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Le anime sante del Purgatorio

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Una verità di Fede 
Purtroppo nelle nostre case non si prega più per le anime sante del Purgatorio, eppure la Chiesa fin dai primissimi tempi ha diffuso la devozione verso le anime purganti, a dimostrazione di quanto sia importante ricordare quotidianamente queste anime sante, che non possono pregare per se stesse, ma possono intercedere per noi, specie in punto di morte. Il Purgatorio è una verità di Fede e ne parla Nostro Signore stesso attraverso una parabola: “Conciliati presto col tuo avversario, mentre sei con lui in istrada; affinché il tuo avversario non ti consegni al giudice e il giudice alle guardie; e tu sii cacciato in prigione. Ti dico in verità: non ne uscirai prima di aver pagato sino all’ultimo spicciolo” (Matteo, V, 25-26). Questa prigione non può essere certo l’inferno, perché in quel luogo l’anima è condannata per l’eternità, dunque è il Purgatorio, così come definito dal Concilio di Trento: “Le pene temporanee che non sono ancora state espiate in questa vita si devono espiare in Purgatorio, prima che possa venire aperto l’ingresso nel regno dei cieli” (Sess. 6, c. 30; DB 840). Insegnamento ripreso nel Catechismo di San Pio X, che afferma: “Il Purgatorio è il patimento temporaneo della privazione di Dio, e di altre pene che tolgono dall’anima ogni resto di peccato per renderla degna di vedere Dio.” 

Un luogo di sofferenza 
Santa Brigida in un'estasi vide fra le altre anime una fanciulla, che scontava le vanità. Il suo capo, che aveva tanto coltivato, era divorato all'interno ed all'esterno da fiamme cocentissime; le spalle e le braccia, che aveva amato portare denudate, erano strette da catene roventi; i piedi, così agili nella danza, erano avvinghiati e morsi da vipere; tutte le membra, che in vita aveva ornato di gioielli ed aveva profumato, erano torturate da spaventevoli pene. E gridava: «Madre mia, madre mia, quanto sei colpevole verso di me! La tua soverchia indulgenza, peggiore dell'odio più atroce, mi ha fatto precipitare in questi tormenti! ... Mi liberai dall'inferno, perché nelle ore di agonia mi ricordai della Passione del Redentore ed emisi un atto di contrizione perfetto, promettendo, se avessi avuto tempo, di riparare con la penitenza le mie colpe.» Il Purgatorio è un luogo di sofferenza: in esso bruciano le stesse fiamme dell’inferno, ma –a differenza di quest’ultimo- l’anima non vi rimarrà in eterno, ma fino a quando non sarà completamente purificata e pronta per essere presentata davanti al cospetto di Dio, in Paradiso. Ogni volta che ci confessiamo, l’assoluzione ci rimette i peccati e la pena eterna meritata col peccato mortale, ma –a meno che non si abbia una contrizione perfettissimarimane da scontare in questa vita, o in Purgatorio, la pena temporanea, che è rimessa in parte con la penitenza assegnata dal confessore. Le anime sante del Purgatorio 3 Ogni croce che la Divina Provvidenza ci riserva, se accettata per amor di Dio e offerta in espiazione delle nostre colpe, può diventare, pertanto, un potente strumento per ridurre i nostri giorni in Purgatorio! Impariamo, dunque, a offrire a Nostro Signore tutto ciò che quotidianamente ci accade: non solo le grandi sofferenze (come può essere un lutto o una grave malattia), ma anche la più piccola mortificazione, incomprensione o imprevisto di qualsiasi genere: un minuto tra le fiamme del Purgatorio equivalgono a secoli di sofferenze atroci su questa terra! Quest’episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio. "Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all'altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l'altare fosse fra Leone, poiché era l'ora della cena, mi accosto alla balaustra e gli dico: "Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l'altare". Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde": "Non sono fra Leone", "E chi sei?", chiedo io. "Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L'ubbidienza mi dette l'incarico di tenere pulito e ordinato l'altare maggiore durante l'anno di prova. Purtroppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all'altare senza riverire il Santissimo conservato nel tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando...". Io, credendo di essere generoso verso quell'anima sofferente, esclamai: "Vi starai fino a domattina alla Messa conventuale". Quell'anima urlò: "Crudele! Poi cacciò un grido e sparì". Quel grido lamento mi produsse una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell'anima immediatamente in Paradiso, la condannai a rimanere un'altra notte nelle fiamme del Purgatorio". 
Non dimentichiamoci delle anime del Purgatorio 
Nei processi di beatificazione del venerabile P. Domenico di Gesù Maria (morto nel 1630), si legge che quando fu trasferito al convento di Roma, nella cella assegnatagli trovò un teschio autentico, che doveva servirgli, secondo l'usanza di allora, per meditare sulla morte. Una notte, da questo teschio udì una voce alta che gridava: «In memoria hominum non sum» (nessuno si ricorda di me). Le parole furono ripetute più volte e udite in tutto il dormitorio del convento. Il venerabile rimase stupito e timoroso, dubitando che si trattasse di un fenomeno diabolico. Prese dell'acqua benedetta e, mentre l'aspergeva sopra il teschio, il medesimo pronunciò queste altre parole: «Acqua, acqua, misericordia, misericordia». Il religioso gli domandò chi era e che misericordia voleva. Il defunto rispose dandogli queste informazioni: era un tedesco, venuto a Roma a visitare i luoghi santi. Il suo corpo era stato sotterrato da molto tempo nel camposanto; l'anima si trovava in Purgatorio. Non aveva nessuno che gli facesse del bene, né chi si ricordasse di lui. Gli raccomandò che pregasse per lui il Signore. Padre Domenico promise. Pregò molto e fece penitenze. Pochi giorni dopo il defunto gli comparve in cella per ringraziarlo del beneficio della liberazione dal Purgatorio. Di episodi come questo ce ne sono a centinaia e se Dio ha permesso tante apparizioni è per farci capire che dobbiamo pregare e tanto per queste sante anime che non aspettano altro che di essere liberate! Prendendo in mano il Santo Rosario facciamo nostre le parole di Padre Pio: «Vuotiamo il Purgatorio!». Sì, svuotiamolo, recitandolo ogni giorno e ricordandoci di inserire, tra le offerte, suffragi per le anime più dimenticate che non aspettano altre che essere liberate dalle fiamme e tormenti cui sono condannate. E accostandoci al Santo Sacrificio, ricordiamoci che la santa Messa, come rinnovazione del sacrificio della Croce, ha anche un fine espiatorio: a chi è pentito rimette i peccati veniali e almeno parte della pena temporanea; dunque non dimentichiamoci di assistervi con grande devozione, Fede e compostezza, per beneficiare per primi noi stessi dei questi frutti, ricordando le parole di Sant’Anselmo: «Una Messa ascoltata in vita, ti sarà forse più fruttuosa di cento fatte celebrare dopo la morte». Ma la Messa giova non solo ai vivi, ma anche ai defunti e grazie ad essa si può ottenere il sollievo e liberazione di tante sante anime. Una volta, durante la celebrazione della S. Messa nella Chiesa di S. Paolo alle tre Fontane, a Roma, S. Bernardo vide una scala interminabile che saliva fino al Cielo. Moltissimi Angeli andavano su e giù per essa, portando dal Purgatorio al Paradiso le anime liberate dal sacrificio di Gesù, rinnovato dai Sacerdoti sugli altari di tutta la terra. Ricordiamoci, pertanto, spesso dei nostri cari o amici che ci hanno lasciato facendo celebrare con regolarità Messe in loro suffragio e ad ogni Messa cui abbiamo la grazia di assistere, non facciamo mancare preghiere per le anime purganti, specie durante la Santa Comunione, quando Nostro Signore è presente realmente nel nostro cuore: più anime riusciremo a liberare e più amici avremo in cielo!

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