Carissimi amici e lettori,
L'anno che tra qualche ora arriverà il 2024, ricorrerà il 750° anniversario della morte di San Tommaso d'Aquino.Egli fu frate domenicano, principale esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus già dai suoi contemporanei. È stato proclamato santo da papa Giovanni XXII nel 1323 e dal 1567 è annoverato tra i dottori della Chiesa. San Tommaso è dottore comune della Chiesa, pertanto. E questo nella metafisica, come abbiamo visto, come nella teologia, la quale, essendo una scienza “una”, abbraccia la dogmatica quanto la morale, e nell’una e nell’altra branca della “sacra dottrina” san Tommaso è sempre dottore indiscusso.Se Agostino aveva declinato la filosofia platonica in chiave cristiana, Tommaso compie un’operazione simile con Aristotele. La filosofia tomistica si basa sulla non contraddizione di fede e ragione. L’uomo conosce il mondo attraverso la ricerca filosofica, fondata sulla ragione. Tale conoscenza, però, può essere priva di errori solo se supportata dalla rivelazione divina. La fede non si sostituisce alla ragione ma eleva quest’ultima alla certezza e alla perfezione. La ragione, inoltre, può svolgere un ruolo utile alla fede in tre modi: dimostrando i «preamboli della fede», spiegando e rendendo accessibili le verità della fede, difendendo la fede dalle critiche e dalle obiezioni.
Del grande dottore vogliamo ricordare in particolare la sua dottrina sulla dimostrabilità dell’esistenza di Dio, così necessaria ai nostri giorni, dottrina impugnata o abbandonata dalla moderna filosofia, dal Tradizionalismo ottocentesco e dal Modernismo; la sua difesa dei primi principi metafisici; la sua lotta al Naturalismo che ne ha fatto, con san Paolo e sant’Agostino, il dottore della Grazia.
Nell’attuale, diabolico attacco al Santo Sacrificio della Messa, al Santissimo Sacramento e al Sacerdozio Cattolico, san Tommaso è guida sicura come esimio teologo, santo, mistico e poeta, cantore dell’Eucarestia e baluardo contro tutti gli errori nel definire il dogma della Transustanziazione. All’opposto dello spirito moderno, mise a principio e ultimo fine del suo pensiero Iddio Santissimo, Uno e Trino, e Gesù Cristo come Via, Verità e Vita, e non l’uomo, come si iniziò sventuratamente a fare fin dal XVI secolo.
Nato nel 1225 a Roccasecca, piccolo paesino nel Lazio meridionale, Tommaso d'Aquino divenne l’esponente più noto della Scolastica e il filosofo che portò a compimento l’adattamento del pensiero aristotelico in ottica cristiana. Figlio di Landolfo conte d’Aquino, Tommaso venne educato in un primo momento nell’abbazia di Montecassino e successivamente si trasferì a Napoli per frequentare l’Università fondata pochi anni prima da Federico II.
Nel 1247, si unì all'ordine domenicano e fu discepolo di Alberto Magno, accompagnandolo nel suo percorso accademico prima a Parigi e successivamente a Colonia. Ritornando a Parigi nel 1252, iniziò a insegnare all'Università dove riscosse grande apprezzamento, acquisendo il titolo di maestro nel 1257. Negli anni a venire, divise il suo tempo tra l'Italia, dove si dedicò anche alla ristrutturazione degli studi domenicani, e periodi a Parigi dove era docente di teologia. Nel 1272, fece ritorno in Italia in modo permanente, prendendo posto come professore all'Università di Napoli. Su mandato di Papa Gregorio X, partecipò al concilio di Lione nel 1274, ma si ammalò lungo il percorso e passò a miglior vita nel convento di Fossombrone.Nonostante una vita non particolarmente longeva - morì infatti a 49 anni - Tommaso produsse una mole considerevole di scritti. A lui sono attribuite 36 opere e 25 opuscoli. Il periodo più prolifico e fecondo della sua produzione va dal 1259 al 1272, tra il suo ritorno in Italia e il secondo soggiorno parigino. Le sue opere maggiori sono la Somma della verità della fede cattolica contro i Gentili, il Secondo commentario delle Sentenza e il suo capolavoro: la Somma teologica. Altra opera importante sono le Questioni, in cui Tommaso argomenta teologicamente le posizioni degli averroisti e degli agostiniani.
Nel corso dei suoi studi a Parigi molti avevano ribattezzato Tommaso d'Aquino il “bue muto”, sia per la sua corporatura imponente ma pacifica, sia per il suo carattere taciturno. Il suo maestro Alberto Magno diceva: «Questi, che noi chiamiamo bue muto, un giorno muggirà così forte da farsi sentire nel mondo intero».
Possa San Tommaso intercedere per la Sposa di Cristo in questo tempo in cui appare sfigurata dai peccati di tanti suoi ministri, di cattivi maestri e di falsi insegnamenti.Nel 1247, si unì all'ordine domenicano e fu discepolo di Alberto Magno, accompagnandolo nel suo percorso accademico prima a Parigi e successivamente a Colonia. Ritornando a Parigi nel 1252, iniziò a insegnare all'Università dove riscosse grande apprezzamento, acquisendo il titolo di maestro nel 1257. Negli anni a venire, divise il suo tempo tra l'Italia, dove si dedicò anche alla ristrutturazione degli studi domenicani, e periodi a Parigi dove era docente di teologia. Nel 1272, fece ritorno in Italia in modo permanente, prendendo posto come professore all'Università di Napoli. Su mandato di Papa Gregorio X, partecipò al concilio di Lione nel 1274, ma si ammalò lungo il percorso e passò a miglior vita nel convento di Fossombrone.Nonostante una vita non particolarmente longeva - morì infatti a 49 anni - Tommaso produsse una mole considerevole di scritti. A lui sono attribuite 36 opere e 25 opuscoli. Il periodo più prolifico e fecondo della sua produzione va dal 1259 al 1272, tra il suo ritorno in Italia e il secondo soggiorno parigino. Le sue opere maggiori sono la Somma della verità della fede cattolica contro i Gentili, il Secondo commentario delle Sentenza e il suo capolavoro: la Somma teologica. Altra opera importante sono le Questioni, in cui Tommaso argomenta teologicamente le posizioni degli averroisti e degli agostiniani.
Nel corso dei suoi studi a Parigi molti avevano ribattezzato Tommaso d'Aquino il “bue muto”, sia per la sua corporatura imponente ma pacifica, sia per il suo carattere taciturno. Il suo maestro Alberto Magno diceva: «Questi, che noi chiamiamo bue muto, un giorno muggirà così forte da farsi sentire nel mondo intero».
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