Cari fratelli, è con grande gioia del cuore che l’ordine domenicano e la Chiesa tutta celebra i trionfi della benedetta e gloriosa Vergine Maria onorandola con il titolo particolare di Regina sacratissimi rosarii, regina del santissimo rosario.
Perché questa denominazione, cari fratelli, perché questo "santissimo", al superlativo? Non è forse santissimo solo Iddio, la Trinità delle persone divine, Iddio increato, l’unico vero buono? Ebbene, cari fratelli, il santo rosario è una preghiera eminentemente teocentrica, è la preghiera per eccellenza. Gli antichi giustamente definivano la preghiera un elevarsi, un’ascensione veramente dell’uomo, di tutta l’anima spirituale a Dio. Ecco, cari fratelli, a che cosa noi siamo chiamati, a congiungere le anime nostre, le nostre menti a Dio; questa è la destinazione dell’uomo, questa è la vita eterna. Che sfida eterna, che conoscano te, unico vero Dio e il figlio tuo Gesù!
Vedete, cari fratelli, la beatitudine nostra, la gioia nostra, l’amicizia che abbiamo con Dio ben al di sopra dei nostri poveri meriti, quell’amicizia che Dio stringe con noi in Gesù suo Figlio unigenito, nato per noi, morto per noi, risorto ed asceso al cielo per noi, ebbene questa amicizia è fondata nella rivelazione del mistero del Dio uno e trino, di Dio buono e salvatore dell’uomo. Ecco, miei cari fratelli, come è importante notare questa esortazione del libro della Sapienza, applicabile misticamente alla persona della beata Vergine Maria. Maria ci dice: estote sapientes! Ecco, figlioli miei, siate sapienti, parliamo, dice Paolo, della sapienza dei perfetti, non di una sapienza di questo mondo secondo gli elementi materiali che si distruggono, ma una sapienza perfetta, spirituale, una sapienza divina. Ecco, cari fratelli, dice S. Tommaso: sapienthia est scienthia per altissima […], la sapienza è una scienza che illumina intellettivamente ciò che si ricerca alla luce dei primi e più alti principi.
Così, miei cari fratelli, come la filosofia è tutta pervasa dalla luce sapienziale della metafisica e considera tutte le sfumature dell’ente alla luce unica dell’ente in quanto ente, così la teologia, la sapienza teologica, considera tutte le cose alla luce di quella pienezza di essere, di quell’essere increato, di quell’essere impartecipato, di quell’atto essente che si identifica con l’essenza e che è Dio uno e trino, Dio nel mistero della sua trinità, Dio in quel mistero che dai secoli eterni è nascosto nella sua essenza divina.
Ecco allora, cari fratelli, quanto è importante la preghiera del santo Rosario. L’ordine domenicano — scusate questo, quando ci si glori della gloria dei fondatori, le famiglie religiose sono ben consapevoli e della grandezza del fondatore e della grandezza di Dio soprattutto che diede un così elevato carisma al fondatore; si è anche consapevoli delle proprie mancanze ed inadempienze ma si è soprattutto consapevoli del dovere di carità. Ogni famiglia religiosa ha beni spirituali, scusate se mi scaldo un pochino spiritualmente ed anche in quanto alla voce elevata, perché cari fratelli, si tratta di cose talmente preziose, si tratta di cose che dovrebbero stare a cuore ad ogni buon cristiano, di cose che se si perdono non si possono più recuperare, vedete, cari fratelli, è così facile distruggere, esiste la gloria di certi signori che distruggono tutto, ma è la gloria di quell’uomo che incendiò il tempio di Efeso proprio per farsi la gloria del più grande distruttore, c’è anche la gloria dei devastatori, ma è una gloria molto effimera, cari fratelli, ma soprattutto è una gloria che sarà esecrata dalle generazioni future. La nostra carità non deve limitarsi né allo spazio ristretto della nostra città, della nostra nazione, ma neppure temporalmente deve restringersi al nostro tempo. Noi abbiamo un’eredità immensa, cerchiamo di tramandarla alle venerazioni future viva, non depauperata, non sperperata. Ci sarebbe molto da parlare di questo, è meglio evitare l’argomento per restare gli eccessi dell’irascibilità. Comunque la cosa più importante è questa — vedete, l’ordine domenicano si gloria non per una gloria sua, perché siamo dei poveri uomini, diceva anche Dante che in questa famiglia ben si impingua se non si vaneggia, qui non si tratta di vaneggiare ma di lodare il Signore, di chinare la testa davanti a Lui in umiltà e riconoscenza per queste due armi potentissime che l’ordine domenicano possiede, che ahimè sono così poco tenute in considerazione, persino in questo grande ordine chiamato ad operare la gloria più grande di Dio, salus animarum, la salvezza delle anime tramite la predicazione dottrinale.
Ecco, cari fratelli, per ottenere questo scopo, questo fine di eminente carità di condurre a Dio le anime lavate dal Sangue prezioso del Crocifisso, condurre a Dio le anime, in questo compito così bello, così stupendo, così perfettamente caritatevole S. Domenico ricevette dalla gloriosa Vergine, nostra madre fondatrice, due grandi armi: l’arma della sacra teologia per sconfiggere le eresie e l’arma della preghiera così stupenda e così teologale, così che le due armi non sono che un tutt’uno, ovvero la preghiera del S. Rosario. Si dice appunto di san Domenico che non era l’inventore del S. Rosario a quanto pare, c’erano già dei fermenti della pietà mariana rosariana già prima di san Domenico, ma era il propagatore per eccellenza del rosario. Proprio là nella difficile ed ardua predicazione contro l’eresia degli albigesi e dei valdesi san Domenico ebbe la netta percezione ispirategli dall’alto, dallo Spirito Santo del Signore, che potrà riuscire in questo suo compito solo se si appellerà alla beata Vergine Maria, solo se avrà in bocca continuamente quel saluto angelico che è la gioia del Paradiso perché gli angeli e i beati in cielo, cari fratelli, applaudono la Vergine per tutta l’eternità con le parole dell’arcangelo Gabriele "Ave, o Maria piena di grazia, il Signore è con te, benedetta sei tu fra tutte le donne".
Vedete, cari fratelli, gli Angeli hanno più pazienza degli uomini perché hanno un’anima, la loro essenza intellettuale, tutta aperta a Dio, tutta pervasa dalla luce beatifica di Dio, vedete, cari fratelli, quello che noi dobbiamo cercare di ottenere nella preghiera ed è lì che la Madonna ci conduce per le vie del suo rosario, ci conduce ad amare Dio, a godere di Dio, a gustare la soavità e la dolcezza del nostro Redentore. Noi vediamo quelli che si annoiano, che sono stufi di questo cibo spirituale come i prevaricatori nel deserto, che dicevano: noi ne abbiamo abbastanza della manna, noi vogliamo mangiare cibi succulenti, cibi più grassi ed il Signore si adirò contro il popolo e ne sterminò una moltitudine.
Vedete, miei cari fratelli, come Dio ce lo dona per il nostro bene, per il nostro progresso spirituale, per la nostra santificazione. Ecco come è santa la scuola del santo rosario, come con il santo rosario le anime vengono elevate a Dio, vengono purificate dagli errori e soprattutto in questa preghiera che assieme a Maria contempla i misteri di Cristo della nostra redenzione, è soprattutto in questa preghiera che Maria Santissima appare per quello che è, cioè la liberatrice da tutte le eresie. Beata est Virgo Maria quae sola interemisti cunctas haereses in universo mundo.
Come è grande la gloria dell’ordine domenicano che davvero non vaneggia bensì impingua in quei pascoli ai quali il Signore manda le anime nostre. Ebbene, cari fratelli, l’ordine domenicano ha il compito di opporsi alla gravità dell’eresia. L’amore è ciò che ci salva, ma l’amore di Dio ci dà per sua ultima permissione la conoscenza di Dio, la verità di Dio e solo la verità ci potrà liberare. Perciò non c’è vero amore per il Signore senza la verità della fede e così il primo e fondamentale dovere della carità è quello anzitutto di condurre le anime alla fede. Ma non alla fede umana, all’opinione degli uomini, no, alla fede vera, alla fede rivelata, alla fede che non nasce su questa terra da una rivoluzione più o meno dogmatica come la sognano i modernisti, ma una fede che discende dal Cielo perché è parola del Dio vivente, quella parola che con la sua forza intensa sostiene l’universo.
Miei cari fratelli, vorrei proprio meditare su un’omelia bellissima, che mi piacque tanto, di san Bernardo abate, quel grande devoto di Maria. Proprio la liturgia ci presenta questa omelia che è presentata nel breviario nel giorno festoso del rosario di Maria. Ebbene, san Bernardo parte anzitutto da queste parole che abbiamo sentito nel S. Vangelo e cioè: ciò che nascerà da Te Santo, sarà chiamato Figlio dell’altissimo. Ebbene, dice S. Bernardo, il Verbo dell’Eterno Padre, il fonte della sapienza, che è eternamente presso il Padre e che è eternamente Dio consustanziale al Padre, ebbene il Verbo, quel SS. Verbo del Padre per mezzo di Maria e solo per Maria è destinato ad assumere la carne umana. Ecco vedete perché si dice non sanctus, ma sanctum quod accepit, perché la persona divina è la persona del Verbo ma la cosa santa che non è persona, ma solo natura anche se individua è l’umanità verace del Salvatore. Vedete come anche solo nel modo di parlare l’Angelo allude già al mistero dell’incarnazione. Due nature, divina ed umana nell’unità dell’unica persona nell’unità dell’ipostasi del Verbo. Però vedete, cari fratelli, che cosa vuole sottolineare san Bernardo e che cosa ci interessa soprattutto per vedere il senso profondo della pietà mariana e del S. rosario, san Bernardo vuole dire questo: solo tramite Maria noi abbiamo in mezzo a noi il vero Dio e il vero Uomo, Gesù Cristo nostro Salvatore. Iddio che salva, cari fratelli, è il Dio che si riveste della carne umana e quella carne umana per opera dello Spirito Santo di Dio egli l’assunse nel grembo verginale di Maria. Ecco vedete, cari fratelli, non si può fare a meno della mediazione di Maria.
Scusate se sono proprio ripetitivo su questo argomento, però non mi stancherò mai di dirvelo abbastanza: non si può non si può fare a meno della mediazione di Maria, la pietà mariana non è un’opzione facoltativa, oggi si vuole che tutto sia democratico pluralistico e facoltativo, persino Iddio, cari fratelli, notate la stoltezza umana, nel nostro democraticissimo parlamento diventa un’opzione facoltativa per i ragazzi, diventa facoltativo andare in Paradiso, se ne accorgeranno questi assassini delle anime quando si presenteranno davanti a Dio, allora vedranno se è facoltativa l’opzione per Dio o contro Dio, se salva la democrazia o la Chiesa teocratica istituita dal Re dei re, Cristo Signore e Salvatore.
Notate bene questo, non è facoltativa l’opzione, poi dà più o meno fastidio nei dialoghi ecumenici, non è facoltativa l’opzione per Maria, non si può ricevere Gesù se non dalle mani materne, dalle mani benedette e benedicenti di Maria. Guardate al centro della cupola di S. Domenico c’è la beata Vergine, e chi porta in braccio? Il figlio suo, suo, imprescindibilmente suo, Gesù Cristo. Nessuno può ricevere il Figlio se non dalla madre, perché solo la madre ha il diritto sul Figlio dell’Altissimo.
Ecco, miei cari fratelli, come noi dobbiamo pensare sempre a questo Figlio che abita nei cieli, come dice S. Bernardo, però ha voluto assumere la carne umana tramite la Vergine, per te, o beata Virgo, tramite te, o beata Vergine il Verbo si è fatto carne.
Seconda considerazione di S. Bernardo è questa. Quindi la prima cosa è la mediazione di Maria, nel s. rosario la mediazione è triplice: nel s. rosario Maria prega con noi, assieme a noi, Maria prega per noi, Maria aiuta la nostra preghiera insegnandoci a pregare. Questo è estremamente importante. Maria prega con noi perché si associa anche lei alla nostra preghiera, presenta la nostra preghiera a Dio, prega per noi perché con la sua intercessione ci aiuta ed infine illumina la nostra mente perché possiamo pregare come Dio vuole, lei che è la sposa dello Spirito Santo, noi non sappiamo chiedere, ma è lo Spirito Santo che si esprime dentro di noi con gemiti ineffabili.
Ecco allora che il s. rosario esprime la nostra volontà di pregare meglio, con la nostra orazione la sublime preghiera così gradita a Dio della beata Vergine. Si dice che la sua intercessione sia onnipotente presso Dio, pensate, lei è onnipotente non come Dio è onnipotente, ma è onnipotente tramite la sua intercessione. Nulla rifiuta Dio alla gloriosa Vergine. Seconda cosa, il Verbo di Dio che abita in excelsis, come dice S. Bernardo, è la fonte della sapienza e dall’eternità. Il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio, dall’eternità, dice S. Bernardo; il fonte dell’eterna sapienza già zampillava, vedete come è bella questa idea del Verbo eternamente procedente, questo fonte dell’eterna sapienza che da tutta l’eternità scaturisce da Dio. Però questo fonte, dice S. Bernardo, zampillava da tutta l’eternità, ma zampillava per sé stesso, non per l’uomo e per la sua salvezza, abitava nella luce inaccessibile di Dio perché era il Verbo presso Dio non era ancora il Dio come uomo, l’Emmanuele, il Dio in mezzo a noi, e invece proprio colui che dice "il Padre è in me ed io sono nel Padre" doveva dire: "io sono stato mandato dal Padre e sono in mezzo a voi".
Ecco, cari fratelli, quanto è importante che si raggiunga da questa miseria della valle di lagrime questa vera destinazione dell’uomo, che s’invola da questa terra di lontananza, da questa terra di esilio, che la nostra mente abbia questo bagliore di luce, questa speranza, che abbia questa capacità di intravedere la meta, cioè che abbia la possibilità di innalzarsi a Dio, al suo Creatore, al suo Salvatore e Redentore.
Ecco allora, cari fratelli, quanto è importante pregare. La gente talora dice che pregare è semplicemente pensare a Dio, come se fosse un pensiero come gli altri. Invece la preghiera, la meditazione, non è un pensiero come gli altri, il pensiero umano soprattutto nella preghiera meditata deve scomparire.
S. Giovanni della Croce, un grande mistico, dice che il suo gran dolore è che purtroppo il pensiero umano non si può eliminare in questa vita. L’ideale sarebbe eliminare il pensiero umano, così che l’uomo riuscisse a pensare… a quale pensiero? Il pensiero di Dio, il fonte della sapienza che zampilla già nella vita eterna. Questo sarebbe l’ideale. Vedete come pregare significa rinunciare ai nostri pensieri e rivestirsi del pensiero dell’Eterno Padre, che è il pensiero di Cristo, non è il pensiero che fa Cristo, ma il pensiero è Cristo, sostanzialmente: il Verbo. Allora pregare significa sostanzialmente immergersi in quell’oceano di beatitudine, di pace, di gioia che è la preghiera.
Ecco perché è un segno estremamente preoccupante questa ricerca delle novità. Voi sapete come è pericoloso, pernicioso per le anime la ricerca della novità nella santa liturgia. Adesso è divenuta di moda la creatività, ci si deve divertire nella liturgia. Sono stati distrutti tanti tesori di arte, tanti tesori della preghiera cresciuta tramite la tradizione di intere generazioni. Anche la liturgia — dirò così, ma non si può dire altrimenti — è deturpata perché abbandonata al giudizio del singolo, bisogna che si sia creativi, quindi ad ogni circostanza, ed inopportuna, sempre ci sono delle interferenze, "Noi siamo persone adulte", si dice, "noi abbiamo della inventiva". Badate bene che questa creatività, questa inventività nella preghiera non è secondo Dio: è la superbia ancora che fa capolino, la superbia che dice: "Tu sei una creatura perbene, non devi lasciarti prescrivere quello che Dio vuole da te, sii tu stesso ad inventarti le tue vie per andare verso il Signore". Ma cari fratelli il Signore non si raggiunge che per una sola via ed è quella che non l’uomo, ma Dio ha tracciato, solo la via di Dio. Allora chi è quell’anima che dice: "io sono annoiato della ripetizione". Oggi si ha quasi paura a dire ai giovani: "prega il rosario, prendi la corona benedetta e dì cento volte, centocinquanta volte: Ave o Maria, piena di grazia e medita il mistero di Cristo". No, non si può proporre questo ai giovani, perché i giovani sono creativi, hanno inventiva, sono autonomi… Come è perniciosa l’autonomia, noi conosciamo diverse di quelle autonomie ed alcune sono demenziali.
Ebbene questi giovani sono autonomi, sono inventivi, sono pluralisti, quindi cercano le loro vie, quindi è lecito che si annoino di Dio! No, cari fratelli, un’anima che si annoia di Dio, non è questione di metodo di preghiera, ma l’anima non pregherà mai, non è questione di dire "lascia stare, prendi qualcos’altro, leggi la scrittura", no, non riuscirà nemmeno a godere della Scrittura, nient’altro, perché Iddio nella pienezza dell’essere non vuole essere fatto a pezzettini. Questo è il mistero della sapienza. Non è complicata, è semplice la sapienza, la sapienza ha un solo oggetto, ma quell’oggetto racchiude in sé tutte le cose e guai a chi non riesce a concepire la ricchezza spirituale se non come un susseguirsi di eventi e non già come una pienezza che virtualmente tutto racchiude.
Dice S. Bernardo che il bastone sacerdotale, si riferisce appunto alla monade, produce tutti i nuclei del mistero. S. Bernardo aveva già presente l’oggetto principale del rosario, cioè i misteri di Cristo, quel bastone sacerdotale, non solo quello di Aronne, ma anche quello della radice di Jesse, che ci diede Maria, la quale ex supernis, dalle sfere celesti superiori fortunosamente attinse alle ricchezze di Dio e ci diede il Salvatore ben visibile, Lui che all’inizio era nascosto nella luce inaccessibile, voleva poi farsi vedere dall’uomo, divenire palpabile, comprensibile, visibile. Quando lo vedi? Quando lo afferri? Lo vedo, è celato nel grembo verginale, lo vedo quando è deposto nella mangiatoia, lo vedo quando predica alla folla, lo vedo quando rimane in preghiera tutta la notte, lo vedo quando impallidisce nella morte, lo vedo appeso, lo vedo ancora dominare sugli inferi, lo vedo mostrare le sue piaghe agli apostoli nel trionfo della sua resurrezione e nella sua ascensione.
Vedete come S. Bernardo attinge a quei nuclei del mistero dal bastone fiorito di Aronne, dal virgulto di Jesse ai misteri della nascita, della morte, della resurrezione e della redenzione compiuta per mezzo del nostro Signore e Salvatore nostro. Posso dire che questa non è solo una preghiera cristocentrica, ma è anche una preghiera teocentrica. Come vi dissi, in fondo la teologia dell’ordine è una sola, la teologia di S. Tommaso, che la Chiesa fece sua. La teologia teocentrica, che l’ordine domenicano fece sua, è tipica dell’ordine domenicano, d’altra parte una teologia non teocentrica è una depravazione della teologia. Dice appunto S. Bernardo che la teologia del S. rosario è teocentrica: nulla dei misteri della nostra salvezza si può pensare senza pietà e senza santità e in tutte queste cose contemplo Dio. Vedete come tramite Maria si accede a Cristo, ma tramite l’umanità di Cristo si accede al Verbo e tramite il Verbo al Padre. Ecco come c’è Cristo in questa stupenda preghiera che solo anime privilegiate sanno apprezzare nella sua meravigliosa dolcezza e sapienza.
Cari fratelli, cerchiamo di far conto di questa preghiera, cerchiamo di pregare anche per coloro, e sono tanti, che non la sanno apprezzare, ma cerchiamo soprattutto con amore apostolico, con amore per le anime redente da Cristo, cerchiamo di diffondere questa preghiera facciamoci in questo anno mariano in particolare, ma in tutta la nostra vita facciamoci apostoli del S. Rosario e Maria ci benedirà nel momento della nostra morte, come giustamente disse quel suo grande apostolo S. Luigi Maria Grignion di Monfort, pregate ogni giorno la preghiera del S. Rosario e nel momento della vostra morte mi benedirete per quel consiglio che vi ho dato.
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