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domenica 2 ottobre 2022

Alle deliranti farneticazioni del dittatore Ortega:La Chiesa risponde con la preghiera.




Daniel Ortega, dittatore del Nicaragua e idolo della sinistra mondiale, sferra i suoi colpi sulla Chiesa cattolica e sul popolo nicaraguense"


La Chiesa cattolica sempre più nel mirino del governo sandinista in Nicaragua. A nulla sono valse le parole distensive pronunciate da Papa Francesco sul volo di ritorno dal Kazakistan. "In questo momento c'è dialogo", aveva detto il Sommo Pontefice  rispondendo ad una domanda sulla situazione nicaraguense. Questa settimana, però, sono arrivate le parole di fuoco del presidente Daniel Ortega a schiaffeggiare la mano tesa dalla Santa Sede.
L'ex guerrigliero, che per la quarta volta nel 2021 dopo elezioni non del tutto chiare e cristalline,fortemente  contestate dalla comunità internazionale, dall'inizio dell'anno in corso ha messo nel mirino la Chiesa cattolica che con i suoi vescovi e religiosi hanno avuto il coraggio e lo zelo apostolico e hanno
denunciato le violazioni dei diritti umani e la repressione della società civile in atto. La persecuzione religiosa per mano del regime tirannico che opprime il Nicaragua è più che evidente: in questi giorni ha fatto il giro del mondo l'immagine di monsignor Rolando José Alvarez Lagos in ginocchio e con le mani alzate, circondato da poliziotti armati.
È il vescovo della diocesi di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, noto per le sue parole critiche contro gli abusi di potere del dittatore Daniel Ortega. Oggi si trova agli arresti domiciliari.Ortega in uno dei suoi tanti deliri di onnipotenza ha affermato nel corso di una diretta televisiva che la Chiesa cattolica "usa i vescovi in Nicaragua per realizzare un colpo di Stato".
Ma non è un evento isolato, è l'intensificarsi delle vessazioni subite dalla Chiesa in Nicaragua dopo le proteste avvenute lo scorso 2018 contro il regime sandinista e che la sono stati più volte denunciati attraverso numerosi articoli da diversi quotidiani.Padre Edwin Roman, parroco di San Miguel di Masaya, una città del Nicaragua sudoccidentale, il 14 novembre aveva annunciato una messa destinata in particolare ai parenti dei detenuti politici, ma alla maggior parte dei fedeli è stato impedito l’accesso e la funzione è stata celebrata alla presenza del piccolo gruppo di persone che erano entrate prima dell’arrivo degli agenti. Nelle ore successive è stato fatto circolare un video registrato mentre il sacerdote discuteva con la polizia e si è sparsa la notizia che il gruppo entrato nella chiesa aveva deciso di rimanervi e di incominciare uno sciopero della fame. Per tutta risposta le autorità nella notte hanno tolto all’edificio luce elettrica e acqua. L’agenzia Fides riporta che già altre volte le forze dell’ordine hanno impedito lo svolgimento delle attività della Chiesa cattolica a Masaya. Il 12 novembre del 2019 ad alcuni sacerdoti è stato impedito l’accesso alla sede in cui si svolgeva l’incontro mensile dei sacerdoti che era stata circondata da poliziotti. Padre Edwin a ottobre aveva coraggiosamente denunciato in televisione la crescente repressione esercitata contro la Chiesa nel paese: “le aggressioni che la Chiesa sta vivendo oggi – ha detto – superano le aggressioni di coloro che ne furono vittime negli anni 80 durante la guerra civile nel nostro paese. Negli anni 80 c’era la dittatura di Somoza contro gente armata, questa invece è una dittatura contro un popolo disarmato”. Il 25 agosto 2022 dopo l'attentato in Cattedrale, in Nicaragua l'odio verso la Chiesa prosegue: preso di mira il Santuario di Santa Rita da Cascia Teustepe. L'immagine della santa è stata deturpata. Il quotidiano La Bussola intervista il vicario dell'arcidiocesi di Managua, Fonseca: «Qui c'è un attacco frontale dello Stato contro la Chiesa, perché il presidente ci ha insultato, è una guerra aperta contro la Chiesa e l'impressione è che l'obiettivo sia farla fuori». L'appello alla Comunità internazionale: «I sacerdoti si sentono minacciati, girano squadre di incappucciati impuniti». Già il 31 luglio il Nicaragua ha fatto notizia per l'“attentato terroristico” - come è stato definito dallo stesso episcopato - subìto dalla Cattedrale di Managua, dopo il lancio da parte di uno sconosciuto di una molotov, che ha provocato l'incendio che successivamente ha bruciato il tabernacolo e l'immagine del Sangue di Cristo. Un'immagine di cui si celebravano quest'anno i 382 anni dall’arrivo a Managua, che era sopravvissuta a quattro terremoti ed era stata venerata da San Giovanni Paolo II nel 1996, durante la sua seconda visita nel Paese centroamericano.

L'immagine calcinata del sangue di Cristo è diventata un simbolo della sofferenza del popolo nicaraguense, che prima dell'arrivo del Covid19 stava già attraversando una profonda crisi socio-politica ed economica, causata dal crudele regime sandinista di Daniel Ortega, segnalato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per la persistenza di gravi abusi dall’anno 2018.

“Qui stiamo sopravvivendo a tutte le pandemie che abbiamo, quella politica, sanitaria, della sicurezza e alle persecuzioni”, ha detto Mons. Silvio Fonseca la Chiesa nicaraguense vive la violenza che la assedia e che sembra non fermarsi. “Qui c'è un attacco frontale dello Stato contro la Chiesa, è una guerra aperta contro la Chiesa e  l'obiettivo sia farla fuori”.Ogni giorno siamo più preoccupati perché ora il regime sta cambiando strategia. La polizia si è dedicata alla visita dei sacerdoti del Paese, assicurando loro protezione contro le minacce che possono esserci contro la Chiesa. Ma tutto questo nasconde la malvagità, è inquietante! È un nuovo capitolo che si apre per fingere che qui non c’è persecuzione religiosa, quando è il contrario. Qui c’è un odio istituzionalizzato, che ha permeato la mentalità e le azioni dei simpatizzanti del partito comunista e, tra loro, della polizia contro i preti. All’improvviso hanno iniziato a visitare tutte le chiese e tra i sacerdoti c'è preoccupazione per cosa si nasconde dietro tutto questo. Non ci inganneranno e stiamo vedendo fino a che punto può arrivare questa operazione di invasione delle Chiese, perché quando raggiungono un prete invadono una comunità cattolica.
In Nicaragua c'è un popolo,c'è una Chiesa accanto al suo popolo che soffre ogni giorno, perché chiede che gli vengano riconosciuti la libertà e la democrazia, vogliono che il Paese possa eleggere i suoi leader in elezioni libere e trasparenti. La maggioranza in Nicaragua è cattolica e vogliono un cambiamento senza violenza, però c'è una repressione permanente, il Paese è militarizzato. C'è un popolo che soffre terribilmente e chiedono alla comunità internazionale di farsi almeno eco a ciò che sta accadendo nel Paese.

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