Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

martedì 27 agosto 2019

Dove sta andando la Chiesa cattolica?

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La Chiesa Cattolica è diventata una succursale del partito Democratico? Un governo Pd-M5S viene applaudito e ottiene la benedizione dalle alte sfere ecclesiastiche che tirerebbero "un sospiro di sollievo" dall'uscita di scena di Matteo Salvini.

Esiste ancora una differenza tra le due aree ideologiche? Oppure il mercato ha condizionato a tal punto il sistema da annullare ogni specificità.Si pone sempre alla coscienza dei cristiani il dilemma se, in politica, devono orientarsi a destra o a sinistra. Non è un caso che siano sorti all’interno della chiesa cattolica,ideologie anti cristiane è contrarie alla fede e alla morale, tant’è vero che alcune tipiche manifestazioni, come i diritti umani, la libertà religiosa, la democrazia, condannate al loro nascere dalla Chiesa, siano poi diventate suo patrimonio culturale, com’è avvenuto nella Chiesa cattolica in tempi successivi, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II. Più ci si ritiene cattolici più non si può condividere la piattaforma etica, filosofica, giuridica e culturale della sinistra attuale, che non fa altro che sfornare è partorire dottrine che sono in contrasto con la Fede cattolica,come ad esempio: le unioni civili, tra persone dello stesso sesso,interruzione volontaria della gravidanza", meglio nota come Legge 194, Eutanasìa, il cosiddetto suicidio assistito,
Maternità surrogata e utero in affitto, e tante altre aberrazioni .
Nonostante il monito paolino di accogliere chi è debole nella fede senza discuterne le opinioni (Rm. 14,1), è proprio in virtù degli insegnamenti di San Paolo che, invece, occorre correggere, sebbene non oltre un paio di volte, coloro che sbagliano (Ti, 3,10), o, come sono stati giustamente e più tecnicamente definiti, gli eretici e gli apostati.


Oggi, dopo il tramonto della chiesa cattolica come Madre è maestra di tutte le genti che come un sole che tanto aveva illuminato e arso il mondo,prima del Concilio Vaticano II, non sembra rimanere altro che un triste e squallido cielo notturno illuminato dalle tante galassie ecumeniche (quella ecologista, quella femminista, quella genderista, quella liberista ecc) generate dal big bang della caduta della gerarchia ecclesiastica nel relativismo. Per il progressismo la religione è semplicemente una questione di lotta per la parità dei diritti, per rendere il mondo un posto migliore, essere gentile con tutti e, al massimo, “spirituali”. Non ci vuole molto tempo a rendersi conto che non c’è affatto bisogno di andare in chiesa per questo. La prima generazione di cristiani progressisti sarà presente regolarmente in chiesa, la seconda vi andrà a volte, la terza quasi mai. La quarta e quinta non vedrà alcuna necessità di andarvi. Se la religione non è altro che ecumenismo e opere equo-solidali, la liturgia ecclesiale risulterà ridondante. Chi cade in questa tentazione si sente emancipato dal soprannaturale, dalla salvezza delle anime, dalla redenzione dal peccato, dal paradiso, dall’inferno, dall’Aldilà, dagli angeli e da Satana. Si provi a chiedere ad un Vito Mancuso, un Alberto Melloni o un Massimo Faggioli perché si dovrebbe andare in chiesa. Vi risponderà che non ce n’è bisogno, che il miracolo-dogma della transustanziazione è, semmai, simbolico. Il peccato non esiste e nessuno lo commette se non si partecipa all’Eucarestia, a Dio non interessa. L’importante è che non ci siano guerre e che si coltivi la propria spiritualità, anche a casa propria. Il cristianesimo progressista è essenzialmente individualista e non comunitario, la presenza del soggettivismo e del sentimentalismo è molto forte, si favorisce una spiritualità individuale e si forniscono risposte sentimentali alle questioni morali. Esiste per questo un attrito verso una dottrina standardizzata, come quella del Magistero della Chiesa, e c’è avversione ai dogmi cattolici. L’evangelizzazione è anch’essa vista come una forma di proselitismo irrispettoso, di violazione della libertà altrui per cui si preferiscono forme di sincretismo, coltivando la propria fede generica, le proprie esperienze emotive e un impegno religioso formale.Il cristianesimo progressista è storicamente revisionista, disposto a riscrivere la storia della Chiesa avvalorando i pregiudizi anticlericali, in gran parte nati nel periodo illuminista. Il presente e il futuro sarebbero sempre meglio del passato, per questo bisognerebbe “aggiornare” anche la dottrina cattolica ai sentimenti “liberali” presenti in maggioranza nella popolazione di questo secolo, proclamando la necessità di “adattamento” alla cultura contemporanea. E’ la cultura contemporanea che avrebbe da insegnare alla Chiesa e non viceversa. Ma una religione che distrugge la sua Tradizione, distrugge se stessa. Lo si vede dall’evaporazione sociale delle confessioni protestanti e della chiese riformate che, al contrario di quella cattolica, è quasi completamente ininfluente nella gran parte dei Paesi occidentali.I cristiani progressisti sono tutto tranne che il “sale della Terra”. Vivono esattamente come tutti gli uomini, non disturbano le loro coscienze, piuttosto che essere testimoni del vero eliminano dalla loro fede tutto ciò che viene ritenuto falso dagli altri uomini. Dimenticano quando Gesù disse: «Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti» (Lc 6,26). Temono il giudizio del mondo, dimenticando le parole di Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11). quando il mondo è avvolto nella decadenza morale, la castità diventa radicale. Quando il mondo intero è consumato dalla gola, colui che digiuna è radicale. Quando il mondo intero è divorato dal relativismo, il dogma è radicale. Quando il mondo intero è accecato dal materialismo, il soprannaturale è radicale. Il cristianesimo è una buona notizia quando è radicale, tanto da radicarsi nel cuore e non “passare” come le mode e le effimere sensibilità degli uomini nel corso dei secoli. Per i cristiani progressisti la Chiesa accoglie tutti ma non chiede a nessuno di cambiare. La porta è larga, non stretta come spiegava Gesù («Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano», Mt 7,13). Tutti sono i benvenuti, certo, ma bisogna ricordare che ci sono “regole di appartenenza”, quella principale è l’umiltà di riconoscersi peccatori.I cattolici debbono essere coerenti con la loro fede sopratutto, come hanno sempre spiegato bene i sommi pontefici che si sono succeduti sul soglio di San Pietro , «quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura. Ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui». Le porte delle chiese progressiste, invece, sono aperte così la gente vi può uscire il più presto possibile.

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