nostro Signore san Giuseppe il suo aiuto ; affidiamoci a lui così come la Chiesa ci insegna, così come la Pietà popolare si esprime nelle sue numerose e belle preghiere dedicate al santo Sposo della Beatissima Vergine Maria , protettore dei morenti e terrore dei demoni.

Commenti
Posta un commento