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venerdì 22 gennaio 2016

La Messa riformata e la malattia della Chiesa di Padre Louis Demornex

Questo scritto è unicamente per chi ama la Verità, e verso di essa prova venerazione profonda poiché essa è il Pensiero di Dio in seno all’umanità.
S.Gregorio Magno fece una codificazione del rito della Messa, il cui Canone risale secondo lui, a S. Pietro. Dopo questi primi secoli di edificazione della Chiesa, egli diede un corpo preciso e fisso al rito, in modo che contenesse tutta la fede cattolica riguardo al Sacrificio Propiziatorio.
Mille anni dopo, circa, togliendo le aggiunte marginali avvenute durante i secoli, S. Pio V, in seguito alla Riforma protestante e al Concilio di Trento, diede alla stessa Messa di S. Gregorio Magno, una forma definitiva da valere per sempre e dovunque.
Nella Bolla ‘Quo Primum’, che potete leggere in fondo all'articolo, egli
diede una forma dogmatica al rito da non cambiare più. Fu una autentica canonizzazione, cioè, promulgazione dogmatica.
Da allora la Messa è considerata alla pari di un dogma di fede immutabile: passano le generazioni, passano i Papi, i sacerdoti, ma il monumento perfetto resta, umilmente e piamente usato per la promozione della Chiesa e la salvezza delle anime. Talmente perfetto è questo rito che il celebrante si annienta in esso, obbligato a rispettare parole e gesti sotto pena di peccato mortale (‘sub gravi’).
Riti e parole sono come lo scrigno che contiene il diamante prezioso della Passione e Morte di Cristo, lo proteggono dalle polveri e dall’umano contagio.
Talmente intoccabile questo scrigno, che tutti dovevano celebrare addirittura in latino, anche i più remoti Asiatici.
Talmente chiuso gelosamente questo scrigno, che non vi si poteva nemmeno introdurre il rito del battesimo o della cresima; era unicamente il Calvario rivissuto e contemplato, realtà chiusa in se stessa.
La Messa Cattolica si limita alla Passione e Morte di Gesù, sacrificio propiziatorio reso presente sull’altare per comunicare ai presenti i benefici della Passione redentrice:
“Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete questo calice, annunziate la morte del Signore.” (II Cor. 11,26)
“Una e identica è la vittima; quello stesso che adesso si offre per ministero dei sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l’offerta.” (Conc. Trid. Sess. XXII, c.2)
“Con il sacrificio della Messa, il supremo Sacrificio del Calvario viene rinnovato in modo ammirabile. Il sacrificio della Messa è vera e ammirabile rinnovazione della morte di Lui.”(Leone XIII: ‘Miræ caritatis’)
“Questo Sacrificio della Croce viene continuato dal sacrificio eucaristico… Fu un divino consiglio del Redentore che il sacrificio una volta consumato sulla Croce, diventasse perpetuo ed eterno… Non solo similitudine vuota né memoria soltanto del sacrificio, ma la verità stessa, benché sia diversa la specie.” (Leone XIII: ‘ad Episcopos Scotiæ’)
“Il sacrificio cruento della Croce viene rinnovato senza interruzione sui nostri altari in modo incruento.” (Pio XI: ‘Miserentissimus Redemptor’)
“L’augusto Sacrificio dell’altare non è una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Gesù Cristo, ma un vero e proprio sacrificio nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima.” “Il sacrificio eucaristico ripresenta e rinnova ogni giorno quello della Croce.” (Pio XII: ‘Mediator Dei’).
Da san Paolo quindi, a Pio XII, la Chiesa ha insegnato una sola cosa:
Il Sacrificio della Messa è essenzialmente ripresentazione e rinnovazione del Sacrificio della Croce. Valore dogmatico: Di fede divina e cattolica definita.
Indirizzato a Dio, il rito canonizzato non necessitava cambiamenti, come in Dio non ce ne sono.
Questo rito ha sempre eccitato l’odio e la rabbia degli eretici, che hanno fatto pace con la Chiesa solo dopo che fu abolito.
La nuova Messa ha una natura del tutto diversa: «La cena del Signore o Messa, è la santa assemblea o riunione del popolo di Dio che si raduna insieme sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore. Perciò, per quanto riguarda la riunione locale della santa Chiesa, vale in modo eminente la promessa di Cristo: “Là dove due o tre si trovano radunati nel mio nome, io mi trovo in mezzo a loro.” (Mt,18,20)». (Institutio generalis novus ordo missae)
Essa nega la presenza reale, il sacrificio propiziatorio, il sacerdozio ministeriale.
Fu creata con l’aiuto di sei teologi protestanti
“La riforma liturgica ha fatto un notevole passo avanti e si è avvicinata alle forme liturgiche della Chiesa luterana.” (Osservatore Romano del 13 ottobre 1967).
“Non vi è più alcuna giustificazione per le Chiese riformate, di proibire ai loro membri di assistere all’eucaristia in una chiesa cattolica.” (Roger Mehl , teologo e filosofo protestante, in Le Monde del 10 settembre 1970.)
“Leggendo lo schema sulla liturgia e ascoltando il dibattito su di esso, non potevo fare a meno di pensare che se la Chiesa di Roma continuava a migliorare il Messale e il Breviario abbastanza a lungo, avrebbe un giorno inventato il “Book of Common Prayer.” (Vescovo anglicano J. Moorman)
“Questo nuovo rito è perfettamente conforme alle nostre idee protestanti.”(Altro vescovo anglicano).
“Possiamo adottare il nuovo rito perché la nozione di sacrificio è per nulla chiaramente affermata.” (Fratel Roger Schutz, di Taizé)
“Noi stimiamo che nelle circostanze presenti, la fedeltà al Vangelo e alla nostra tradizione non ci permette più di opporci alla partecipazione dei fedeli della nostra Chiesa a una celebrazione eucaristica nella Chiesa cattolica e la ragione delle convergenze teologiche presenti, molti ostacoli che avrebbero potuto impedire a un protestante di partecipare alla sua celebrazione eucaristica, sembrano in via di estinzione. Dovrebbe essere possibile oggi a un protestante, di riconoscere nella celebrazione eucaristica, la Cena istituita dal Signore.” (Concistorio Superiore della Chiesa della Confessione di Augsbourg d’Alsazia e Lorena, 8 dicembre 1973).
Dopo aver assistito a questa ‘Messa normativa’, i vescovi cattolici in maggioranza, la rifiutarono.
Fu imposta lo stesso!
Anche se Paolo VI aveva risposto alla domanda del Cardinale Hennan (inglese): “Non è mia intenzione di proibire assolutamente la Messa tridentina.”
Qualcuno dice che anche se la Messa è fatta da protestanti, detta anche dai protestanti, tuttavia i sacerdoti cattolici essendo ministri consacrati hanno il potere di consacrare.
Mi sanno dire se Lutero, perché sacerdote, o Thomas Cranmer, perché vescovo, hanno consacrato validamente fino alla morte, anche con il loro rito riformato e le loro nuove idee?
Tutti i vescovi inglesi erano consacrati e dicevano Messa. Seguendo la Riforma di Enrico VIII, ad eccezione di san Giovanni Fisher, decapitato ( ? 1535), cosa diventò la loro messa con il ‘Book of Common Prayer’?
Ora, se era invalida la loro messa riformata benché fossero vescovi autentici, non si capisce perché dovrebbe esserlo invece la medesima, cinque secoli dopo, con il solo pretesto che oggi la celebra tutto l’orbe cattolico?
Nel 1971, sacerdoti anglicani convertiti al cattolicesimo, scrissero a Paolo VI per chiedere cosa fare con la nuova messa, rito identico a quello anglicano che avevano abiurato. Gli fu dato oralmente il permesso (indulto) per il rito tridentino.
Per quelli che usano il nuovo rito con sincerità e per strana ubbidienza, bisogna fare delle precisazioni.
Il rito cattolico operava la transustanziazione ‘ex opere operato’ cioè automaticamente per opera divina (esempio: i miracoli eucaristici di Lanciano e Bolsena dove l’Ostia si è cambiata in carne tra le mani di sacerdoti che non ci credevano).
Si potrebbe dire che il rito riformato opera la transustanziazione ‘ex opere operantis’ cioè secondo la fede del ‘presidente’? E questi nell’officiare la Messa crede ciò che ha sempre creduto la Chiesa cattolica o crede ciò che crede la Chiesa conciliare?
La cosa che dei problemi: dobbiamo fargli fare un esame di catechismo prima di ogni Messa? Dobbiamo cercare un ‘presidente’ di fede sicura per la Messa domenicale, sicuri che malgrado un rito alterato, egli agisce secondo la fede cattolica?
Quando si entra in chiesa, la domenica, non si sa mai a che cosa si va incontro. E pensare che molti ‘presidenti’ fanno sul serio, si sforzano di pregare, di fare qualcosa di valido, di dare vita al vuoto insomma!
È chiaro che non si può pretendere dai fedeli la soluzione di questi problemi: o accettano passivamente e diventano eretici o se ne vanno scocciati.
La nuova messa, con il nuovo dogma della creatività, è in realtà un antidogma: il presidente si crea di volta in volta, il suo rito. Ciò che alcuni conservatori chiamano anarchia liturgica, è al contrario, semplice coerenza con l’antidogma della creatività. La creatività è l’anti ‘Quo Primum’, il deragliamento dal binario cattolico.
Nella nuova messa, ci si può legittimamente ficcare di tutto, fuorché ciò che assomiglia alla Messa cattolica: ogni spettacolo di varietà è lecito, ma non si accenni al Sangue, alla crocifissione, al peccato, alla conversione, al giudizio, all’inferno!
Sfilata di moda:
Donna a torso nudo che fa le letture sul palco in Nuova Guinea (8 maggio 1984) per la messa del Papa, neri torso nudo che eseguono danze africane in San Pietro, messe sulla spiaggia. E poi l’abbigliamento attuale per le feste e i sacramenti. Vi immaginate questi spettacoli nella sacra liturgia ortodossa?
Ora, i missionari hanno sempre detto che uno dei primi effetti del cristianesimo in terra di missione è appunto il pudore, l’igiene. Si vede che invece, i missionari di oggi praticano l’inculturazione liturgica integrale. (In Nuova Guinea, appunto, dato che il maiale è l’unico animale di allevamento e che non conoscono le pecore, indovinate con quale animale hanno tradotto l’Ecce Agnus Dei?)
“Voglio che le donne si abbiglino in modo decoroso, con verecondia e modestia.”(IITim 2,9).
Esposizione di generi alimentari:
Che altro sono le processioni delle offerte? Che c’entra la bottiglia di cognac o le banane, con il sacrificio della Croce?
Balli e divertimenti:
Nacchere, chitarre, battimani, urla, canzonette sentimentali. Questo sarebbe un modo di presenziare alla Passione di Cristo? La Madre Dolorosa ballava sul Calvario, mentre si operava la nostra Redenzione? Urlava forse: è domenica, è festa, festa, festa e altre idiozie?
Concelebrazione con laici, uomini e donne, sposi, ecc.
Esorcismi e guarigioni:
carismatici che hanno ricevuto uno spirito supplementare, dopo la cresima e anche l’ordine sacro! Quale spirito? Quali liberazioni? Quali guarigioni? Fatte da chi? Sapevo che solo il Vescovo è depositario e dispensatore dello Spirito Santo.
Riti specifici per gruppi ecclesiali di cristiani di élite ghettizzati.
Non si tratta di anarchia ancora una volta, ma di coerenza con una realtà inesistente, chiamata creatività, cioè un perpetuo divenire fumoso da inventare, dogma centrale della riforma.
Troppa è l’assenza del Calvario, perché si possa ancora parlare di Messa. Tutti i Riformati sono d’accordo su questo punto: li abbiamo raggiunti, dopo quattro secoli. Scusate il ritardo!
A spiegare questo strano smarrimento liturgico e lo snaturamento della Messa, si sono fatto strada due opinioni ecclesiali.
Oltre all’eresia manifesta della definizione e del rito che le corrisponde, come lo affermano i protestanti competenti, la nuova messa, per quelli che persistono a chiamarla cattolica, si divide in due correnti:
1-La Messa è il memoriale del mistero pasquale: passione, morte e risurrezione di Cristo. Si finisce con la risurrezione quindi, e allora tutto è festa: la Messa, la Via Crucis, la vita cristiana. Donde la baldoria liturgica.
2-La Messa è il memoriale dell’ultima cena (protestantesimo):
-quindi fratellanza e festa nello stare insieme.
-si fa la comunione, seduti, in mano, sotto le specie del pane e del vino per significare un vero pasto, dopo di ché, ci saranno pure dei rinfreschi nelle comunità più elaborate, per completare ‘l’agapè’ fraterna.
Tutte e due le teorie negando l’essenza della Messa, non la celebrano.
Riguardo alla comunione, la Chiesa Cattolica afferma che la distribuzione del corpo di Cristo spetta al sacerdote per tre motivi:
a) Perché è lui che consacra tenendo il posto di Cristo. Ora è Cristo stesso, cosi come ha consacrato il suo corpo alla Cena, che lo ha dato agli altri da mangiare. Quindi, cosi come la consacrazione del corpo di Cristo appartiene al sacerdote, cosi a lui ne appartiene la dispensazione.
b) Perché il sacerdote è stabilito intermediario tra Dio e il popolo. Di conseguenza, così come a lui appartiene offrire a Dio i doni del popolo, allo stesso modo a lui spetta dare al popolo i doni santificati da Dio.
c) Perché, per rispetto verso questo sacramento che non è toccato da nulla che non sia consacrato… le mani del sacerdote sono consacrate per toccare questo sacramento. Così nessuno ha diritto di toccarlo. (S.Th. Q.82 a.3)
"Per ricevere sacramentalmente la comunione, è sempre stata tradizione della Chiesa di Dio che i laici la ricevessero dai sacerdoti. Quest’uso deve a buon diritto e con ragione essere conservato in quanto deriva dalla Tradizione Apostolica." (Conc.Trid. Sess. XIII, c.8)
"Il comunicando, tenendo il piattino sotto la bocca, riceve il sacramento" [in bocca quindi]. (Nuovo Messale Romano, a.117)
Il fedele di fronte a tanta incoerenza tra gli scritti e la pratica, non può che concepire indifferenza nei riguardi delle leggi ecclesiastiche liturgiche e non liturgiche.
E a questo punto, arriviamo ad un'altra opinione ecclesiale del nuovo Magistero, che spiega tanti cambiamenti:
Siamo usciti dalla terra d’Egitto, terra di sicurezza, di vitto e alloggio, ma anche di schiavitù. Stiamo anche ritornando dall’esilio di Babilonia verso la Terra Promessa. Vale a dire: abbiamo abbandonato le novene, quarantore, processioni, sacramentalizzazione, catechismo di san Pio X, ecc… e dopo la traversata del deserto, si prospetta davanti a noi la terra promessa della libertà, della novità, della maturità.
Non oso dire di più perché non sono molto a corrente di queste teorie dei fuoriusciti dalla Chiesa cattolica, i quali purtroppo sono quasi tutti.
Questa loro insistenza a dire che sono usciti dalla Chiesa cattolica (Egitto e Babilonia), il loro disprezzo della Chiesa cattolica, li ha portati ad un prurito di novità che si manifesta in tutte le stravaganze attuali.
Ma sorge un problema: vorrei sapere se realmente credono che Nostro Signore Gesù Cristo si presta alla loro ginnastica mentale e liturgica, Lui Verità Increata.
Pensano veramente di portarLo a passeggio a guinzaglio, dove vogliono loro?
Mi sembra che invece, Gesù non è molto elastico: “Io sono la via, la verità e la vita. Chi non è con me, è contro di me.”
Vi pare che il Condannato a morte, il Moribondo, l’Agonizzante per i peccati del mondo, abbia voglia di fare festa, baldoria nell’allegria?
Qualcuno mi ha detto che Gesù vittima si lascia fare tutto dalla Chiesa conciliare. Ebbene, Gesù sta alla destra del Padre e da lassù, onnipotente e regnante, decide che per sempre sulla terra, la sua presenza è vittimale, non festevole, e non sta ai piccoli uomini pieni di sé far cambiare idea a Dio.
Un cardinale prefetto dice che bisogna ritornare all’altare al muro e mettere i crocifissi sugli altari ‘verso il popolo’.
Un teologo liturgista, su ‘Vita Pastorale’ qualifica questo pensiero di ‘aberrante’ e un altro dice che il crocefisso va bene anche sulla tribuna dell’organo, in un luogo remoto, basta che sia in chiesa.
Un cardinale prefetto dice che la riforma liturgica ha provocato una rottura con la Tradizione liturgica, i cui effetti potevano essere solo tragici.
In seguito, si sente dire che la riforma è in perfetta linea con detta Tradizione e che la nuova messa è perfettamente ortodossa.
Il cardinale Ottaviani e i protestanti hanno fatto la vera diagnosi della liturgia, mentre i conciliari danno solo prove di confusione mentale e di contraddizioni.
Figuriamoci se il gregge non si sparpaglia, quando la Chiesa è governata da opinioni personali, e quindi ogni parola è fonte di divisione.
Si auspica un Vaticano III!
Con i fucili? Si, per ridare la Chiesa cattolica in mano ai cattolici!
La smettano di essere tutti papi, tutti dottori pieni di sentenze ‘ex cathedra’, questi avventurieri improvvisati!
La santa Chiesa non può continuare a vivere, fatta a mille pezzi perché ogni parrocchia o seminario è diventato un vaticano autonomo e infallibile.
Non c’è più riverenza, né ubbidienza, né fiducia, né unità. Il gregge viene abbandonato ai lupi rapaci.
Allora, quando Pietro vagola per le moschee e bacia il corano, perché non si trova un Paolo pietoso che lo
invita a tornare all’ovile per pascere il gregge di Cristo?
Quando Pietro chiede perdono per i peccati dei suoi predecessori, perché nessun Paolo gli chiede conto di
tutti i suoi ossequi al mondo, nel nome dell’ecumenismo e della pace?
Quando Pietro scomunica gli sparuti superstiti della Chiesa cattolica, perché nessun Paolo gli fa fare un esame
di coscienza, poiché potrebbe essere lui fuori dalla Chiesa per la sua partecipazione ripetuta a culti idolatri,
pur sapendo che gli déi dei pagani sono demoni ?
Quando Pietro apre la porta santa di san Paolo fuori le mura con alla sua destra “l’arcivescovo anglicano”,
perché nessun Paolo gli fa notare che tale uomo è un laico sposato, eretico, scismatico, che usurpa
paramenti e funzioni episcopali, mentre d’altronde, Pietro solo e personalmente ha il potere delle Chiavi,
cioè, di legare e sciogliere ?
Quando Pietro dice che nella liturgia della Chiesa, il primo principio è l’attuazione del Mistero pasquale di
Cristo, perché nessun Paolo gli ricorda che ai successori di Pietro, lo Spirito Santo non è stato promesso
perché manifestassero per sua rivelazione,una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza,
custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa agli Apostoli, cioè, il deposito
della fede?
Quando Pietro vuole ridimensionare il suo Primato, perché nessun Paolo gli ricorda che una volta inserito in
questo compito stabilito da Dio, non gli è possibile modificarne la definizione nella speranza di essere
accettato dagli estranei?
Quando Pietro abbraccia il Dalai Lama, vuole per caso abbracciare il suo successore come presidente di turno
dell’ O.R.U. (Organizzazione delle Religioni Unite) ?
Quando…, quando…, quando…
C’è solo da piangere sulla Sposa di Cristo raminga e profanata.
L’unica soluzione sarà per forza di guarirci dalla Chiesa conciliare per ripristinare la Chiesa Cattolica.
Come può questa realtà confusa, tenebrosa, apostata un po’ alla volta di ogni verità o tradizione cattolica, chiamata Chiesa conciliare, produrre un rito che invece sia cattolico.
Non pretendo l’uniformità di un solo rito: ne esistono tanti nella Chiesa universale, ma tutti hanno lo stesso contenuto: la Passione e Morte di Gesù.
Il nuovo rito creato invece raso terra da una base incompetente, non ha identità, non ha forma. È solo un divertimento che impegna solo chi se lo inventa, ma non riguarda la Chiesa cattolica.
È ovvio che davanti a tanta catastrofe, il cattolico normale cerca il rifugio nella così detta ‘Messa di sempre’, in attesa di una eventuale riforma valida.
“L’Anticristo cercherà di abolire e abolirà realmente il Santo Sacrificio dell’Altare, in punizione dei peccati degli uomini” (Sant’ Alfonso M. de Liguori)
Conclusione:
Molti esperti dicono che non abbiamo ancora iniziato l’attuazione di Vaticano II e della riforma liturgica. In questa prospettiva, significa certamente che non abbiamo ancora distrutto del tutto la Chiesa cattolica.
Allora, che cos’è la Chiesa conciliare?
A cominciare dalla liturgia dalla quale dipende la dottrina, la morale, la spiritualità, la Chiesa conciliare è soltanto un fumo mefitico (o di Satana come diceva Paolo VI, mentre lui stesso accendeva il fuoco) che è entrato nei polmoni di uomini della Chiesa cattolica e li ha mortalmente intossicati.
Di per sé, essa non esiste, come non esisterebbe la malattia se non ci fossero gli ammalati. Esiste quindi in quanto creata da questi uomini di Chiesa intossicati, esiste in quanto malattia della Chiesa cattolica.
Di ch'è poi, ammalata?
- di mondialismo, mentre la Chiesa cattolica è tutta orientata a Dio, la Chiesa conciliare vuole piacere al mondo e al suo
principe.
- di solidarismo e di pacifismo in quanto società di beneficenza umanitaria come l’ONU, l’UNESCO, la FAO…, mentre
la Chiesa cattolica è tutta rivolta all’adorazione e alla costruzione del Regno di Dio.
- di promozione e dignità umana, mentre la Chiesa cattolica si occupa della dignità di Dio, della redenzione, dell’eternità.
- di ecumenismo per fondare l’ORU sunnominata, mentre la Chiesa cattolica è l’unica Arca di salvezza, è l’unica Chiesa di
Cristo, l’unica vera religione rivelata, non inventata.
- di pentitismo: mentre chiede perdono per i peccati della Chiesa cattolica da lei rinnegata (e si vede che chi ha chiesto
perdono, non ha mai avuto vere informazioni), la Chiesa conciliare non chiede mai perdono per i propri tradimenti della
fede (famosi teologi eretici, catechismi eretici, moralisti depravati, riviste cattoliche scandalose), tradimenti dei martiri fedeli
alla Sede di Pietro con la Ostpolitik (credendo all’eternità del comunismo, facevano alleanza con i regimi atei per salvare la
propria pelle!), tradimento del popolo cristiano con un nuovo cristianesimo senza croce, senza peccato, senza inferno, tutto
terreno.
La Chiesa cattolica è perseguitata dalla Chiesa conciliare e buona parte di essa è pure scomunicata.
Perché i conciliari non sono scomunicati, fosse solo per i sacrilegi contro l’Eucaristia, contro la Confessione, contro il Sacerdozio, i peccati contro la fede e la morale? Solo perché di questi peccati è impastata la Chiesa conciliare!
Perché i conciliari hanno tolto la scomunica agli scismatici ed eretici, senza che questi tornino alla Chiesa cattolica, mentre l’hanno comminata ai veri cattolici, fedeli al Papa e alla Chiesa?
Perché anch’essi si sentono fuori della Chiesa cattolica alla quale hanno rubato le Chiavi!
Questa è la prova che la Chiesa conciliare è mondialista, ecumenica e non cattolica.
- di innovazionismo, riformismo e instabilità: essa prende tutte le componenti della Chiesa cattolica per modificarle.
Ho su CD, quattro versioni latine diverse del nuovo ‘Veni Creator’, diverse da quello cattolico (con 7 strofe). Hanno
cambiato qualche parola del ‘Magnificat’ per impedire l’uso dei libri antichi.
Tanto per dire a quale meschinità li ha spinti il riformismo. La loro vanità e puerilità di super esperti, il loro odio e la loro
paura della Chiesa cattolica ha veramente qualcosa di mefitico, di satanico.
E da questa Chiesa ecumenica, mefitica, confusa, traditrice, mi dovrei aspettare una messa santa, vera, valida, gradita a Dio?! I ciechi possono solo fare un rito cieco. Ogni albero produce il suo frutto: non si raccoglie l’uva sulle spine!
Mi si trovi una altra religione che, con tante variazioni rituali e dottrinali, si pretenda sempre identica a se stessa.
Nei miei scritti, ho citato in abbondanza il coro unanime di lodi alla riforma liturgica da parte delle Chiese morte (protestanti), cosi come il grido accorato del pio ed umile Cardinale Ottaviani, il suo esame critico del ‘novus ordo missæ’ che si appoggiava sul Concilio dogmatico di Trento lasciato ancora senza risposta dalla latitanza teologica conciliare, prova della malafede dei conciliari.
È chiaro che si fermeranno quando avranno risucchiato tutto della Chiesa cattolica, come un tumore maligno che muore con la sua vittima. Sono come gli scribi, i farisei, i sadducei, Pilato e Erode, divisi tra loro tra conservatori e progressisti, ma uniti nel volere la morte della Chiesa.
È anche chiaro che non prevarranno. Quindi si preparino alla correzione.
Intanto i sacerdoti sono costretti ad una scelta:
- o correre nell’abisso di tenebre con la Chiesa conciliare, ridendo e saltando se sono perversi o di mala voglia e brontolando, se sono migliori e vigliacchi. La maggioranza è indifferente come al solito;
- o lasciarla correre e tornare alla Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana.
Qualcuno, con ingenuità, ha chiesto a qualche prelato conciliare, il permesso di fare l’esperienza della Tradizione:
- La risposta negativa dimostra l’incompatibilità tra le due Chiese;
- La Tradizione è più che sperimentata nei secoli con i sui frutti e la Chiesa non può vivere senza questa sua spina dorsale.
Altri hanno chiesto alla Chiesa conciliare di liberalizzare la Messa cattolica in tutto il mondo: rispettosa e doverosa procedura, ma senza speranza, perché bisogna ricordare due cose:
- dando quel ‘placet’, si smentirebbe tutto l’andazzo ecclesiale descritto sopra e ancora non abbiamo toccato il fondo. Certamente, dopo, chiederanno perdono e scusa e pietà! Per ora si sentono ancora forti con le Chiavi in mano;
- non bisogna dimenticare che fin dall’inizio, il problema fu la Messa: “Dite la nuova messa e vi lasceremo fare l’esperienza della Tradizione.” Furbi! Quale Tradizione potrebbe sopravvivere senza la sua Messa?
Allora, qual’è la soluzione?
Molto chiara:
non possiamo chiedere alle pecore smarrite un permesso per gestire l’ovile.
Per amore loro e della Chiesa, bisogna passare oltre al loro smarrimento, far andare la casa, anche se ci condannano, in attesa del loro ritorno.
Ognuno ha il diritto di vivere e morire da cattolico.
Mio Dio! Se tutti i sacerdoti fossero rimasti al tabernacolo, luci della Luce, il mondo sarebbe illuminato e non sarebbe in questo stato!
Ora, sappiamo che la Chiesa è generata continuamente dal Calvario: abolito il Calvario, la Chiesa muore; i Riformati insegnano!
Ripristinato il Calvario, la Chiesa rivivrà.
E questo sarà opera strettamente dei sacerdoti sacrificatori e vittime.
Dio cerca tali sacerdoti, innamorati della Chiesa e delle anime, poiché:
“salus animarum suprema lex”.
Sacerdoti di tutti i paesi, unitevi !
AD MAJOREM DEI GLORIAM


S. PIO V COSTITUZIONE APOSTOLICA QUO PRIMUM TEMPORE PIUS EPÍSCOPUS SERVUS SERVÓRUM DEI AD PERPÉTUAM REI MEMÓRIAM 

I Fin dal tempo della Nostra elevazione al sommo vertice dell'Apostolato, abbiamo rivolto l'animo, i pensieri e tutte le Nostre forze alle cose riguardanti il Culto della Chiesa, per conservarlo puro, e, a tal fine, ci siamo adoperati con tutto lo zelo possibile a preparare e, con l'aiuto di Dio, mandare ad effetto i provvedimenti opportuni. E poiché, tra gli altri Decreti del sacro Concilio di Trento, ci incombeva di eseguire quelli di curare l'edizione emendata dei Libri Santi, del Messale, del Breviario e del Catechismo, avendo già, con l'approvazione divina, pubblicato il Catechismo, destinato all'istruzione del popolo, e corretto il Breviario, perché siano rese a Dio le lodi dovutegli, ormai era assolutamente necessario che pensassimo quanto prima a ciò che restava ancora da fare in questa materia, cioè pubblicare il Messale, e in tal modo che rispondesse al Breviario: cosa opportuna e conveniente, poiché come nella Chiesa di Dio uno solo è il modo di salmodiare, cosí sommamente conviene che uno solo sia il rito per celebrare la Messa. II Per la qual cosa abbiamo giudicato di dover affidare questa difficile incombenza a uomini di eletta dottrina. E questi, infatti, dopo aver diligentemente collazionato tutti i codici raccomandabili per la loro castigatezza ed integrità - quelli vetusti della Nostra Biblioteca Vaticana e altri ricercati da ogni luogo - e avendo inoltre consultato gli scritti di antichi e provati autori, che ci hanno lasciato memorie sul sacro ordinamento dei medesimi riti, hanno infine restituito il Messale stesso nella sua antica forma secondo la norma e il rito dei santi Padri. III Pertanto, dopo matura considerazione, abbiamo ordinato che questo Messale, già cosí riveduto e corretto, venisse quanto prima stampato a Roma, e, stampato che fosse, pubblicato, affinché da una tale intrapresa e da un tale lavoro tutti ne ricavino frutto: naturalmente, perché i sacerdoti comprendano di quali preghiere, di qui innanzi, dovranno servirsi nella celebrazione della Messa, quali riti e cerimonie osservare. IV Perciò, affinché tutti e dovunque adottino e osservino le tradizioni della santa Chiesa Romana, Madre e Maestra delle altre Chiese, ordiniamo che nelle chiese di tutte le Provincie dell'orbe Cristiano: - nelle Patriarcali, Cattedrali, Collegiate e Parrocchiali del clero secolare, come in quelle dei Regolari di qualsiasi Ordine e Monastero, maschile e femminile, nonché in quelle degli Ordini militari, nelle private o cappelle - dove a norma di diritto o per consuetudine si celebra secondo il rito della Chiesa Romana, in avvenire e senza limiti di tempo, la Messa, sia quella Conventuale cantata presente il coro, sia quella semplicemente letta a bassa voce, non potrà essere cantata o recitata in altro modo da quello prescritto dall'ordinamento del Messale da Noi pubblicato; e ciò, anche se le summenzionate Chiese, comunque esenti, usufruissero di uno speciale indulto della Sede Apostolica, di una legittima consuetudine, di un privilegio fondato su dichiarazione giurata e confermato dall'Autorità Apostolica, e di qualsivoglia altra facoltà. V Non intendiamo tuttavia, in alcun modo, privare del loro ordinamento quelle tra le summenzionate Chiese che, o dal tempo della loro istituzione, approvata dalla Sede Apostolica, o in forza di una consuetudine, possono dimostrare un proprio rito ininterrottamente osservato per oltre duecento anni. Tuttavia, se anche queste Chiese preferissero far uso del Messale che abbiamo ora pubblicato, Noi permettiamo che esse possano celebrare le Messe secondo il suo ordinamento alla sola condizione che si ottenga il consenso del Vescovo o dell'Ordinario, e di tutto il Capitolo. VI Invece, mentre con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, priviamo tutte le summenzionate Chiese dell'uso dei loro Messali, che ripudiamo in modo totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo, sotto pena della Nostra indignazione, che a questo Nostro Messale, recentemente pubblicato, nulla mai possa venir aggiunto, detratto, cambiato. Dunque, ordiniamo a tutti e singoli i Patriarchi e Amministratori delle suddette Chiese, e a tutti gli ecclesiastici, rivestiti di qualsiasi dignità, grado e preminenza, non esclusi i Cardinali di Santa Romana Chiesa, facendone loro severo obbligo in virtú di santa obbedienza, che, in avvenire abbandonino del tutto e completamente rigettino tutti gli altri ordinamenti e riti, senza alcuna eccezione, contenuti negli altri Messali, per quanto antichi essi siano e finora soliti ad essere usati, e cantino e leggano la Messa secondo il rito, la forma e la norma, che Noi abbiamo prescritto nel presente Messale; e, pertanto, non abbiano l'audacia di aggiungere altre cerimonie o recitare altre preghiere che quelle contenute in questo Messale. VII Anzi, in virtú dell'Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l'Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: cosí che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d'altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale. VIII Similmente decretiamo e dichiariamo che le presenti Lettere in nessun tempo potranno venir revocate o diminuite, ma sempre stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore. E ciò, non ostanti: precedenti costituzioni e decreti Apostolici; costituzioni e decreti, tanto generali che particolari, pubblicati in Concilii sia Provinciali che Sinodali; qualunque statuto e consuetudine in contrario, nonché l'uso delle predette Chiese, fosse pur sostenuto da prescrizione lunghissima e immemorabile, ma non superiore ai duecento anni. IX Inoltre, vogliamo e, con la medesima Autorità, decretiamo che, avvenuta la promulgazione della presente Costituzione, e seguita l'edizione di questo Messale, tutti siano tenuti a conformarvisi nella celebrazione della Messa cantata e letta: i Sacerdoti della Curia Romana, dopo un mese; quelli che sono di qua dei monti, dopo tre mesi; quelli che sono di là dei monti, dopo sei mesi o appena sarà loro proposto in vendita. X Affinché poi questo Messale sia ovunque in tutta la terra preservato incorrotto e intatto da mende ed errori, ingiungiamo a tutti gli stampatori di non osare o presumere di stamparlo, metterlo in vendita o riceverlo in deposito, senza la Nostra autorizzazione o la speciale licenza del Commissario Apostolico, che Noi nomineremo espressamente nei diversi luoghi a questo scopo: cioè, se prima detto Commissario non avrà fatta all'editore piena fede che l'esemplare, che deve servire di norma per imprimere gli altri, è stato collazionato con il Messale stampato in Roma secondo la grande edizione, e che gli è conforme e in nulla ne discorda; sotto pena, in caso contrario, della perdita dei libri e dell'ammenda di duecento ducati d'oro da devolversi ipso facto alla Camera Apostolica, per gli editori che sono nel Nostro territorio e in quello direttamente o indirettamente soggetto a Santa Romana Chiesa: della scomunica latæ sententiæ e di altre pene a Nostro arbitrio, per quelli che risiedono in qualsiasi altra parte della terra. XI Data però la difficoltà di trasmettere le presenti Lettere nei varii luoghi dell'orbe Cristiano, e di portarle alla conoscenza di tutti il piú presto possibile, Noi prescriviamo che esse vengano affisse e pubblicate come di consueto alle porte della Basilica del Principe degli Apostoli e della Cancelleria Apostolica, e in piazza di Campo dei Fiori, dichiarando che sia nel mondo intero accordata pari e indubitata fede agli esemplari delle medesime, anche stampati, purché sottoscritti per mano di pubblico notaio e muniti del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica, come se queste stesse Lettere fossero mostrate ed esibite. XII Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo. Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno diciannove di luglio dell'anno millecinquecentosettanta, quinto del nostro pontificato.

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