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giovedì 23 agosto 2018

"Auxilium Christianorum...all'indomani della vittoria di Lepanto".


"Auxilium Christianorum...
L'invocazione inserita fra le Litanie Lauretane all'indomani della vittoria di Lepanto, e ripresa nel titolo dell'Ausiliatrice, ben rivela il messaggio di contrasto e difesa dalle minacce rivolte al papato e, in esso, alla sicurezza stessa della Chiesa universale.

Anche san Giovanni Bosco, figlio del suo tempo -e di questa sua Chiesa- si sente investito della responsabilità di difendere dagli attacchi di una modernità allora spesso violenta, la sua piccola comunità torinese e l'integrità della fede e dell'esperienza cristiana, quale era da lui compresa.
Così, nello scegliere il titolo di Ausiliatrice per la nuova immagine della sua chiesa, egli non nasconde di aderire a quel sottostante messaggio ideologico, e di condividerne le ansie e le preoccupazioni.

Ma l'Ausiliatrice disegnata da don Bosco è diversa dalle immagini che l'hanno ispirata e preceduta.
Ella è la guerriera armata di fede,speranza,e carità,impugna lo scettro regale come un bastone, pronta ad abbattere i nemini; non è nemmeno la fredda e lontana regina riccamente vestita, pur serbando le insegne regali della corona e dello scettro.
Quanto di positivo quel titolo richiama è nell' allargarsi delle sue braccia e di quelle del Figlio, nel volto aperto e sereno, nel sobrio suo aspetto che ne fa una regina amica, vicina, maternamente affettuosa.

Quell'arte facile, scelta nella commissione dell'opera, che pure è stata criticata a don Bosco, si rivela non altro che una scelta precisa, che privilegiasse appunto la facilità di comprensione del messaggio d'amore ad essa sotteso, reso così capace di arrivare immediatamente al cuore dei fedeli.
Ella ci si rivela come la regina che appare quale segno grandiosi degli ultimi tempi, coronata di dodici stelle.
Mostrando il suo Figlio, quel Re il cui Regno non è di questo mondo, Maria si mostra, tuttavia, estranea alla potenza ostentata dalla regalità terrena, lei che è l'obbediente serva del Signore, come svela l'aspetto nobile e pur umile".
Maria non fugge nel momento del dolore, ma ci aiuta soprattutto allora, quando siamo tentati di abbatterci maggiormente, di abbandonare magari anche la fede. Per questo possiamo invocarla, come facciamo nell'Ave, Maria, affinché preghi per noi ogni momento e nell'ora della nostra morte. Maria prega per noi, cioè intercede presso Dio, si rivolge a Lui perché ci doni ciò di cui la nostra vita, la nostra anima, il nostro cuore hanno bisogno... momento per momento. Pregare, in questo senso, è rimanere vicino, stare con Lei. Maria sta, è sempre con noi, nei momenti di gioia e in quelli di sofferenza, nel feriale e nel festivo della nostra vita. Nel Vangelo, infatti, Ella è presente a Cana, in un giorno di allegria per un matrimonio celebrato, ma è anche accanto a suo Figlio lungo il tragitto del Calvario e rimane con Lui fino alla fine, fino all'ora della sua morte. La presenza della Madonna si declina in un susseguirsi di attimi, in una continuità che è quotidianità, che è quella di adesso in cui ciascuno di noi esiste e porta in sé bisogni, desideri, speranze, ma anche pesi, dolori e angosce. 
«Fate quello che potete: Dio farà quello che non possiamo far noi. Confidate ogni cosa in Gesù Cristo Sacramentato ed in Maria Ausiliatrice» diceva don Bosco «e vedrete che cosa sono i miracoli».
Dalle parole dobbiamo passare, quindi, ai fatti: che invocare Maria nella preghiera che quotidianamente le offriamo sia veramente un sentire la sua presenza momento per momento, di gioia in gioia, di dolore in dolore, di speranza in speranza. Fino alla fine Maria sarà con noi e ci aiuterà, come una messaggera che si faccia portavoce dei nostri bisogni e sentimenti più nascosti, come una Madre che farebbe di tutto per sollevare dalla pena i propri figli.

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