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lunedì 11 novembre 2024

La Comunione dei Santi

di A.di J.
Carissimi amici e lettori,

uno dei dogmi più consolanti della nostra Fede è senza dubbio quello della Comunione dei Santi, che noi professiamo esplicitamente nel Credo colle parole: Credo nella Comunione dei santi. San Paolo lo illustra molto bene col paragone del corpo e delle membra: « Multi - scrive nella sua lettera ai Romani, capo XII, versetto 5 - unum corpus sumus in Christo, singuli autem alter alterius membra: Molti come siamo, noi formiamo un sol corpo in Cristo, e, pei rapporti reciproci, siamo membri gli uni degli altri». Bellissima imagine di una realtà ancor più splendida.La santa Chiesa cattolica comprende infatti non solo tutti i cristiani validamente battezzati che le sono fedeli nel corso della vita terrena, ma anche quelli che hanno già raggiunto la patria beata in Paradiso e quelli che stanno ancora espiando la loro pena in Purgatorio. Per questo la si distingue in Chiesa militante, Chiesa trionfante, e Chiesa purgante. Ma, grazie al vincolo della carità, cioè dell'amor di Dio, e della comune vita soprannaturale, pur essendo tanti, noi formiamo un solo corpo, un corpo mistico ma reale, di cui Nostro Signore Gesù Cristo è il capo e noi siamo le membra. E, come nel corpo umano ogni membro gode della vitalità di tutto l'organismo e coopera, per parte sua, al benessere del resto: così noi godiamo, ciascuno per conto nostro, del bene di tutto il corpo mistico, e cooperiamo, ciascuno per conto nostro, al bene di tutti gli altri membri. Sicchè ogni atto buono dei singoli fedeli giova a tutta quanta la Chiesa, ridonda a gloria di Dio e a beneficio di tutti i cristiani, eccetto i dannati.

Questa verità dovrebbe infervorarci a moltiplicare il più possibile le nostre opere buone, per concorrere al bene comune di tutta la Chiesa, che è la gloria di Dio e la partecipazione dei fedeli alla vita ed alla felicità divina, come appare analizzando anche solo schematicamente i rapporti che corrono, per la comunione dei Santi, tra la Chiesa militante, la Chiesa purgante e la Chiesa trionfante. Per questo sublime mistero: 1) tutti i membri della Chiesa godono della divina assistenza della SS. Trinità e della persona di Cristo in particolare, nonchè degli ineffabili doni divini di grazia e di gloria; 2) tutti i membri della Chiesa a loro volta offrono alla SS. Trinità, ed alla persona di Cristo in particolare, lodi, ringraziamenti e preghiere; 3) i Santi e gli Angeli del Cielo intercedono per i fedeli della terra e per le anime del Purgatorio; 4) i fedeli della terra rivolgono preghiere ai Santi ed agli Angeli del Cielo e fanno suffragi - offerta di preghiere, opere soddisfattorie, indulgenze -per le anime del Purgatorio; 5) le anime del Purgatorio pregano per i fedeli della terra. Così trionfa nella Chiesa quella carità che è vincolo di perfezione e che tende a sublimar tutti nella gloria con Dio per l'eternità. Se ne escludono volontariamente soltanto i peccatori ostinati che vanno alla perdizione. Ringraziamo pertanto Iddio di averci fatti cristiani e procuriamo di essere figli devoti della santa Chiesa. Animiamoci al massimo fervore nel rendere il culto dovuto a Dio, a N. S. Gesù Cristo, alla Beata Vergine, agli Angeli ed ai Santi; e siamo generosi nel far suffragi per le anime del Purgatorio. Le ricordiamo in modo particolare in questo mese di novembre che si apre colla festa dei Santi e continua colla pietosa memoria dei morti.

La Chiesa ci invita a prodigare la nostra carità a tutti i fedeli defunti; ma se ci sono anime che in questi tempi meritano più copiosi suffragi sono le anime dei nostri cari sacerdoti dei religiosi, dei lavoratori, delle vittime delle guerre .

La risurrezione dei corpi.

Mentre nei cuori è un'anelito di pace e per l'aria con fremiti di vittoria, attestiamo la nostra gratitudine a quanti per l'una e per l'altra han dato o danno la vita. Noi sappiamo, e ce lo ripete la Chiesa nella Messa dei defunti, che la morte non toglie ai fedeli la vita; la muta soltanto: Tuis enim fidelibus, Domine, vita mutatur non tollitur. E se ci raccapriccia lo scempio di tanti poveri corpi umani, straziati, dispersi, polverizzati o volatilizzati dai moderni ordigni di distruzione, ravviviamo la nostra fede: anch'essi, nonostante le mille trasformazioni della materia, saranno un giorno risuscitati dall'onnipotenza del Creatore in tutta la perfezione della loro costituzione organica, a somiglianza del corpo glorioso di Cristo risorto, per quell'eternità beata per cui vennero creati ed informati di un'anima spirituale ed immortale. È il gran mistero confermato dalla rivelazione di Nostro Signore che disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche dopo morte vivrà, e chi vive e crede in me non morirà in eterno (Vang. di S. Giov., XI, 25). È il gran mistero ampiamente illustrato dall'Apostolo S. Paolo nelle sue lettere e sintetizzato nella prima ai Corinti con queste testuali parole: « Fratelli, ecco io vi rivelo un mistero: risorgeremo veramente tutti, ma non tutti saremo cambiati. In un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; poichè suonerà la tromba ed i morti risusciteranno incorrotti, e noi saremo trasformati. Poichè bisogna che questo corpo corruttibile rivesta l'incorruttibilità, e che questo corpo mortale rivesta l'immortalità. E quando questo corpo mortale si sarà rivestito dell'immortalità, allora si avvererà la parola che è scritta: " La morte è stata assorbita nella vittoria" ». (1 Cor. XV).

Sarà il trionfo completo di Cristo su tutti gli uomini e su tutte le cose, sulle vicende del tempo e perfino sulla morte, per l'eternità.

Verità ben consolante! Iddio, che nel piano meraviglioso della creazione ha fuso nell'uomo lo spirito e la materia e ne ha fatto l'anello di congiunzione tra il mondo materiale e il mondo spirituale, ci ha predestinati alla immortalità ed alla vita eterna in corpo ed anima. Sicchè l'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi è certa per tutti. Varierà però lo stato, la forma di vita nell'eternità, secondochè morremo cristianamente o no: in grazia o in disgrazia di Dio. Perché il Signore ci lascia l'uso completo della nostra libertà. Soccorrendoci di tutte le grazie di cui abbiamo bisogno, ci lascia sempre arbitri della scelta della nostra felicità od infelicità eterna.

Tremenda realtà che, mentre ci fa consci della responsabilità che assumiamo colla nostra condotta di fronte al giudizio divino e ci fa comprendere la necessità del Purgatorio per purificarci di ogni neo di colpa e farci degni della beatitudine eterna, deve spronarci ad esser larghi di suffragi per le povere anime che vi scontano la loro pena in attesa del Cielo. E deve pur preoccuparci di vivere e morire in grazia di Dio per sfuggire noi stessi l'eterna condanna richiesta dal peccato mortale, e ridurre al minimo la pena del Purgatorio richiesta dal peccato veniale deliberato e dalla commutazione della pena eterna dopo il perdono dei peccati mortali.

L'atto di contrizione perfetta.

Per questo, vorremmo raccomandare, a conclusione dei salutari richiami, l'abitudine di far bene e sovente l'atto di contrizione perfetta.

L'atto di contrizione, o di dolore perfetto, è un gran segreto di fronte alle sorprese della morte: poichè, quando dovessimo morire senza possibilità di confessarci, supplisce alla stessa confessione. E perchè sia perfetto basta che il motivo del nostro dolore sia unicamente quello di aver offeso la bontà e l'amore infinito di Dio. che è giunto fino alla passione e morte di Nostro Signor Gesù Cristo. È ciò che noi esprimiamo colle prime parole dell'Atto di dolore del piccolo Catechismo: Mio Dio, mi pento con tutto il cuore dei miei peccati e li odio e detesto come offesa della vostra maestà infinita, cagione della morte del vostro divin Figliuolo Gesù.

Ma la sua essenza sta nella disposizione del cuore; sicché, quand'anche non potessimo pronunciare questa formula, basta un palpito sincero del nostro cuore che si penta dei peccati perchè sono offesa di Dio, bontà e misericordia e amore infinito, per dare al nostro dolore la perfezione richiesta. Giova fare quest'atto, il più fervorosamente possibile, ogni sera prima d'andare a riposo, in tutti i pericoli, ed ogniqualvolta ci capita di commettere un peccato mortale e non abbiamo subito la comodità di confessarci; perchè sebbene, in quest'ultimo caso, non sopravvenendo la morte, ci resti l'obbligo di confessarcene al più presto, ci disponiamo almeno col cuore alla misericordia divina. Sia quindi questo il frutto pratico del ricordo del dogma della Comunione dei Santi, della festa di Ognissanti e del Mese dei morti. Offriamo spesso il Santo sacrificio della messa per nostri morti,assicuriamoci che abbiano suffragi per l'eterna felicità nel cielo.

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