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mercoledì 28 ottobre 2020

C’era una volta….





di Frà Serafino 

C’era una volta….

Così iniziano tante fiabe che ci siamo sentiti raccontare da bambini o che noi stessi abbiamo raccontato ai nostri bambini.

Dicendo “cera una volta…”, qualche volta proviamo come un senso di nostalgia per qualcosa che non c’è più e che quando c’era, era invece così bello e importante.

Sì, è proprio così!

Tante cose che “una volta” erano garanzia di bellezza, equilibrio, giustizia, continuità e tanto altro, oggi non ci sono più o si sono così trasformate da non apparire più come tali.

C’era una volta anche il “Sacro Collegio Cardinalizio”!

Fino a qualche tempo fa non si aveva paura a connotare con la parola sacro/a tanti aspetti della vita di fede o di ciò che riguarda nel concreto la prassi e la forma della fede.

Sacro/a è una parola che identifica una cosa come “riservata”.

A chi?

Per che cosa?

Riservata a Dio; pensiamo ad una sacra ordinazione.

Coloro che vengono ordinati, sono “consacrati” per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Pensiamo ad un sacro Matrimonio.

Gli sposi che si accolgono reciprocamente e consacrano il loro amore davanti a Dio, si donano l’un l’altra e viceversa e rendono la loro unione “sacra”, cioè riservata ad un progetto grande che mira al loro bene, a quello della società e della fede cristiana.

Potremo poi accostare tanti aspetti materiali, come l’edificio chiesa, arredi e paramenti sacri; tutte cose che ci aiutano a riservare a Dio il primo posto, per trovare un posto giusto anche a tutti gli altri e ad ogni cosa.

Desacralizzate le persone e le cose, piano piano vengono meno i princìpi e i valori, l’impegno e la responsabilità.

C’era una volta anche il “Sacro Collegio Cardinalizio”!

Coloro che venivano scelti ad assumere questo titolo, sapevano bene cosa avrebbe comportato per loro.

Nella cerimonia di creazione dei cardinali che era in vigore prima della riforma seguita a quella liturgica e tante altre, i cardinali avvicinandosi al Papa, gli baciavano non solo il piede, ma anche il ginocchio e il cuore, per sottolineare quel patto santo che ci sarebbe stato da quel momento in poi tra loro e il Vicario di Cristo, un patto santo che se avesse richiesto l’effusione del sangue, sarebbero stati pronti a farlo.

Ancora, il Papa portava il dito indice del prescelto davanti alla bocca, per ricordare che avrebbero dovuto essere prudenti, riservati e silenziosi.

C’erano poi tanti altri bei segni che poi sono stati tolti, per semplificare, ma che semplificando hanno svilito di significato il momento solenne del concistoro.

Ma c’era anche un’altra prassi che era garanzia di imparzialità, di vera rappresentatività e di non nepotismo.

Proprio così!

Perché il nepotismo è ritornato alla grande con questo pontificato.

Non è esagerato se mi esprimo così, perché i primi a farlo sono coloro che sostengono senza mezzi termini che Papa Francesco, con i suoi numerosi concistori ha preparato il prossimo conclave, predisponendo la sua successione affinchè sia allineata con il suo pontificato.

Ecco il nuovo nepotismo, neppure mascherato, anzi, ben evidenziato.

Le gloriose e storiche sedi cardinalizie, che erano garanzia di rappresentatività su scala mondiale, punto di riferimento per i Vescovi e per il popolo di Dio, sono ormai saltate.

Abbiamo nazioni umiliate, vedi Parigi e altre sedi che hanno perso il loro status di faro rassicurante.

Povera Italia!

Povera Venezia, Milano, Torino, Palermo e fra poco Napoli e Firenze!

Se però a sedersi sulle vostre cattedre sarà un allineato, allora, anche se appena nominato arcivescovo, subito dopo diventerà cardinale, come è successo a Bologna.

Sono convinto che tanti Signori Cardinali nominati in questi anni, si domandano ancora che servizio possono dare alla Santa Madre Chiesa e al Vicario di Cristo vivendo dove vivono.

E’ proprio il caso di dire che sono stati fatti cardinali per una questione di onore, visto che non possono venire a Roma.

E poi, quando mai si è sentito dire che un Papa abbia avuto bisogno di un Consiglio ristretto di cardinali per governare la Chiesa?

O sono tutti consiglieri e si ascoltano tutti o si faccia a meno di crearli!

Vogliamo proprio sperare che lo Spirito Santo illumini il cuore e la mente di questi porporati e non smettano la sacra porpora subito dopo la cerimonia di investitura come succede spesso a molti di loro.

Quella talare rossa o i segni che la richiamano, dovrebbero guardarli spesso e ricordarsi che sono chiamati a dare la vita per Cristo, per la Chiesa e per ogni uomo.

Dovrebbero ricordarsi che diventando cardinali devono imparare a dire dei bei Sì e altrettanti no, anche a costo di perdere la porpora se fosse necessario.

Dovrebbero ancora ricordarsi che la berretta rossa non li autorizza a minare le fondamenta della Chiesa e un giorno dovranno rispondere a Dio di quello che hanno fatto, portando il popolo di Dio alla confusione e alla deriva.

“A chi fu dato molto, sarà chiesto molto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

Povera Germania, già saccheggiata dagli errori protestanti e ora in procinto di essere buttata nel burrone dell’eresia, proprio da coloro che dovrebbero portarla ai verdi pascoli della Rivelazione e della Santa Tradizione che è garanzia di salvezza.

La porpora di qualcuno in questo momento, non è sinonimo di fedeltà, ma di patto oscuro con colui che vuole la distruzione della Chiesa.

Chi vincerà?

Vincerà sempre Cristo e tutti coloro che rimarranno fedeli a Cristo e alla sua Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana, cioè legata al successore dell’apostolo Pietro.

Ci saranno sicuramente tribolazioni e il sangue non lo verseranno solo i veri “principi” della Chiesa, ma anche tanto buon popolo di Dio che non permetterà alle forze degli inferi di prevalere.

Ai nuovi cardinali e anche ai vecchi, auguriamo di pensare ogni giorno a quello che dovrebbero essere e di baciare con devozione la loro talare rossa e anche di indossarla, per ricordarsi che il suolo sul quale camminiamo, è stato bagnato dal sangue dei martiri e noi dobbiamo onorarli con una vita santa.

 

 

                                                                       Ad maiorem Dei gloriam!


venerdì 23 ottobre 2020

San Vincenzo Romano IL Santo Rosario di Maria Vergine è canale di Grazie " Misteri Gloriosi"



Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).
Testo raccolto da Salvatore Di Simone

MISTERI GAUDIOSI
MISTERI DOLOROSI
MISTERI GLORIOSI

Primo mistero glorioso
Nel primo Mistero Glorioso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo il terzo giorno dopo la sua morte risuscitò trionfante per non mai più morire.
I. Gesù Cristo risuscitò non solo per sé, ma anche per noi. Per la sua risurrezione ha meritato a noi la risurrezione spirituale della nostra anima la quale sebbene naturalmente immortale, però spiritualmente muore quando, commettendo peccato mortale, si separa da Dio, ch’è la vita spirituale dell’anima. Se dunque stai in peccato mortale, l’anima tua è morta. Piangi dunque l’anima tua morta detestando i tuoi peccati e per i meriti di Gesù Cristo risusciterà.
II. Gesù risuscitò dal sepolcro di buon mattino. E tu che dormi nella morte del peccato, presto levati su, risuscita subito per la vera penitenza e Gesù Cristo stesso t’illuminerà colla sua grazia. Pregalo. Se presto ti converti, facilmente troverai la grazia di Dio, ma se differisci, forse giammai la ritroverai ed in peccato morirai. Dunque non più tardare.
III. Gesù Cristo veramente risuscitò. E tu devi risuscitare veramente. Dunque, esamina bene la tua coscienza; si scuota il tuo cuore da un vero dolore, togli la pietra di tua ostinazione; esci dal sepolcro dei vizi; proponi fermamente di non più peccare; accusa interamente e sinceramente tutt’i tuoi peccati al tuo confessore.
IV. Gesù Cristo risuscitò per giammai più morire. Dà a noi esempio di così perseverantemente risorgere per la vera conversione da non più morire per nuovi peccati.
V. Gesù Cristo risuscitò per la gloria del Padre. Così noi dobbiamo vivere vita nuova, lasciando tutt’i vizi, esercitando tutte le virtù.
VI. Siccome tutti dobbiamo morire per il peccato di Adamo, così Gesù Cristo colla sua risurrezione ci ha meritata la risurrezione dei nostri corpi gloriosi e risplendenti simili al suo. Che consolazione nel giorno del giudizio, quando l’anima dal cielo calerà ad unirsi al suo corpo glorioso! Ma qual dolore per quelle anime che dall’inferno saliranno ad unirsi ai loro corpi deformi. Procura, dunque, ora salvati l’anima e mortifica il tuo corpo il quale, essendo stato strumento dell’anima a fare il bene, esso anche godrà. Chi ama davvero il suo corpo, lo assoggetta alle fatiche per l’anima.


Secondo mistero glorioso
Nel secondo Mistero Glorioso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo dopo quaranta giorni che fu risuscitato, ascese al cielo con mirabile festa e trionfo, vedendolo la sua Madre Santissima con tutt’i suoi discepoli.
I. Gesù Cristo nella sua gloriosa Ascensione ci aprì le porte del Paradiso, che stavano serrate per il peccato di Adamo. Giacché, anima cristiana, il cielo sta aperto, mena vita santa acciò subito dopo la morte te ne voli al cielo: e se te l’hai chiuso per i tuoi peccati, presto distruggili colla penitenza. Prega.
II. Gesù è salito al cielo per apparecchiarci il luogo, un trono di gloria: che gaudio, quando ne piglierai possesso! Fatica ora e l’avrai; ma se te l’hai perduto per il tuo peccato e hai meritato il luogo dell’inferno, piangi.
III. Gesù salì al cielo per fare il tuo avvocato. Dunque non peccare mai, ma se hai peccato, ricorri a Gesù tuo avvocato e confida che avrai perdono.
IV. Dov’è il nostro tesoro, là deve stare anche il nostro cuore. Gesù vero nostro tesoro è salito al cielo. Dunque mandalo presto là il tuo cuore.
V. Gesù, salendo al cielo, vuole che noi lo accompagniamo colla mente e col desiderio, tenendoci come pellegrini e forestieri di questa terra, e là portando i nostri pensieri conversando con Gesù e con i Santi. Comincia fin d’ora, mentre reciti questa posta.

Terzo mistero glorioso
Nel terzo Mistero Glorioso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo, sedendo alla destra del Padre, mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dov’erano gli Apostoli con Maria congregati.
I. Lo Spirito Santo discese sopra gli Apostoli in forma di lingue per mostrare ch’egli è il maestro che ci insegna le verità necessarie per la nostra salute, le quali mai capiremo neanche lette o predicate, se egli non parla al cuore. Quando dunque ascolti le prediche o leggi libri devoti, prega lo Spirito Santo che te le faccia intendere. Se finora poco o niente l’hai capito, la causa è perché poco o niente l’hai pregato. Pregalo.
II. S. Bernardo dice: quattro spiriti parlano nel cuore dell’uomo: 1) Lo spirito del mondo che detta superbia e vanità; 2) lo spirito della carne che ci alletta ai piaceri del corpo; 3) lo spirito diabolico che sveglia risentimenti di odio e di vendetta; 4) lo Spirito Santo, che è Spirito di verità, c’insegna i veri beni, ci allontana dai veri mali, ci muove alla pratica delle virtù. E tu a chi finora hai prestato orecchie? Se ai primi tre, detestali, rigettali come spiriti nemici, ingannatori, bugiardi ed ascolta sempre le ispirazioni, le voci dello Spirito Santo che ti dice la verità e vuole il tuo vero bene.
III. Lo Spirito Santo calò sopra gli Apostoli in forma di fuoco, per mostrarci il principale suo effetto. Entrando nelle anime, le infiamma tutte del divino amore. Beato te! Se nel tuo cuore si accende questo fuoco divino, Dio starà in te e tu in Dio, in questo mondo e per tutta l’eternità. Fuggi il solo peccato che solo te lo estingue. Prega lo Spirito Santo, prega la Vergine Santissima; chi infatti sei tu senza amore di Dio? La più miserabile creatura.
IV. Lo Spirito Santo discese in forma di vento impetuoso per istruirci che, come il vento spinge le navi al porto, così egli desta e muove i cuori dei giusti a fare opere buone e a praticare le sante virtù. I veri figli di Dio sono mossi e governati dallo Spirito di Dio. Dunque, non lasciarti guidare dalle passioni, ma lasciati muovere e guidare dallo Spirito, così sarai vero figlio di Dio.
V. Quello ch’è l’anima al corpo, questo è lo Spirito Santo all’anima. Come il corpo senza l’anima non vede, non parla, non si muove, così l’anima senza lo Spirito Santo è morta e niente di bene opera. Vedi quanto sia a te necessario lo Spirito Santo. Dunque, preparati a riceverlo, come gli Apostoli, specialmente colle preghiere, colla ritiratezza, colla mortificazione.

Quarto mistero glorioso
Nel quarto Mistero Glorioso si considera come la Vergine gloriosa Maria dodici anni dopo la risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo passò da questa vita e dagli angeli fu assunta in cielo.
I. La Vergine Santissima morì non per infermità o dolore, ma per forza di puro amore. Che morte preziosa! I figli devono seguire l’esempio della madre. Se vuoi fare una buona morte ama Dio.
II. La morte di Maria Santissima fu preziosa, perché l’anima sua sempre fu distaccata da tutte le cose del mondo e sempre unita a Dio, figurata in quella donna vestita di sole che teneva sotto i suoi piedi la luna, cioè i beni di questa terra. Vuoi tu pure fare morte preziosa? Distaccati da tutto, da parenti, da onori, da ricchezze, dal tuo corpo. L’attacco a queste cose rende amara la morte.
III. Fu preziosa perché Maria fu sempre santa, sempre pura, sempre libera da ogni ombra di peccato originale ed attuale. Mena tu pure vita santa, pura da peccati e la tua morte sarà preziosa e dolce.
IV. Fu preziosa perché aveva somma certezza di godere la divina grazia ed era sicura di andare in cielo a godere Dio nella gloria del Paradiso. Se tu vuoi fare morte preziosa, sii sollecito e diligente per mezzo delle opere buone per assicurarti la grazia di Dio e l’eterna salute.
V. Fu preziosa perché, come dice S. Giovanni Damasceno, comparendole Gesù, colle proprie mani la comunicò, ed ella gli disse: Figlio, nelle tue mani raccomando lo spirito mio, ed immersa tutta nella fiamma della carità, in mezzo ai suoi amorosi sospiri dà un sospiro più grande d’amore e muore, spira e se ne vola al cielo. L’anima di Maria era sempre di Gesù e Gesù se l’accolse. Dà anche tu ora la tua anima a Gesù ed in punto di morte dirai a Gesù: nelle vostre mani raccomando l’anima mia, ed egli se la prenderà; ma se ora la dai al demonio, questi se la prenderà.

Quinto mistero glorioso
Nel quinto Mistero Glorioso si considera come la Vergine Santissima fu coronata dal suo Figliuolo Regina degli Angeli e di tutti i Santi.
I. Maria Santissima fu esaltata sopra tutt’i Cori degli Angeli, gode più gloria essa sola che tutt’i beati spiriti del paradiso, perché la misura della gloria è la carità che si è avuta a Dio in questo mondo; infatti la Vergine Santissima amò Dio più di tutti gli angeli e santi insieme. Dunque, a ragione ella gode più gloria di tutti. Dio ha promesso la gloria a chi l’amò e più gloria a chi più l’amò. E tu presumi entrare nella gloria senza amore di Dio? Amalo, dunque, ed amalo assai e godrai in cielo la gloria, e gloria maggiore.
II. La grazia è seme della gloria; quanto più uno l’ha ricevuta ed acquistata in terra, tanta più gloria godrà in cielo. La Vergine Santissima ha ricevuto tanta grazia quanta è possibile ad una pura creatura, ed ella ogni momento l’ha raddoppiata, perciò in cielo gode più gloria. Questo è il vero tesoro che t’arricchisce e ti merita eterna gloria, tu invece fatichi tanto per beni apparenti. Fatica ad acquistarti sempre o ad accrescere tesori di grazia.
III. Chi si umilia sarà esaltato e chi più s’umilia più grande sarà nel cielo. La Vergine Santissima, quantunque fosse la più perfetta fra tutte le creature, essa però fu la più umile; e perciò, con ragione in cielo è la più esaltata. Impara anche tu questo principio alla scuola di Gesù: chi vuole ascendere, deve discendere coll’umiltà.
IV. La Vergine Santissima gode più gloria e perciò ella conosce più chiaramente Dio, più perfettamente lo ama, più pienamente lo possiede, più soavemente lo gode. Vale più un grado di più chiara visione, di amore, e di più vero possesso, di più soave gaudio, che tutto il mondo e milioni di mondi; in tua libertà sta e perché non fatichi ad acquistarli?
V. Maria Santissima in mezzo a tanta sua gloria non si dimentica di noi, ma è tutt’occhio per vedere le nostre miserie e tutto cuore per compatirci e tutta mano per aiutarci. Se grande fu la sua misericordia verso i miseri, stando ancora in questo esilio, molto maggiore è la sua misericordia verso i miserabili mentre regna in cielo. Dunque prega l’Avvocata nostra. Buttati avanti al trono della Regina di misericordia; pregala specialmente che ti impetri misericordia a regnare con essa eternamente.

IL SS. ROSARIO DI MARIA VERGINE È CANALE DI GRAZIE (di san Vincenzo Romano, sacerdote) – Misteri dolorosi

 
Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).

Testo raccolto da Salvatore Di Simone
.

 


 " Misteri Gaudiosi"

Misteri Gloriosi

Primo mistero doloroso

Nel primo Mistero Doloroso si considera come Gesù Cristo nella sua orazione, rappresentandosi innanzi tutt’i nostri peccati, ne sentì sì penetrante dolore che patì agonie di morte, e sudò tanto sangue che ne bagnò le sue vesti e ne scorse anche per terra.
I. E che dolore hai tu dei tuoi peccati? Mettili accanto a Gesù ed impara come devi pentirti delle offese che hai fatte a Dio.
II. Gesù non solo colla sua dottrina ma anche col suo esempio volle insegnare a noi la necessità e l’utilità dell’orazione. Se ti dai all’esercizio dell’orazione, farai tutte le opere buone, ti farai santo, ti salverai! Vedi se finora l’hai esercitate. Risolvi, una buona volta!
III. Il Signore fa orazione al Padre prima della sua Passione, per darci insegnamento che nelle opere più difficili o più importanti o più penose, con maggiore sollecitudine e premura dobbiamo ricorrere a Dio nell’orazione. E tu a chi sei ricorso finora? Confonditi.
IV. Nel far l’orazione nell’orto, si discostò dagli Apostoli quanto un tiro di pietra, per parlare solo a solo con suo Padre; insegna a noi la dovuta attenzione nel fare orazione. E tu vuoi essere esaudito, mentre neppure intendi quel che dici? Emendati.
V. Gesù fa orazione inginocchiato con la faccia per terra: insegna a noi il rispetto con cui si deve pregare l’infinita Maestà di Dio. Qual è la tua riverenza verso Dio nel pregare? E poi pretendi di essere esaudito? Vergognati.
VI. Gesù pregò colle lacrime agli occhi, e con grido forte, cioè non freddamente o tiepidamente, ma con ardentissimo desiderio d’esser esaudito, per insegnare a noi che il desiderio d’essere esaudito è l’anima dell’orazione. Se vuoi ricevere grazie da Dio, pregalo con fervore, con desiderio ardente.

Secondo mistero doloroso

Nel secondo Mistero Doloroso si considera come nostro Signore Gesù Cristo fu flagellato crudelissimamente in casa di Pilato e gli furono date seimilaseicento battiture.
I. Poteva Gesù rompere le funi e far morire i manigoldi che lo flagellavano: ma l’amore per noi lo teneva legato alla colonna, lo stesso amore lo piagò. E tu, vedendo quelle piaghe che sono tante fornaci di fuoco d’amore, non ti senti tutto acceso di amore per Gesù? Fagli atti di amore.
II. La flagellazione era castigo degli schiavi infami; e Gesù volle essere flagellato per liberare te dall’infame schiavitù del demonio e meritarti di essere figlio di Dio. E tu, perché ti
perdesti sì gran dignità e ti facesti di nuovo schiavo del demonio? Ringrazia Gesù e vergognati di tanta tua viltà.
III. Gesù patì sì dolorosa flagellazione per liberare noi da flagelli e dolori dell’inferno. E tu per bagattelle e piaceri momentanei ti sei condannato all’inferno? Piangi amaramente ora, acciò non vada a piangere in quel fuoco eterno. Prega Maria Santissima.
IV. Vedi come si ama: Gesù ti ama colle opere. E tu vuoi amarlo solo colle parole? Se veramente lo ami, amalo colle opere, osserva la sua santa legge. Dolore e risoluzione.
V. Gesù veramente ti ha amato con patire dolori sì atroci. E tu che patisci per Gesù? Tutto sopporta per lui e così gli mostrerai il vero amore.
VI. Il corpo di Gesù era così sensibile che un solo colpo era bastante a farlo morire di dolore. E tu così delicato che non vuoi soffrire niente per Gesù? Vergognati.

Terzo mistero doloroso

Nel terzo Mistero Doloroso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo fu coronato di acutissime spine.
I. Apparendo un giorno a S. Teresa Gesù coronato di spine, la santa si pose a compatirlo, ma il Signore le disse: Teresa, non mi compatire per le ferite che mi fecero le spine dei Giudei: abbimi pietà per le piaghe che mi fanno i peccati dei cristiani.
E tu ancora, anima cristiana, tormentasti il venerando capo di Gesù con tanti tuoi cattivi pensieri. Piangi amaramente, cercagli perdono.
II. Gesù volle essere coronato di spine per meritare a noi la corona di gloria. E tu perché te l’hai perduta? Piangi.
III. Il tormento delle spine fu dolorosissimo, perché da quelle fu trafitta la sacra testa di Gesù, parte sensibilissima, dalla quale si diramano tutti i nervi e le sensazioni del corpo, e Gesù lo soffrì senza lagnarsi, senza dir parola; e tutto per te. E non ti vergogni voler essere membro delicato sotto un capo coronato di spine? Sopporta tutto insieme con Gesù e sarai coronato di gloria insieme con Gesù.
IV. Tu ti sdegni contro i Giudei perché trattarono Gesù da re di burla; sdegnati più contro te stesso che hai trattato Gesù re del cielo e della terra da re da nulla, trasgredendo la sua legge, come se non avesse potestà di castigarti. Piangi.
V. I Giudei una volta trattarono Gesù da re di burla e realmente non lo conoscevano. Ma tu lo conoscevi, e poi non una, ma tante volte l’hai beffeggiato, quante volte hai peccato. E non te ne penti? E non risolvi? E non preghi?

Quarto mistero doloroso

Nel quarto Mistero Doloroso si considera come, essendo Gesù condannato a morte, per sua maggior vergogna e dolore gli fu posto sopra le spalle il legno della croce.
I. Gesù volle essere aggravato dal peso della croce per alleggerire te dall’immenso peso dei tuoi peccati. Sappi che mentre stai in peccato, hai questo gran peso sopra le spalle; sgravatene presto, distruggili con lacrime di vera penitenza.
II. Gesù Cristo andò lui stesso ad abbracciare la croce, e se la pose sulle spalle con allegrezza. Che allegrezza mostri tu, quando Dio ti manda qualche tribolazione? Confonditi.
III. Quale fu il delitto di Gesù, per cui fu condannato a morte di croce? Risponde S. Bernardo: il suo delitto fu l’amore eccessivo verso gli uomini; questo amore lo condannò a morte. Ah, mio innamorato Signore! E come tanto vostro amore non mi spinse a consacrarvi tutti gli affetti del mio cuore? Sì, io vi amo.
IV. Gesù, ascoltando l’ingiusta sentenza di morte, non si lagna, non appella, ma tutto mansueto e rassegnato si sottomette al
decreto dell’Eterno Padre che lo condanna alla croce per i nostri peccati. Impara tu pure dall’esempio di Gesù a ubbidire a Dio sino alla morte.
V. Gesù colla croce sulle sue spalle parla a tutti dicendo: Chi vuol essere mio discepolo, porti ogni giorno la sua croce, e venga appresso a me; chi non porta la sua croce, non può essere mio discepolo, non è degno di me. Coraggio dunque, o cristiano, sii pronto a portare qualunque croce con pazienza e con allegrezza appresso a Gesù che così ti conduce per la via regina del cielo.
VI. Gesù camminando colla croce sulle spalle, si rivolse a quelle donne giudee che lo seguivano con lacrime e lamenti e disse ad esse: Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me ma sopra voi stesse e sopra i vostri figli. Perché se tali cose si fanno nel legno verde, del secco che sarà? Cioè, se io che sono la stessa innocenza, come un albero vivo ricco di ottimi frutti, sono castigato con tanto rigore per altrui peccati, che si debbono aspettare i colpevoli che sono come tanti alberi sterili privi di opere buone e soltanto per i loro peccati meritevoli del fuoco della divina vendetta? Le stesse parole ripete a noi. Guai a noi se macchiati di peccati compariamo innanzi al divin tribunale; certamente saremo condannati al fuoco eterno. E come ci fideremo? Ascoltiamo Gesù che ci dice: piangete.

Quinto mistero doloroso

Nel quinto Mistero Doloroso si considera come il nostro Signore Gesù Cristo, giunto sul monte Calvario, fu spogliato e confitto in croce con durissimi e crudelissimi chiodi, dov’era presente l’afflitta sua Madre.
I. Anima cristiana, mira il tuo Signore, mira la tua vita, che pende da quella croce: vedi trafitte da chiodi quelle mani e piedi divini che, per essere membra tutte composte di nervi, muscoli e vene, sono sensibilissime al dolore. Le stesse creature inanimate, sin le pietre, si spezzano per la compassione; e tu, per cui Gesù patisce un mare di dolori, non lo compatisci, non piangi ancora? E che hai forse il cuore più duro delle pietre? Unisciti alla Vergine addolorata, piangi insieme con Lei.
II. Anima cristiana, alza gli occhi, domanda a Gesù: mio Gesù, che sono queste piaghe in mezzo alle vostre mani e piedi? Egli ti risponde: sono segni del grande amore che ti porto, sono il prezzo col quale io ti libero dalle mani dei nemici e dalla morte eterna. E come dunque, o anima fedele, non ti senti tutta accesa di amore di questo Dio che tanto ti ha amato? Sfoga ai suoi piedi il tuo amore.
III. Anima cristiana, apri l’orecchie, ascolta le sue parole di vita eterna che il tuo maestro pregò per i suoi nemici o crocifissori dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno! Impara: Gesù Dio vivo e vero,
innocentissimo, Re del cielo e della terra, perdona e prega per schiavi vilissimi, perdona ingiurie atrocissime, perdona chi gli toglie la vita con infame supplizio. E tu, polvere e cenere, peccatore miserabile, ricuserai perdonare ad uomo simile a te e coverai l’odio contro un tuo fratello? Pensa che Gesù te lo comanda; ti promette perdono, se tu perdoni, e minaccia di negarti il perdono se non perdoni. Ubbidisci al suo divino comando, segui il suo esempio ed avrai il perdono. Sì, mio Gesù, eccomi pronto, io per vostro amore perdono.
IV. Al buon ladro che si pente, si confessa meritevole del tormento della croce, che si raccomanda a Gesù, dicendo: Ricordatevi di me, quando sarete nel vostro regno, Gesù
risponde: Oggi sarai meco in paradiso. Rifletti: il buon ladro si salva, perché si pente, sopporta con rassegnazione la croce; il cattivo ladro si danna, perché se la rende inutile, anzi colle sue impazienze e bestemmie accresce i suoi peccati e la sua dannazione. Segui l’esempio del buon ladro e Gesù dirà anche a te le stesse parole e, se hai peccato, ricorri a Gesù, che pure ti perdona.
V. Gesù in croce, poco prima di morire disse: Tutto è compiuto! Dando un’occhiata a tutta la sua vita pensò: tutte le profezie che parlavano di me, si sono avverate, la redenzione del genere umano si è perfezionata! Questo è il modello che dobbiamo sempre tenere davanti agli occhi. Trovandoci in punto di morte, che consolazione, se dando un’occhiata a tutta la nostra vita, potremo anche noi dire: ho adempiuto l’unico fine per cui Dio mi ha creato, ho adempiuto sempre quanto Dio mi ha comandato. Ma che afflizione piuttosto se avremo mancato? Almeno comincia ora una vita nuova.
VI. Gesù morì in croce affinché quelli che vivono, non vivano più per se stessi, ma per Gesù. E tu finora per chi sei vissuto? Confonditi, risolvi e prega.

mercoledì 21 ottobre 2020

San Vincenzo Romano IL Santo Rosario di Maria Vergine è canale di Grazie " Misteri Gaudiosi"

Una raccolta di meditazioni sui misteri del Santissimo Rosario scritte dal santo Preposito Curato di Torre del Greco, Vincenzo Romano (1751-1831).
Testo raccolto da Salvatore Di Simone

MISTERI DOLOROSI
MISTERI GLORIOSI
Racconta il Malvenda che, meravigliandosi San Domenico come il Rosario poteva operare effetti strepitosissimi ed ottener grazie singolarissime, gli comparve Maria Vergine e gli disse che non facesse tali meraviglie perché essa non solamente era la padrona e la tesoriera delle grazie, ma di vantaggio aveva lasciato ai suoi devoti il canale a poterle ricevere; e questo canale era il Rosario. Ma per ricevere queste grazie, il Rosario si deve recitare senza distrazione, né colla bocca sola; ma con attenzione e con la considerazione dei misteri. I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (Gv 4, 23). E San Bernardo dice: “La preghiera è del cuore, non delle labbra; Dio infatti non ascolta le parole di chi prega, ma guarda il cuore dell’orante”. Tutti i Sommi Pontefici, e fra questi Sisto V e San Pio V nelle loro Bolle attribuirono alla meditazione dei misteri, non già alla sola pronuncia delle parole, le grazie trionfatrici, che mutavano gli uomini in tutt’altro di quel ch’erano, recitando il Rosario: “Con questo modo di pregare i fedeli incominciarono ad essere accesi da queste meditazioni in modo da essere trasformati subito in altri uomini”. E San Domenico, come narra Luminoso d’Aposo suo coetaneo, inculcava la meditazione dei misteri. La stessa Santa Chiesa nell’orazione della Messa e dell’Ufficio non prega per i suoi fedeli in virtù principalmente delle preci, ma in virtù della considerazione dei misteri: “O Dio, il cui Figlio unigenito con la Sua vita, morte e risurrezione ci ha meritato il Paradiso, ti preghiamo di concederci che, meditando questi misteri del Santo Rosario della Beata Vergine Maria, imitiamo gli esempi in essi contenuti e otteniamo i beni che essi promettono”. La meditazione dei misteri è l’anima del Rosario. Prima di cominciare il Rosario, ciascuno si fermi un po’, entri in se stesso: faccia un atto riflesso di volerlo recitare col pensiero della mente e cogli occhi della fede vedere quel mistero che considera e procuri di cavarne sempre qualche frutto per la riforma dei costumi.

MISTERI GAUDIOSI
Nel primo Mistero Gaudioso si considera come la Vergine Santa fu annunciata dall’Angelo Gabriele, che doveva concepire e partorire il nostro Signore Gesù Cristo. I. L'eccessiva carità del Figlio di Dio, il quale per nostro amore e per la nostra salvezza si fece uomo. Noi dunque dobbiamo amarlo, perché Egli prima ha amato noi. Se conosciamo non averlo amato, dolore, risoluzione e preghiera. II. Appena fattosi uomo il Figlio di Dio, rivolto al suo Eterno Padre, disse: Ecco, io vengo o Dio per fare la tua volontà: io mi ci sottometto con tutto il mio cuore e faccio della vostra volontà una legge indispensabile che mi sono impressa nel cuore, per essere la regola di tutta la mia condotta. Dal primo momento sino alla morte seppe adempiere perfettamente la volontà del Padre. Ecco l’esempio che noi dobbiamo seguire, il principale dovere che dobbiamo adempiere, ecco l’indispensabile nostra obbligazione. Ecco la regola della vera santità, il principio della vera felicità, cioè fare sempre la volontà di Dio. 2 Qual cosa più giusta che l’uomo si assoggetti alla volontà di Dio? Questa ci assicura il Paradiso: chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, entrerà nel Regno dei cieli. Esaminiamoci, se l’abbiamo adempita; altrimenti, pentimento. III. Gesù Cristo nel principio della Sua Incarnazione si protestò ancora di voler impiegare tutt’i momenti della Sua vita per nostro amore e cedere a noi i meriti Suoi infiniti. Dunque dobbiamo almeno spendere tutt’i momenti di nostra vita per Gesù. Esame, confusione. IV. La Vergine Santissima nell’atto di esser sublimata all’altissima dignità di Madre di Dio, profondissimamente si umilia: Ecco la serva di Dio, si faccia di me secondo la tua parola. Qui insegna a noi l’esercizio dell’umiltà per essere esaltati. V. Nel tempo che Maria Santissima stava sola ritirata nella Sua casa in Nazareth, conversando con Dio, riceve da Dio sì gran favore. Impariamo anche noi il segreto di essere da Dio favoriti, amando la solitudine e la conversazione col Signore, ch’è stato solito sempre in tali esercizi compartirli.


Nel secondo Mistero Gaudioso si considera come la Vergine Santa, avendo inteso che Santa Elisabetta era gravida, si partì subito ed andò a visitarla in casa sua e stette con essa tre mesi. I. Appena entrata Maria Santissima nella casa di S. Elisabetta, colmò di grazie e di benedizioni celesti tutta quella famiglia; per mezzo di lei S. Giovanni Battista fu santificato, S. Elisabetta ripiena di Spirito Santo e fu comunicato lo spirito di profezia a S. Zaccaria. Maria Santissima è l’acquedotto universale, per cui passano a noi tutte le grazie. Chi desidera grazie, ricorra a Maria con sicurezza di riceverle. II. Se vogliamo efficacemente ogni grazia per Maria, imitiamola, specialmente in tre virtù, ch’ella c’insegna in questo mistero. Il fervore e la vera devozione cioè di fare prontamente quel che Dio vuole da noi. Partitosi l’Angelo da Lei, nonostante tutte le considerazioni, le quali potevano arrestarla in casa sua, conoscendo esser quello il volere di Dio, si mette in viaggio, corre, vola con una incredibile sollecitudine per vie scoscese e difficili. E noi serviamo Dio in questa maniera? Andiamo subito che chiama? con tutta prontezza dovunque ci chiama? III. L’umiltà. La Vergine Santissima, superiore, visita l’inferiore; mentre S. Elisabetta la loda, Maria destramente rivolge il discorso, indirizzando la gloria alla sua sorgente: L’anima mia, dice, dà al suo Signore la gloria, perché non ha disdegnato di volgere lo sguardo sulla bassezza della sua serva. Impariamo a non ricercare la reputazione degli uomini, a non ricevere le loro lodi, o quando si ricevono, rivolgerle a gloria di Dio. IV. La Carità. La Vergine Santissima, conoscendo che visitando la sua cugina Elisabetta, avrebbe resa lei e la di lei famiglia partecipe della pienezza delle sue grazie, mossa da fervente e forte carità verso il prossimo, non badando né a incomodi, né a patimenti, sollecitamente si mette in viaggio. La carità verso il prossimo è il distintivo dei cristiani; chi ama il prossimo ama Dio ed adempie tutta la legge. V. S. Giovanni Battista saltellò per giubilo nel seno di S. Elisabetta per la presenza di Gesù Cristo che egli conobbe, amò e adorò come suo Signore e Re. E noi non salteremo per allegrezza alla presenza di Gesù Sacramentato?


Nel terzo Mistero Gaudioso si considera come, essendo venuto il tempo di partorire, partorì Maria nella città di Betlemme il nostro Redentore nella mezzanotte fra due animali nel Presepio. I. Anima cristiana, entra col tuo pensiero nella grotta di Betlemme; vedi cogli occhi della fede chi è quel Bambino che giace nella mangiatoia. Egli è il Figlio di Dio che si è fatto uomo affinché l’uomo fosse fatto figlio di Dio; e difatti nel tuo battesimo fosti fatto figlio adottivo di Dio. Ringrazialo e pentiti che per i tuoi peccati tu hai perduto sì gran dignità, e d’ora innanzi mena vita degna di figlio di Dio. II. Il Figlio di Dio discende dal Cielo alla mangiatoia per portare noi al cielo. E tu perché cammini per la via dell’inferno? Che pazzia! Via, su prega quel Bambino che ti porti al cielo. La carità ha tirato il Figlio di Dio in terra per innalzare l’uomo dalla terra al cielo. III. Il Figlio di Dio infinitamente ricco si è fatto povero per arricchire l’uomo dei suoi beni e liberarlo da tutti i mali. E tu buttati ai suoi piedi, cercagli grazie, che certamente te le concederà. IV. La nascita di Gesù Cristo è morte dei vizi e vita delle virtù. Vedi, se v’è in te qualche vizio: prega quel Bambino, che l’uccida, e se manca qualche virtù, pregalo che te la dia. V. Quel Bambino è la delizia del Paradiso; ed egli là patisce il freddo, la puzza, le punture della paglia e va pensando a tutto quello che poteva patire per te fino alla sua morte. Ed il tuo cuore non si sente ancora acceso di amore per lui? Gettati ai suoi piedi: adoralo, ringrazialo, amalo.


Nel quarto Mistero Gaudioso si considera come nel giorno della sua Purificazione la Vergine Santa presentò nostro Signore nelle braccia del vecchio Simeone. I. Gesù Cristo volle essere presentato nel Tempio per pubblicamente presentarsi al suo Eterno Padre; lo fece per la sua liberalità e carità. L’uomo, poi, che per giustizia è obbligato a sacrificarsi a Dio, non lo farà. A chi finora ti sei consacrato? Se al demonio, pentiti e consacrati a Dio. II. Gesù Cristo che offrì un continuo sacrificio di tutta la sua vita, cominciando dalla prima sua infanzia fino alla morte, ci dà esempio di fare un continuo sacrificio della nostra vita. Quanti momenti hai speso in bagattelle, e forse nei vizi? Confonditi, risolvi d’impiegarli tutti sempre a Dio, dicendo spesso: Mio Dio, io sono tutto vostro. III. Gesù Cristo da ch’era Bambino si consacrò al suo Eterno Padre; egli insegna a noi presto a darci tutto a Dio e non differire. Tu che aspetti? che l’ira di Dio ti stermini? Presto, presto, pentiti e datti a Dio davvero! IV. La Vergine Santissima non era obbligata alla legge della Purificazione, ed ella l’osserva. E tu, che sei obbligato ad osservare la legge di Dio, come l’osservi? Confonditi, risolvi. V. La Vergine Santissima non rifiuta comparire disprezzata come se fosse immonda tra le altre donne immonde, quantunque ella era purissima; confonde la nostra superbia, ch’essendo peccatori vogliamo essere stimati santi. Impara una volta l’umiltà. 4 VI. Il santo vecchio Simeone, tenendo in braccia Gesù Bambino, sentì tanta allegrezza, che si contentava morire. E tu perché non senti simile gaudio, tenendo in te Gesù Sacramentato? Segno è questo che non t’accosti ben apparecchiato. Preparati bene e sperimenterai dolcezze di Paradiso. VII. Il santo vecchio Simeone disse: questo Bambino è stato posto per rovina e per risurrezione di molti; attaccati con tutto il cuore a Gesù, che sarà a te di salvezza, e trema di offenderlo, acciò non sia per te occasione di maggior dannazione.


Nel quinto Mistero Gaudioso si considera come Maria Santissima, avendo smarrito il suo Figliuolo e cercatolo per tre giorni, alla fine del terzo giorno lo ritrovò in mezzo ai dottori, che disputava essendo di anni dodici. I. Gesù Cristo per alti suoi fini si nascose da Maria Santissima e S. Giuseppe, e rimase nel tempio di Gerusalemme a disputare coi Dottori. Chi sta in grazia di Dio, tiene in sé Gesù Cristo, il quale mai se ne parte, se prima non si scaccia dall’anima che commette peccato mortale. Dunque, tanto è facile perdere Gesù Cristo, quanto è facile commettere un peccato mortale. Guardati da ogni occasione di peccare. E tu quante volte l’hai discacciato coi tuoi peccati? Vedi che ingratitudine, che pazzia, cercagli perdono, risolvi. II. Chi perde Gesù per il suo peccato, si trova nel più miserabile stato. Siccome Gesù Cristo è il Sommo Bene che rende beato l’uomo, così la perdita di Gesù è il sommo male, che lo rende infelice. Chi tiene Gesù, tiene tutto, e chi perde Gesù, perde tutto. Pensaci bene! III. Maria Santissima trovò Gesù Cristo, ma con sommo dolore: addolorati, ti cercavamo. Se vuoi trovare Gesù, devi avere vero dolore dei tuoi peccati, causa della perdita di Gesù. Prega Maria Santissima, che te lo impetri. Comincia a pentirti in questa posta. IV. Maria Santissima trovò Gesù nel tempio in mezzo ai dottori. Se vuoi trovare Gesù, devi andare nelle chiese ad ascoltare i predicatori e domandare perdono ai confessori. Risolvi. V. Maria Santissima, subito che s’accorse d’aver smarrito il suo dilettissimo Figlio, non perdette tempo, presto l'andò cercando. Così devi fare tu, se conosci aver perduto Gesù nel tuo peccato; presto cercalo, pentiti, risolvi. VI. La Vergine Santissima fu ripiena d’indicibile allegrezza nel trovare il suo amabilissimo Gesù. Quanto felice sarai tu, se troverai il tuo Creatore, il tuo Salvatore! Conta tra i giorni della tua allegrezza e felicità il giorno della tua conversione, in cui troverai Gesù. Fatelo e lo conoscerete. VII. Tre sono le vere feste dell’uomo: 1° il giorno del battesimo; 2° il giorno della buona confessione; 3° il giorno in cui, morendo, l’anima se ne vola al paradiso. Avete fatta la prima nel S. Battesimo; fate la seconda con una buona confessione, troverete Gesù e poi farete la terza trovando Iddio nel cielo. VIII. Non si legge che Maria Santissima, dopo aver trovato suo Figlio, lo perdette di nuovo. E voi, dopo averlo trovato, fate come la sacra sposa: Incontrai l’amato del mio cuore, lo abbracciai e più non lo lasciai. Ho trovato l’amore dell’anima mia, me lo stringerò, né lo lascerò partire (Cn 3,4). IX. Il dolore che Maria Santissima sentì nello smarrimento del suo Figliuolo fu il più atroce, perché non vedeva Gesù. Compatiscila e pregala.

venerdì 9 ottobre 2020

L'originale preghiera quasi sconosciuta di Leone XIII a San Michele Arcangelo


di don Marcello Stanzione 
 fonte Aleteia


Il 20 febbraio 1878 al termine di un conclave durato solo 36 ore il cardinale Gioacchino Pecci fu eletto papa e prese il nome di Leone XIII ( 1810- 1903). Molte persone, oggi anziane, ricordano che, prima della Riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il celebrante ed i fedeli si mettevano in ginocchio, alla fine di ogni messa, per recitare una preghiera alla Madonna ed una al Principe degli Angeli, scritta dal papa Leone XIII, che diceva:

“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”.

Il Papa del collegamento dei cattolici francesi alla Repubblica ed alle grandi encicliche sociali che, pur non passando per un pontefice reazionario, riconosce la mano di Lucifero nelle crisi che scuotono il mondo. Egli rende obbligatorio, alla fine di ogni Messa, la recita di una preghiera a San Michele per reclamare il suo soccorso contro gli Angeli ribelli.
Ma cos’è accaduto? “Io non mi ricordo esattamente in quale anno è accaduto… un bel mattino, il grande papa Leone XIII aveva celebrato la Santa Messa ed assisteva ad una Messa di ringraziamento, come sua abitudine. Improvvisamente, lo si vide alzare bruscamente la testa, e fissare intensamente qualcosa al di sopra della testa del celebrante. Egli aveva lo sguardo fisso, senza battito di ciglia ma esprimendo un sentimento di terrore e di meraviglia, il suo volto cambiava colore ed espressione. Accadeva qualcosa di strano e di grande. Finalmente, come ritornando in se stesso, e dandosi con la mano un colpo leggero ma energico, si alzò. Lo si vide recarsi nel suo studio personale… I suoi familiari lo seguirono, impressionati ed ansiosi. Gli chiedevano premurosamente: “Santo Padre, non vi sentite bene? Avete bisogno di qualcosa? – Nulla, nulla”, rispose, e si rinchiuse. In capo ad una mezz’ora, egli fece chiamare il segretario della Congregazione dei Riti e, tendendogli un foglio, gli disse di farla stampare e di farla pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Che conteneva ? La preghiera che noi recitiamo alla fine della Messa con il popolo, e che comporta la supplica a Maria e l’ardente invocazione al Principe della Milizia celeste, implorando Dio di precipitare Satana nell’Inferno” (La preghiera fu instaurata nel 1886; si diceva in ginocchio, solennemente, fu soppressa dopo il Concilio Vaticano II. E’ la testimonianza resa dall’abate Pecchenino, riportata da La Civiltà Cattolica, nel 1930).

giovedì 8 ottobre 2020

Monsignor Carlo Maria Viganò Ecco errori ed equivoci di “Fratelli tutti”



(di Aldo Maria Valli)

Cari amici di Duc in altum, a integrazione di quanto già scritto a caldo, su sollecitazione di LifeSiteNews monsignor Carlo Maria Viganò critica in modo molto chiaro alcune affermazioni dell’enciclica Fratelli tutti che sembrano promuovere l’indifferentismo religioso e, di conseguenza, rendere inutile l’opera di evangelizzazione.

Il documento, sottolinea l’arcivescovo, è intessuto di dichiarazioni equivoche e segnato da una mancanza di chiarezza che ancora una volta non può che confondere i fedeli.

Di seguito le parti dell’enciclica che LifeSiteNews ha posto all’attenzione dell’arcivescovo e i commenti di monsignor Viganò.

***
274. A partire dalla nostra esperienza di fede e dalla sapienza che si è andata accumulando nel corso dei secoli, imparando anche da molte nostre debolezze e cadute, come credenti delle diverse religioni sappiamo che rendere presente Dio è un bene per le nostre società.

La proposizione «Come credenti delle diverse religioni sappiamo che rendere presente Dio è un bene per le nostre società» è volutamente equivoca: «rendere presente Dio» non significa nulla in senso stretto (Dio è presente di per Sé). In senso lato, se si intende «rendere presente Dio tramite la presenza di una o più religioni» in antitesi all’«allontanamento dai valori religiosi» di cui al punto 275 come pare suggerire il testo, la proposizione è erronea ed eretica, perché pone sullo stesso piano la divina Rivelazione del Dio vivo e vero con le “prostituzioni”, come la Sacra Scrittura chiama le false religioni. Sostenere che la presenza delle false religioni sia «un bene per le nostre società» è altrettanto eretico, perché non solo offende la Maestà di Dio, ma giunge a legittimare l’azione dei dissidenti, attribuendole un merito anziché la responsabilità nella dannazione delle anime e per le guerre di religione mosse contro la Chiesa di Cristo da eretici, maomettani e idolatri. Questo passo è inoltre offensivo perché implica surrettiziamente che questo «bene per le nostre società» sia stato genericamente acquisito «imparando anche da molte nostre debolezze e cadute», mentre in realtà le «debolezze e cadute» sono attribuibili alle sette e solo indirettamente e per accidens agli uomini di Chiesa.

Faccio infine notare che l’indifferentismo implicitamente promosso nel testo di Fratelli tutti, nel quale si definisce «un bene per le nostre società» la presenza di qualsiasi religione e non «la libertà e l’esaltazione di Santa Madre Chiesa», nega di fatto i diritti sovrani di Gesù Cristo, Re e Signore dei singoli, delle società e delle nazioni. Pio XI, nell’immortale Enciclica Quas primas, proclama: «Non può dunque sorprenderci se Colui che è detto da Giovanni “Principe dei Re della terra” (Ap 1, 5), porti, come apparve all’Apostolo nella visione apocalittica “scritto sulla sua veste e sopra il suo fianco: Re dei re e Signore dei dominanti” (Ap 19, 16). Da quando l’eterno Padre costituì Cristo erede universale (Eb 1, 1), è necessario che Egli regni finché riduca, alla fine dei secoli, ai piedi del trono di Dio tutti i suoi nemici (1Cor 15, 25)»[1]. E poiché i nemici di Dio non possono essere nostri amici, la fratellanza dei popoli contro Dio è non solo ontologicamente impossibile, ma teologicamente blasfema.

277. La Chiesa apprezza l’azione di Dio nelle altre religioni, e «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che […] non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini». (Dich. Nostra aetate, 2)

Il riferimento al documento conciliare Nostra aetate è la conferma del nesso ideologico del pensiero ereticale bergogliano con le premesse poste dal Vaticano II. Nelle false religioni non vi è nulla di vero e santo “ex se”, dal momento che gli eventuali elementi di verità che esse possono conservare sono comunque usurpati, e utilizzati per celare l’errore e renderlo più dannoso. Nessun rispetto può esser accordato alle false religioni, i cui precetti e le cui dottrine vanno rigettati e respinti integralmente. Se poi tra questi elementi di verità e santità Bergoglio vuole includere ad esempio il concetto di un Dio unico che dovrebbe avvicinare i Cattolici a quanti professano una religione monoteistica, andrebbe chiarito che vi è una differenza sostanziale ed ineludibile tra il vero Dio Uno e Trino e il dio misericordioso dei Maomettani.

277. Altri bevono ad altre fonti. Per noi, questa sorgente di dignità umana e di fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo.

L’unica fonte cui sia possibile abbeverarsi è Nostro Signore Gesù Cristo, per il tramite dell’unica Chiesa che Egli ha istituito per la salvezza delle anime. Chi cerca di dissetarsi ad altre fonti, non placa la propria sete e quasi certamente si avvelena. È inoltre discutibile che il concetto eterodosso di dignità umana e di fraternità di cui parla “Fratelli Tutti” possa esser trovato nel Vangelo, che anzi contraddice palesemente questa visione orizzontale, immanentista e indifferentista teorizzata da Bergoglio. Infine, la precisazione «per noi» è fuorviante, perché relativizza ad un personale modo di vedere le cose l’oggettività del messaggio evangelico e conseguentemente lo destituisce della sua autorità, che nasce dall’origine divina e soprannaturale della Sacra Scrittura.

279. […] C’è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni.

La libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni non è un diritto umano, ma un abuso privo di qualsiasi fondamento teologico ed ancor prima filosofico e logico. Questo concetto di libertà religiosa – che sostituisce la libertà dell’unica Religione, la “libertà della Religione Cattolica all’esercizio della propria missione” e la “libertà del fedele di aderire alla Chiesa Cattolica senza impedimenti dallo Stato” con la licenza di aderire a qualsiasi credo, a prescindere dalla sua credibilità e credendità (che si deve credere) – è eretico ed inconciliabile con la dottrina immutabile della Chiesa. L’essere umano non ha alcun diritto all’errore: la libertà dalla coercizione magistralmente spiegata da Leone XIII nell’Enciclica Libertas praestantissimum non fa venir meno l’obbligo morale di aderire liberamente solo al bene, poiché dalla libertà di questo atto dipende la sua moralità, ossia la sua capacità di meritare il premio o il castigo. Lo Stato può tollerare l’errore, in determinate situazioni, ma non potrà mai legittimamente porre l’errore sullo stesso piano della verità, né considerare equivalenti o ininfluenti tutte le religioni: l’indifferentismo religioso è condannato dal Magistero, così come il relativismo religioso. La Chiesa ha la missione di convertire le anime alla vera Fede, strappandole dalle tenebre dell’errore e del vizio. Teorizzare un presunto diritto all’errore e alla sua diffusione è inoltre un’offesa a Dio e un tradimento dell’autorità vicaria dei Sacri Pastori, che questa devono esercitare per lo scopo per il quale essa è stata istituita, e non per diffondere l’errore e screditare la Chiesa di Cristo. È inaudito che il Vicario di Cristo (dimenticavo: Bergoglio ha rinunciato a questo titolo!) possa riconoscere alle false religioni un qualche diritto, dal momento che la Chiesa è Sposa dell’Agnello, e sarebbe blasfemo solo pensare che Nostro Signore possa avere più spose.
281. «Dio non guarda con gli occhi, Dio guarda con il cuore. E l’amore di Dio è lo stesso per ogni persona, di qualunque religione sia. E se è ateo, è lo stesso amore. Quando arriverà l’ultimo giorno e ci sarà sulla terra la luce sufficiente per poter vedere le cose come sono, avremo parecchie sorprese!» (Dal film Papa Francesco. Un uomo di parola. La speranza è un messaggio universale, di Wim Wenders, 2018)

L’uso di espressioni ad effetto prive di chiarezza di significato è uno dei modi cui ricorrono i Novatori per insinuare errori senza formularli chiaramente. La proposizione «Dio non guarda con gli occhi, Dio guarda con il cuore» può essere tutt’al più una espressione commovente, ma priva di un qualche valore dottrinale. Induce anzi a credere che in Dio conoscenza e amore siano dissociati, che l’amore di Dio sia cieco e che di conseguenza l’orientamento delle nostre azioni non abbia alcun valore ai Suoi occhi.

La proposizione «l’amore di Dio è lo stesso per ogni persona, di qualunque religione sia» è gravemente equivoca ed ingannevole, più insidiosa di un’eresia palese. Essa induce a credere che la libera risposta e l’adesione dell’uomo all’amore di Dio sia irrilevante rispetto al suo destino eterno.

Nell’ordine naturale, Dio crea ogni persona con un atto di amore gratuito: l’amore di Dio si estende a tutte le sue creature. Ma ogni persona umana è creata in vista dell’adozione filiale e della gloria eterna. Dio concede ad ogni persona le grazie soprannaturali necessarie perché possa conoscerLo, amarLo, servirLo, obbedire alla Sua legge inscritta nel suo cuore e giungere ad abbracciare la Fede.

Nell’ordine soprannaturale, l’amore di Dio nei confronti di una persona è proporzionale al suo stato di Grazia, ossia alla misura in cui quest’anima corrisponde al Dono di Dio mediante la Fede e le opere, meritando il premio eterno. Nei piani della Provvidenza l’amore verso il peccatore – ivi compreso l’eretico, il pagano e l’ateo – può concretizzarsi nella concessione di maggiori grazie che tocchino il suo cuore e lo portino al pentimento e all’adesione alla vera Fede.

«Quando arriverà l’ultimo giorno e ci sarà sulla terra la luce sufficiente per poter vedere le cose come sono, avremo parecchie sorprese»: questa proposizione insinua che quello che la Chiesa insegna possa in qualche modo esser smentito nel giorno del Giudizio Universale. Tra coloro che avranno «parecchie sorprese» ci saranno in realtà quanti credono di poter adulterare la Fede e la Morale con i farneticamenti dei Modernisti e l’adesione alle ideologie perverse del secolo, e si vedrà che quello che la Chiesa ha sempre predicato e che l’anti-chiesa ostinatamente nega corrisponde esattamente a quanto Nostro Signore ha insegnato agli Apostoli.

+ Carlo Maria Viganò

lunedì 5 ottobre 2020

FRATELLI TUTTI.Sconcertante Imbarazzante la falsificazione di san Francesco.




Carissimi amici e lettori,

Domenica, 4/10/2020 nella solennità del nostro Grande santo patrono San Francesco di Assisi , il Papa ha reso pubblica la sua terza enciclica Fratelli tutti, distorcendo il pensiero del poverello di Assisi ,ma sopratutto il pensiero evangelico della Chiesa che è Madre e Maestra .
Fratelli tutti? Non certo a discapito di Gesù Cristo! Questa enciclica non conferma la Fede della Chiesa!

Prima di lasciarvi ad una riflessione non nostra ma dell'arcivescovo monsignor Viganò, ma che condividiamo, ricordiamo che l’espressione usata da Papa Francesco,  ieri all’Angelus per presentare la sua enciclica: “la fraternità umana e la cura del creato formano L’UNICA VIA VERSO LO SVILUPPO INTEGRALE…” (???) è una espressione non soltanto ambigua ma chiarissimamente fuori dalla grazia di Dio e che giunge ad escludere il Cristo Gesù che ha detto: “IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA; e che senza di me non potete fare nulla…” . Chiunque voglia un vero sviluppo integrale, sia personale quanto sociale, l’unica via per perseguirlo è il CRISTO SIGNORE-DIO, convertirsi a Lui e farsi battezzare…. e seguirlo sulla Via Crucis.La stessa “FRATERNITA'” – e non fratellanza che è di chiarissimo linguaggio e pensiero massone e protestante – perduta a causa del PECCATO ORIGINALE, può essere riacquistata SOLO attraverso il Cristo; la cura del Creato è così una CONSEGUENZA alla nostra conversione al Cristo…. NON POSSIAMO ESSERE FRATELLI SENZA IL CRISTO, e non si è fratelli in Cristo senza il Battesimo.

(la redazione)

Monsignor Viganò:“Dimensione soprannaturale totalmente assente. Imbarazzante la falsificazione di san Francesco. Sconcertante l’appiattimento sul pensiero unico mondialista”Ad una lettura cursoria del testo dell’enciclica Fratelli tutti si sarebbe indotti a credere che essa sia stata scritta da un massone, non dal Vicario di Cristo. Tutto quanto vi è contenuto è ispirato ad un vago deismo e ad un filantropismo che non ha nulla di cattolico: Nonne et ethnici hoc faciunt? Non fanno così anche i pagani? (Mt 5, 47).

Macroscopica e decisamente imbarazzante la falsificazione storica dell’incontro di San Francesco con il Sultano: secondo l’estensore dell’Enciclica il Poverello «non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine»; in realtà le parole di San Francesco che i cronisti riportano suonano ben diverse: «Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e Signore, Salvatore di tutti».
La dimensione soprannaturale è totalmente assente, così come assente è il riferimento alla necessità dell’appartenenza al Corpo Mistico di Cristo che è la Santa Chiesa per poter conseguire la salvezza eterna. Vi è anzi un gravissimo travisamento del concetto di «fratellanza»: per il Cattolico essa è possibile solo in Cristo se si ha Dio come Padre tramite il Battesimo, (Gv 1,12) mentre per Bergoglio si realizzerebbe per il solo fatto di appartenere all’umanità.
Il concetto cattolico di «libertà della Religione» viene sostituito dal concetto di «libertà religiosa» teorizzato dal Concilio Vaticano II, giungendo a barattare il diritto divino della Chiesa alla libertà di culto, di predicazione e di governo con il riconoscere il diritto all’errore di propagarsi non solo in genere, ma addirittura nelle nazioni cristiane. I diritti della verità non possono essere barattati concedendo diritti all’errore. La Chiesa ha il diritto nativo alla libertà, mentre non c’è l’hanno le false religioni.
Sconcerta l’appiattimento dell’Enciclica sulla narrazione del Covid, confermando l’asservimento al pensiero unico e all’élite globalista; né stupisce l’insistenza ossessiva sull’unità e la fraternità universale, assieme alla condanna del legittimo diritto dello Stato di tutelare la propria identità non solo di cultura ma anche e soprattutto di Fede.
Questa Enciclica costituisce il manifesto ideologico di Bergoglio – la sua Professio fidei massonicae – e la sua candidatura alla presidenza della Religione Universale, ancella del Nuovo Ordine Mondiale. Tanta attestazione di subalternità al pensiero mainstream gli potrà forse valere il plauso dei nemici di Dio, ma conferma l’inesorabile abbandono della missione evangelizzatrice della Chiesa. D’altra parte, l’abbiamo già udito: «Il proselitismo è una solenne sciocchezza».
Bergoglio è un falsificatore della realtà. Mente con un’improntitudine che non conosce eguali. D’altra parte, il principale esperto nell’adulterare la verità è proprio quella dittatura cinese che fa lapidare la peccatrice da Nostro Signore. (Il regime comunista ha distribuito nelle scuole un libro con alcuni episodi tratti da varie religioni, fra cui quello dell’adultera, che viene lapidata da Gesù. Un’adulterazione completa del testo.) Evidentemente la contiguità del regime comunista alla chiesa bergogliana non si limita all’Accordo ma include anche lo stesso modus operandi.
+ Carlo Maria Viganò