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giovedì 27 settembre 2018

Conferenza dei vescovi della Chiesa di Cina:La Chiesa cinese rimane indipendente e fedele al Partito Comunista


Associazione patriottica dei cattolici cinesi e della Conferenza dei vescovi della Chiesa di Cina (organismi non riconosciuti dalla Santa Sede) commenta lo “storico accordo” sulle nomine episcopali: “Rimaniamo sul sentiero che porta al socialismo”. Apprezzamento “di cuore” per la firma fra Vaticano e Pechino.


La Chiesa cattolica cinese “continuerà ad operare in maniera indipendente. Amiamo il Paese e la Chiesa, porteremo avanti il principio di indipendenza e il concetto di sinicizzazione della religione rimanendo sul sentiero che porta alla società socialista”.

Lo scrivono i membri dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi e del Consiglio dei vescovi della Chiesa di Cina (organismi non riconosciuti dalla Santa Sede) in una nota resa pubblica ieri, il giorno dopo lo “storico accordo” fra Cina e Vaticano sulla nomina dei vescovi nel Paese asiatico.

La firma dell’accordo viene accolta “con un apprezzamento di cuore” e la Chiesa cattolica cinese sottolinea di “appartenere alla stessa fede” delle Chiese cattoliche degli altri Paesi: “Vogliamo portare avanti scambi amichevoli e migliorare la comprensione reciproca. Sulla base dell’indipendenza, del rispetto, dell’uguaglianza e della buona fede”.

Cina-Vaticano:Card. Zen:allora quale messaggio la Santa Sede intende mandare ai fedeli in Cina con questo comunicato? “Abbiate fiducia in noi, accettate quel che abbiamo deciso”?

Card. Zen

C’è speranza ma molte preoccupazioni, tristezza e afflizione fra i cattolici cinesi alla notizia dell’accordo provvisorio sulle nomine dei vescovi firmato fra la Cina e la Santa Sede. Vi sono critiche ai vescovi illeciti a cui è stata cancellata la scomunica, perché “hanno amanti e figli” e sono “fedeli collaboratori del regime contro il Signore”, insieme a richieste di poter vedere e conoscere il testo dell’accordo. Vi è pure chi presenta tutta una serie di richieste a cui l’accordo dovrebbe rispondere, magari nel prossimo futuro; chi ricorda i vescovi imprigionati e ne chiede la liberazione. Mons. Guo Xijin, vescovo di Mindong, che dovrebbe diventare un ausiliare di mons. Vincenzo Zhan Silu, appena riammesso nella comunione cattolica (era uno dei vescovi scomunicati), preferisce tacere. Un altro, che dovrebbe essere sostituito - o condividere la responsabilità della diocesi- con uno dei vescovi ex scomunicati – dice di non sapere nulla del suo futuro destino. Qualcuno afferma che l’accordo provvisorio porterà ancora più confusione nella Chiesa e in Cina. I nomi delle persone sono stati cambiati o omessi per esigenze di sicurezza.
Il comunicato, tanto atteso, della Santa Sede è un capolavoro di creatività nel dire niente con tante parole.

Dice che l’accordo è provvisorio, senza dire la durata della sua validità; dice che prevede valutazioni periodiche, senza dire quando sarà la prima scadenza.

Del resto qualunque accordo può dirsi provvisorio, perché una della due parti può sempre aver ragione per chiedere una modifica od anche l’annullamento dell’accordo.

Ma la cosa importante è che se nessuno chiede di modificare od annullare l’accordo, questo, anche se provvisorio, è un accordo in vigore. La parola “provvisorio” non dice niente.


“L’accordo tratta della nomina dei Vescovi”. Questo la Santa Sede ha già detto tante volte, da tanto tempo. Allora qual’è il risultato della lunga fatica. Qual’è la risposta alla nostra lunga attesa? Non si dice niente! È segreto!?


Tutto il comunicato si reduce a queste parole “C’è stata la firma di un accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi”. Tutto il resto sono parole senza senso.


Allora quale messaggio la Santa Sede intende mandare ai fedeli in Cina con questo comunicato? “Abbiate fiducia in noi, accettate quel che abbiamo deciso”(?)


E che cosa dirà il governo ai cattolici in Cina? “Obbedite a noi, la Santa Sede è già d’accordo con noi”(?)


Accettare ed obbedire senza sapere che cosa si deve accettare, in che cosa si deve obbedire? Una obbedienza “tamquam cadaver” nel linguaggio di Sant’Ignazio?


Siamo particolarmente preoccupati di sapere: “la nomina dei Vescovi” include anche la legittimazione dei sette? Include anche la rinomina dei Vescovi della Comunità “clandestina” presentati questa volta dal Governo? E quelli che non accettano tale rinomina, non rimane che essere riconoscenti al governo per riconoscerli finalmente come Vescovi Emeriti?

domenica 23 settembre 2018

Padre Pio Acceso dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo

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Per Padre Pio la fede era la vita: tutto voleva e tutto faceva alla luce della fede
Acceso dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo, Padre Pio visse in pienezza la vocazione sacerdotale a contribuire alla redenzione dell'uomo, secondo la speciale missione che caratterizzò tutta la sua vita e che egli attuò mediante la direzione spirituale dei fedeli, mediante la riconciliazione sacramentale dei penitenti e mediante la celebrazione della Santa Messa. Il momento più alto della sua attività apostolica era quello in cui celebrava il Santo sacrificio della Messa. I fedeli, che vi partecipavano, percepivano il vertice e la pienezza della sua spiritualità.
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Padre Pio Il Santo di Pietrelcina (al secolo Francesco Forgione) nacque a Pietrelcina, un piccolo paese del beneventano, il 25 maggio 1887. a cinquant’anni dalla sua nascita al cielo, continua ancora ad attrarre le anime. Del resto fu lo stesso San Pio ad affermare che avrebbe fatto più rumore da morto, più di quanto non ne abbia fatto in vita. Già noto al mondo come il “Frate stigmatizzato”, Padre Pio, al quale il Signore aveva donato particolari carismi, si adoperò con tutte le sue forze per la salvezza delle anime. Le moltissime testimonianze dirette della “santità” del Frate, arrivano sino ai nostri giorni, accompagnate da sentimenti di gratitudine.
Le sue intercessioni provvidenziali presso Dio furono per molti uomini causa di guarigione nel corpo e motivo di rinascita nella Fede.

sabato 15 settembre 2018

Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra!

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Vangelo Lc 2, 33-35
Anche a te una spada trafiggerà l’anima.

Dal vangelo secondo Luca 
In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate (Disc. nella domenica fra l'ottava dell'Assunzione 14-15; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 273-274) 
Il martirio della Vergine viene celebrato tanto nella profezia di Simeone, quanto nella storia stessa della passione del Signore. Egli è posto, dice del bambino Gesù il santo vegliardo, quale segno di contraddizione, e una spada, dice poi rivolgendosi a Maria, trapasserà la tua stessa anima (cfr. Lc 2, 34-35).
Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era ispirato, la lancia crudele, non poté arrivare alla sua anima. Quando, infatti, non rispettando neppure la sua morte, gli aprì il costato, ormai non poteva più recare alcun danno al Figlio tuo. Ma a te sì. A te trapassò l'anima. L'anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare.
Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, supererò di molto, nell'intensità, le sofferenze fisiche del martirio. 
Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l'anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? Ti fu detto infatti: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26). Quale scambio! Ti viene dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del Signore, il discepolo al posto del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Dio vero. Come l'ascolto di queste parole non avrebbe trapassato la tua anima tanto sensibile, quando il solo ricordo riesce a spezzare anche i nostri cuori, che pure sono di pietra e di ferro?
Non meravigliatevi, o fratelli, quando si dice che Maria è stata martire nello spirito. Si meravigli piuttosto colui che non ricorda d'aver sentito Paolo includere tra le più grandi colpe dei pagani che essi furono privi di affetto. Questa colpa è stata ben lontana dal cuore di Maria, e sia ben lontana anche da quello dei suoi umili devoti.
Qualcuno potrebbe forse obiettare: Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era forse certa che sarebbe ben presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l'amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l'amore, al quale dopo quello di Cristo nessuno altro amore si può paragonare.
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Vangelo Gv 19, 25-27
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Stabat Mater dolorosa
iuxta Crucem lacrimosa,
dum pendebat Fílius.


Cuius animam gementem,
contristátam et dolentem,
pertransívit gládius.


O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigeniti!


Quae maerebat, et dolebat,
Pia Mater, dum videbat
Nati poenas íncliti.


Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
in tanto supplício?


Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
dolentem cum Fílio?


Pro peccátis suae gentis
vidit Iesum in tormentis,
et flagellis súbditum


Vidit suum dulcem natum
moriendo desolátum,
dum emísit spíritum.


Eia Mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.


Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam. ]


Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide


Tui nati vulneráti,
Tam dignati pro me pati,
poenas mecum dívide.


Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolere,
donec ego víxero.


Iuxta Crucem tecum stare,
et me tibi sociáre
in planctu desídero.


Virgo vírginum præclára,
mihi iam non sis amára:
fac me tecum plángere.


Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consórtem,
et plagas recólere.


Fac me plagis vulnerári,
fac me Cruce inebriáriet
cruóre Fílii.


Flammis ne urar succensus,
per te, Virgo,
sim defensusin die iudícii.


Christe, cum sit hinc exíre,
da per Matrem me veníre
ad palmam victóriæ.


Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradísi glória.

venerdì 14 settembre 2018

Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Cristo, nostro Signore”(Gal. 6, 14).

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Fermiamoci un istante a considerare í dolori di Gesù sulla Croce, e per amor suo abbracciamo volentieri la nostra croce. 

Vorremmo volentieri fare a meno della croce. A nessuno piace soffrire, eppure nel vangelo Gesù ci invita a prendere la nostra croce per seguirlo. Non ci promette scorciatoie fatte di benessere o tranquillità. Ci promette che non saremo soli, che lui è con noi. Ci promette che non ci lascerà appesi alla croce, lui risorge per noi. Ci promette che la nostra croce non è inutile se portata con amore.“Portare la propria croce significa portare l'amore nella vita, fino ad esserne crocifissi” (Curtaz). Lasciarsi crocifiggere per amore! Fa paura, ma è bello!Il crocifisso che accoglie la sua croce trasforma la propria sofferenza in dono gratuito per gli altri, non si tira indietro quando si tratta di soffrire per gli altri! Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato: Gesù è morto sulla croce per noi, per insegnarci ad amare, a perdonare, a donare.

mercoledì 12 settembre 2018

Santissimo Nome di Maria

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«12 settembre: Santissimo Nome della B. V. Maria. In questo giorno viene rievocato l'ineffabile amore della Madre di Dio verso il Figlio santissimo e viene posta avanti gli occhi dei fedeli la figura della Madre del Redentore per essere piamente invocata.»

La devozione al nome di Maria, presto arricchita dai pontefici di particolari indulgenze, risale alla metà del XII secolo. La festa venne istituita nel 1513 da papa Giulio II, che la concesse alla sola diocesi spagnola di Cuenca: inizialmente celebrata il 15 settembre, spostata da papa Sisto V al 17 dello stesso mese (1587), la celebrazione della festa venne estesa da papa Gregorio XV all'arcidiocesi di Toledo (1622) e da papa Clemente X all'intera Spagna (1671).

La sua promozione a festività di tutta la Chiesa è dovuta a papa Innocenzo XI Odescalchi (che con decreto del 5 febbraio del 1685 ne spostò anche la data alla domenica fra l'Ottava della Natività) per commemorare la messa che a Vienna, il 12 settembre del 1683, aveva suggellato l'alleanza fra l'imperatore Leopoldo I d'Austria e il re di Polonia Giovanni III Sobieski: quel giorno, i due sovrani cattolici avevano dato il via alla controffensiva che portò alla liberazione della capitale austriaca dall'assedio dei Turchi (12 settembre 1683).

Come festività di tutta la Chiesa il Santissimo Nome di Maria ha quindi origini simili a quelle della Trasfigurazione, istituita da papa Callisto III in ricordo della liberazione di Belgrado(6 agosto 1455), e della Madonna del Rosario, voluta da papa Pio V per commemorare la vittoria di Lepanto (7 ottobre 1571).

In anni più recenti papa San Pio X la riportò alla data tradizionale del 12 settembre. Papa Paolo VI la tolse dal calendario romano, ma inserì nel Messale una Messa votiva in suo onore. Papa Giovanni Paolo II, nella terza edizione del Messale Romano post-conciliare (2002), la fece riapparire come memoria (facoltativa) nella data del 12 settembre.

domenica 9 settembre 2018

Mons. Salvatore Cordileone Arcivescovo di San Francisco Lettera sulla testimonianza dell’Arcivescovo Viganò








Carissimi fedeli dell’Arcidiocesi,

la scorsa domenica abbiamo assistito a ciò che molti definiscono una “bomba” all’interno della Chiesa: la pubblicazione della testimonianza dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò sulla corruzione e le coperture a tutti i livelli della Chiesa stessa, sulla base della sua conoscenza personale, vasta e di lungo corso.

Ho conosciuto bene l’Arcivescovo Viganò durante gli anni in cui ha prestato servizio come Nunzio Apostolico qua negli Stati Uniti. Posso attestare che si tratta di un uomo che ha servito la sua missione con disinteressata dedizione, che ha ben adempiuto la missione petrina affidatagli dal Santo Padre di “confermare i fratelli nella fede”, che lo ha fatto con grande sacrificio personale e nessuna intenzione di promuovere la sua “carriera”; tutto ciò a testimoniarne l’integrità e il sincero amore verso la Chiesa. Inoltre, pur non avendo notizie privilegiate sulla situazione dell’Arcivescovo McCarrick, dalle informazioni che ho sulle pochissime altre dichiarazioni fatte dall’Arcivescovo Viganò, posso confermare che sono vere. Le sue affermazioni, quindi, devono essere prese seriamente. Liquidarle con leggerezza favorirebbe il proseguire di una cultura del diniego e dell’insabbiamento. Naturalmente per verificare le sue dichiarazioni nel dettaglio dovrà essere condotta un’indagine formale, che sia approfondita ed obiettiva. Sono perciò grato al Cardinale DiNardo per aver meritoriamente richiesto che vengano date risposte “conclusive e basate sull’evidenza”, e unisco la mia voce a quella di altri vescovi nel richiedere un’indagine di questo tipo, e per adottare ogni azione correttiva che si rendesse necessaria alla luce dei suoi risultati.

sabato 8 settembre 2018

Natività della Beata Vergine Maria

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 Si rallegrino tutti gli uomini perchè la nascita della
Vergine è venuta ad annunciarvi la aurora
del grande giorno di liberazione alla quale
aspirano tutti i popoli
Questa festa è stata introdotta in Occidente da papa Sergio I nel solco della tradizione orientale. La Natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia dell’arrivo del Salvatore. La festa della Natività di Maria è stata introdotta da papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orientale. La natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore.
L’8 settembre, quindi, le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita della Vergine, madre del Signore. La fonte prima che racconta l’evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa si estese poi a Costantinopoli e fu introdotta in occidente da Sergio I, un papa di origine siriana. «Quelli che Dio da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati»: Dante sembra quasi parafrasare il versetto di san Paolo quando definisce Maria «termine fisso d’eterno consiglio».

venerdì 7 settembre 2018

ESCLUSIVO: Il rapporto del Gran Giurì della Pennsylvania sugli abusi – a cura di Elisabetta Frezza

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Il procuratore della Pennsylvania: «Il Vaticano sapeva e ha coperto gli abusi»

Fonte Riscossa Cristiana 

Dopo due anni di indagini, lo scorso 14 di agosto è stato reso pubblico il rapporto (di millequattrocento pagine) redatto dal Gran Giurì presso la procura della Pennsylvania che, guidata dal procuratore generale Josh Shapiro, è stata investita dell’inchiesta sugli abusi compiuti da esponenti della Chiesa Cattolica negli ultimi settant’anni in sei delle otto diocesi dello Stato. Dagli anni ’40 ad oggi, centinaia di preti hanno abusato di migliaia di fedeli spesso minorenni (la stima è per difetto, perché alcuni documenti ecclesiali sono andati perduti e molte delle vittime hanno preferito non esporsi), mentre i prelati loro superiori li hanno sistematicamente coperti. Il rapporto è il più completo mai prodotto da una istituzione governativa negli Stati Uniti su casi di abusi. Dietro la valanga di testimonianze raccolte, con nomi, date, racconti, lettere e documenti, ciò che emerge è soprattutto il sofisticato sistema di copertura apparecchiato dalle autorità ecclesiastiche per minimizzare o insabbiare i comportamenti criminosi dei chierici predatori sessuali. Peraltro, se alcuni dei preti colpevoli di abusi sono stati di fatto rimossi dai loro incarichi pur con motivazioni diverse da quelle vere, e artatamente fuorvianti, gli alti prelati che li hanno protetti dalle accuse non solo hanno mantenuto i propri ruoli, ma addirittura hanno conseguito promozioni gerarchiche: tra questi, l’attuale arcivescovo di Washington, il cardinale Donald Wuerl, successore del pedofilo Theodore McCarrick.

LA THEOTOKOS




AUXILIUM CHRISTIANORUM


1. Storia del ti­tolo

È, a quanto sembra, il più antico fra i vari titoli dati dai fedeli a Maria. Nel « Sub tuum praesidium » (v.) del sec. III viene invocato l'aiuto della Madonna con questi termini: « Sotto lo scudo delle tue misericordie noi ci rifugiamo, o Madre di Dio; non disprezzare le nostre preghiere, ma liberaci dal male ». Cartagine ornava le sue chiese con mattonelle del sec. IV por­tanti l'iscrizione: « Set Maria Aiuba nos » (« Santa Maria, aiutaci! »). In alcune di esse vi è al centro una rosa (simbolo di Maria) con ai lati due colonne (Pietro e Paolo). A Bisanzio il titolo di « Ausiliatrice » (Baètheia) veniva inciso su anelli e sigilli, su monete e su tombe. Nella sola opera di Sigillografia dello Schlumberger, sono raccolte un migliaio di simili acclamazioni (Cfr. Schlumberger, Sygillographie de l’empire byzantin). L'in­vocazione alla Baètheia si trova non di rado anche fra i Padri e nella liturgia bizantina. Dodici Vescovi (fra i quali quelli di Catania, Taormina, Calabria), Autorità pubbliche, fa­miglie private, chiese e monasteri (per es. S. Sofia) apposero sui loro sigilli l'acclama­zione all'Ausiliatrice. In una moneta dell'Imperatore Dio­gene si legge: « O Madre di Dio, aiuta il romano imperatore ». Altrettanto si legge nelle monete di Niceforo (sec. XI). L'invocazione « Auxilium christianorum » esisteva già nelle litanie prelauretane fin dal 1200 (Cfr. De Sanctis, in « Civilità Cattolica » 1896-97). Non fu ag­giunta, perciò — come spesso è stato detto — da S. Pio V in memoria della vittoria di Lepanto. Nelle suddette litanie si trovano an­che le invocazioni: « Auxilium desperatoum », « Auxiliatrix viduarum », « Auxiliatrix peccatorum ». In Sicilia, perlomeno fin dal sec. XIV (co­me risulta da documenti), vi erano santuari dedicati alla « Matri Aiutu » o « di lu Succursu ». Anche vari quadri raffiguranti la Vergine che, con un bastone, scaccia il demonio, portano la didascalia « Madonna del Soccorso » nella lotta contro Satana. Uno di tali quadri (del 1500) si trova in Assoro, proviene dalla chiesa dell'« Aiuto » ed ha la didascalia: « Auxilium christianorum ». Nel 1684, dopo la vittoria di Vienna contro le forze dell'Islam (1683), veniva istituita, in Baviera, la prima « Confraternita dell'Ausiliatrice ». La devozione all’Ausiliatrice venne poi intro­dotta, a Torino, ove un principe sabaudo faceva scolpire una sua statua, icono­graficamente simile a quella che farà poi dipingere S. Giovanni Bosco. Pio VII, in memoria della sua liberazione dalla prigionia napoleonica ottenuta con l'aiuto di Maria e a ricordo dei tanti aiuti da Lei prestati alla Chiesa nei momenti più critici della sua storia, nel 1815 istituiva la festa di Maria Auxilium christianorum. In quello stesso anno nasceva Don Bosco, il futuro impareggiabile apostolo di Maria. 
« Auxilium christianorum » con le sue 3000 opere e, in modo particolare, con il grandioso Santuario dell'Ausiliatrice, da lui eretto in Torino. « Dio – diceva - vuole glorificare l'Augusta sua Genitrice, invocata col titolo di Ausiliatrice ». La festa di Maria Auxilium christianorum si estendeva in molte parti d Italia e del mondo, celebrata da Ordini e Congrega­zioni religiose (Servi di Maria, Barnabiti, Dottrinari ecc.) e da mille diocesi. In Francia, la B. Soubiran (1838-1889) fondava le « Suore di Maria Ausiliatrice ». In Italia, S. Maria Mazzarello, nel 1852, fondava l'istituto delle «Figlie di Maria Ausiliatrice », costituite poi in Congregazione da S. Giovanni Bosco. Esistono anche le Suore Francescane della B.M.V. Aiuto dei Cristiani, fondate da Suor Bernarda Butler nel 1888.

giovedì 6 settembre 2018

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò: punito per aver detto la verità?

cardinale Coccopalmerio

(di Roberto de Mattei) L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ha portato alla luce l’esistenza di una rete di corruzione in Vaticano, chiamando in causa i responsabili, a cominciare dalle supreme autorità ecclesiastiche, sarà punito per aver detto la verità? Papa Francesco sta esaminando questa possibilità, se è vero, come confermato da più fonti, che ha consultato il cardinale Francesco Coccopalmerio, e qualche altro canonista, per studiare le possibili sanzioni canoniche da irrorare nei confronti dell’arcivescovo, a cominciare dalla sospensione a divinis.

Papa Francesco non puoi chiamare "cani selvaggi" il prossimo




di Marcello Veneziani
No, Santità, un Papa non può chiamare "cani selvaggi" il prossimo, e soprattutto quando si tratta di cattolici, cristiani, credenti. Cani è la definizione spregiativa che gli islamici danno degli infedeli e dei cristiani. Perfino i più spietati terroristi sono stati definiti dai Pontefici che hanno preceduto Francesco "uomini delle Brigate rosse", uomini dell'Isis. Mai cani. Scendere a quei livelli livorosi non è degno di un Santo Padre. Il silenzio e la preghiera erano le risposte p iù dignitose.
Per carità, non facciamo le anime belle. Sappiamo che verminaio c' è negli intestini della curia e nei bassifondi della Chiesa. Il racket della pedofilia, come la lobby gay a cui lo stesso Bergoglio una volta accennò, sono solo alcuni dei lati oscuri della Chiesa. Quella pedofilia di cui sconcertano le proporzioni, la collegialità, la complicità reciproca, prima che i suoi singoli e frequentissimi episodi. Ma oltre quei giri torbidi che riguardano la sfera sessuale ce ne sono almeno altri due: uno incentrato sul malaffare e l' altro sulla guerra senza esclusione di colpi per conquistare ruoli di potere clericale. Giri che non nascono certo con Papa Bergoglio ma sono il lato b della Chiesa, il suo volto corrotto e si presentano con alti e bassi da svariati secoli, con un' accentuazione speciale da quando l' ateismo e il nichilismo hanno corroso anche la fede dentro i sacri portoni della Chiesa. Verrebbe voglia di invocare i cani per risanare la Chiesa ma i cani del Signore, come si chiamarono i Domenicani, a cui appartenne anche il più fulgido Dottore della Chiesa, San Tommaso d' Aquino.

"Il vero piano di Papa Francesco per spaccare in due la Chiesa"


di Marcello Veneziani

Un articolo di una durezza senza precedenti, forse il più duro mai scritto su questo papa. Perchè non viene da un "conservatore", da un "ortodosso" che vede il suo modello di Chiesa e di fede messi in crisi da Papa Francesco. Ma da Marcello Veneziani, che di certo un ultrà cattolico non è.

Si appella, Veneziani su Il Tempo, al termine usato dallo stesso Bergoglio per definire le forze che lo stanno attaccando dall'interno della Chiesa sulla questione del dossier sul cardinale McCarrick: "Cani selvaggi", per sottolineare come i predecessori di Francesco non avessero definito "cani selvaggi" nemmeno i terroristi delle Brigate Rosse o dell'isis ("uomini delle Brigate Rosse", "uomini dell'Isis").


Per arrivare a dire come non siano, oggi, i conservatori, a dividere la Chiesa. Ma lo stesso Bergoglio abbia sin dall'inizio "fondato il suo papato su precise scelte di campo, sociale, politica, culturale, non dirò dottrinaria per la debolezza teologica di questo pontefice. Una scelta di campo nel linguaggio, nel modo di fare, nella lontananza dal rito, dalla liturgia, dalla tradizione" che inevitabilmente avrebbero portato a una divisione ta 'quelli di qual' e 'quelli di là'.

"Il Papa scelse temi, interlocutori, autori da citare, territori e popoli che non appartenevano alla Chiesa, alla civiltà cristiana, che non si ispiravano ai santi, ai martiri, ai padri della Chiesa. E l' idea stessa di chiamarsi Francesco, un papa senza pecedenti, fu un preciso segno di rottura. Ora con queste premesse mi pare assurdo invertire la sequenza e accusare i "conservatori" di complottare contro il Papa. E' Bergoglio che li ha messi fuori dalla Chiesa, li ha fatti sentire estranei e colpevoli. E' Bergoglio che ha spaccato la cristianità, che ha separato la Chiesa presente dalla sua tradizione millenaria, che ha preferito dialogare con i non cristiani, i non cattolici, i non europei, oscillando tra atei, islamici e protestanti e aprendo, seppure in modo contraddittorio, a coppie diverse dalle famiglie. Non a caso Bergoglio è diventato il leader morale di tutte le sinistre, acclamato dai liberal come dai radical, dall'establishment progressista e dagli antagonisti. E sul tema dell' accoglienza è andato ben oltre le aperture dei suoi predecessori, ponendosi drasticamente da una parte, con le Ong, senza mai considerare i disagi, i pericoli e l' arrivo massiccio di islamici".

martedì 4 settembre 2018

«Papa Bergoglio:Io non dirò una parola su questo»


(di Roberto de Mattei) «Io non dirò una parola su questo». Con questa frase, pronunciata il 26 agosto 2018 nel volo di ritorno Dublino-Roma, papa Francesco ha reagito alle impressionanti rivelazioni dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che lo chiamavano direttamente in causa.

Alla giornalista Anna Matranga (NBC), che gli aveva chiesto se fosse vero quanto scritto dall’ex-nunzio negli Stati Uniti, il Papa ha infatti risposto: «Ho letto, questa mattina, quel comunicato. L’ho letto e sinceramente devo dirvi questo, a Lei e a tutti coloro tra voi che sono interessati: leggete voi, attentamente, il comunicato e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo. Credo che il comunicato parla da sé stesso, e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni. È un atto di fiducia: quando sarà passato un po’ di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò. Ma vorrei che la vostra maturità professionale faccia questo lavoro: vi farà bene, davvero. Va bene così».

lunedì 3 settembre 2018

SAN PIO X il Papa innamorato dell'Eucarestia.

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Pio X, Papa dell’Eucarestia, della carità, della verità

L’ultimo pontefice finora canonizzato dalla Chiesa Cattolica (ndr: l'articolo è del 2012) veniva dalla marca trevigiana, era figlio di gente umile (padre fattore, madre sarta) e in tutta la sua vita ecclesiastica non ebbe cattedre universitarie, non scrisse celebrati libri, né praticò in alcun modo la carriera diplomatica. Nulla fece, insomma, che potesse far immaginare non solo dove un giorno sarebbe arrivato, cioè all’onore e all’onere più alto di questo mondo, ma soprattutto ciò che avrebbe poi fatto e scritto.

Santo e austero nell’anima e nel corpo

Di più. Giuseppe Sarto (Riese, 2 giugno 1835 – Roma, 20 agosto 1914) era di carattere mite, pacifico, assolutamente dolce (ma mai sdolcinato: anzi, sempre fermo nella difesa delle sacrosante norme liturgiche, dottrinali e morali della Chiesa, e questo fin dalla gioventù), costantemente intento al servizio della carità fraterna, in nome della quale, da seminarista, da sacerdote, da vescovo, da Patriarca e infine da Papa, spese sempre tutto ciò che aveva, privandosi sovente anche del suo personale per sovvenire ai più svariati bisogni della vita quotidiana delle sue pecorelle, vicine e lontane (celebre quanto si spese per i terremotati di Sicilia nel 1908, insieme a san Luigi Orione).

Dalla vita austera (sveglia alle 4 e a letto a mezzanotte, cibo poco e sempre accettato senza proteste o pretese di alcun genere, viaggi pochi, ore e ore di meditazione e preghiera giornaliere), alieno da ogni forma di nepotismo (non avvantaggiò mai nessuno della sua famiglia), fu sempre costantemente occupato al servizio della Chiesa e del prossimo: ovunque fu mandato a svolgere la sua missione (seminarista a Padova, 1850-58), vicario del parroco a Tombolo (1858-67), arciprete a Salzano (1867-75), canonico della Cattedrale e direttore spirituale del seminario diocesano a Treviso (1875-84), vescovo a Mantova (1884-93), Patriarca a Venezia (1893-1903), Pontefice Massimo della Chiesa Cattolica a Roma (1903-14), lasciò della sua persona e del suo operato un ricordo meraviglioso in tutti, e ovunque fu sempre amato, da tutti ritenuto santo, e poi rimpianto.

«Oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa».

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«Non si sa più dove attingere il veleno per distruggere la credibilità, di mons. Carlo Maria Viganò, l'arcivescovo che ha chiesto le dimissioni del Papa per non avere punito con prontezza il cardinale McCarrick».Chi è Monsignor Viganò, l'arcivescovo che ha accusato Papa Francesco. Originario di Varese, già nunzio apostolico negli Stati Uniti d'America, Carlo Maria Viganò è l'arcivescovo che accusa Papa Francesco di aver taciuto sugli abusi del cardinale di Washington Theodore McCarrick. Accuse, contenute in una lettera di 11 pagine,clicca QUI a cui Bergoglio ha replicato: "Io non dirò una parola su questo: credo che il comunicato parla da sé e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni". Le accuse nei confronti di papa Francesco.Mons. Viganò afferma che Papa Benedetto XVI aveva sanzionato privatamente McCarrick, ma solo dopo anni che erano emersi allarmi sul suo comportamento. Il nunzio dice di averne parlato a Bergoglio quando lo incontrò nel 2013.Il cardinale  McCarrick «ha corrotto generazioni di seminaristi e sacerdoti e Papa Benedetto gli aveva ordinato di ritirarsi ad una vita di preghiera e penitenza», avrebbe detto allora il nunzio, che accusa Francesco di non aver preso alcun provvedimento, lasciando che McCarrick continuasse ad avere un ruolo pubblico.
Pedofilia, il caso sollevato da monsignor Viganò mette il dito nella piaga: l'automatismo sistematico di coperture interne, la lista delle "mele marce" è lunga: potrebbero arrivare espulsioni eclatanti. Per la Chiesa è arrivato il tempo delle domande dopo l' atto di denuncia dell' ex nunzio degli Stati Uniti monsignor Viganò,che mettendo così il dito nella piaga: l' automatismo sistematico di coperture per proteggere la buona reputazione del sistema. Con il risultato che il Collegio Cardinalizio non riesce ancora a espellere le mele marce.E la lista interna presenta diversi casi sui quali forse un approfondito esame potrebbe dare risultati eclatanti. A cominciare con i cardinali insabbiatori. Alla fine la domanda vera è come abbiano potuto uomini di Chiesa sporcare l'innocenza di tanti bambini è continuare come niente fosse ha celebrare la Santa Messa ,rendendosi sacrileghi complici, di un tale abominevole peccato. Oggi la stampa la radio e televisione, parlano di monsignor Viganò  come se fosse un alieno un pazzo vescovo che per gelosia abbia gettato fango è veleni contro l'attuale pontefice e i suoi più stretti collaboratori, ciò non è vero il Nunzio Monsignor Vigano per l'amore di Gesù Cristo e per amore del Papa e della Santa Chiesa non poteva tacere quando vedeva che «oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa».
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