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domenica 31 dicembre 2023

San Tommaso D'Acquino a 750 anni dalla sua morte




Carissimi amici e lettori,

L'anno che tra qualche ora arriverà il 2024, ricorrerà il 750° anniversario della morte di San Tommaso d'Aquino.Egli fu frate domenicano, principale esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus già dai suoi contemporanei. È stato proclamato santo da papa Giovanni XXII nel 1323 e dal 1567 è annoverato tra i dottori della Chiesa. San Tommaso è dottore comune della Chiesa, pertanto. E questo nella metafisica, come abbiamo visto, come nella teologia, la quale, essendo una scienza “una”, abbraccia la dogmatica quanto la morale, e nell’una e nell’altra branca della “sacra dottrina” san Tommaso è sempre dottore indiscusso.Se Agostino aveva declinato la filosofia platonica in chiave cristiana, Tommaso compie un’operazione simile con Aristotele. La filosofia tomistica si basa sulla non contraddizione di fede e ragione. L’uomo conosce il mondo attraverso la ricerca filosofica, fondata sulla ragione. Tale conoscenza, però, può essere priva di errori solo se supportata dalla rivelazione divina. La fede non si sostituisce alla ragione ma eleva quest’ultima alla certezza e alla perfezione. La ragione, inoltre, può svolgere un ruolo utile alla fede in tre modi: dimostrando i «preamboli della fede», spiegando e rendendo accessibili le verità della fede, difendendo la fede dalle critiche e dalle obiezioni.

Del grande dottore vogliamo ricordare in particolare la sua dottrina sulla dimostrabilità dell’esistenza di Dio, così necessaria ai nostri giorni, dottrina impugnata o abbandonata dalla moderna filosofia, dal Tradizionalismo ottocentesco e dal Modernismo; la sua difesa dei primi principi metafisici; la sua lotta al Naturalismo che ne ha fatto, con san Paolo e sant’Agostino, il dottore della Grazia. 
Nell’attuale, diabolico attacco al Santo Sacrificio della Messa, al Santissimo Sacramento e al Sacerdozio Cattolico, san Tommaso è guida sicura come esimio teologo, santo, mistico e poeta, cantore dell’Eucarestia e baluardo contro tutti gli errori nel definire il dogma della Transustanziazione. All’opposto dello spirito moderno, mise a principio e ultimo fine del suo pensiero Iddio Santissimo, Uno e Trino, e Gesù Cristo come Via, Verità e Vita, e non l’uomo, come si iniziò sventuratamente a fare fin dal XVI secolo. 

Nato nel 1225 a Roccasecca, piccolo paesino nel Lazio meridionale, Tommaso d'Aquino divenne l’esponente più noto della Scolastica e il filosofo che portò a compimento l’adattamento del pensiero aristotelico in ottica cristiana. Figlio di Landolfo conte d’Aquino, Tommaso venne educato in un primo momento nell’abbazia di Montecassino e successivamente si trasferì a Napoli per frequentare l’Università fondata pochi anni prima da Federico II.

Nel 1247, si unì all'ordine domenicano e fu discepolo di Alberto Magno, accompagnandolo nel suo percorso accademico prima a Parigi e successivamente a Colonia. Ritornando a Parigi nel 1252, iniziò a insegnare all'Università dove riscosse grande apprezzamento, acquisendo il titolo di maestro nel 1257. Negli anni a venire, divise il suo tempo tra l'Italia, dove si dedicò anche alla ristrutturazione degli studi domenicani, e periodi a Parigi dove era docente di teologia. Nel 1272, fece ritorno in Italia in modo permanente, prendendo posto come professore all'Università di Napoli. Su mandato di Papa Gregorio X, partecipò al concilio di Lione nel 1274, ma si ammalò lungo il percorso e passò a miglior vita nel convento di Fossombrone.Nonostante una vita non particolarmente longeva - morì infatti a 49 anni - Tommaso produsse una mole considerevole di scritti. A lui sono attribuite 36 opere e 25 opuscoli. Il periodo più prolifico e fecondo della sua produzione va dal 1259 al 1272, tra il suo ritorno in Italia e il secondo soggiorno parigino. Le sue opere maggiori sono la Somma della verità della fede cattolica contro i Gentili, il Secondo commentario delle Sentenza e il suo capolavoro: la Somma teologica. Altra opera importante sono le Questioni, in cui Tommaso argomenta teologicamente le posizioni degli averroisti e degli agostiniani.

Nel corso dei suoi studi a Parigi molti avevano ribattezzato Tommaso d'Aquino il “bue muto”, sia per la sua corporatura imponente ma pacifica, sia per il suo carattere taciturno. Il suo maestro Alberto Magno diceva: «Questi, che noi chiamiamo bue muto, un giorno muggirà così forte da farsi sentire nel mondo intero».
Possa San Tommaso intercedere per la Sposa di Cristo in questo tempo in cui appare sfigurata dai peccati di tanti suoi ministri, di cattivi maestri e di falsi insegnamenti.

Omelia di S.E. Mons. C. M. Viganò Arcivescovo per il Pontificale nella Natività del Signore




Puer natus est nobis,
et filius datus est nobis:
cujus imperium super humerum ejus
et vocabitur nomen ejus magni consilii Angelus.
Is 9, 6

La solennità odierna costituisce il compimento delle promesse che il Signore ha fatto al Suo popolo; promesse racchiuse nelle antiche Profezie, ad iniziare da quella del Protoevangelo, in cui si menziona la stirpe benedetta della Donna quale vincitrice della stirpe maledetta del Serpente. E io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra il tuo lignaggio e il lignaggio di lei; questo ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno (Gen 3, 15). Isaia precisa con solennità: Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace (Is 9, 6).

Alla Messa in nocte l’Introito ci ha mostrato la generazione del Figlio di Dio dal Padre nell’eternità del tempo: Dominus dixit ad me: filius meus es tu, ego hodie genui te. Quell’eternità contemplata nella notte – il cui silenzio evoca appunto il Mistero di Dio – si cala con l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità nella Storia del genere umano. Ecco allora la Messa dell’aurora che squarcia le tenebre del peccato in cui si trova l’umanità: Lux fulgebit hodie super nos, quia natus est nobis Dominus. Una luce è sfolgorata oggi sopra di noi, perché è nato per noi il Signore. Poi, con la Messa in die, ecco mostrarsi l’umanità del Salvatore: Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità e sarà chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace (Is 9, 6). Puer, dice la Scrittura. Ma puer non significa solo bambino, bensì anche servo, perché è nell’obbedienza al Padre che il Figlio accetta di spogliarSi della Sua divinità, formam servi accipiens in similitudinem hominum factus, et habitu inventus ut homo; assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, e apparso in forma umana (Fil 2, 7). Quel nobis, quel per noi, esprime dunque lo scopo dell’Incarnazione e della Passione del Signore, promessa ai nostri Progenitori per riscattare la loro progenie caduta con il peccato e compiutasi con la venuta al mondo, secundum carnem, del Verbo eterno del Padre. Comprendiamo bene per quale motivo la saggezza della Santa Chiesa ci faccia inginocchiare ogni volta che ricordiamo il Mistero ineffabile della Carità divina: et verbum caro factum est, et habitavit in nobis (Gv 1, 14).


Il Verbo si è fatto carne: se pensiamo a queste parole non possiamo non rimanerne abbagliati, contemplando l’infinita bontà di Dio dinanzi alla nostra indegnità e miseria. Ma ancor più abbagliante della luce che rischiara le tenebre della Notte santa – santa perché segna l’ingresso dell’Uomo-Dio nella Storia e nel mondo – è la luce che ha rischiarato la notte del Sabato Santo, quando il corpo di Gesù Cristo martoriato, flagellato, inchiodato alla Croce e infine deposto nel sepolcro è risorto da morte, trionfando sul Nemico del genere umano e compiendo l’antica promessa contenuta nelle Sacre Scritture.


Nel silenzio dell’eternità si compie l’eterna generazione del Figlio dal Padre; nel silenzio si è compiuta l’Incarnazione, dopo il Fiat di Maria Santissima; nel silenzio della capanna di Betlemme nasce il Redentore; nel silenzio del sepolcro Egli risorge. E nel silenzio del Santo Sacrificio della Messa Gesù Cristo, per le parole del sacerdote, scende ogni giorno sull’altare per farSi cibo e bevanda di salvezza.


Qui propter nos homines et propter nostram salutem descendit de cœlis: Egli è disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza. Natus est nobis. Datus est nobis: il Signore non è soltanto nato per noi, ma si è dato a noi, e al posto nostro – come primizia del genere umano – Egli ha voluto morire, in obbedienza ai decreti dell’eterno Padre, per redimerci, riscattarci dalla colpa infinita di cui Adamo ed Eva si erano macchiati, e da tutti i peccati commessi da tutti gli uomini di tutti i tempi. Solo Dio poteva infatti riparare quell’infinita offesa a Dio; solo un Uomo poteva riparare a nome degli uomini: ecco il perché dell’Incarnazione di Dio.


Quando contempliamo Gesù Bambino adagiato in una mangiatoia e avvolto in fasce dobbiamo comprendere che quel Puer – nella duplice accezione di bimbo e di servo – inizia la propria Passione sulla paglia pungente della greppia, nel freddo della notte del 25 Dicembre: a Te che sei del mondo il Creatore, mancano panni e fuoco, o mio Signore! esclama Sant’Alfonso nel canto che tutti conosciamo. Quanto questa povertà più m’innamora: giacché Ti fece Amor povero ancora. Per questo motivo la pietà popolare, istruita dalla solida dottrina, ci mostra l’immagine del Bambinello che dorme adagiato sulla Croce. Per questo nelle raffigurazioni medievali vediamo, vicino alla grotta, ergersi la Croce del Golgota: Perché tanto patir? Per amor mio!


Perché il Presepe ci è così caro? perché la scena della Natività è presente da sempre come simbolo del Natale? Forse perché vi vediamo rappresentata la Sacra Famiglia? o per via della suggestiva cornice dei pastori, dei Magi, del bue e dell’asinello? Quel Presepe – che la devozione ha custodito intatto nel corso dei secoli – ci è tanto caro perché in esso troviamo annunciata la nostra Redenzione per sanguinem ejus (Ef 1, 7), e ci struggiamo nel vedere quel Puer – l’Annunciato dai Profeti, l’Atteso, il Desiderato di tutti i popoli – che viene al mondo per noi, e per morire per noi, e per riparare alla morte eterna che noi ci siamo dati disobbedendo a Dio. Gesù Cristo nasce per morire, e ci stringe il cuore – se solo osiamo pensarci davvero, e non con superficialità – fissare lo sguardo del Bambinello che non ha fatto in tempo a nascere e già soffre nelle Sue carni santissime, e soprattutto si prepara a soffrire i tormenti della Passione di cui noi, creature ingrate, siamo la causa.


Gesù nasce povero. Povero non di una mancanza imposta e non voluta, ma di quella privazione totale che porta Dio stesso, il Verbo di Dio, ad annullarsi – exinanivit, dice San Paolo (Fil 2, 7), a celarsi, a rinunciare alla gloria perfetta del Cielo per farSi carne: il Verbo che Si fa carne. E assume quella carne, quel corpo divino – in virtù dell’unione ipostatica – per soffrire, patire, morire, lasciarSi flagellare, coronare di spine, bastonare, ferire, insultare, coprire di sputi e infine uccidere per noi, per riportarci al nostro destino di beatitudine eterna, che pure avevamo assaporato nel Paradiso terrestre e che abbiamo perduto, cedendo alla tentazione del Serpente. Una tentazione che era palesemente un inganno: eritis sicut dii, sarete come dei. Ma noi eravamo già sicut dii, immortali e perfetti, senza malattie, senza difficoltà nell’apprendere, senza esser soggetti alle passioni. Vivevamo nel Giardino dell’Eden alla presenza di Dio e non avevamo bisogno di nulla, perché a tutto provvedeva la magnificenza del nostro Creatore. Eppure abbiamo preferito credere alle menzogne di Satana e disobbedire a Dio, che ci aveva dato tutto. Ebbene, quel tutto che avevamo ricevuto gratuitamente è stato incomparabilmente superato dal dono di Sé che Dio ha voluto compiere in risposta alla nostra ingratitudine: il dono di Sé nell’Incarnazione e nella Redenzione, sicché alla nostra offesa infinita Egli ci ha sì cacciati dal Paradiso terrestre, ma ci ha anche dato Suo Figlio per riparare ai nostri peccati, con una generosità e una bontà che solo Dio può mostrare. O felix culpa!


Il Presepe ci parla di questo Amore infinito, che Dio compie seguendo una pedagogia divina: Egli ci dona Sé stesso – cosa che non possiamo nemmeno comprendere in tutta la sua ineffabile grandezza – ma chiede sempre la nostra cooperazione; non perché Egli ne abbia bisogno, ma perché vuole che al Suo tutto si associ il nostro nulla, per elevarlo, nobilitarlo e santificarlo. Il Signore ha chiesto il permesso alla Vergine per incarnarSi nel Suo seno e in vista del Suo Fiat l’ha preservata dal peccato. Egli può darci tutto, fino a Sé stesso, a patto che anche noi rispondiamo a questo Amore infinito – amore di Carità perfetta – con l’unica cosa che possiamo restituire con tutto il nostro essere: l’amore soprannaturale. E come il padre regala al figlio i soldini con cui comprargli il regalo di Natale; come il re della parabola dona agli invitati la veste con cui presentarsi alle nozze, così il Signore giunge al punto di donarci la Grazia soprannaturale con cui ricambiare il Suo amore. Quando ascoltiamo le parole della divina Sapienza, Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato (Lc 14, 11), dobbiamo non solo sentirle rivolte a noi come monito a riconoscere il nostro nulla per essere ricolmati del tutto che il Signore ci dona – quia respexit humilitatem ancillæ suæ (Lc 1, 48) – ma anche come segno profetico dell’Amore divino che si umilia e come punizione ineluttabile dell’orgoglio di Satana: dispersit superbos mente cordis sui, deposuit potentes de sede, divites dimisit inanes.


L’odio verso Cristo – testata d’angolo e pietra d’inciampo su cui si schiantano i Suoi nemici – è motivato proprio dalla incapacità per orgoglio di comprendere il Mistero di Carità che porta Dio a farSi uomo, il Signore a farSi servo; o quantomeno di inchinarsi adoranti dinanzi a questa Carità che è Dio. Deus caritas est (I Jo 4, 8). E, come ammonisce San Giovanni: qui non diligit, non novit Deum, chi non ama non conosce Dio (ibid.). L’incapacità di amare e di lasciarsi amare è, in definitiva, ciò che scava l’abisso tra la Carità infinita di Dio e il nostro miserabile orgoglio, che ci fa rifiutare tanto l’Amore del Signore nei nostri confronti, quanto l’amore che Egli mediante la Grazia ispira verso di Sé nel nostro cuore malato. È la Carità che brucia i nostri peccati, che purifica la nostra anima, che ci innalza alle vette della santità rendendoci veramente simili a Dio; mentre l’amore per noi stessi, per le seduzioni del mondo, per i piaceri della carne ci sprofonda nell’unico abisso dal quale nemmeno l’onnipotenza del Signore ci può strappare, perché fa di noi, del mondo e del diavolo i nostri idoli, i falsi dèi che non possono darci nulla se non la morte.


Dobbiamo comprendere l’inganno infernale che il demonio ci tende ogniqualvolta nel tentarci ci illude di poterci affrancare da Cristo e dalla Sua Legge. Più ci innalziamo credendoci liberi di poter pensare, agire e parlare come vogliamo, più la nostra anima è avvinta dalle catene che le impediscono di salire a Dio; più ci riempiamo di noi stessi, meno spazio lasciamo alla Grazia. Dobbiamo invece ascoltare quel Verbo divino che ci ha dato per primo l’esempio di umiltà e di obbedienza fino a farSi uomo e a morire per noi. Dio che non ha bisogno di nulla Si rende bisognoso di tutto, perché noi che siamo bisognosi di tutto possiamo trovare in Lui ciò che nessuna creatura, nemmeno gli Angeli, osano sperare.


Guardiamo al Presepe, dunque, e in esso contempliamo commossi l’umiltà della Vergine che la Trinità ha voluto divenisse Madre di Dio: ecce enim ex hoc beata me dicent omnes generationes. Guardiamo l’umiltà di San Giuseppe, silenzioso e forte custode della divina Famiglia. Guardiamo all’umiltà degli Angeli, che a differenza degli spiriti ribelli intonano il Gloria su quella povera capanna dove nasce, nell’umiltà, il Messia promesso. Guardiamo all’umiltà dei pastori, ai loro semplici doni, alla loro fede pura, al fatto che la povertà materiale non ha impedito loro di riconoscere l’unico tesoro che meriti di essere custodito gelosamente: quel figlio di Giuseppe, della tribù regale di Davide, che con il Suo vagito di pargoletto irrompe nelle tenebre del mondo per portarvi la luce, per essere vera e sola Luce Egli stesso – come dirà tra pochi giorni Simeone – Lumen ad revelationem gentium, et gloria plebis tuæ, Israël (Lc 2, 32). E così sia.


XXV-XII-MMXXIII In Nativitate Domini                    
+ Carlo Maria Viganò

“Et propter nostram salútem,
descéndit de cælis,
et incarnátus est de Spíritu Sancto
ex Maria Víirgine et homo factus est”.

sabato 30 dicembre 2023

Benedizione papale porta "SOLDI TANTI SOLDI"




Carissimi amici e lettori,

se per il Papa Bergoglio la messa celebrata secondo il rito tridentino fosse divisiva già lo potevamo intuire quel disgraziato 13 marzo 2013, che il cardinale Zuppi presidente della CEI, amico della Sant'Egidio, dicesse che il Vangelo non è un distillato di verità,ci lascia sgomenti.Per il nuovo prefetto Victor Manuel Fernandez artefice di Fiducia Supplicans, benedire omosessuali,pubblici concubini e un atto d'amore e di inclusione questa affermazione ci lascia sconcertati.
Perché? Adesso arriviamo al nuovo problema, che dovrà essere risolto dal cardinale  arcivescovo cattolico polacco,Konrad Krajewski, Elemosiniere elettricista di Sua Santità, spunta il dilemma delle pergamene con la benedizione papale per le coppie gay, che per le casse vaticane sono delle magnifiche entrate economiche.
In questi giorni il Vaticano è alle prese con questo dilemma di non poco conto visto  e considerato,che una pazzia tira l’altra!
 Se concedere o meno le tradizionali pergamene con le benedizioni di Papa Francesco anche alle coppie gay che ne fanno richiesta. La questione spinosissima si è presentata inevitabilmente dopo l'introduzione del documento del Dicastero della Fede, firmato dal cardinale argentino Manuel Victor Fernandez su autorizzazione sempre del pontefice, contenente il semaforo verde per le benedizioni delle relazioni omosessuali, causando uno smottamento mai visto nella Chiesa tanto che diversi episcopati sono decisi a non applicare il provvedimento sul territorio canonico di loro competenza. 

Coppie gay, le prime domande in Vaticano

In Vaticano sono intanto cominciate ad arrivare le prime domande di coppie dello stesso sesso che hanno richiesto una pergamena firmata da Papa Francesco.

Si tratta di un foglio finemente decorato, con in alto l'immagine di Francesco e al centro poche righe in caratteri gotici, e la scritta «Sua Santità imparte di cuore la benedizione apostolica a… in occasione del matrimonio ed invoca sulla nascente famiglia nuova effusione di grazie celesti», in basso il bollo pontificio e la firma dell’elemosiniere apostolico.

Si tratta della tipica pergamena con la benedizione papale che viene regalata in occasioni particolari: matrimoni, anniversari, battesimi, comunioni, cresime, professioni religiose, ordinazioni presbiterali, ma persino compleanni. Una pratica diffusa in tutto il mondo che un po' ricorda la secolare vendita delle indulgenze, anche perché le pergamene sono a pagamento. I costi, sul sito della Elemosineria Apostolica, vanno da un minimo di 20 euro fino ai 30 50 euro, spedizione compresa. Un servizio che per il piccolo stato pontificio serve a fare cassa e produrre un giro di denaro di svariati milioni di euro l’anno , sotto la guida dell'Elemosiniere, il cardinale polacco Konrad Kraiewski. La benedizione si può avere in sette lingue basta solo fornire il nome e il cognome del richiedente, il destinatario della benedizione e il motivo per il quale viene richiesta.Proprio in questi giorni tra la valanga di richieste di benedizioni arrivate ci sono domande di coppie gay al momento rimaste inevase. Il cardinale Kraiewski in questi giorni è fuori ma tranquilli che al suo ritorno se ne occuperà, previa riunione con Francesco a Santa Marta dove verrà valutata la possibilità di concedere questa pergamena alle coppie dello stesso sesso.Ai quali sicuramente verrà concessa."Si fa ogni cosa per il dio quattrino" E' immaginabile che richieste simili arriveranno da tutto il mondo. Per Francesco sarà un'altra gioia visto gli introiti in termini economici cosi finalmente non può più dire che il 2023 è stato annus horribilis

venerdì 29 dicembre 2023

Da Abu Dhabi a Tucho: certe "aperture" costano anime di Tommaso Scandroglio




Dopo aver detto che una religione vale l'altra, ora si lascia intendere che una condotta vale l'altra, abbandonando le persone al loro destino. Con conseguenze sempre più gravi e anche eterne.

La Dichiarazione Fiducia supplicans è quasi certamente il documento peggiore, sotto il profilo della fede e della morale, prodotto sotto l’attuale pontificato e quindi di tutti i pontificati precedenti. È dunque il pronunciamento peggiore di tutta la storia della Chiesa. Questo perché legittima espressamente e formalmente, scegliendo di avvalersi di una Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, le relazioni omosessuali – e quindi l’omosessualità – e le relazioni sessuali extramatrimoniali – e quindi la fornicazione e l’adulterio.

In lizza per il primo posto c’era anche il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019 sempre firmato da Papa Francesco. In questa dichiarazione firmata anche dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb potevamo leggere: «Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani». Tralasciamo la questione della diversità linguistica (in Genesi 11, 1-9, dove si narra la vicenda della Torre di Babele, è Dio che punisce gli uomini con il pluralismo linguistico e quindi con l’incomunicabilità, dato che fino ad allora la lingua di tutti gli uomini era una sola) e soffermiamoci sulla diversità di religione.

Secondo il Papa è volontà di Dio che esistano diverse religioni. L’affermazione è contraddittoria e non serve essere credenti per capirlo. Facciamo un solo esempio tra i milioni che si potrebbero fare: secondo la dichiarazione Dio vuole che Gesù sia Dio per i cristiani e solo un profeta per i musulmani. Ma qui sta l’inciampo: o l’una di affermazione è vera e l’altra falsa oppure l’inverso, perché entrambe le affermazioni non possono essere vere. Ma nel documento si dice invece che ogni religione è vera dato che viene da Dio: così dicendo si finisce per entrare in contraddizione. E Dio dato che è perfetto non può cadere in contraddizione. Dunque non solo si nega che la religione cattolica sia l’unica ad essere vera, ma si articola un’argomentazione incoerente.

La Dichiarazione Fiducia supplicans ci pare che superi per gravità la dichiarazione di Abu Dhabi. Quest’ultima erra su un aspetto apicale: uno è Dio e una è la vera religione. È un errore teoretico di immensa portata e fondamentale sotto il profilo teologico. Fiducia supplicans erra su un aspetto morale gravissimo. Il primo errore è peggiore sotto l’aspetto veritativo dato che coinvolge Dio, il secondo però e a conti fatti è ancora più grave perché interessa le condotte, la morale e dunque la salvezza eterna. Pochi si danneranno per la prima, molti di più per la seconda. Non solo: la dichiarazione di Abu Dhabi avrà un effetto sociale meno incidente rispetto a Fiducia supplicans.

Infatti il Magistero ordinario ha benedetto, da una parte, i rapporti extramatrimoniali. I vescovi e sacerdoti potranno dunque insegnare che i rapporti sessuali fuori dal matrimonio sono leciti, parimenti l’adulterio. In merito a quest’ultimo aspetto sarà inutile affermare che l’adulterio rimane peccato dato che ferisce la fedeltà. L’obiezione potrà essere superata, seppur in modo fallace, facendo ricorso al consenso del coniuge tradito. Se questi è consenziente, la fedeltà potrà non essere più un problema. Situazione tipica di alcune coppie cosiddette aperte e dei coniugi separati-divorziati. Va da sé che il consenso del coniuge tradito non cancella l’obbligo di fedeltà.

Fiducia supplicans poi permette di dire bene di alcuni mali. Tra questi c’è l’omosessualità. Uno dei soli quattro peccati esistenti che ha il poco invidiabile primato di gridare vendetta al Cielo (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1867). Se la relazione omosessuale è un bene di tale valore da meritarsi una benedizione, ne consegue che cade il divieto di matrimonio omosessuale. Infatti se questa relazione affettiva è moralmente accettabile perché non potrebbe ricevere la grazia sacramentale del matrimonio? Sarebbe irragionevole, perché illogico, vietarlo. Accettata la premessa occorre accettare tutte le sue conclusioni.

Quindi da una parte la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede contribuirà in modo sensibile alla diffusione del peccato di fornicazione, adulterio e omosessualità. Su un altro fronte e per analogia si faranno avanti altre richieste: infatti in Fiducia supplicans si giustifica la benedizione asserendo che per benedire non occorre l’impeccabilità della condotta morale di chi riceve la benedizione (ma qui quello che fa problema sta nel fatto che si benedice una relazione in sé disordinata, non la singola persona sebbene peccatrice).


Per analogia anche la coppia incestuosa potrebbe allora chiedere di essere benedetta. Così anche la coppia adulterina, la coppia pedofila, le relazioni poligamiche, quelle poliamorose e, traslando dalle relazioni connotate da pratiche sessuali contrarie al volere di Dio a quelle connotate da diversi aspetti morali ma sempre contrari alla sua volontà, la coppia malavitosa, la coppia spacciatore-tossicodipendente, la coppia truffatrice e molte altre coppie “irregolari” dato che il criterio dell’irregolarità ha confini infiniti e quindi indefiniti.

Il primato di Fiducia supplicans come peggiore pronunciamento del Magistero – che però insegnando l’errore perde la qualifica sostanziale di Magistero trattenendo di questo solo l’aspetto formale – deriva anche dal fatto che la spinta evangelizzatrice verrà azzoppata, fortemente depotenziata. Provate ora voi a sostenere che l’omosessualità non è condizione consona alla dignità della persona. Vi diranno che siete in errore e non siete cattolici.

Fiducia supplicans ha squalificato l’ortodossia. Se il nostro capo afferma che le relazioni omosessuali sono da benedire, come potremmo noi ora contraddirlo? Risposta: dovremo purtroppo contraddirlo. Il credente è fedele a quanto dice il Papa solo se il Papa è fedele a quanto dice la Verità. E, dunque, a domanda diretta dovremo rispondere: «Il Papa ha sbagliato».

E non perché lo diciamo noi, ma perché lo dice l’Antico Testamento, il Nuovo Testamento e una tradizione ininterrotta del Magistero che arriva sino al Catechismo e al documento dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso, dove, alla domanda «La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?», la Congregazione rispose nemmeno tre anni fa così: «Negativamente».
(fonte La Nuova Bussola Quotidiana)

FLOP L'ospedale da campo undici anni dopo è al collasso di Nico Spuntoni




L'espressione con cui Francesco definì la Chiesa nel 2013 descrive ora impietosamente gli effetti del suo pontificato, soprattutto dopo l'ascesa del fedelissimo Tucho.

Pochi mesi dopo l'elezione, Francesco aveva detto di vedere la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. Una metafora beffardamente azzeccata per descrivere le reazioni delle Chiese locali alla pubblicazione di Fiducia supplicans. Le Conferenze episcopali africane, una dopo l'altra, stanno rispedendo al mittente la richiesta di benedire le coppie irregolari o arcobaleno mentre altrove si cerca di salvare capra e cavoli con dichiarazioni che accettano obtorto collo la novità, puntualizzando però – come ha fatto la Conferenza episcopale spagnola – che è «importante non confondere o fare della benedizione una diversa celebrazione del matrimonio canonico».
Tucho Fernández ha fatto contenti solo i vescovi tedeschi che puntavano ad arrivare a questo traguardo tramite quel Comitato sinodale su cui Francesco aveva espresso preoccupazioni in una lettera privata e che invece si sono trovati scavalcati dall'accelerazione del Dicastero per la Dottrina della Fede. In Germania, dove la situazione è in subbuglio da anni, Fiducia supplicans può avere un impatto devastante perché delegittima quei (pochi) vescovi e preti tedeschi che, nonostante le pressioni dell'opinione pubblica e delle organizzazioni laicali, sono rimasti fedeli a Roma ed hanno difeso il Responsum del 2021. A risultare delegittimata dalla dichiarazione è anche la figura del collaboratore più importante del Papa, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, che due mesi fa aveva rimproverato la Conferenza episcopale tedesca intimandole di non poter «esprimere un’opinione diversa riguarda gli atti omosessuali».

IL DOPPIO FLOP

Non è detto che ciò sia un male in ottica futura per il porporato veneto. Fiducia supplicans, infatti, è un fallimento sotto ogni punto di vista: interno per la confusione provocata tra Chiese locali, esterno per lo scarso interesse mediatico dei media "laici". La notizia è stata riportata ma senza quella centralità a cui probabilmente ambiva il cardinal Fernández. Il testo giocava sull'ambiguità di ammettere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e dello stesso sesso, preoccupandosi però di sostenere di non voler «modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio». Da un lato, dunque si puntava ad instillare la narrazione giornalistica sulla storica apertura del Papa alle coppie arcobaleno, dall'altro a tenere buoni i vescovi prevedibilmente contrari sulla base della famosa massima riportata da monsignor Bruno Forte: «questi non sai che casino ci combinano». Obiettivo doppiamente fallito perché l'eco su tv e giornali è stata limitata, mentre le Chiese locali sono andate in ebollizione. Non hanno protestato i soliti nomi isolati, ma si è letteralmente ammutinata la Chiesa dell'unico continente dove il cattolicesimo non arretra.

LA "COPERTURA A DESTRA"

Il flop non è sfuggito in Vaticano dove si è pensato di "coprire" la Dichiarazione sul fronte "conservatore" scomodando il professor Rocco Buttiglione in un remake della strategia già vista nel 2016 per Amoris laetitia. L'ex ministro ha accettato di presentare Fiducia supplicans come «sviluppo pastorale ancorato nella tradizione». Una mossa della disperazione da parte della comunicazione vaticana che ha scomodato uno studioso identificato col pontificato wojtyliano ma mai valorizzato negli ultimi undici anni e che è apparso fuori posto in alcune riunioni della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali di cui è membro dal 1994, messo anche vivacemente "in minoranza" dai membri di nomina recente per le sue posizioni non favorevoli all'accoglienza indiscriminata dei migranti.

LA QUESTIONE POLITICA

D'altra parte, Buttiglione è stato uno dei fondatori del centrodestra italiano. Un "peccato originale" che non deve essere passato inosservato a Santa Marta. La notizia del via libera vaticano alle benedizioni arcobaleno è costata al governo Meloni l'accusa strumentale, mossa da qualche osservatore, di essere più indietro della Chiesa sul tema dei diritti civili. Nonostante la cordialità negli incontri pubblici con la premier, Francesco non sembra particolarmente desideroso di coltivare buoni rapporti con il centrodestra di governo. Lo dimostrano gli elogi pubblici, nel bel mezzo della tempesta mediatica, all'ex estremista di sinistra Luca Casarini che continua a "cannoneggiare" il governo per le politiche migratorie. Il Papa lo ha anche incoraggiato a tornare in mare con la sua Mediterranea nonostante la stretta sulle ong voluta da Meloni. Ma c'è anche la distanza tra Santa Marta e Palazzo Chigi sul conflitto israelo-palestinese. Francesco, d'altronde, in quasi undici anni sul soglio pontificio non ha nascosto le sue simpatie per i politici della sinistra internazionale, incontrati spesso e volentieri persino dopo il termine di mandati istituzionali (ad esempio Alexis Tsipras nel 2019). Da quasi un anno Francesco Rocca è il presidente della Regione Lazio, ma non ha ancora avuto un'udienza con il Papa che invece ha ricevuto almeno una volta l'anno il suo predecessore Nicola Zingaretti, anche quando era segretario del Pd. Le simpatie papali hanno pesato nei rapporti della politica italiana oltretevere in questi anni e sono stati in pochi i prelati con ruoli di peso in Curia ad aprire un dialogo con il centrodestra (il primo fu l'allora monsignor Angelo Becciu nel 2018). Tuttavia, qualcosa comincia a cambiare: pochi giorni fa, infatti, le porte della Basilica di San Pietro si sono aperte ai parlamentari italiani per una visita privata promossa dal deputato di maggioranza Maurizio Lupi. Tra i presenti spiccavano esponenti di governo come il ministro Eugenia Roccella e il sottosegretario Paola Frassinetti, mentre a fare gli onori di casa è stato il cardinale arciprete Mauro Gambetti a cui non dispiace avere buoni rapporti anche a destra.

IMMAGINE APPANNATA

Nel corso degli anni la percezione di un Papa troppo "politico" gli ha alienato il favore di una parte consistente nell'opinione pubblica, soprattutto in Italia ed in Argentina. Undici anni dopo il "buonasera", l'impressione è che il pontificato di Francesco sia entrato in una fase di stanca della popolarità, complice forse l'abuso della narrazione di "rottura" che ne hanno fatto i giornalisti più allineati. Nell'ultimo anno, poi, ha pesato anche l'indignazione provocata dalla poca trasparenza sullo scandalo Rupnik che ha raggiunto l'apice con l'incardinazione a Capodistria. La reazione dell'opinione pubblica ha suggerito al Papa un brusco dietrofront, mandando a processo l'ex gesuita e poi sciogliendo la comunità di suore da lui fondata. È ancora presto per capire la sorte di Rupnik, ma comincia a farsi largo per la prima volta la possibilità che sia stato "scaricato" da Santa Marta. Se così fosse potrebbe farne le spese anche il cardinale Angelo De Donatis che ci ha messo la faccia per difenderlo fino all'ultimo e che magari potrebbe lasciare il Vicariato per ritrovarsi "parcheggiato" in un incarico minore in Curia.

MORIRE BERGOGLIANI

Francesco continua a governare con polso fermo e si mostra energico, rifiutando di muoversi in sedia a rotelle. In Vaticano, però, non si ignora che la carta d'identità del Pontefice segna 87 primavere. Lui ci tiene a non far trapelare troppe informazioni sulla situazione clinica, ma gli acciacchi nell'ultimo anno sono aumentati. Questa consapevolezza fa sì che cardinali e vescovi rampanti, pur rimanendo in silenzio per paura di punizioni stile Burke, stiano attenti a non farsi identificare troppo con l'attuale pontificato. "Non moriremo bergogliani" potrebbe essere il loro motto, sapendo che questo pontificato in ogni caso non lascerà una memoria condivisa. Dall'altro lato, poi, c'è chi sa di dovere esclusivamente alla vicinanza a Francesco il ruolo di potere occupato oggi. Lo sa il cardinale Fernández che sta operando dall'ex Sant'Uffizio all'insegna del "fate presto". Più cresce la sua influenza su Santa Marta, più aumenta l'ostilità nei suoi confronti di chi crede che la metafora dell'"ospedale da campo" vada intesa in un'accezione ben diversa da quella utilizzata nel 2013 da Francesco.
(fonte la Nuova Bussola Quotidiana)

NON SOLO TUCHO Dietro Fiducia supplicans c'è il nuovo paradigma di Francesco di Stefano Fontana




La "guerra civile"
provocata dalla dichiarazione sulle benedizioni alle coppie irregolari e omosessuali è frutto di un decennio segnato da due visioni della fede irriducibili tra loro (e irriducibili alla sola "gestione Fernández").

La “guerra civile ecclesiale”
provocata dalla dichiarazione Fiducia supplicans può essere compresa nelle sue dinamiche interne tornando al concetto di “nuovo paradigma” applicato al pontificato di Francesco. Non si contano gli articoli e i libri che adoperano l’espressione. Che si trattasse di un nuovo paradigma era evidente sin dai primi passi del pontificato. Già nelle aggiunte al testo incompiuto della Lumen Fidei o nell’intervista a La Civiltà Cattolica tutti avevamo notato un nuovo paradigma in embrione, che si è poi ampiamente dispiegato in questo decennio e ora, con la Fiducia supplicans, ha definitivamente mostrato il suo volto rivoluzionario, dividendo la Chiesa. Bisogna evitare di attribuire il disastroso effetto alla sola ultima dichiarazione del cardinale Fernández. Essa è stata preparata lungo tutto un decennio ed è da collegarsi direttamente con il capitolo 8 di Amoris laetitia, ma non solo. Ecco perché conviene riprendere in esame la nozione di “nuovo paradigma”.

Questa espressione proviene dalla filosofia della scienza e in particolare dalla scuola popperiana. Thomas Kuhn interpretava lo sviluppo della scienza come un susseguirsi di rivoluzioni sulla base di nuovi paradigmi da intendersi come programmi di ricerca. Il nuovo paradigma doveva essere in grado di spiegare sia quanto spiegato dal precedente sia quanto questo non riusciva a spiegare. La questione ebbe una evoluzione interessante quando Imre Lakatos sostenne che un nuovo paradigma non nasce dopo che si è scoperto un fatto anomalo che falsifica il precedente, ma prima si elabora il nuovo paradigma e poi si possono vedere e spiegare i fatti anomali rispetto al precedente, che altrimenti rimarrebbero al buio o verrebbero adattati a forza dentro il vecchio schema. Il fatto nuovo può essere quindi visto come nuovo solo se prima è già nato il nuovo modo di vedere le cose, e non dopo. Prima si passa ai nuovi criteri e solo poi si affrontano i fatti nuovi, resi ora visibili dalla luce del nuovo paradigma. Un fatto non è nuovo in quanto nuovo, ma perché nuovo è il modo di vederlo.

Questo spunto può aiutarci a capire la nuova situazione nel campo della teologia e della pastorale, per non rimanere intrappolati in questa logica. Secondo la dottrina della successione dei paradigmi, la benedizione delle coppie di fatto eterosessuali e omosessuali è un fatto nuovo che gli “indietristi” non riescono a capire perché sono rimasti dentro il precedente paradigma, ma risulta pienamente chiaro e condivisibile da chi ha acquisito il nuovo. La novità non sta nelle coppie omosessuali, ma nell’inedito colpo d’occhio che ora il nuovo paradigma getta su di esse. La benedizione di queste ultime è una creazione del nuovo paradigma, il quale ha posto la nuova questione dopo aver creato il nuovo modo di affrontarla. Si pone il problema perché si ha già in mente il modo di risolverlo.

Questo spiega due altri aspetti della nuova situazione ecclesiale che stiamo vivendo. Il nuovo paradigma spiega cose nuove, ma anche intende confermare le spiegazioni fornite dal precedente paradigma, altrimenti non c’è nessun passo in avanti. Infatti, Fernández dice che la precedente dottrina esposta da ultimo nel Responsum del 2021 non viene negata ma ampliata da un nuovo paradigma. Le nuove affermazioni risultano così incontestabili: non possono essere criticate alla luce del nuovo paradigma, perché proprio esso le ha prodotte, e non possono nemmeno esserlo alla luce del vecchio, perché era inadeguato e infatti è stato sostituito dal nuovo, il quale, però, non cessa di spiegare quanto spiegava il vecchio. In questo modo il modello del nuovo paradigma pretende di garantire la continuità della tradizione.
Questa visione è debitrice dell’impostazione non realistica ma idealistica del pensiero moderno, che parte dal soggetto e non dall’oggetto. Così tutta la nostra visione del mondo è un “grande paradigma”, a partire dal quale costruiamo la realtà.
Questa appena esposta è l’invenzione, la realtà è diversa. Lo schema ora visto ha un primo enorme difetto: intende la tradizione solo come un “precedente paradigma”, a cui fa riferimento Francesco quando parla di “ripetizione di schemi che generano immobilità”, o come una successione di paradigmi. La tradizione viene così chiamata “viva”, ma in realtà è morta perché un paradigma non è conoscenza del reale, dato che egli stesso lo pone. Al massimo è interpretativo, il che è troppo poco e deforma la definizione di tradizione della Chiesa. Inoltre, non è vero che il nuovo paradigma permetta di spiegare, alla propria luce, quanto spiegava il precedente. Questo perché il porre nuove realtà dopo aver inventato un nuovo paradigma getta a ritroso una luce diversa anche sulle verità precedenti, legate ad una interpretazione ormai superata. Questo è il punto delicato in cui vengono inseriti stratagemmi ingannevoli: in realtà Fiducia supplicans abolisce il Responsum perché i nuovi supposti motivi pastorali non sono solo pastorali ma pienamente teologici. Infatti, appartiene al nuovo paradigma sostenere che la pastorale non è applicativa ma creativa di dottrina.

Nella Chiesa di oggi ci sono due visioni della fede e due codici di pensiero irriducibili tra loro. Il Dicastero per la Dottrina della Fede porta avanti la visione della successione dei paradigmi, mentre i cardinali, i vescovi e i laici che vi si oppongono si attengono alla tradizione, che non è un paradigma destinato ad essere superato da un altro.
(fonte la Nuova Bussola Quotidiana)

Il frutto avvelenato è già evidente

Benedizione gay, nella diocesi del presidente Cei

Carissimi amici e lettori,che dire della palese contraddizione dell'affermazione: la benedizione non significa approvazione?Ma non serve neppure sviluppare argomenti quando non siamo più neppure di fronte alla solita finestra di Overton ma ad un varco direttamente spalancato sull'abisso...
"Non esiste albero buono che produca frutti cattivi, né albero cattivo che produca frutti buoni, perché ogni albero si riconosce dai suoi frutti. Perché gli uomini non raccolgono fichi dalle spine, né raccolgono uva dai rovi" (Lc 6:43,44). Ricordando queste parole del Signore Gesù Cristo, si può determinare in cosa  consiste il cosiddetto "Cammino Sinodale", poiché il suo frutto avvelenato è già evidente.

Con la recente Dichiarazione "Fiducia supplicans", emessa dal Dicastero per la Dottrina della Fede e approvata da papa Francesco, giungiamo a una nuova rivoluzione interna del Cattolicesimo romano, che non mancherà di avere ricadute sulla tutta la Chiesa.

La possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso salvaguardando al contempo la dottrina cattolica del matrimonio ci sembra il risultato della più sottile arrampicata sugli specchi: si benedice la coppia, ma non la loro unione, in un atto di equilibrismo gesuitico che diversi teologi e commentatori hanno splendidamente definito "chiaro come il fango", della serie "manco il Padre Eterno sa cosa gli frulla sotto la mitria a certi Gesuiti".

Senza pretendere di indovinare gli effetti che questo nuovo atto di cerchiobottismo con la mentalità genderista provocherà all'interno della Chiesa, centinaia di cattolici delusi incominceranno a cercare nuovi lidi detta chiaramente scialuppe di salvataggio visto che la nave madre piglia il fondo. Ogni giorno si allunga l’elenco delle Conferenze Episcopali, di singoli vescovi, gruppi di sacerdoti, teologi e commentatori, giustamente contrari a Fiducia supplicans e alla sua applicazione, rifiutando la benedizione delle coppie omossessuali e quelle irregolari .Siamo arrivati al punto che il cardinale Matteo Zuppi presidente della CEI abbia a dire senza vergogna: il Vangelo "non è il distillato della verità". Povera Chiesa, in che mani sei capitata, a noi hanno insegnato che Cristo è la verità infatti nel Vangelo di Giovanni si legge: "Io sono la via, la verità e la vita".
Negli Stati Uniti numerosi vescovi di diverse diocesi hanno espresso in merito visioni completamente differenti.Alcune diocesi e alcune conferenze episcopali africane, europee e asiatiche si sono espresse con posizioni completamente diverse tra loro. Così aumenta solo la confusione,la Chiesa cattolica in ogni parte del mondo si divide, in merito alle benedizioni ai sodomiti e alle coppie irregolari.

Questa benedizione sogno di felicità si rivelerà il frutto avvelenato per le anime.
Come credenti, abbiamo una convinzione irrinunciabile, che ci viene dalla nostra esperienza cristiana. Può la Santa Madre Chiesa insegnare e promuovere l'errore considerando amore il peccato contro natura ? Come cristiani cerchiamo il confronto con tutti i nostri pastori e tutti  coloro che preferiscono stare dalla parte della verità e della vita piuttosto che della morte dell'anima e cercando insieme la felicità come qualità profonda di questa stessa vita. La vita è bella nonostante tutte le prove e le disavventure, perché esistiamo e sperimentiamo l’amore che Cristo ci da. In tutte le età ci sono sofferenze fisiche, psichiche, sociali. Come avviene per la felicità, anche l’esperienza del dolore ci accomuna tutti. La Chiesa non può benedire ciò che attenta alla creazione. La Chiesa cattolica non è mai stata tanto lacerata al suo interno visto questa  serie di provvedimenti che hanno suscitato perplessità, tra i fedeli e nell'episcopato,nelle singole diocesi negli ordini religiosi si esprimono allo stesso modo, segno della enorme confusione che la Chiesa sta vivendo in questo momento,sempre più divisa al proprio interno su un tema così delicato. È possibile che le contrarietà arrivino soprattutto da Paesi africani, asiatici e centroamericani, più poveri ma più ancorati alle tradizioni del cristianesimo, a differenza dei Paesi del ricco occidente.D'altronde cosa ci si poteva aspettare dal neo-prefetto 'Tucho' e dall' episcopato Teutonico.

giovedì 28 dicembre 2023

"Dopo che la Chiesa cattolica romana ha permesso le benedizioni alle coppie gay, la riunificazione con l'Ortodossia è impossibile"



Cari amici e lettori , offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dal sito Ortodossia Torino, e ripreso da Stilum Curiae che riporta le dichiarazioni del Metropolita Ilarion, ex capo del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca. Una testimonianza in più della leggerezza con cui il regime del pontefice regnante si muove nelle sue decisioni. Con tanti saluti all’ecumenismo e al ritorno all’unità fra cristiani….Buona lettura e condivisione.

Il metropolita Ilarion ha affermato che dopo la Dichiarazione vaticana sulla benedizione delle coppie LGBT non è più possibile parlare di ricongiungimento tra cattolici e ortodossi.

Il metropolita Ilarion di Budapest, ex capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha dichiarato in un’intervista a Rod Dreher, scrittore americano e redattore capo di “The American Conservative”, che il documento del Vaticano che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso rende impossibile parlare di un possibile ricongiungimento tra cattolici e cristiani ortodossi. L’intervista è stata pubblicata sul canale YouTube Jesus Portal.


Il metropolita si è detto scioccato dalla decisione perché “abbiamo sempre considerato la Chiesa cattolica romana come un faro del cristianesimo tradizionale”.

Alla domanda di un giornalista se il documento vaticano ponesse fine ai colloqui tra cattolici e ortodossi sulla possibilità di riunione dopo il Grande Scisma del 1054, il vescovo ha risposto affermativamente.

“Se siamo realisti, non possiamo più sperare in una futura unità tra ortodossi e cattolici. Tali passi, ovviamente, non ci avvicinano ma creeranno nuove linee di separazione”, ha detto il metropolita.

Come riportato, il Vaticano ha permesso ai sacerdoti cattolici romani di benedire le coppie omosessuali.

Quale futuro attende i cattolici?"Con Fiducia supplicans"



Carissimi amici e lettori,
il compendio della dottrina sociale della Chiesa afferma : La Chiesa ha il diritto di essere per l'uomo maestra di verità della fede: della verità non solo del dogma, ma anche della morale che scaturisce dalla stessa natura umana e dal Vangelo.

L'11 febbraio 2022 il National Catholic Register ha pubblicato un'intervista al cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, poco dopo le scandalose decisioni del "Cammino sinodale" di legalizzare le persone LGBT e sacerdozio femminile nella Chiesa Cattolica. Gerhard Müller ha affermato che i fedeli cattolici stanno oggi affrontando un periodo di persecuzione, tribolazione e "terrore psicologico" da parte dei loro confratelli di mentalità liberale che promuovono idee incompatibili con l'insegnamento tradizionale della Chiesa. Anche uno sguardo superficiale alla situazione suggerisce che Müller ha assolutamente ragione. Ma le sue parole non sono forse la voce di uno che grida nel deserto? Dopotutto, papa Francesco ha fatto più di una dichiarazione "comprensiva" sulle questioni LGBT. Riusciranno i cattolici a impedire alla Chiesa cattolica romana di scivolare nell'abisso delle idee liberali, o uno scisma è l'unica prospettiva per il Vaticano? E quali conclusioni dovremmo trarre noi, cristiani cattolici fedeli alla Tradizione, da questa situazione?

Decisioni del "Cammino sinodale" in Germania

Il "Cammino sinodale" è un movimento che riunisce vescovi e laici in Germania, nato per discutere di questioni di potere, moralità sessuale, sacerdozio e ruolo delle donne. L'Assemblea sinodale è composta da vescovi, da 69 laici, da membri del Comitato centrale dei cattolici tedeschi e da rappresentanti di altre parti della Chiesa cattolica tedesca. Il "Cammino sinodale" si e tenuto a Francoforte dall'8 al 10 settembre, e si è concluso finalmente nella primavera del 2023, riprendendo nell'ottobre 2023 in Vaticano dove dovrebbero accettare o rifiutare le proposte del "Cammino sinodale". Il 5 febbraio 2022, nella loro ultima riunione, i membri del "Cammino sinodale" hanno approvato il testo del documento "Celebrazioni di benedizione per le coppie che si amano" con 161 voti favorevoli, 34 contrari e 11 astenuti. In termini percentuali, questo è il 78% a favore e il 16% contro il documento. Il margine è molto ampio. Con un margine ancora più ampio, i partecipanti hanno sostenuto un'ulteriore discussione del testo del documento "Rivalutazione magistrale dell'omosessualità". Questi documenti richiedono che la Chiesa cattolica riconsideri il suo atteggiamento nei confronti della sodomia e riconosca i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Prima della votazione, il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, che è a capo della Commissione delle Conferenze episcopali dell'Unione Europea e anche rappresentante generale del "Cammino sinodale" all' incontro finale in Vaticano, ha rilasciato un'intervista all'agenzia cattolica tedesca KNA .Hollerich ha affermato che ci sono sacerdoti e laici omosessuali nella sua arcidiocesi e che non sarebbe cristiano espellerli. Alla domanda: "Come si concilia con l'insegnamento della Chiesa che l'omosessualità è un peccato?" , ha risposto: "Penso che sia sbagliato. Credo anche che stiamo pensando al futuro in termini di dottrina (la peccaminosità dell'omosessualità, ndc). Il modo in cui il papa si è espresso in passato può portare a un cambiamento di dottrina. Pertanto, credo che il fondamento sociologico-scientifico di questo insegnamento non sia più vero... Non c'è affatto omosessualità nel Nuovo Testamento. Vengono discussi solo gli atti omosessuali che erano in una certa misura atti di culto pagano. Ovviamente era proibito, penso che sia ora di fare una revisione fondamentale della dottrina".

Questa risposta dovrebbe essere considerata in modo più dettagliato. Mostra come la sodomia, che le Sacre Scritture chiamano abominio, possa essere dichiarata ammissibile in termini di morale religiosa nella Chiesa cattolica. Con florido linguaggio scolastico, si dirà che l'omosessualità non è peccaminosa in sé, ma solo nel contesto del culto pagano. Di conseguenza, se è praticata al di fuori di questo contesto, allora è lecita.

Ma torniamo al "Cammino sinodale". Oltre alla richiesta di revisione dell'atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti dell'omosessualità, nel corso dell'incontro sono state approvate le seguenti riforme:

l'introduzione del sacerdozio femminile (finora nel grado di diacono);
l'abolizione del celibato obbligatorio per i sacerdoti;
accrescendo il ruolo dei laici nell'elezione di nuovi vescovi.
Il Concilio Vaticano II come precursore del "Cammino sinodale"


Nell'intervista al National Catholic Register, il cardinale Gerhard Müller ha affermato che i partecipanti al "Cammino sinodale" che hanno adottato gli scandalosi documenti fanno parte di un più ampio movimento contro il Concilio Vaticano II (1962-1965). Ma in realtà è vero il contrario: è stato il Concilio Vaticano II ad aprire la porta a ogni sorta di idee liberali, proclamando il principio dell'aggiornamento, cioè il rinnovamento della vita cristiana e l'adeguamento della disciplina ecclesiastica ai bisogni e alle usanze del tempo.

L'idea principale di questo Concilio era di rendere la Chiesa cattolica più aperta alla società, più ricettiva alle tendenze dei tempi, più comprensibile e attraente per le persone moderne. I fautori di questo approccio credevano che in una Chiesa "modernizzata" la predicazione cristiana sarebbe diventata più efficace. Tuttavia, il tempo ha dimostrato che non è così. Non importa quante volte semplifichi le funzioni, non importa quante volte ammorbidisci i requisiti morali, le persone lasciano ancora la Chiesa cattolica e si allontanano ancor più velocemente. E ora la Chiesa cattolica, "modernizzata" negli anni '60, ha bisogno di essere "adattata" alla società del XXI secolo, che è andata avanti dai tempi del Concilio.

Lo stesso cardinale liberale Hollerich afferma: "Il cambiamento di civiltà a cui assistiamo oggi è il più grande cambiamento dall'invenzione della ruota. La Chiesa è sempre stata al passo con i tempi e si è sempre adattata. Ma ha sempre impiegato molto più tempo. Oggi dobbiamo essere più veloci. Altrimenti perderemo i contatti e non saremo più capiti".

Ebbene, le parole di Hollerich sono la dichiarazione programmatica dei cattolici moderni che cercano di "adattarsi" a una società che altrimenti "non capirà". E questa posizione si è affermata subito dopo il Concilio Vaticano II.

Per esempio, la dichiarazione Dignitatis humanae adottata dal Concilio Vaticano II dichiara che il posto più importante nella ricerca della verità dell'uomo è occupato dalla sua coscienza, mediante la quale egli percepisce e riconosce i dettami della legge divina: "In ogni sua attività l'uomo è obbligato a seguire la sua coscienza per giungere a Dio". Ma qual era la coscienza del nostro uomo vecchio? Era così offuscata dal peccato da non poter più essere considerata una vera guida nel cammino dell'uomo verso Dio? Dopotutto, si può affermare con sicurezza che la stragrande maggioranza delle persone LGBT, dei pedofili e così via agisce in perfetta armonia con la propria coscienza. E la dichiarazione Dignitatis humanae lo giustifica. Ma sulla via della salvezza non bisogna lasciarsi guidare dal Vangelo e dai comandamenti divini? Vediamo che tra "adattamento ai tempi" e Vangelo, i cattolici moderni scelgono sempre di più la prima strada.

Il declino del cristianesimo in Europa


Se la Chiesa cattolica vuole davvero "stare al passo con i tempi", presto dovrà abbandonare non solo la morale tradizionale, ma anche le funzioni, i luoghi di culto e così via. Per dirla semplicemente, si autodistruggerà. L'Europa moderna si sta rapidamente scristianizzando, l'era attuale è dichiarata post-cristiana. Le persone smettono di andare in chiesa e di essere guidate dalle prescrizioni religiose nella loro vita quotidiana. La portata della chiusura e della distruzione delle chiese è sorprendente. Secondo la pubblicazione francese Les Observateurs, circa diecimila chiese e campanili in Francia potrebbero presto essere distrutti, semplicemente perché non necessari.In Germania, 515 chiese cattoliche sono state chiuse negli ultimi dieci anni e ne è prevista la chiusura di altre 700. Nei Paesi Bassi due terzi delle chiese cattoliche chiuderanno entro il 2025. Lo stesso sta accadendo in altri paesi europei.

Così facendo, i cattolici stanno semplicemente lottando per stare al passo con i tempi e le esigenze della società. E questo porta al fatto che l'ideologia LGBT e di genere sono profondamente radicate in esse. Ciò che li attenderà dopo si può vedere nelle denominazioni protestanti, nelle quali delle lesbiche dichiarate sono diventate da tempo "vescovi".Documenti internazionali, come la Dichiarazione di Istanbul o il Partenariato di Biarritz, che in realtà spingono gli Stati a combattere la moralità tradizionale, non provocano alcuna opposizione significativa da parte di cattolici e protestanti.

La Chiesa cattolica affronterà uno scisma?


Il cardinale Gerhard Müller non è affatto l'unico vescovo cattolico che si oppone al riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e ad altri cambiamenti nell'insegnamento morale cattolico. Il cardinale Rainer Maria Woelki di Colonia e il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona sono noti per la loro posizione conservatrice, ma a parte loro, un numero significativo di credenti e chierici cattolici non approva le riforme al cattolicesimo proposte dal "Cammino sinodale". Sono criticati dai liberali e persino ostracizzati. Nelle parole del cardinale Müller, è "un periodo di tribolazione e di terrore psicologico" per i fedeli cattolici.

Quanto alla posizione di papa Francesco, è chiaramente solidale con i sostenitori dell'ideologia LGBT. Nel 2013, subito dopo essere stato eletto, disse: "Se (l'omosessualità – ndc) è una condizione umana, ma chi la pratica ha buona volontà e cerca Dio, chi siamo noi per giudicare?" Nel 2018 ha ricevuto l'omosessuale Juan Carlos Cruz in Vaticano e ha detto: "Juan Carlos, se sei gay non importa. Dio ti ha creato così e ti ama così e a me non interessa. Il papa ti ama così. Devi essere felice di quello che sei". Queste non sono certo le uniche dichiarazioni di approvazione che papa Francesco ha fatto sulle persone LGBT. Ma d'altra parte, il papa non ha affermato che l'insegnamento della Chiesa cattolica su questo tema potrebbe essere rivisto. E quando nel 2021 la Congregazione per la dottrina della fede ha approvato una sentenza che vietava la benedizione delle coppie dello stesso sesso, il papa ha firmato il documento. Ma Come è noto ormai a tutti, lunedì 18 dicembre 2023 il Dicastero [contro la] Dottrina della Fede ha pubblicato la Dichiarazione Fiducia supplicans sul significato pastorale delle benedizioni, con l’obiettivo di giustificare le benedizioni per le coppie che vivono in situazione irregolare e per le coppie omosessuali [homoafectivas, brillante invenzione terminologica del prefetto argentino besuqueiro] e Bergoglio a subito firmato.

È molto probabile che quando il "Cammino sinodale" riprenderà in Vaticano,l'anno prossimo credo che prenderanno forma partiti pro e contro il cambiamento degli insegnamenti morali della Chiesa cattolica. Le loro posizioni saranno inconciliabili e un compromesso sarà impossibile. Quale futuro attende i cattolici?

La prima opzione è uno scisma a tutti gli effetti con l'apparizione sulla scena di un "antipapa" e le parti che anatemizzano i loro oppositori. La probabilità di questo scenario è bassa. La seconda opzione è un "semi-scisma". È molto probabile e si può far risalire all'esperienza della creazione dopo il Concilio Vaticano II della Fraternità Sacerdotale San Pio X, che ha riunito tradizionalisti che non erano d'accordo con le decisioni del Concilio. La fraternità è stata fondata nel 1970 dall'arcivescovo francese Marcel Lefebvre e fa parte della Chiesa cattolica, anche se il suo status canonico è incerto e il suo rapporto con il Vaticano è molto complicato. È del tutto possibile che  i conservatori cattolici saranno sconfitti dai liberali negli anni che verranno , Che faranno si uniranno semplicemente alla fraternità sacerdotale san Pio X ? O daranno vita ad altre realtà? Oppure i vescovi conservatori continueranno a stare con due piedi in una scarpa? come accade oggi.
La terza opzione è la coesistenza. La dottrina ufficiale non cambierà, ma la "benedizione" delle coppie omosessuali, il sacerdozio femminile e altre innovazioni avranno semplicemente luogo, e su questo il Vaticano tacerà. Farà finta che sia solo un'usanza locale. Questo sta già accadendo in alcuni luoghi.È chiaro che comunque vadano le cose, una larga parte del clero e dei fedeli della Chiesa cattolica accetta già l'ideologia LGBT e non considera l'omosessualità un peccato. Questi si possono ancora chiamare cristiani? È una domanda retorica.

Lezioni per i cristiani cattolici fedeli alla Tradizione


La storia ci insegna che tutte le idee ci giungono solo tardivamente. Pertanto, non c'è dubbio che se non cambia nulla, domani le stesse idee si diffonderanno nel nostre comunità nelle nostre case come accade oggi in gran parte del mondo e nel nord Europa. Già ora rappresentanti di diverse "Chiese particolari " e della Chiesa africana conferenza episcopale ucraina polacca stanno facendo dichiarazioni che la Chiesa non può soddisfare i bisogni perversi della società e adattare il suo insegnamento e la sua pratica .
Ma se domani ci viene detto che l'insegnamento tradizionale è obsoleto e deve essere cambiato a favore delle persone LGBT, le denominazioni citate dovranno reagire. Ora, cosa faranno urleranno che questo non accadrà mai, ma non si può cambiare il sistema. Se una denominazione vede la sua ragion d'essere nel soddisfare le esigenze della società, non potrà dire "no" a quella società solo perché le sue esigenze sono diventate diverse.

Ora ci viene detto che la Chiesa dovrebbe essere aperta alla società e alle persone. Ed è giusto. Ma la Chiesa non dovrebbe mai seguire l'esempio della società. Pertanto, noi cristiani cattolici tradizionalisti, dovremmo guardare a cosa sta succedendo ai cattolici modernisti, ai protestanti e agli scismatici e trarre conclusioni. È necessario preservare con cura la Chiesa e l'insegnamento evangelico da ogni tentativo di "migliorarli" o "modernizzarli". Una persona deve venire nella Chiesa per cambiare se stessa, per sbarazzarsi dell'uomo vecchio e non per cambiare la Chiesa per se stessa. Questa dovrebbe essere la convinzione interiore di ogni cristiano fedele all'ortodossia della fede cattolica.

Ma nelle relazioni esterne è necessario lottare contro l'imposizione di LGBT, ideologia di genere e tutto ciò che è contrario alla comprensione biblica del mondo. I credenti dovrebbero sostenere attivamente questa lotta, perché se permettiamo all'ideologia LGBT di penetrare nella nostra società, allora presto entrerà definitivamente nella Chiesa. La cosa è ormai comprovata da protestanti e anglicani e adesso anche tra i cattolici.

martedì 26 dicembre 2023

"Bergoglio è antipapa per ragioni molto diverse da quelle individuate da Cionci"di Francesco Patruno



Carissimi amici, il canonista Francesco Patruno in questa lunga intervista su Visione TV smonta eccellentemente con dovizia di particolari tutte le ricostruzioni suggestive avanzate dal giornalista Andrea Cionci

("frutto di elucubrazioni personali e non provate sul piano oggettivo"), sia con riferimento alla "sede impedita" che alla invalidità della rinuncia di Benedetto XVI ha gettato nel caos la Chiesa. 
"Un modo per uscire da questa crisi esiste..." Buona visione!




SECONDO DISCORSO TENUTO NEL NATALE DEL SIGNORE San Leone Magno




L'occulto disegno di Dio nell'incarnazione


Dilettissimi, esultiamo nel Signore e con spirituale gaudio rallegriamoci, perché è spuntato per noi il giorno che significa la nuova redenzione, l'antica preparazione, la felicità eterna. Il mistero della nostra salvezza, promesso all'inizio del mondo, attuato nel tempo stabilito per durare senza fine, si rinnova per noi nel ricorrente ciclo annuale. In questo giorno è giusto che noi, elevati in alto i cuori, adoriamo il divino mistero, affinché sia celebrato dalla Chiesa con grande letizia quel che si compie per munifica generosità di Dio. Infatti, Dio onnipotente e clementissimo, la cui natura è bontà, la cui volontà è potenza, la cui azione è misericordia, allorché la malizia del diavolo con il veleno del suo odio ci sottomise alla morte, tosto indicò all'inizio del mondo la medicina che la sua misericordia metteva a disposizione per risollevare il genere umano. Preannunciò al serpente la futura discendenza della donna che con la propria virtù gli avrebbe schiacciato il capo, sempre altero o pronto a mordere. In tal modo preannunciò Cristo, l'Uomo-Dio, che doveva venire nella carne e che, nascendo dalla Vergine con una nascita immacolata, doveva condannare colui che violò l'integrità del genere umano. Infatti il diavolo, trovando un sollievo alle proprie pene nel compagno di peccato, si gloriava che l'uomo, da lui ingannato, fosse stato privato dei doni divini e, spogliato della immortalità, fosse stato assoggettato a dura sentenza di morte; in più si gloriava perché Dio, secondo le esigenze della giustizia, era stato costretto a cambiare proposito riguardo all'uomo che egli aveva creato insignito di grande dignità. Per questo è stato necessario che Dio, immutabile, la cui volontà è inseparabile dalla benignità, adempisse con segreta economia e con occulto mistero il suo primo disegno di grazia ai nostri riguardi, affinché l'uomo, caduto in colpa per l'insidia del maligno diavolo, contrariamente al piano di Dio non perisse.

La novità nella nascita di Cristo

Dilettissimi, appena giunti i tempi prestabiliti per la redenzione degli uomini, Gesù Cristo, Figlio di Dio, fa il suo ingresso nella bassa condizione di questo mondo: discende dalla sede celeste senza, però, allontanarsi dalla gloria del Padre: è generato in un nuovo stato e con novità nella nascita. E' nuovo il suo stato, perché, pur rimanendo invisibile nella sua natura è diventato visibile nella natura nostra. Egli che è l'immenso, ha voluto essere racchiuso nello spazio: pur restando nella sua eternità ha voluto incominciare a esistere nel tempo. Il Signore dell'universo, nascosta sotto il velo la gloria della sua maestà, ha assunto la natura di servo. Dio, inviolabile, non ha sdegnato di assoggettarsi al dolore; l'immortale non ha rifiutato di sottomettersi alla legge della morte. Inoltre è stato generato con novità nella nascita, perché è stato concepito dalla Vergine ed è nato dalla Vergine senza l'intervento di padre terreno e senza la violazione della integrità della madre. A chi doveva essere il Salvatore degli uomini era conveniente una tale nascita, perché avesse in sé la natura umana e non conoscesse la contaminazione della umana carne. Dio stesso, infatti, è l'autore della nascita corporea di Dio, e l'arcangelo l'ha attestato alla santa vergine Maria: «Lo Spirito santo verrà sopra di te, e la potenza dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra: per questo il bambino santo che nascerà, sarà chiamato Figlio di Dio». Dunque la sua origine è diversa dalla nostra, ma la sua natura è uguale alla nostra. Il fatto che la Vergine abbia concepito, che la Vergine abbia partorito e poi sia rimasta ancora vergine, certamente è estraneo alla comune esperienza umana, poiché è fondato sulla divina potenza. In questo caso, difatti, non bisogna considerare la condizione di colei che partorisce, ma il volere di colui che nasce, il quale è nato dall'uomo nel modo che ha voluto e potuto. Se tu osservi la realtà della natura, costati la sostanza umana; ma se scruti la causa dell'origine, vi riconosci la potenza divina. Invero, Gesù Cristo, nostro Signore, è venuto per abolire il contagio del peccato, non per tollerarlo; è venuto per curare ogni malattia di corruzione e tutte le ferite delle anime macchiate. Era dunque opportuno che nascesse in maniera nuova colui che apportava agli uomini una nuova grazia di immacolata integrità. Era necessario che l'integrità di chi nasceva conservasse la nativa verginità della madre, e che l'adombramento della virtù dello Spirito santo custodisse il sacro recinto del pudore e la sede della santità. Gesù, difatti, aveva stabilito di rialzare la creatura che era precipitata in basso, di rafforzare la creatura conculcata e di donare e accrescere la virtù della castità per cui potesse essere vinta la concupiscenza della carne. Dio ha voluto in tal maniera che la verginità, necessariamente violata nella generazione degli altri uomini, fosse imitabile negli altri con la rinascita spirituale.

Il segreto messianico


Il fatto stesso, dilettissimi, che Cristo abbia scelto di nascere da una vergine, non mostra forse che era mosso da un motivo altissimo? Egli voleva che il diavolo ignorasse la nascita del Salvatore del genere umano; così ignaro dello spirituale concepimento, il maligno non avrebbe pensato a una nascita diversa da quella degli altri uomini, perché lo vedeva non differente dagli altri. Egli ha osservato la natura di lui, simile alla nostra, e ha creduto che egli fosse compreso nella condanna di tutti gli altri. Non comprese che era estraneo ai ceppi, procuratici dalla disobbedienza, colui che non vedeva libero dall'umana debolezza. Infatti Dio, verace e misericordioso, disponeva di molti modi per restaurare il genere umano, ma ha scelto questa via della redenzione per seguire un criterio di giustizia, anziché fare uso della sua potenza nel distruggere il male compiuto dal diavolo. Il superbo e antico nemico rivendicava per sé, non senza qualche ragione, un diritto di tirannia su tutti gli uomini; e opprimeva con dominazione non illegittima quelli che dal comando di Dio aveva trascinato a rendere ossequio spontaneo alle sue voglie. Perciò non avrebbe giustamente perduto la servitù del genere umano, instaurata agli inizi del mondo, se non fosse stato vinto da chi prima aveva assoggettato. Perché questo disegno si attuasse, Cristo, senza intervento di uomo, è stato concepito dalla Vergine, fecondata non dalla unione carnale, ma dallo Spirito santo. Le madri tutte non concepiscono senza la macchia del peccato; al contrario essa fu purificata dal fatto che concepì. Non si ebbe in questo caso nessun intervento dell'uomo, perciò non vi si mescolò il peccato originale. La verginità inviolata non conobbe la concupiscenza; solo somministrò la sostanza. Dalla madre fu assunta la natura dell'uomo, non la colpa. La natura di servo è stata fatta senza portare con sé condizione servile, perché l'uomo nuovo è stato misurato sul vecchio in modo da assumere la realtà della natura e da escludere l'antico peccato. Il misericordioso e onnipotente Salvatore ha regolato fin dall'inizio l'assunzione della natura umana in tal maniera da tenere nascosta la potenza divina, inseparabile dall'umanità assunta, col velo della nostra infermità. Fu, così, giocata l'astuzia del nemico che credette la nascita del fanciullo, nato per la salvezza del genere umano, sottomessa al suo dominio, non altrimenti che quella di tutti gli uomini che nascessero. Lo scorse che vagiva e lacrimava; l'osservò avvolto in pochi panni , soggetto alla circoncisione e riscattato con l'offerta del sacrificio legale. In seguito conobbe il normale sviluppo della sua puerizia e non poté mettere in dubbio la sua naturale crescita finché giunse a età virile. Mentre tutto ciò si compiva, egli scagliò oltraggi, moltiplicò le ingiurie, usò maledizioni, obbrobri, bestemmie e calunnie, e in ultimo rovesciò contro Cristo tutta la potenza del suo furore passando in rassegna tutte le possibili tentazioni. Ben conscio di avere col suo veleno prostrata la natura umana, non credette neppure lontanamente che fosse libero dal peccato chi da tante prove era riconoscibile per mortale. Perciò il diavolo, scellerato saccheggiatore e avaro esattore, persisté nella lotta contro chi nulla aveva in sé di malizia. Ma mentre lo perseguitava rivendicando l'esecuzione della sentenza di condanna per tutti gli uomini, riposta nell'origine intaccata dal peccato, oltrepassò la misura fissata nel decreto che gli serviva di sostegno, perché reclamò la pena del peccato da colui nel quale non scoprì nessuna colpa. Così per un consiglio poco accorto fu annullata la cedola del contratto di morte; per l'ingiustizia commessa nell'esigere di più, venne abolito tutto il debito. Quel forte viene incatenato con i suoi stessi ceppi e ogni astuzia del maligno viene ripiegata nel suo capo. Appena il principe del mondo è così imprigionato, le vettovaglie, procacciatesi con la schiavitù, gli vengono rapite. La natura purificata dal vecchio contagio, ritorna nel suo onore; la morte è distrutta con la morte, la nascita è restaurata con la nuova natività. Simultanei sono questi effetti: la redenzione abolisce la schiavitù, la rigenerazione trasforma l'origine e la fede rende giusto il peccatore.

Frutti della redenzione e propositi del cristiano

Dunque, chiunque tu sia che vuoi gloriarti del nome di cristiano, pondera con giusto giudizio la grazia di questa riconciliazione. A te, una volta prostrato ed escluso dal Paradiso, a te, destinato a morire ininterrottamente durante un lungo esilio e disperso alla stregua della polvere e della cenere, a te, senza speranza di vivere, è stata data con l'incarnazione del Verbo la facoltà di tornare, dal lontano luogo ove eri, al tuo Creatore, di riconoscere il tuo padre, di passare dalla servitù alla libertà, di essere innalzato dalla condizione di forestiero alla dignità di figlio. Così a te, nato dalla carne corruttibile, è stata data la facoltà di rinascere dallo Spirito di Dio e di ottenere per grazia ciò che non avevi per natura, in modo che riconoscendoti, mediante lo Spirito di adozione, come figlio di Dio, possa ardire di chiamare Dio tuo Padre. Ora che sei sciolto dal reato della cattiva coscienza, aspira al regno celeste; adempi la volontà di Dio, sostenuto dal divino aiuto; imita gli angeli sopra la terra; nùtriti della virtù di una sostanza immortale; combatti con sicurezza contro le tentazioni ostili in ossequio alla religione di Dio, e se avrai rispettato il giuramento della milizia celeste, sii certo che sarai incoronato per la vittoria nei campi trionfali dell'eterno Re, quando la risurrezione, preparata ai cultori di Dio, ti investirà per innalzarti alla società del regno celeste. Dilettissimi, fiduciosi in così grande aspettativa, rimanete stabili nella fede in cui siete stati fondati. Non sia mai che il tentatore, privato da Cristo della dominazione sopra di voi, vi abbia a sedurre di nuovo con insidie e riesca a profanare con la sua raffinata arte di inganni le gioie stesse del giorno presente. Non sia mai che riesca a illudere gli uomini più semplici con la nefanda persuasione di certuni, ai quali questo giorno della nostra solennità pare degno di festa non tanto a motivo della nascita di Cristo, quanto per il natale del nuovo sole. Le menti di costoro sono avvolte in dense tenebre e sono ben lontane dal far progressi nella vera luce. Si trascinano dietro i pazzeschi errori dei gentili, e perché sono incapaci di sollevare l'attenzione della mente sopra ciò che si vede con sguardo carnale, rendono culto divino agli astri, i quali non sono altro che i servi del mondo. Sia lontana dagli uomini cristiani tale sacrilega superstizione e mostruosa menzogna. Le cose temporali distano oltre ogni dire da colui che è eterno, le cose corporee da colui che è incorporeo, le creature suddite da colui che le governa: tutte queste cose hanno bensì bellezza, che suscita ammirazione, ma non hanno in se stesse la divinità che si possa adorare. Bisogna, dunque, rendere onore a quella potenza, sapienza, maestà che ha creato dal nulla l'universo e che ha generato con onnipotente parola le cose terrene e le cose celesti in quelle forme e misura che a lui è piaciuto. Il sole, la luna, le stelle sono utili a noi, che ce ne serviamo e appaiono leggiadre quando le rimiriamo. Di esse si deve rendere grazie al Creatore: si deve adorare Dio che le ha create, non le creature che lo servono. Dunque, dilettissimi, lodate Dio in tutte le sue opere e disposizioni. Abbiate una fede perfetta nella verginale integrità e nel parto della Vergine. Onorate il sacro e divino mistero della redenzione umana, prestando a Dio un servizio santo e sincero. Accogliete Cristo che nasce nella nostra carne, affinché meritiate di contemplarlo qual Dio della gloria nel regno della sua maestà: egli che col Padre e lo Spirito santo persevera nella unità della divinità nei secoli dei secoli. Amen.

lunedì 25 dicembre 2023

PRIMO DISCORSO TENUTO NEL NATALE DEL SIGNORE San Leone Magno

Pietro Cavallini, Natività, 1291, Basilica di Santa Maria in Trastevere


Gioia universale per la immacolata nascita del Signore 

Oggi, dilettissimi, è nato il nostro Salvatore: rallegriamoci! Non è bene che vi sia tristezza nel giorno in cui si nasce alla vita, che, avendo distrutto il timore della morte, ci presenta la gioiosa promessa dell'eternità. Nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia, perché il motivo del gaudio è unico e a tutti comune: il nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, è venuto per liberare tutti, senza eccezione, non avendo trovato alcuno libero dal peccato. Esulti il santo, perché si avvicina al premio. Gioisca il peccatore, perché è invitato al perdono. Si rianimi il pagano, perché è chiamato alla vita. Il Figlio di Dio, nella pienezza dei tempi che il disegno divino, profondo e imperscrutabile, aveva prefisso, ha assunto la natura del genere umano per riconciliarla al suo Creatore, affinché il diavolo, autore della morte, fosse sconfitto, mediante la morte con cui prima aveva vinto. In questo duello, combattuto per noi, principio supremo fu la giustizia nella più alta espressione. Il Signore onnipotente, infatti, non nella maestà che gli appartiene, ma nella umiltà nostra ha lottato contro il crudele nemico. Egli ha opposto al nemico la nostra stessa condizione, la nostra stessa natura, che in lui era bensì partecipe della nostra mortalità, ma esente da qualsiasi peccato. E' estraneo da questa nascita quel che vale per tutti gli altri: «Nessuno è mondo da colpa, neppure il fanciullo che ha un sol giorno di vita». Nulla della concupiscenza della carne è stato trasmesso in questa singolare nascita; niente è derivato ad essa dalla legge del peccato. E' scelta una vergine regale, appartenente alla famiglia di David, che, destinata a portare in seno tale santa prole, concepisce il figlio, Uomo-Dio, prima con la mente che col corpo. E perché, ignara del consiglio superno, non si spaventi per una inaspettata gravidanza, apprende dal colloquio con l'angelo quel che lo Spirito Santo deve operare in lei. Ella non crede che sia offesa al pudore il diventare quanto prima genitrice di Dio. Colei a cui è promessa la fecondità per opera dell'Altissimo, come potrebbe dubitare del nuovo modo di concepire? La sua fede, già perfetta, è rafforzata con l'attestazione di un precedente miracolo: una insperata fecondità è data a Elisabetta, perché non si dubiti che darà figliolanza alla Vergine chi già ha concesso alla sterile di poter concepire. 

La mirabile economia del mistero del Natale 

Dunque il Verbo di Dio, Dio egli stesso e Figlio di Dio, che «era in principio presso Dio, per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale neppure  una delle cose create è stata fatta», per liberare l'uomo dalla morte eterna si è fatto uomo. Egli si è abbassato ad assumere la nostra umile condizione senza diminuire la sua maestà. E' rimasto quel che era e ha preso ciò che non era, unendo la reale natura di servo a quella natura per la quale è uguale al Padre. Ha congiunto ambedue le nature in modo tate che la glorificazione non ha assorbito la natura inferiore, né l'assunzione ha sminuito la natura superiore. Perciò le proprietà dell'una e dell'altra natura sono rimaste integre, benché convergano in una unica persona. In questa maniera l'umiltà viene accolta dalla maestà, la debolezza dalla potenza, la mortalità dalla eternità. Per pagare il debito, proprio della nostra condizione, la natura inviolabile si è unita alla natura che è soggetta ai patimenti, il vero Dio si è congiunto in modo armonioso al vero uomo. Or questo era necessario alle nostre infermità, perché avvenisse che l'unico e identico Mediatore di Dio e degli uomini da una parte potesse morire e dall'altra potesse risorgere. Pertanto si deve affermare che a ragione il parto del Salvatore non corruppe in alcun modo la verginale integrità; anzi il dare alla luce la Verità fu la salvaguardia del suo pudore. Tale natività, dilettissimi, si addiceva a Cristo, «virtù di Dio e sapienza di Dio»; con essa egli è uguale a noi quanto all'umanità, è superiore a noi quanto alla divinità. Se non fosse vero Dio non porterebbe la salvezza, se non fosse vero uomo non ci sarebbe di esempio. Perciò dagli angeli esultanti si canta nella nascita del Signore: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli» e viene annunciata «la pace in terra agli uomini di buona volontà» . Essi, infatti, comprendono che la celeste Gerusalemme sta per essere formata da tutte le genti del mondo. Or quanto gli umili uomini devono rallegrarsi per quest'opera ineffabile della divina misericordia, se gli angeli eccelsi tanto ne godono? La vita della nuova creatura Pertanto, dilettissimi, rendiamo grazie a Dio Padre mediante il suo Figlio nello Spirito Santo, poiché la sua grande misericordia, con cui ci ha amato, ha avuto di noi pietà. «Quando ancora noi eravamo morti a causa dei nostri peccati, ci ha vivificati con Cristo» per essere in lui una nuova creatura e una nuova opera. Dunque spogliamoci del vecchio uomo e dei suoi atti . Ora che abbiamo ottenuto la partecipazione alla generazione di Cristo, rinunciamo alle opere della carne. Riconosci, o cristiano, la tua dignità, e, reso consorte della natura divina, non voler tornare con una vita indegna all'antica bassezza. Ricorda di quale capo e di quale corpo sei membro. Ripensa che, liberato dalla potestà delle tenebre, sei stato trasportato nella luce e nel regno di Dio. Per il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito santo: non scacciare da te con azioni cattive un sì nobile ospite e non ti sottomettere di nuovo alla schiavitù del diavolo, perché ti giudicherà secondo verità chi ti ha redento nella misericordia, egli che vive e regna col Padre e lo Spirito santo nei secoli dei secoli. Amen.