Il Pontefice emerito rompe il silenzio e frena sull'apertura ai divorziati: "Nessuna polemica con Bergoglio". Ma Francesco insiste sulla sua linea
Si sarebbe accontentato di essere «padre Benedetto», il Papa emerito che ha scelto di uscire di scena e di vivere da monaco di clausura tra studio e preghiera.
Oggi Ratzinger, l'ex Pontefice timido e riservato, che non aveva la teatralità del suo predecessore Wojtyla e che non suscitava la simpatia dell'attuale Bergoglio, decide di rompere il silenzio e di parlare. Sceglie di farlo con un giornalista conterraneo, il tedesco Joerg Bremner, forse per avere più controllo, per dosare parole e frasi perché sa che ogni sillaba verrà pesata e analizzata, esaminata e controllata.
Ma perché parlare ora con un giornalista rompendo la regola del silenzio che si è imposto da quando ha scelto di vivere come un monaco? Il motivo forse sta nell'uscita di un nuovo volume, il quarto, della raccolta dei suoi scritti. Nel 1972, il professore di teologia Joseph Ratzinger, in uno scritto Sulla questione dell'indissolubilità del matrimonio si era espresso in termini possibilisti sulla riammissione all'eucarestia dei divorziati risposati; in alcuni casi particolari, aveva scritto Ratzinger, la riammissione poteva essere «coperta dalla tradizione». Ora invece, per la ripubblicazione, Ratzinger ha preferito riformulare le conclusioni e ribadire quanto affermato da cardinale e poi da Papa, ossia l'intangibilità della dottrina sull'indissolubilità del matrimonio, con quanto ne consegue in tema di ammissione alla comunione. Si può dire allora che il Papa emerito è voluto entrare, e magari mettersi un po' di traverso, nel dibattito voluto da Francesco in occasione del Sinodo dedicato a questi temi? È una «totale assurdità», risponde Benedetto, che sottolinea di avere «ottimi contatti» con Francesco. La revisione del testo è stata decisa in agosto, alcuni mesi prima del sinodo, e non contiene «niente di nuovo». Al riguardo, Ratzinger ricorda l'insegnamento di Giovanni Paolo II, «e io stesso, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ho scritto cose assai più radicali». Sempre con Papa Wojtyla, del quale fu stretto collaboratore, Ratzinger ricorda, come riporta Bremner, che i divorziati risposati non devono peraltro essere esclusi dalla vita della Chiesa; ad esempio, secondo Benedetto, devono poter fare da padrini e madrine nel battesimo.
Eppure sono ancora freschi nella memoria i giorni caldi, caldissimi del Sinodo, dove ci sono stati non pochi momenti di polemiche e tensioni tra i cardinali, frecciate neppure troppo velate, spaccature conclamate tra conservatori e progressisti. Tanto che lo stesso Papa Bergoglio in un'intervista data proprio ieri al quotidiano argentino La Nacion spiega: «Il processo sinodale non è un processo parlamentare, ma uno spazio protetto perché lo Spirito Santo lavori. E necessita di due qualità chiare: coraggio per parlare e umiltà per ascoltare. È vero, ci sono posizioni diverse ma in un piano di ricerca della verità». Nel sinodo sulla famiglia «nessuno ha parlato di matrimonio omosessuale» precisando che non è stato toccato «nessun punto della dottrina della Chiesa sul matrimonio» e commentando che i divorziati risposati sembrano «scomunicati de facto».
Nonostante la prudenza, appaiono lontane le posizioni del «progressista» Bergoglio e quelle del più conservatore Ratzinger. Che, dopo pochi mesi dal suo addio, pare aver ritrovato la forza e la voglia di dire la sua. A 87 anni l'ex Pontefice si muove senza bastone nella sua casa, la Mater Ecclesiae in Vaticano. Ai piedi non ha più le scarpette rosse, segno della dignità papale, ma un paio di sandali di cuoio con calzini che ricordano tanto un turista a passeggio per la capitale. Lontano dagli impegni del papato, Ratzinger è ringiovanito. I suoi occhi brillano e le sue risposte sono pronte e precise. Poi, al momento dei saluti, Benedetto mostra medaglie e ricordi del pontificato; «può tenerli, se vuole. Ma purché non si alimenti così il culto della personalità», scherza, con umorismo tedesco e prima di tornare al suo silenzio, di tornare a essere solo padre Benedetto, «Vater Benedikt» come sognava. «Ma ero troppo debole e stanco» per riuscire a imporsi. Ecco: nessuno strano complotto dietro alla rinuncia di Benedetto. Ma - ci fa capire - la più umana delle ragioni: la stanchezza.
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