Nel mondo sono oltre 360 milioni i cristiani che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della loro fede,nel silenzio più assordante della comunità internazionale. L'Afghanistan oggi è il Paese più pericoloso al mondo per i cristiani, seguito da Repubblica popolare cinese,Venezuela,Nicaragua, Corea del Nord, Somalia, Libia, Yemen, Eritrea, Nigeria, Pakistan Iran, India e Arabia Saudita, solo per citare alcuni Paesi. Oltre 360 milioni di cristiani, a ogni latitudine, sono oggetto di persecuzione a causa della propria fede.
Inoltre, sono aumentati fino a 4.761 i fedeli uccisi negli ultimi 12 mesi per la loro fede (i dati si riferiscono nell'arco di un anno). I cristiani uccisi per ragioni legate alla fede crescono del 60%, con la Nigeria ancora terra di massacri, assieme ad altre nazioni dell’Africa Sub-Sahariana colpite dalla violenza anticristiana: tra i primi Paesi con più uccisioni di cristiani si trovano 8 nazioni africane.
Inoltre, sono aumentati fino a 4.761 i fedeli uccisi negli ultimi 12 mesi per la loro fede (i dati si riferiscono nell'arco di un anno). I cristiani uccisi per ragioni legate alla fede crescono del 60%, con la Nigeria ancora terra di massacri, assieme ad altre nazioni dell’Africa Sub-Sahariana colpite dalla violenza anticristiana: tra i primi Paesi con più uccisioni di cristiani si trovano 8 nazioni africane.
La pandemia in questi due anni ha limitato molto la libera pratica della religione tra i fedeli ma non si può dire che abbia attenuato le persecuzioni subite dai cristiani per a causa della propria fede, in molte parti del mondo come in Venezuela e Nicaragua Ci sono poi alcuni fenomeni che vale la pena riferire: quello che viene definito della Chiesa “profuga”, ovvero delle popolazioni cristiane costrette alla fuga dalla persecuzione, come avviene in Nigeria e nella cintura del Sahel; e quello del modello centralizzato di controllo della religione, tipico della Cina ed ora emulato da altri Paesi. “Influenzati dall’ideologia comunista", alcuni governi in America Latina hanno continuato ad usare la pandemia come pretesto per sorvegliare le chiese e imporre maggiori restrizioni. A Cuba, dopo le proteste di massa di luglio, i leader cattolici e protestanti che hanno parlato di giustizia sociale sono stati arrestati, torturati e multati.E' trascorso più di un anno dopo gli eventi dell'11 luglio 2021, la Conferenza cubana delle Religiose e dei Religiosi (ConCuR) richiamano quanto hanno vissuto e quanto stanno vivendo. In primo luogo circa 700 persone sono ancora in carcere. Ciò continua a causare dolore e angoscia a molti, in particolare ai parenti dei detenuti sottolineano in un comunicato fatto pervenire a Fides. Per alcuni detenuti il processo non si è ancora svolto, violando i termini ordinari e straordinari stabiliti dalla legge.
Anche in Nicaragua e in Venezuela, i partiti al potere hanno promosso campagne diffamatorie contro vescovi cattolici, cancellato permessi di registrazione e chiuso chiese. le violenze, le vessazioni, le censure, le incarcerazioni e le restrizioni sono aumentate in maniera assoluta con numeri senza precedenti. L’Europa, gli Stati uniti d'America che si ergono a paladini dei diritti umani hanno il dovere di guidare un’iniziativa in tutte le sedi e i tavoli internazionali, che non siano subalterni ad interessi economici e geopolitici in nome dei quali si sacrifica ogni principio. Difendere i cristiani non è solo un atto intrinsecamente giusto ma significa anche contribuire alla stabilità, alla pacificazione, alla giustizia sociale di molte regioni del mondo. E’ bene ricordare che queste comunità, anche in minoranza, grazie al loro attivismo e protagonismo sono “il sale della terra” delle loro nazioni, attenuano conflitti e diseguaglianze, di certo senza di loro saremo tutti più poveri e insicuri.
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