Risposta al Sommo Pontefice in merito al digiuno chiesto alla Chiesa per il 14 Maggio 2020
Digiunare con gli infedeli provoca stress fisico e mentale. L’Alto Comitato per la fratellanza umana ha proposto un digiuno interreligioso, cioè un digiuno unito alla preghiera, cui dovrebbero unirsi cattolici, protestanti, ortodossi, musulmani, ebrei, buddhisti, induisti, sikh e così via per fermare la pandemia. Il digiuno e l'astinenza - insieme alla preghiera, all'elemosina e alle altre opere di carità - appartengono, da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati, di implorazione dell'aiuto divino, di rendimento di grazie e di lode al Padre. Nella penitenza è coinvolto l'uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l'uomo che ha un corpo bisognoso di cibo e di riposo, e l'uomo che pensa, progetta e prega; l'uomo che si appropria e si nutre delle cose, e l'uomo che fa dono di esse; l'uomo che tende al possesso e al godimento dei beni, e l'uomo che avverte l'esigenza di solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito, rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona. Ma perché il digiuno e l'astinenza rientrino nel vero significato della prassi penitenziale della Chiesa devono avere un'anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. Ci preme pertanto riproporre il significato del digiuno e dell'astinenza secondo l'esempio e l'insegnamento di Gesù e secondo l'esperienza spirituale della comunità cristiana. Occorre, per questo, riscoprirne l'identità originaria e lo spirito autentico alla luce della parola di Dio e della viva tradizione della Chiesa. Beatissimo Padre noi non possiamo obbedire né accogliere questo invito a digiunare con chi non professa la nostra stessa fede.
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