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lunedì 30 gennaio 2017

S. GIOVANNI BOSCO BIOGRAFIA



TUTTI DOBBIAMO PORTARE LA CROCE COME GESU', E LA NOSTRA CROCE SONO LE SOFFERENZE CHE TUTTI INCOTRIAMO NELLA VITA .
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DON BOSCO


Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una piccola frazione di Castelnuovo D'Asti, in Piemonte, chiamata popolarmente "i Becchi".

Ancora bimbo, la morte del babbo gli fece sperimentare il dolore di tanti poveri orfanelli dei quali si farà padre amoroso. Trovò però nella mamma Margherita, un esempio di vita cristiana che incise profondamente nel suo animo.


A nove anni ebbe un sogno profetico: gli parve di essere in mezzo a una moltitudine di fanciulli intenti a giocare, alcuni dei quali, però, bestemmiavano. Subito Giovannino si gettò sui bestemmiatori con pugni e calci per farli tacere; ma ecco farsi avanti un Personaggio che gli dice: "Non con le percosse, ma con la bontà e l'amore dovrai guadagnare questi tuoi amici…Io ti darò la Maestra sotto la cui guida puoi divenire sapiente, e senza la quale, ogni sapienza diviene stoltezza". Il personaggio era Gesù e la Maestra Maria Santissima, alla cui guida si abbandonò per tutta la vita e che onorò col titolo di "Ausiliatrice dei cristiani".

Fu così che Giovanni volle imparare a fare il saltimbanco, il prestigiatore, il cantore, il giocoliere, per poter attirare a sé i compagni e tenerli lontani dal peccato. "Se stanno con me, diceva alla mamma, non parlano male".

Volendosi far prete, per dedicarsi tutto alla salvezza dei fanciulli, mentre di giorno lavorava, passava le notti sui libri, finché all'età di vent'anni poté entrare in Seminario a Chieri ed essere ordinato Sacerdote a Torino nel 1841, a ventisei anni.

In quei tempi Torino era ripiena di poveri ragazzi in cerca di lavoro, orfani o abbandonati, esposti a molti pericoli per l'anima e per il corpo. Don Bosco incominciò a radunarli la Domenica, ora in una Chiesa, ora in un prato, ora in una piazza per farli giocare ed istruire nel Catechismo finché, dopo cinque anni di enormi difficoltà, riuscì a stabilirsi nel rione periferico di Valdocco e aprire il suo primo Oratorio.

In esso i ragazzi trovavano vitto e alloggio, studiavano o imparavano un mestiere, ma soprattutto imparavano ad amare il Signore: San Domenico Savio era uno di loro.

Don Bosco era amato dai suoi "birichini" (così egli li chiamava) fino all'inverosimile. A chi gli domandava il segreto di tanto ascendente rispondeva: " Con la bontà e l'amore cerco di guadagnare al Signore questi miei amici". Per essi sacrificò tutto quel poco denaro che possedeva, il suo tempo, il suo ingegno che aveva fervidissimo, la sua salute. Con essi si fece santo. Per essi ancora fondò la Congregazione Salesiana, formata da sacerdoti e laici che vogliono continuare l'opera sua e alla quale diede come "scopo principale di sostenere e difendere l'autorità del Papa".

Volendo estendere il suo apostolato anche alle fanciulle fondò, con Santa Maria Domenica Mazzarello, la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice si sparsero in tutto il mondo al servizio dei giovani, dei poveri e dei sofferenti, con scuole di ogni ordine e grado, istituti tecnici e professionali, ospedali, dispensari, oratori e parrocchie.

Dedicò tutto il suo tempo libero, che spesso sottrasse al sonno, per scrivere e divulgare facili opuscoli per l'istruzione cristiana del popolo.

Stremato di forze per l'incessante lavoro, si ammalò gravemente. Particolare commovente: molti giovani offrirono per lui al Signore la propria vita. "…Ciò che ho fatto, l'ho fatto per il Signore…Si sarebbe potuto fare di più…Ma faranno i miei figli...La nostra Congregazione è condotta da Dio e protetta da Maria Ausiliatrice".

Spirava il 31 gennaio 1888, nella sua povera cameretta di Valdocco, all'età di 72 anni.

Il 1 Aprile 1934, Pio XI, che ebbe la fortuna di conoscerlo personalmente, lo proclamò Santo.



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BREVI NOTE BIOGRAFICHE SU S. GIOVANNI BOSCO CON CRONOLOGIA

16 Agosto 1815

Giovanni Bosco nasce al Colle dei Becchi, una località presso Castelnuovo d'Asti, ora Castelnuovo Don Bosco, da papà Francesco e mamma Margherita Occhiena. Giovanni è il terzo di tre fratelli: c'è Antonio, più grande di lui di sette anni, nato dal precedente matrimonio del padre, e Giuseppe avuto da mamma Margherita due anni prima di lui.


1817

Muore il padre. La difficile situazione economica grava sulle spalle della mamma Margherita che riuscirà a superare il difficile compito. Giovanni, fra stenti ed ostacoli, lavorando e studiando, si prepara alla missione che gli era stata indicata attraverso un sogno fatto all'età di nove anni (anno 1824) e confermata più volte in seguito, in modo straordinario.
1826 Prima Comunione di Giovanni.


Febbraio 1827

Abbandona giovanissimo la sua casa e va a lavorare come garzone di stalla alla cascina Moglia, a Moncucco per cercare di mantenersi agli studi da prete ma anche per l'avversione ai suoi studi del fratello Antonio. Qui incontra Don Calosso, suo mecenate, ma anch'egli lo abbandona troppo presto causa morte.


Novembre 1830

Ritorna a casa e il fratello Antonio, che sta per sposarsi, si disinteressa degli studi di Giovanni, che può frequentare le scuole pubbliche di Castelnuovo.


Novembre 1831

Giovanni si trasferisce a Chieri, grazie anche alla colletta dei contadini vicini di casa. Vi trascorrerà dieci anni della sua vita imparando mille mestieri per mantenersi.


1832

La Società dell'Allegria è il frutto tangibile della sua prima opera: compiere bene i propri doveri di cristiano e di studenti ed essere allegri sono i suoi punti fondamentali.


1833 

Riceve la Cresima a Buttigliera d'Asti.


1834
Conosce Luigi Comollo, il primo " ragazzo santo " che incontra nella sua vita. Ne pubblicherà una breve biografia nel 1844.

A 19 anni voleva farsi religioso francescano. Informato della decisione, il parroco di Castelnuovo, don Dassano, avvertì Mamma Margherita con queste parole molte esplicite: "Cercate di allontanarlo da questa idea. Voi non siete ricca e siete avanti negli anni. Se vostro figlio va in convento, come potrà aiutarvi nella vostra vecchiaia?".Mamma Margherita si mise addosso uno scialle nero, scese a Chieri e parlò a Giovanni:
"Il parroco è venuto a dirmi che vuoi entrare in convento. Sentimi bene. Io voglio che tu ci pensi e con calma. Quando avrai deciso, segui la tua strada senza guardare in faccia nessuno. La cosa più importante è che tu faccia la volontà del Signore. Il parroco vorrebbe che io ti facessi cambiare idea, perché in avvenire potrei avere bisogno di te. Ma io ti dico. In queste cose tua madre non c'entra. Dio è prima di tutto. Da te io non voglio niente, non mi aspetto niente. Io sono nata povera, sono vissuta povera, e voglio morire povera. Anzi, te lo voglio subito dire: se ti facessi prete e per disgrazia diventassi ricco non metterò mai più piede in casa tua. Ricordatelo bene".


30 Ottobre 1835

Giovanni Bosco quelle parole di sua madre non le avrebbe dimenticate mai. Dopo molta preghiera, ed essersi consultato con amici e con il suo confessore Don Giuseppe Cafasso, entra in seminario di Chieri per gli studi della teologia. Ha deciso di diventare sacerdote.


29 Marzo 1841 

È ordinato Diacono.


5 Giugno 1841

Giovanni Bosco è consacrato Sacerdote a Torino nella chiesa dell'Immacolata dall'Arcivescovo di Torino, mons. Fransoni. Il giorno seguente dice la sua prima Messa all'altare dell'Angelo Custode nella chiesa di san Francesco d'Assisi. Lo assiste don Cafasso, la guida spirituale della sua vita.
Don Bosco prese con fermezza tre propositi: "Occupare rigorosamente il tempo. Patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre quando si tratta di salvare le anime. La carità e la dolcezza di San Francesco di Sales mi guideranno in ogni cosa". Venuto a Torino, fu subito colpito dallo spettacolo di centinaia di ragazzi e giovani allo sbando, senza guida e lavoro: volle consacrare la sua vita per la loro salvezza.

Autunno 1841

Iscritto al Convitto Ecclesiastico di san Francesco d'Assisi per perfezionare gli studi teologici comincia l'esplorazione della città di Torino scoprendo che centinaia di giovani erano allo sbando per le strade.


8 Dicembre 1841

Nella chiesa di San Francesco d 'Assisi, ebbe l'incontro con il primo dei moltissimi ragazzi che l'avrebbero conosciuto e seguito: Bartolomeo Garelli. Incomincia cosi l'opera dell'Oratorio, itinerante al principio, poi dalla Pasqua 1846, nella sua sede stabile a Valdocco, Casa Madre di tutte le opere salesiane.

12 Aprile 1846
Pasqua. Dopo più di quattro anni di peregrinazioni pone la sede dell'Oratorio nella Cappella Pinardi (ex tettoia).

(Vedi Appendice 1 a fondo pagina)


1846-1852
In questi anni affitta e poi acquista la Casa Pinardi, organizza le scuole serali e domenicali, l'ospizio per i giovani. I ragazzi sono già centinaia: studiano e imparano il mestiere nei laboratori che Don Bosco ha costruito per loro. 


3 Novembre 1846

Don Bosco torna dai Becchi dopo un periodo di convalescenza, portando con sè a Torino-Valdocco anche sua madre, Mamma Margherita, che sarà sua collaboratrice per dieci anni e sarà una mamma per i suoi ragazzi, alcuni dei quali erano anche orfani. Si sistemarono nelle tre stanze al primo piano, che in quei mesi Don Borel aveva affittato per loro.

20 Giugno 1852
Inaugura la Chiesa di S. Francesco di Sales.
La cappella Pinardi, in sei anni di onorato servizio, era diventata sempre più piccola per i tanti ragazzi che venivano all'Oratorio.
La posa della prima pietra di una nuova chiesa dedicata a S. Francesco di Sales fu fatta il 20 luglio 1851.
Fu consacrata il 20 giugno 1852, e per 16 anni (fino al 1868) rimase il cuore della Congregazione che nasceva.
Dal 1852 al 1856 Mamma Margherita, ormai non più giovane e stanca, venne qui negli ultimi banchi, a pregare sgranando il suo Rosario. 

(Vedi Appendice 2 a fondo pagina)

29 Ottobre 1854 

Entra all'Oratorio Domenico Savio, il ragazzo santo.

1853 - 1863

Costruisce nuovi edifici per studenti e artigiani, con laboratori per falegnami, tipografi, calzolai, ecc. Scrive libri e li diffonde tra il popolo.

25 Novembre 1856

Muore Mamma Margherita, collaboratrice per dieci anni del figlio Don Bosco

18 Dicembre 1859

Nasce ufficialmente la Congregazione Salesiana (chiamati oggi SDB / Salesiani di Don Bosco).
Il momento di nascita della Congregazione dei Salesiani di Don Bosco (SDB) è testimoniato dal verbale redatto da don Vittorio Alasonatti:
"L'anno del Signore mille ottocento cinquantanove alli diciotto Dicembre - questo il verbale – in questo Oratorio di S. Francesco di Sales nella camera del Sacerdote Bosco Gioanni alle ore 9 pomeridiane si radunavano, esso, il Sacerdote Alasonatti Vittorio, i chierici Savio Angelo Diacono, Rua Michele Suddiacono, Cagliero Gioanni, Francesia Giovanni Battista, Provera Francesco, Ghivarello Carlo, Lazzero Giuseppe, Bonetti Gioanni, Anfossi Gioanni, Marcellino Luigi, Cerruti Francesco, Durando Celestino, Pettiva Secondo, Rovetto Antonio, Bongiovanni Cesare Giuseppe, il giovane Chiapale Luigi, tutti allo scopo ed in uno spirito di promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiedesi nell'opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della società e precipitata nell'empietà ed irreligione. Piacque pertanto ai medesi­mi Congregati di erigersi in Società o Congregazione che avendo di mira il vicendevole ajuto per la santificazione propria si proponessero di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime specialmente delle più bisognose d'istruzione e di educazione, ed approvato di comune consenso il disegno proposto, fatta breve preghiera ed invocato il lume dello Spirito Santo, procedevano alla elezione dei membri che dovessero costituire la direzione della Società per questa e per nuove congregazioni [comunità o case] se a Dio piaccia favorirne l'incremento". Quindi, unanimi i convenuti pregavano don Bosco, "iniziatore e promotore", a "gradire la carica di Superiore Maggiore".


Marzo 1864

Inizia la costruzione della grande chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice.
(Vedi Appendice 3 a fondo pagina)


9 Giugno 1868

Solenne consacrazione della Chiesa dedicata a Santa Maria Ausiliatrice (oggi Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice). Furono momenti di commozione intensa per tutti. Il sogno era diventato realtà. La "stupenda ed alta chiesa" era sotto gli occhi di tutti, cresciuta come per miracolo.
Da parte sua, Don Bosco non si attribuiva alcun merito: "Io non sono -diceva- l'autore delle grandi cose che voi vedete: è il Signore, è Maria SS. che degnarono di servirsi di un povero prete per compiere tali opere.
Di mio non ci ho messo nulla. Aedificavit sibi domum Maria. E' Maria che si è costruita la sua casa. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia".
Costruito il santuario, Don Bosco intensificò la sua azione per diffondere nel mondo la devozione alla Madonna Ausiliatrice, Aiuto dei cristiani.

1 Marzo 1869 La Pia Società Salesiana è approvata dalla Santa Sede.

2 Aprile 1870 

Pio IX erige in Arciconfraternita l'Associazione Devoti Maria Ausiliatrice 

7 Dicembre 1871

Seconda malattia di don Bosco mentre visita la casa salesiana di Varazze: dura 50 giorni.

5 Agosto 1872
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Con Santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881) che verrà proclamata santa il 21 giugno 1951, da Pio XII fonda l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice/FMA (in molte parti del mondo talvolta chiamate o conosciute come le Suore di Don Bosco o anche come le Suore Salesiane)

11 Novembre 1875
Capeggiati da don Giovanni Cagliero partono per l'America del Sud i primi dieci missionari.

9 Maggio 1876

Dopo un primo raggruppamento (anni 1850-1852) e dopo vari tentativi di don Bosco per ottenere l'approvazione di un'unica Congregazione fatta di membri interni ed esterni (1864-1874) Papa Pio IX approva la "Pia Unione dei Cooperatori Salesiani", con personalità giuridica distinta. Segue un secolo di grande espansione non senza qualche incertezza di identità.
Sono i numerosi laici chiamati da Don Bosco a condividere con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice la stessa sua ansia educativa. 

1878

Muore papa Pio IX. Don Bosco è ricevuto in udienza, dal suo successore, Leone Xlll.
1879 I primi missionari salesiani entrano nella Patagonia.

1880
Papa Leone Xlll affida a don Bosco la costruzione del Tempio del Sacro Cuore in Roma.

1883

Dura quattro mesi il peregrinare in terra di Francia, cercando di raccogliere con l' elemosina i fondi per costruire il Tempio. Diventa nuovo Arcivescovo di Torino il cardinale Alimonda, da molto tempo amico e ammiratore di don Bosco.

7 Dicembre 1884

Giovanni Cagliero, uno dei primi "ragazzi " di Don Bosco è consacrato Vescovo.

1886

Secondo pellegrinaggio a scopo fondi: questa volta è in Spagna dove raccoglierà ben altri frutti. Si apre un futuro glorioso per la Congregazione Salesiana in Spagna.

1887 Aprile
Don Bosco scende un'ultima volta a Roma, per la consacrazione del Tempio del Sacro Cuore. La sua salute è a pezzi.

31 Gennaio 1888

Don Bosco muore a Torino-Valdocco, all'alba del 31 gennaio 1888. 
A 72 anni, sfinito dal lavoro, secondo quanto aveva detto:
"Ho promesso a Dio che fin l'ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani".
2 Giugno 1929 Don Bosco è beatificato.
1 Aprile 1934 Don Bosco è dichiarato santo da Pio XI, è domenica di Pasqua.




APPENDICE 1

LA CAPPELLA PINARDI NEL CORTILE A FIANCO DELLA BASILICA DI M. A.
La seconda domenica di Quaresima, 15 marzo 1846, Don Bosco con i 300 ragazzi del suo Oratorio era stato licenziato dai fratelli Filippi.
Guardava i suoi ragazzi, e non sapeva dove dare loro l'appuntamento per la domenica seguente: tutti l'avevano cacciato via.
In sulla sera di quel giorno - scrisse - rimirai la moltitudine dei ragazzi che giocavano. Ero solo, sfinito di forze, la salute malandata. Ritiratomi in disparte, mi posi a passeggiare da solo e non riuscii a trattenere le lacrime: "Mio Dio ditemi quello che devo fare".
In quel momento arrivò non un arcangelo, ma un ometto balbuziente, Pancrazio Soave. Gli domandò: "E vero che lei cerca un luogo per fare un laboratorio?". "No. Io voglio fare un 'oratorio". "Non so che differenza ci sia, ad ogni modo il posto c'è. È del signor Pinardi, venga a vederlo".
Don Bosco percorse in diagonale questi trecento metri (da sud-est a nordovest, percorrendo la via che allora si chiamava "Via della Giardiniera") e si trovò davanti una casupola con pian terreno e primo piano. Pinardi gli indicò una tettoia-baracca dietro la casa.
Eccola là, ancora oggi rannicchiata in fondo agli edifici: oscuro, piccolo ceppo da cui si è sviluppata tutta l'opera di Don Bosco.
Adesso c'è scritto "Cappella Pinardi", ma allora era solo uno stanzone che serviva alle lavandaie della città come deposito dei cumuli di biancheria da lavare, che poi stendevano sui prati, come grandi festoni bianchi. Nella figura sopra si vede la casa Pinardi in un affresco del pittore Crida. Diventerà il centro di tutta l'opera salesiana nel mondo.



LA CAPPELLA PINARDI
Il Signor Pinardi fece entrare Don Bosco sotto la tettoia per una porta posteriore (chiusa adesso dalla grande lapide di fondo). Disse: "E ciò che ci va per il suo laboratorio". E Don Bosco:
"Ma io voglio fare un oratorio, cioé una piccola chiesa dove portare a pregare i miei ragazzi".
Intanto si guardava in giro: era solo una povera tettoia, bassa, appoggiata al lato nord della casa Pinardi.
Un muretto tutto intorno la trasformava in una specie di baracca o stanzone. Misurava m. 15 per 6. Don Bosco disse: "Troppo bassa, non mi serve".
Ma Pinardi: "Farò abbassare il pavimento di mezzo metro, farò il pavimento di legno, metterò porte e finestre. Ci tengo ad avere una chiesa". Don Bosco pagò 300 lire per un anno: per lo stanzone-tettoia e la striscia di terra intorno dove far giocare i suoi ragazzi. Tornò di corsa ai suoi ragazzi e gridò: "Allegri! Abbiamo trovato l 'oratorio! A Pasqua ci andremo: é là, in casa del Signor Pinardi!".
Il 12 aprile 1846 era Domenica di Pasqua. Tutte le campane della città squillarono a festa.
Alla tettoia non c'era nessuna campana, ma c'era il cuore di Don Bosco che chiamava tutti quei ragazzi, che arrivarono a centinaia.


AVVENIMENTI NELLA CAPPELLA PINARDI
Intorno e dentro questa Cappella sono capitate tante cose che i Salesiani consideriamo il "tesoro" della loro memoria.
Uscendo dalla Cappella Pinardi, si sfiora con il braccio destro la minuscola sacrestia. È il locale strettissimo in cui, nel 1853, Don Bosco collocò il primo laboratorio dei calzolai:due deschetti e quattro seggioline. Don Bosco non aspettò mai di avere i "locali adatti" per cominciare qualcosa. Starebbe ancora aspettando adesso! Don Bosco si sedette al deschetto e martellò una suola davanti a quattro ragazzini che lo guardavano con attenzione e curiosità. Dopo la dimostrazione l'improvvisato calzolaio disse poi ai suoi attenti ragazzi : "Adesso provate voi".

APPENDICE 2

AVVENIMENTI NELLA CHIESA DI SAN FRANCECO DI SALES

L'8 dicembre 1854, Domenico Savio entrò in questa chiesa, si inginocchiò davanti all'altare dell'Immacolata e si consacrò a lei con questa brevissima preghiera (che per tanto tempo i ragazzi salesiani impararono a memoria e fecero propria):
"Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei. Ma per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere anche un solo peccato".
Circa due anni dopo, Domenico Savio tornò a inginocchiarsi a questo altare, non più solo, ma in compagnia dei migliori ragazzi dell'Oratorio. Aveva fondato la "Compagnia della Immacolata Concezione". Si era chiesto:
"Perché dobbiamo cercare di fare del bene agli altri da soli? Perché non unirsi, tutti i giovani più volenterosi in una "società segreta", per diventare un gruppo di piccoli apostoli tra gli altri?".
Don Bosco approvò il progetto. Domenico non sapeva che gli restavano soltanto più 9 mesi da vivere, ma aveva creato il suo capolavoro: quei "primi fondatori" sarebbero diventati salesiani (eccetto lui che sarebbe volato in Cielo).
La Compagnia dell'Immacolata si sarebbe trapiantata in ogni Casa salesiana per più di 100 anni, diventando dovunque un gruppo di ragazzi impegnati e di sicure vocazioni.
Domenico Savio, in questa stessa chiesa, dietro l'altare maggiore, ebbe un'estasi davanti al tabernacolo che durò più di sei ore.
Don Michele Rua, uno dei Salesiani della primissima ora (26 gennaio 1854), in questa chiesa celebrò la sua prima Messa nel 1860 assistito dallo stesso Don Bosco.
Era nato proprio vicino a Torino-Valdocco, a poche centinaia di metri. A otto anni la Provvidenza gli fece incontrare Don Bosco, di cui aveva sentito parlare e che segnerà per sempre la sua vita. Quando lo vide gli chiese una immaginetta.
Il Santo avendo intuito l'avvenire di quel bambino come legato totalmente al suo, fece finta di tagliare la mano mentre gli diceva: "Prendi, Michelino, prendi: noi due faremo sempre a metà".
Michelino in quel momento non capì... lo capirà in seguito dopo quegli anni passati con il Santo dei giovani, lavorando con lui per loro.
Don Bosco aveva visto giusto: Michele Rua dal quel momento rimarrà sempre con lui e sarà il suo più fedele e geniale collaboratore nonchè il suo primo successore alla guida dei Salesiani, designato da lui stesso. Fu un grande e fedele imitatore di Don Bosco in tutto, anche nella santità. E' stato dichiarato Beato dal Papa Paolo VI il 29 ottobre 1972.

APPENDICE 3

BREVE STORIA DEL SANTUARIO-BASILICA: LA FACCIATA DEL SANTUARIO
La facciata richiama quella della chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia, del Palladio.
Sul campanile di destra è raffigurato l'arcangelo Gabriele nell'atto di offrire una corona a Maria; sul campanile di sinistra l'arcangelo Michele sventola una bandiera con la scritta "Lepanto".
Sul timpano, le statue di marmo sono dei martiri Solutore, Avventore, Ottavio, uccisi su questa terra (VaIdocco = Vallis occisorum).
Sull'attico, sopra gli orologi si vedono, a destra la statua di San Massimo, primo vescovo di Torino, a sinistra la statua di San Francesco di Sales, patrono della Famiglia Salesiana. 

Nella nicchia centrale, sotto il rosone, si vede il gruppo marmoreo di Gesù tra i fanciulli.
Nelle nicchie laterali sono le statue di S. Giuseppe e S. Luigi Gonzaga.
Delle due fasce di altorilievi tra le colonne, l'una rappresenta S. Pio V che annunzia la vittoria di Lepanto (1571), l'altra rappresenta Pio VII che incorona Maria SS. nel Santuario di Savona dopo la sua liberazione dalla prigionia napoleonica (1814).

Il Santuario di Maria Ausiliatrice è nato dal cuore, dal coraggio di Don Bosco e dalla sua grande devozione alla Madonna.
Fu un'impresa segnata da avvenimenti straordinari e da difficoltà enormi: Don Bosco non si stancava di ripetere che era la Madonna che voleva la chiesa e Lei stessa, dopo avergli indicato persino il luogo dove doveva sorgere, gli avrebbe anche fatto trovare i mezzi necessari.

Ma sentiamo da Don Bosco stesso il racconto di un suo "sogno" fatto nel 1844, quando era ancora in cerca di una sede stabile per il suo oratorio.
La Signora che gli apparve gli disse:
"Osserva. - Ed io guardando vidi una chiesa piccola e bassa, un po' di cortile e giovani in gran numero. Ripigliai il mio lavoro.
Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a Lei, ed Essa mi fece vedere un'altra chiesa assai più grande con una casa vicina.
Poi, conducendomi ancora un po' d'accanto, in un tratto di terreno coltivato, quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, mi soggiunse: "In questo luogo dove i gloriosi Martiri di Torino Avventore, Solutore e Ottavio offrirono il loro martirio, Io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo".
Così dicendo, avanzavo un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio e me lo indicò con precisione... Intanto io mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani; ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi ed il locale, e vidi poi una grandissima chiesa, precisamente sul luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei santi della Legione Tebea, con molti edifici tutto all'intorno e con un bel monumento nel mezzo".
(Il monumento davanti al Santuario c'è ed è proprio per... lui!).
Le tappe erano dunque tutte previste: prima "la chiesa piccola e bassa" ossia la cappella Pinardi nel 1846; poi"l'altra chiesa assai più grande..." ossia la Chiesa di S. Francesco di Sales nel 1852 e infine la chiesa di Maria Ausiliatrice con "all'interno una fascia bianca, con la scritta a caratteri cubitali: "Hic domus mea, inde gloria mea" "Qui la mia casa, di qui la mia gloria".
Il desiderio di ubbidire alla voce della Madonna e di testimoniare venerazione e riconoscenza a Lei che aveva dato tante prove di benevolenza alla nascente Congregazione, ed anche ragioni di ordine pastorale e pratico, spinsero Don Bosco ad affrettare i tempi della costruzione.
Intanto, per l'acquisto del campo e del legname per la recinzione si erano spese 4.000 lire; l'economo Don Savio, rimasto senza soldi, consigliava di aspettare, ma Don Bosco gli replicò:
"Comincia a fare gli scavi; quando mai abbiamo cominciato un'opera avendo già i denari pronti? Bisogna bene lasciar fare qualcosa alla Divina Provvidenza".
I lavori, affidati all'impresa del capomastro Carlo Buzzetti, iniziarono nell'autunno del 1863. Terminati gli scavi, nell'aprile del 1864, Don Bosco disse al Buzzetti:"Ti voglio dare subito un acconto per i grandi lavori". Così dicendo tirò fuori il borsellino, l'apri e versò nelle mani di Buzzetti quanto conteneva: otto soldi, nemmeno mezza lira. "Sta' tranquillo la Madonna penserà a provvedere il denaro necessario per la Sua chiesa".

IL GRANDE QUADRO
Il quadro fu ideato da Don Bosco che ne parlò al pittore Lorenzone come di uno spettacolo già veduto: 
"In alto Maria SS. tra i cori degli Angeli: poi i cori dei Profeti, delle Vergini, dei Confessori.
In terra gli emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli del mondo in atto di alzare le mani verso di lei chiedendo aiuto".
Il pittore gli fece osservare che, per dipingere un quadro del genere, ci sarebbe voluta una piazza e, per contenerlo, una chiesa grande come Piazza Castello. Don Bosco si rassegnò a veder ridotto il suo progetto.
Don Bosco così lo descrisse: "La Vergine campeggia in un mare di luce e di maestà. E circondata da una schiera di Angeli, i quali le porgono ossequio come a loro Regina. Con la destra tiene lo scettro che è simbolo della sua potenza, con la sinistra tiene il Bambino che ha le braccia aperte, offrendo così le sue grazie e la sua misericordia a chi fa ricorso all'augusta sua Genitrice.
Attorno e in basso sono i santi Apostoli e gli Evangelisti. Essi trasportati da dolce estasi, quasi esclamando:Regina Apostolorum, ora pro nobis, rimirano attoniti la Santa Vergine. In fondo al dipinto c'è la città di Torino, con il santuario di Valdocco in primo piano e con lo sfondo di Superga. Quello che ha maggior valore nel quadro è l'idea religiosa, che genera una devota impressione in chi lo rimira".
Secondo la descrizione fatta da Don Bosco, il quadro è una efficace raffigurazione del titolo "Maria, Madre della Chiesa". E una grande pagina di catechesi mariana. Maria, in quanto Madre del Figlio di Dio, è la Regina del cielo e della terra: la Chiesa tutta, rappresentata dagli Apostoli e dai Santi, l'acclama Madre e Ausiliatrice potente.

IL TITOLO DI MARIA AUSILIATRICE
Don Bosco nel 1862 confidava a uno dei primi salesiani, D. Cagliero:
"La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santa ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana".
Il titolo non era nuovo nella Chiesa: fin dal 1500 era presente tra le litanie lauretane; la devozione a Maria Ausiliatrice era già conosciuta all'epoca di S. Pio V. Fin dal 1684 a Monaco di Baviera era sorta l'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice. Il Papa Pio VII, istituì la festa di Maria Ausiliatrice, fissandone la data al 24 maggio, giorno del suo ritorno a Roma, dopo la liberazione dalla prigionia napoleonica (1814). Nel 1868 Don Bosco scriveva:
"Un'esperienza di diciotto secoli ci fa vedere che Maria Santissima ha continuato dal cielo, con il più grande successo, la missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani che aveva cominciato sulla terra".

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